tag:blogger.com,1999:blog-48331226885655661652024-03-13T13:34:24.138+01:00Il silenzio dei sentimenti"Qualche volta Dio uccide gli amanti per non essere superato in amore" Alda Merini.Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.comBlogger740125tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-5121449610658422252015-07-13T00:01:00.000+02:002015-07-13T00:01:58.583+02:00Quando l'amore finisce/2<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc12j0AtyLPjk8yUtThqfK5KG-jgwk_8piXuH4lseAKvLKRmttWTx3dKyu6fmlqEk-TKyu12bi6v25FvjZZUlO0gtNzZVfhFjh8Bgwd5DwF7a-yZKdM8SwYz54YMa16dY9OckJnelDmQ0/s1600/Partenza+treno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc12j0AtyLPjk8yUtThqfK5KG-jgwk_8piXuH4lseAKvLKRmttWTx3dKyu6fmlqEk-TKyu12bi6v25FvjZZUlO0gtNzZVfhFjh8Bgwd5DwF7a-yZKdM8SwYz54YMa16dY9OckJnelDmQ0/s1600/Partenza+treno.jpg" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;">“<span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">L'ho
amata tanto. Lo so che è così, perché i ricordi non mentono, le
emozioni non tradiscono e guardandomi indietro vedo solo una lunga
strada, un rettilineo che ho percorso condividendo. Mi è sempre
piaciuto molto il passaggio dalla prima persona singolare, alla prima
plurale, perché trascina con sé una crescita, un arricchimento. E i
ricordi sono tutti declinati alla prima persona plurale. Parlando
assieme si adoperava il “noi”, decidendo quale iniziativa seguire
si adoperava il “noi”, anzi no, magari arrivava prima l'uno o
l'altra a chiedere: “Cosa vorresti fare?”, ma poi sempre in due
si agiva.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Le
foto hanno contrassegnato il cammino insieme, persino qualificandolo.
Si capisce, osservando quelle immagini, che erano scatti di amore.
Che sono scatti di amore, perché le foto non scompaiono e, in taluni
casi, diventano materia via, palpitano.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Il
piacere dell'attesa di rivederla, che poi era gradevolissimo
prolungare qualunque fosse stato il motivo. Magari un ritardo, una
coincidenza che salta. L'irritazione prima e la considerazione
ponderata dopo, trasformavano il negativo in positivo. Pure se quel
ritardo non si sarebbe più recuperato. Ma c'era la pienezza del
rapporto che
assorbiva senza scorie l'imprevisto. Il problema nasceva alla
partenza, anzi il giorno prima della partenza che già sapevi sarebbe
stato l'ultimo tutto completo. E per allontanare, rimandandola, la
mestizia del distacco, il proposito immediato era quello di godersela
totalmente quella giornata, seppur caratterizzata, nei vari periodi,
dall'ultimo pranzo o dall'ultima cena (ma quella portò male a
qualcuno già <i>in
illo tempore).</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Si
fingeva, fingevo con me stesso, ma sapevo che non era la stessa cosa
e incombeva il giorno dopo che, rifletto adesso, non era che l'inizio
di un nuovo conto alla rovescia per il successivo incontro. Già.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Sapevo,
anzi sapevamo che ci sarebbe stato. Non ne avevamo già parlato
forse? Non avevamo compulsato il calendario alla ricerca della giusta
convergenza? Tutto bene, no? Tutto risolto? Era sempre un penultimo
saluto. Mai l'ultimo. Già.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Ma
la sequenza si sarebbe interrotta e stringe troppo il cuore, fino a
far male, focalizzare l'ultima immagine, l'ultimo sguardo, l'ultimo
bacio”.</span></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Si
interrompe. Si alza. Se ne va. Gocce di pioggia sul vetro della
finestra scivolano come lacrime sul viso.
