venerdì 13 marzo 2009

Un cementificio a cielo aperto



8 marzo 2009





L’operazione di propaganda si è annunciata da subito come la più imponente, forse, di tutto il quindicennio berlusconiano. D’altra parte i megafoni non mancano, i tromboni si sono moltiplicati e i replicanti clonati a dismisura. Poi c’è lui, tessera P2 n° 1816, l’eterno ridanciano, quello che afferma di avere 35 anni e che apparve a Catania come un raggio di sole (il promo di Report), piazzato sulla tolda di comando a mirare l’impero che ha creato. Con uno sforzo minimo, a dire il vero. Dopo la semina (televisiva) è venuto il momento del raccolto dagli adoranti in contemplazione beota e beata. Quando si rialzerà almeno uno a far notare che il re è nudo?


Il commento, apparso su il manifesto di domenica scorsa, è tra i più chiari ed eloquenti letti sull’argomento “Ponte di Messina”, sulla sua inutile, improponibile e dannosa prospettiva. Ma naturalmente la valanga di cemento che rischia di abbattersi sulla nostra penisola, devastando in modo definitivo ciò che abbiamo di più prezioso, vale a dire il territorio, il paesaggio, andrà (andrebbe) contrastata in modo efficace e convinto.


Io lo farò nell’unica forma che posso attuare e che conosco meglio, vale a dire la condivisione di articoli scritti, anche in passato, sulla salvaguardia dell’ambiente, contro la devastazione del nostro patrimonio unico al mondo. Per opporci ai moderni Attila, padani e non, per spezzare (metaforicamente) le mani che stanno per artigliare le città.


E le mafie ringraziano.


 


 


COMMENTO   |   di Tonino Perna


GRANDI OPERE


Il Ponte virtuale e il business reale


 


Ancora il Ponte sullo Stretto di Messina. Sembrava una partita chiusa definitivamente tre anni fa quando Sandro Bianchi, ministro dei trasporti del governo Prodi, appena nominato dichiarò: il Ponte non si deve fare, ed i soldi vanno recuperati per creare le infrastrutture che mancano in Calabria e Sicilia, a partire dalla rete ferroviaria . Ed invece ci risiamo, a dispetto di quello che dicono da anni i geologi: lo scostamento crescente della costa calabra da quella sicula; i sismologi: il Ponte è stato progettato per reggere una scossa del 7,2 gradi scale Richter, e se arrivare una scossa di maggiore intensità? gli economisti : non si conosce ancora il costo reale del Ponte in quanto non abbiamo ancora un progetto esecutivo e definitivo. E poi , come è noto, c'è la grande questione dell'impatto ambientale che è stata denunciata da tempo da studiosi ed esperti del calibro di Alberto Riparo (Univ. di Firenze ) e Osvaldo Pieroni (Univ. della Calabria).


Un impatto che spesso l'opinione pubblica nazionale e i non addetti ai lavori non percepiscono perché nei media l'immagine che viene proposta è quello del Ponte come una protesi che unisce Calabria e Sicilia, come fosse un pezzo di acciaio che, unendo le due parti, quasi risana una frattura scomposta. Purtroppo anche nel Manifesto di ieri, nella pagina 6 dedicata a questo megaprogetto, viene presentata una foto, ipotetica simulazione dell'effetto ponte, che crea un falso immaginario collettivo. La vera immagine del Ponte è quella riprodotta da un gruppo di architetti e ingegneri dieci anni fa in cui si vedevano bene le bretelle, gli ottovolanti, e tutte le infrastrutture che sono assolutamente necessarie per collegare l'esistente al Ponte. Dal punto di vista ambientale ed estetico, la vera questione è: come ci si arriva al Ponte? I binari della Ferrovia, che scorrono lungo il mare, dovranno essere portati a 80 m. di altezza per far passare i treni sul Ponte. E siccome i treni non si sollevano in pochi metri, bisognerà costruire grandi infrastrutture di collegamento partendo da diversi chilometri prima del passaggio sul Ponte.

Lo stesso dicasi per l'autostrada che nel tratto siciliano scorre ad un distanza di più di dieci chilometri dal sito del Ponte. E' un impatto talmente disastroso che ha indotto le popolazioni locali, quando ne hanno preso coscienza, a schierarsi contro questo mostro. Una colata di cemento inimmaginabile che sommergerebbe uno dei paesaggi più belli e ricchi di storia del Mediterraneo: lo specchio di terra e mare tra Scilla e Cariddi. Anche sul piano occupazionale l'operazione-ponte è una fregatura. Innanzitutto perché il dramma della disoccupazione nell'area dello Stretto colpisce essenzialmente i giovani laureati e diplomati che non potranno essere utilizzati in questa megaopera. In secondo luogo perché a regime il Ponte impiegherebbe meno della metà degli addetti al trasporto via nave che verrebbero mandati a casa.

Ed allora a che serve? Serve, eccome, per distribuire intanto un bel po' di quattrini per la progettazione esecutiva e definitiva ai soliti noti, quelli della cordata Cai per intenderci. Questo è il ponte reale, il sistema di alleanze d'acciaio che il sistema Berlusconi ha creato in questo paese e che va ben al di là del Ponte. E' la scelta di fondo delle Grandi Opere, come misura anticongiunturale per affrontare la crisi, che suona come una beffa rispetto alle attuali urgenze del mercato del lavoro. Peccato che nessuno si accorga che non siamo più negli anni '30, e i lavori pubblici non possono più dare una risposta alla qualità e profondità della Crisi Globale che stiamo vivendo.


il manifesto (8 marzo 2009)


 


 


 


APERTURA   |   di G. R. S.