</span></span></span>
</div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-13890487970460886372015-06-29T23:37:00.001+02:002015-06-29T23:40:40.869+02:00Quando l'amore finisce<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i57.tinypic.com/27y3ebs.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i57.tinypic.com/27y3ebs.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;">“Quando
un amore finisce non evapora all'improvviso, ma perde piccoli pezzi
un po' per volta. E ogni dialogo toglie e non aggiunge. Sottrae
speranze, modifica orientamenti. Le conversazioni, da piacevoli e
divertenti, rappresentano sempre più un'occasione per evidenziare i
contrasti, dividere e non unire. </span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Un
muro che viene costruito, forse senza neppure averne piena
consapevolezza, eppure sostituisce quel ponte che invece si vorrebbe
o potrebbe stendere da una riva all'altra del cuore. Era un sentiero
prima percorribile, senza scorciatoie, senza diramazioni. Un fondo
magari non uniforme, ma scorrevole e che giorno dopo giorno diventa
acciottolato, un'erta difficile da scalare, ma su cui si prova ad
inerpicarsi, perché ancora qualche speranza è possibile.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Poi
ti ritrovi più povero. Ti accorgi che le risorse si stanno
esaurendo, che quei dialoghi racchiudono irritazione e producono
amarezza. Che non sono il momento tanto atteso della giornata, ma
un'esperienza da sfuggire, da evitare. Che angoscia, invece di
rallegrare. O almeno rasserenare.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Quando
un amore finisce ti aggrappi ai ricordi, alle giornate più luminose,
alle parole dette e ascoltate con apprensione. Ma non quella che
sembra adesso precedere la frase definitiva, ma un'apprensione
gioiosa, nell'attesa che precede quel momento particolare. </span><br />
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Ti chiedi,
anche, se sia stato reale quello già vissuto, talora con
incredulità, perché quello attuale prelude ad una realtà che una
volta sarebbe stata inverosimile e invece, adesso, è immanente,
toglie il respiro, come facevano mancare il fiato quelle emozioni
indimenticabili. E adesso sì irripetibili.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Quando
un amore finisce non esistono artifici per mantenerlo in vita, perché
le emozioni non si possono camuffare, soprattutto quelle negative che
poi si trasformano da emozioni in angosce fino a conficcarsi in quel
cuore ardente e pulsante. Sono frecce acuminate, intinte nel curaro,
fanno male, ma non producono lo svenimento che vorresti, oh no. Anzi
si fanno strada nella ferita aperta e stordiscono. Ma resti,
purtroppo, lucido. E vorresti razionalizzare il fatto, analizzarlo,
scomporlo in tanti frammenti, anatomizzarlo... No, adesso no, non è
quel momento e non sai neppure se sarà utile farlo, se servirà a
qualcosa. A cosa poi? </span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Quando
un amore finisce hai perso ogni punto di riferimento, la bussola dei
sentimenti è impazzita, non ritrovi più niente nel disordine
amoroso. Ci si avvita su se stessi, evitando l'errore esiziale di
farsi forza con i ricordi, di leggere ciò che si era scritto, di
ricordare attraverso le foto quanto tu sia stato felice. Mentre la
guardi in quelle immagini sorridenti e non sembra possibile che
adesso, quella stessa meravigliosa persona, ti addebiti ogni colpa.
Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato. Certo, non lo dice, ma
sostituisce l'espressione con una frase equivalente del genere: <span style="font-family: Maiandra GD;">«</span>sono
responsabile del male che mi sono fatta conoscendo te<span style="font-family: Maiandra GD;">»</span>.
</span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;">Ecco,
adesso l'amore è finito”.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><br /></span>
<span style="color: blue;">Si
interrompe. Si alza. Se ne va. Gocce di pioggia sul vetro della
finestra scivolano come lacrime sul viso.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<blockquote class="tr_bq" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></blockquote>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-51304466693389195602015-04-08T01:46:00.002+02:002015-04-08T01:48:53.407+02:00La tortura che non c'è<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFM3wH6RgEhwRuAeK2dAnFGht76jZ6CEq61xDuAwZhgjzTZf54J1xsFGRDgLl3SKRsaqcv-lMJ1362G9pa722ykE2jJxuYuRsgGJeMAwO3Yaa5AvZsJoo7nHCmlsTSSEMsE6Uwn-RDOcE/s1600/il_manifesto-2015-04-08-552453d44dd20.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFM3wH6RgEhwRuAeK2dAnFGht76jZ6CEq61xDuAwZhgjzTZf54J1xsFGRDgLl3SKRsaqcv-lMJ1362G9pa722ykE2jJxuYuRsgGJeMAwO3Yaa5AvZsJoo7nHCmlsTSSEMsE6Uwn-RDOcE/s1600/il_manifesto-2015-04-08-552453d44dd20.jpg" height="640" width="440" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgffRQhCVV9JVp3QZPhyRio1hKZM9mEO808D996Kr01w783qNa27Y19wqpOQXM5UlBC152yJ3ZzNIE0aDDylvnbzgCOce-t8EryiLWOMJPxCD6YVGsyLvtU3xawfAl-DWvQ8aGBsCdmRpI/s1600/mauro+biani+g8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgffRQhCVV9JVp3QZPhyRio1hKZM9mEO808D996Kr01w783qNa27Y19wqpOQXM5UlBC152yJ3ZzNIE0aDDylvnbzgCOce-t8EryiLWOMJPxCD6YVGsyLvtU3xawfAl-DWvQ8aGBsCdmRpI/s1600/mauro+biani+g8.jpg" height="400" width="317" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.maurobiani.it/">www.maurobiani.it</a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b style="color: blue; line-height: 14px; text-align: justify;">Testimonianza raccolta ieri su una bacheca di Facebook.</b></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;">“Io
ero scappato da Genova la sera prima. Avevo 24 anni. Non so se sono
solo un ragazzo fortunato o se ho un affinato sesto senso. Sta di
fatto che me la sono cavata in tante brutte situazioni. Da solo.
Anche a Genova nel 2001. Avevo la prevendita per il concerto degli U2
a Torino quella sera che avrei dovuto convertire in biglietto
d'ingresso, anche se non avevo più speranze di riuscire ad andarci.
Dopo il grande corteo del sabato, non so nemmeno io come, arrivai
stradina per stradina fino alla stazione di Genova Bolzaneto senza
mai essere fermato dalle forze dell'ordine, a parte una volta.
L'atmosfera era terribile, a Genova non esistevano più garanzie
civili, non eri più niente, poteva accaderti di tutto. Dietro le
divise non c'erano solo bravi ragazzi, c'erano anche tanti animali. <span style="font-family: Maiandra GD;">È</span>
stata una delle poche volte in vita mia in cui ho avuto paura di
morire. Un po' confuso su cosa fare, se restare o scappare, riuscii a
prendere uno dei pochi treni che lasciavano la città verso Torino.
Genova era bloccata, una trappola per topi. A Torino vidi così il
concerto, già iniziato quando arrivai e senza il biglietto scavalcai
con impeto le altissime cancellate dello Stadio pur di entrare.
Dormii poi nelle aiuole della stazione di Torino e la mattina presto
presi uno dei primi treni che tornava verso Genova. La notte prima
avevo dormito per strada, per terra, alla Foce, vicino al mare, sede
del Genoa Social Forum, coperto con un telo di cellophane preso da
una pedana di casse d'acqua. Era morto Carlo Giuliani. Era l'unico
posto dove mi sentivo sicuro, avvertivo che quella notte sarebbe
accaduto qualcosa di brutto. Quella notte invece non accadde nulla.
Al mattino, infreddolito, stanco, puzzolente e incazzato nero col
mondo, andai a vedere che fine avessero fatto la mia tenda, il mio
zaino e il mio sacco a pelo nel parco dove dormivo insieme ad alcune
centinaia di persone. Di li a poco c'era il grande corteo. Arrivai
che c'era un'aria tesa, nessuno aveva dormito sereno perché tutti
temevano retate violente e improvvise. Non accadde nulla quella
notte. Ma tutti sentivamo che prima o poi sarebbe successo qualcosa,
da qualche parte, a qualcuno. E poteva essere a te dove eri in quel
momento senza che te lo aspettassi. Non eravamo più persone. Eravamo
carne da macello. Fu allora che pensai che quella notte sarei andato
a dormire alla Scuola Diaz, che era uno dei pochi posti sicuri, per
non dormire all'aperto di nuovo qualora non fossi riuscito ad andare
a Torino. A Torino quella notte invece inaspettatamente ci arrivai.