IL GRANDE BLUFF


17 miliardi giù dal ponte


 


Via libera del Cipe al piano per la costruzione delle grandi (e inutili) opere. Per il Ponte sullo Stretto «liberati» 1,3 miliardi, ma per la realizzazione ne occorrono almeno altri 5. E comunque il cantiere non sarà aperto prima del 2010. Gli ambientalisti denunciano: è solo propaganda del governo

Berlusconi in campagna elettorale ne aveva fatto una bandiera. E alla fine ha mantenuto la promessa: il ponte sullo Stretto di Messina si farà e per i lavori sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro sui 6,1 del costo complessivo dell'opera. Subito dopo la decisione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) si surriscaldano gli animi del centrodestra che parla di «progetto strategico per l'intero Mezzogiorno» (come il presidente del Senato, Renato Schifani) e di sfida storica per il Sud. Di altro umore gli ambientalisti e il movimento No-Ponte che oltre a denunciare l'inutilità e i danni per ecologia e cittadini dell'infrastruttura accusano l'esecutivo di mera propaganda: «Questo annuncio è un bluff».

Il progetto del ponte entra in un disegno più ampio: è infatti solo una delle opere inserite in un pacchetto complessivo che prevede interventi per quasi 18 miliardi di euro nel campo delle infrastrutture (a cui sono destinati 16,6 miliardi) e per l'edilizia scolastica e carceraria (1,2 miliardi). Tra i grandi cantieri finanziati, c'è anche quello per il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Coi lavori iniziati ormai nel 2002, i lavori dovrebbero finire, secondo le stime molto vaghe del Cipe, entro il 2012-2013. Vent'anni quindi. Sempre se tutto va bene. A intascare i soldi pubblici, la società Anas che detiene l'80% del capitale della società Stretto di Messina Spa (rimasta in vita malgrado lo stop sul ponte voluto nel 2006 dall'allora governo Prodi) col presidente Pietro Ciucci che copre l'incarico di amministratore delegato della ditta appaltatrice.

Malgrado il governo annunci il prima possibile l'apertura dei cantieri, in molti pensano che le cose vadano diversamente. Alberto Ziparo, coordinatore degli studi sull'impatto ambientale dell'infrastruttura, chiarisce, ad esempio, come gli espropri stabiliti dal Cipe siano relativi a opere collaterali. Requisizioni quindi già previste e decise tempo fa. Gli espropri veri e propri quindi non sarebbero ancora iniziati. «Il loro avvio è previsto - spiega Ziparo - solo una volta terminato il progetto». Quindi non prima del 2010. Anche perché il governo deve ancora dare spiegazioni all'Unione europea. «Senza i necessari chiarimenti sulla valutazione di impatto ambientale per un'opera ritenuta dannosa non si potrà andare avanti», afferma Giusto Catania, europarlamentare di Rifondazione comunista, il quale crede che il miliardo stanziato serva solo «per pagare qualche consulenza». Per l'effettiva realizzazione dell'opera ci vorrebbe, in base ai calcoli di esperti, «una somma dieci volte superiore».


Inoltre per Legambiente il piano finanziario che doveva garantire le risorse private è ancora tutto da scrivere e «sperare in risorse private in un periodo di crisi delle banche è quantomeno improbabile». Il Forum Ambientalista ricorda invece come le opere utili da costuire nel paese siano altre, «come la messa in sicurezza del territorio e la manutenzione straordinaria delle reti ferroviarie, stradali e acquedottistiche». Per non parlare di tutte quelle opere più piccole richieste dall'Ance (associazione nazionale costruttori edili), capaci di riattivare da subito soluzioni di problemi e occupazione.


Intanto il Codacons prepara il ricorso al Tar del Lazio contro lo stanziamento del Cipe: «L'opera - spiega il presidente Carlo Rienzi - avrà un costo sproporzionato rispetto all'indotto e un pesantissimo impatto ambientale sul territorio». Non soddisfatto, la sua associazione punterà a raccogliere le firme per chiedere un apposito referendum tra i cittadini siciliani e calabresi «per raccogliere il loro parere sul progetto». Cosa non contemplata però al momento dai No-Ponte che stanno pensando ad una mobilitazione nazionale prima dell'estate. «E' grave come sta procedendo il governo», afferma Gino Sturniolo, uno dei portavoce del movimento, che subito dopo aggiunge: «La costruzione del ponte non avverrà subito, il governo ha semplicemente distribuito denaro pubblico alle società interessate nell'edificazione delle infrastrutture».


il manifesto (7 marzo 2009)

4 commenti:

  1. Manco da un po' dal tuo blog, ma vedo che affronti sempre temi interessanti. hai ragione, ora come non mai, bisogna tenere viva la coscienza. Questo è un bell'uso del blog. Un abbraccio, Honissima

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  2. Honissima, anch'io - purtroppo - manco dal tuo blog (ma torno, certo che torno). Ti ringrazio per gli apprezzamenti. Cerco di fare il possibile e credo in tal modo di sfogare l'irritazione (eufemismo) per la mediocrità (eufemismo) delle persone, dei temi che affrontano, della classe dirigente in particolare, della composita massa della classica maggioranza silenziosa, in generale, quella che va avanti a beveroni di emilivespa, brunifede, reality e diluvi di pubblicità.

    Un caro abbraccio

    Frank57

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  3. Grazie, Frank, per questi articoli.

    Nutro ancora una piccola speranza: che i soldi per il ponte non ci siano.

    Artemisia

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  4. Artemisia, prego. Visto come vanno le cose a Catania, per esempio (sia sempre ringraziato "Report") si disperderanno. E comunque non ci saranno: verranno sperperati prima, tipo la Salerno- Reggio Calabria.

    Un caro saluto

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