Quando poi rientrai a Genova la mattina seguente in una assolata
domenica di luglio l'atmosfera a Genova era di una calma surreale.
Sembrava il day after in un film di fantascienza. Io non sapevo nulla
di quello che era accaduto in quello ore, ero ignaro di tutto. Non
era ancora il tempo dei social network e degli smartphone. Le cose le
conoscevi perché le vivevi davvero. Arrivai alla Foce al GSF che era
già in corso un'accesa assemblea pubblica sotto un sole cocente.
Parlavano di quello che era accaduto la notte prima. Respiravi
rabbia. C'era tensione. Io non capivo, ero spaesato. Sembrava
mancassi da giorni ma mancavo da meno di dodici ore. Anche io ero
nervoso e arrabbiato per tutto quello che avevo visto e vissuto in
quei giorni. Fu nel corso delle ore che conobbi quello che era
accaduto quella notte in quelle ore in cui io ero scappato a Torino.
E quello che stava in realtà ancora accadendo. Quello che tutti
temevano. Ed era accaduto alla Scuola Diaz dove non te l'aspettavi.
Sangue di gente, ragazzi e non, che si trovava lì per caso. Carne da
macello à la carte. Come me. Salvato io però da un concerto degli
U2. Noi tutti lì presenti sapevamo cosa era accaduto davvero, mentre
tutto il mondo ha dovuto attendere oggi una sentenza a Strasburgo.
Noi sapevamo. Noi abbiamo visto. Noi c'eravamo. Noi siamo scampati o
sopravvissuti. Noi eravamo in pochi migliaia fuori dal Matrix. Quella
sera di luglio quel treno che mi ha portato per poche ore al sicuro a
Torino e quel concerto mi hanno salvato la vita in più forme. Perché
io non perdono. Io voglio ancora sapere chi sono, dove abitano e dove
sono i loro figli. Loro non hanno pagato e forse non pagheranno mai
così come però nemmeno noi non dimenticheremo mai. E forse un
giorno pagheranno, in qualche modo la pagheranno, e se non loro i
loro figli. Genova ha rappresentato per me l'inizio della fine delle
cose in cui credevo e per la quale avevo combattuto un'adolescenza e
una giovinezza intera, quasi sempre da solo e controcorrente. Quella
notte sono stati pestati a sangue i miei valori. Hanno sanguinato i
miei ideali. Qualcuno scrisse su un cartello nella Scuola Diaz "Non
pulite il sangue". Era qualcuno che nonostante tutto aveva
ancora vivi i suoi valori e i suoi ideali. Io ho perso a Genova.
Quella persona oggi ha vinto a Strasburgo”.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div>
<br /></div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-10398705305790332662015-04-05T22:22:00.001+02:002015-04-05T22:28:21.607+02:00Il ritorno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHjQToY-JIjILyrcdPmq4GtVgULrUa1km2EiThnf46_TyctpXKl-0tUvyb8ox2d7akSwuui9knxfWHqcWiNjBf5aqUo52ZCG6L92XxhGUFFelXQXx9PJsz1YZujj2Q-k40jPsCf4h49_E/s1600/silenzio+chiostri+copertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHjQToY-JIjILyrcdPmq4GtVgULrUa1km2EiThnf46_TyctpXKl-0tUvyb8ox2d7akSwuui9knxfWHqcWiNjBf5aqUo52ZCG6L92XxhGUFFelXQXx9PJsz1YZujj2Q-k40jPsCf4h49_E/s1600/silenzio+chiostri+copertina.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<span style="color: blue;">“</span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Alla
fine la vita non è fatta solo di labirinti pieni di giravolte,
strettoie, spigoli e gomiti dove uno rimane intrappolato. Ci sono
anche sentieri, strade, pianure, praterie e orizzonti illimitati da
esplorare. Si tratta solo di non aver paura, di mettersi in cammino e
non voltarsi mai verso il passato”.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-family: 'Maiandra GD', sans-serif; line-height: 100%;">Sono
le righe conclusive del noir di cui è raffigurata la copertina. Si
tratta di considerazioni che elabora Petra Delicado, ispettrice capo
della polizia di Barcellona, felice creazione della scrittrice Alicia
Giménez-Bartlett. E il libro, letto alcuni mesi fa, lo consiglio per la
piacevolezza della scrittura.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Le
frasi riportate nulla hanno a che vedere con il racconto (e quindi
non viene rovinato alcun finale), ma possono avere una valenza
comune, facilmente adattabile. A me stesso, per esempio, per
rimettermi in cammino sulle strade del blog da troppo tempo
abbandonate, rivalutando non solo la “creatura” che
<a href="http://ilsilenziodeisentimenti.blogspot.it/2012/01/la-fine-e-linizio.html">affannosamente avevo trasferito</a> dalla piattaforma originale a questa,
ma anche le riflessioni più accurate, meditate, che nel frenetico
mondo dei social network non trovano accoglienza. E neppure possono.
Meglio così. Meglio riapprodare su sponde un tempo amate, tra
cerchie più ristrette e selezionate. In fondo i sentimenti non
possono essere condivisi con superficialità, ma vanno tutelati da
tutto ciò che potrebbe nuocergli. Sono fragili, i sentimenti.
Esporli alle intemperie, seppur metaforiche, non è certo la cosa
migliore. A meno che non si voglia farli deperire. </span></span>
</div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-64800554341024920002013-09-08T20:33:00.000+02:002013-09-08T20:33:10.165+02:00Impressioni a settembre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhksm9yKKxcaYelhRWNFOOyfcQ7dyQeGyTV-Y01G-2tyZIHl0UtJ6P140lhjcLPWVqhw8kvE1EiqCPN7begqtxAyc2Frf3a1h8TrNZ0boLkBVsLOBdNY_SM41V363W9wuKpbWZEWIWQ_Hg/s1600/meteo.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhksm9yKKxcaYelhRWNFOOyfcQ7dyQeGyTV-Y01G-2tyZIHl0UtJ6P140lhjcLPWVqhw8kvE1EiqCPN7begqtxAyc2Frf3a1h8TrNZ0boLkBVsLOBdNY_SM41V363W9wuKpbWZEWIWQ_Hg/s1600/meteo.bmp" height="320" width="285" /></a></div>
<br />
<div class="p0" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="color: blue; font-family: Maiandra GD;">Fanno quasi tenerezza queste giornate settembrine di sole. Come se l'estate evaporando volesse lasciare una carezza calda e farsi perdonare il pugno rovente di luglio. E io, che di luce e calore mi nutro, le assaporo con voluttà, mentre la consapevolezza della stagione declinante incide la malinconia nell'anima. </span></div>
<div class="p0" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="color: blue; font-family: Maiandra GD;">Settembre, nei ricordi dell’infanzia, rappresentava il terzo e ultimo mese di vacanza, quando le scuole iniziavano il 1° ottobre e c’erano i “remigini” in prima elementare.</span></div>
<div class="p0" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="color: blue; font-family: Maiandra GD;">Perciò era necessario ricominciare a prendere confidenza con libri e quaderni, allegramente abbandonati nella prima metà di giugno. Magari un po’ si sbuffava, il giusto però, senza isterismi. Eravamo più tranquilli tutti. E poi collaborava il tempo, nella persuasione, che s’incaricava di dissolvere ogni immagine vacanziera con quella pioggia sottile, che pareva sospesa per aria e l’ineluttabile progressivo calo delle temperature. Anche questo vissuto senza drammi, perché in tv ci pensava il colonnello Bernacca a rassicurare</span><span style="color: blue; font-family: 'Maiandra GD';">, con bonomia e pacatezza. E i telegiornali non aprivano con la “sconvolgente” notizia che cominciava l’autunno.</span></div>
<div class="p0" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="color: blue; font-family: Maiandra GD;">Rivedo, tra la caligine delle immagini, un maglione a trecce color corallo, quello che mia madre mi faceva indossare prima di uscire, al posto delle magliette a maniche corte (che non erano ancora t-shirt) destinate ad essere riposte nei cassetti. E poi, rientrato a casa, avvertivo nell’aria quell’aroma di naftalina, perché dagli armadi si tiravano fuori le prime leggere coperte per dormire al caldo durante la notte.</span></div>
<div class="p0" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="color: blue; font-family: Maiandra GD;">Adesso, che queste suggestioni non esistono più, è il calore dei sentimenti a riscaldarmi, mentre calano le ombre della sera e la domenica è già finita.</span></div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-37586231386629641452012-12-15T18:14:00.000+01:002012-12-15T18:14:44.189+01:00I falsi problemi del mercato del lavoro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s1600/il+manifesto+logo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s1600/il+manifesto+logo.jpg" height="61" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: medium;"><b>I
falsi problemi del mercato del lavoro</b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Mario
Sai</b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
governo Monti motiva i suoi interventi di "riforma" (dalla
previdenza al mercato del lavoro) con la necessità di affrontare la
questione giovanile, che deriverebbe dalla netta separazione che si è
venuta formando tra "garantiti" (i lavoratori
sindacalizzati) e "non garantiti" (i giovani precari o i
nuovi lavoratori autonomi). In questo contesto la questione dell'art.
18 viene considerata contemporaneamente "marginale"
(interessa pochi casi) e "decisiva" (perché senza
flessibilità in uscita non si creerebbero nuovi ingressi al lavoro).</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Non
sono vere né l'una, né l'altra cosa. I lavoratori privati protetti
con il reintegro nel posto del lavoro in caso di licenziamenti senza
giusta causa sono dieci milioni. La norma ha un'indubbia efficacia
generale dimostrata proprio dallo scarso contenzioso che genera.
Invece il processo di sostituzione giovani-anziani è in Italia in
corso da tempo. Lo dimostra il tasso di occupazione delle persone tra
i 60 e i 64 anni: e da noi è al 20 per cento contro una media
europea del 30 per cento. <br />Dove ci sono più anziani al lavoro,
come in Germania dove sono quasi il 40 per cento degli occupati, il
tasso di disoccupazione si ferma al 5,5 per cento e quello giovanile
è al 7,8 per cento, il più basso in Europa. In Italia l'espulsione
dei lavoratori anziani va insieme con un tasso di disoccupazione alto
(oltre il 9 per cento); l'aumento dei giovani disoccupati (al 31 per
cento); un tasso di inattività femminile da record (il 48,9 per
cento). </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Lo
sciopero generale proclamato dalla Cgil avrà tanta forza nel
contrastare le politiche del Governo non solo se cresceranno le lotte
unitarie nei luoghi di lavoro ma se si creerà anche un vasto fronte
di mobilitazione politico-sociale e culturale fondato sul
convincimento che la condizione di giovani e anziani, di subordinati
e autonomi, di stabili e precari deriva da cause comuni e solo con un
programma comune può essere affrontata.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L'Italia
è un Paese senza un'idea di sviluppo, senza una politica
industriale, senza un piano energetico. Mentre il Governo Berlusconi
si trastullava con il nucleare, la Cina è diventata il primo
produttore mondiale di infrastrutture per lo sviluppo sostenibile,
dai pannelli fotovoltaici all'eolico.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">I
bassi salari concorrono, con il calo degli investimenti pubblici e
dei consumi privati, alla contrazione del nostro mercato interno. La
struttura produttiva è scarsamente innovativa: questa è la vera
causa della perdita di competitività delle nostre merci e servizi
sui mercati globali. Tutto ciò sta alla base della crescente
separazione tra competenze formate dalla scuola e dall'università ed
occasioni di lavoro sempre più segnate da scarso contenuto
professionale e modesto riconoscimento salariale.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L'esplosione
del lavoro autonomo è una risposta a questa contraddizione: l'Italia
con oltre tre milioni e mezzo di lavoratori in proprio, di cui il 40
per cento è tra i 15 ed i 39 anni è al primo posto in Europa. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
processo di svalorizzazione economica e sociale del lavoro colpisce
tutti, partite Iva e salariati. Le imprese hanno la necessità di
chiedere ai lavoratori, a cominciare dagli operai, più autonomia e
responsabilità, più capacità di ideazione e di soluzione di
problemi, per realizzare la total quality. Questa richiesta di
"partecipazione" mette in crisi la capacità di governo
dell'impresa per cui può essere concessa a gruppi limitati di
dipendenti, quelli centrali per le sue strategie. Per gli altri deve
valere l'obbedienza alla gerarchia, la precarietà, la dispersione
nel mondo frantumato dell'indotto.<br />Le ridotte dimensioni delle
imprese italiane sono derivate, proprio, dall'applicazione
particolarmente intensa dell'organizzazione del lavoro toyotista,
basata sulla esternalizzazione massiccia di parti dell'attività
produttiva verso le piccole imprese. Se esse sono fattore di
rallentamento della competitività del Paese, ciò non ha a che fare
con il vincolo dell'art. 18. Il punto di arrivo di questo processo è
una società senza mobilità sociale e senza speranza di futuro. Si è
prodotto un blocco che può produrre pericolose distorsioni nel
percorso di vita e nelle prospettive di lavoro delle nuove
generazioni.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Oggi
esiste un "welfare" familiare che sostiene i tanti che
perdono lavoro, in larga misura garantito da un sistema pensionistico
che, però, sta perdendo potere d'acquisto (lo Spi-Cgil calcola un 30
per cento in meno il 15 anni). L'80 per cento dei giovani con meno di
trent'anni vive in famiglia e un 10 per cento vi rimane fino a
quarantaquattro anni.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
trappola dell'assistenza crea perdita di identità e depressione; fa
oscillare tra rabbia e opportunismo, su cui si impiantano culture
consolatorie che proclamano il pieno diritto all'appagamento
immediato e assoluto di ogni esigenza, a quel "godimento"
che Massimo Recalcati analizza nemico del "desiderio" di
cambiamento, che ha bisogno di tempo e di senso del limite.
Soprattutto cresce la velenosa cultura neo-liberista del conflitto
intergenerazionale, che punta a mettere sotto accusa le conquiste
sociali del passato, presentando le generazioni anziane come
garantite da privilegi non più sostenibili a danno di una condizione
giovanile fatta di precarietà e marginalità.<br />Ad un Paese che si
ribella il Governo tenta di rispondere mettendo, nell'applicazione di
regole e tutele, di nuovo i lavoratori privati contro i lavoratori
pubblici; i giovani neo-assunti contro gli anziani stabili. Non è
nel mercato del lavoro che sta il problema, sta nella macchina
dell'accumulazione e nel modo in cui sono disciplinati i rapporti di
lavoro, creati i bisogni, destrutturate le relazioni sociali e creata
la "falsa coscienza" che tiene individui e comunità
separati in mondi paralleli senza un progetto comune di cambiamento.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Cresce,
però, la consapevolezza di quanto il capitalismo sia incapace di
valorizzarsi attraverso la produzione di quei beni e servizi che sono
basilari per il benessere delle persone e di come, invece, siano
necessari investimenti pubblici orientati da una programmazione
economica partecipata ed un grande Piano del lavoro.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: small;">(<b>19
aprile 2012</b>)</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-32950676623119977692012-12-15T17:46:00.000+01:002012-12-15T17:46:09.615+01:00Le radici dell' odio contro gli ebrei<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmiP6_NYG42SXfSHt2qAQuXZDrI_ZWayFEe2opSe3UukAF7Nn9Yx6N1CmzoRw3FTJ1zHwU1IMDt9roFTGEqTFXevWJCH4Gw6cfiJD21jeFvB2RUBFkOU0UyoDDclkiFVVxV97FOnvIPqM/s1600/Logo+laRepubblica.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmiP6_NYG42SXfSHt2qAQuXZDrI_ZWayFEe2opSe3UukAF7Nn9Yx6N1CmzoRw3FTJ1zHwU1IMDt9roFTGEqTFXevWJCH4Gw6cfiJD21jeFvB2RUBFkOU0UyoDDclkiFVVxV97FOnvIPqM/s1600/Logo+laRepubblica.png" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 0.79cm; margin-bottom: 0.16cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><b>Le
radici dell' odio contro gli ebrei</b></span></span></span></div>
<div style="line-height: 0.79cm; margin-bottom: 0.16cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;"><b>Pietro
Citati</b></span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Le
origini dell'antisemitismo sono antichissime. Era già diffuso, lungo
i paesi del Mediterraneo, nel quarto o terzo secolo avanti Cristo,
quando ebbe luogo la prima emigrazione giudaica. Sugli ebrei
circolavano leggende simili a quelle narrate dai cattolici sino alla
fine del diciannovesimo secolo, e oggi ripetute dai musulmani.
Persino Tacito, il più grande e severo tra gli storici, che non
sapeva niente di Israele, raccontava che gli Ebrei - questa
taeterrima gens, «pervicacemente superstiziosa», «odiata dagli
dei» - venerava una testa d' asino. Un altro storico, Apione, diceva
che nel loro Tempio compivano sacrifici rituali di stranieri,
ingrassati a forza come Pollicino. Solo la menzogna è immortale. La
spiegazione di questo antisemitismo è semplicissima. </span></span></span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Tra
i popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente, gli Ebrei erano
(quasi) gli unici Monoteisti. Mentre gli altri popoli possedevano un
pantheon colorato, che accoglieva sempre nuove figure, fuse e
mescolate con quelle antiche, gli Ebrei avevano un solo Dio: unico,
esclusivo, eternamente immutabile, che non nasceva come gli dei greci
e non moriva come quelli egiziani. Questo Dio era possente e
tremendo, e non poteva venire rappresentato con immagini umane o
animali. Bisognava osservare la Legge, che egli aveva promulgato, i
riti che aveva imposto, ed essere puri. Chi cercava di restare puro,
doveva vivere separato: non condividere i pranzi con i vicini pagani,
dove si mangiavano cibi che il rito proscriveva; e a volte nemmeno
parlarne la lingua. Come dice Tacito, questi «misantropi» erano
«separati a tavola». Nessuno straniero doveva entrare, pena la
morte, nel Tempio di Gerusalemme. Nessun ebreo doveva venerare le
statue degli altri dei o degli Imperatori, mentre i pagani veneravano
sia Dioniso sia Osiride, sia Demetra sia Iside, Augusto, Nerone e
Caligola. Così la vita degli Ebrei, per quanto attivi, mobili e
curiosi (quali occhi chiari ed avidi spalancarono sul mondo!), era
concentrata su un punto: quel Dio luminoso-oscuro, che si rivelò
durante l'esodo tra le fiamme e le nuvole del cielo.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Mai
un popolo portò sino a un punto così alto e profondo la passione
religiosa: furibonda, ardente, meticolosa, capace di sottigliezze
intellettuali meravigliosamente acute. Per questo, sebbene fossero le
persone più tolleranti (come Filone d'Alessandria, vissuto al tempo
di Cristo), furono anche i più fanatici: come gli Zeloti, che nel
66-70 d.C. difesero contro i Romani il Tempio di Gerusalemme. La
passione religiosa dei cristiani e dei musulmani è, nel suo fondo,
quasi completamente ebraica; e per questo alcuni di loro, oggi,
odiano gli Ebrei. Si odiano soltanto i propri simili.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Molti
parlano con sufficienza delle religioni politeistiche. Quale
bellissimo cosmo era quello egiziano o greco, dove l'essenza divina
si moltiplicava in migliaia di forme, il sacro veniva rappresentato
in ogni figura, sia astratta sia animale sia umana; e dove cento
rapporti legavano tra loro le divinità, fino a farci intravedere,
dietro le differenze apparenti, la parola segreta di un solo Dio! Nel
mondo greco, il fanatismo religioso era molto più raro che nei
monoteismi ebreo, cristiano, ed islamico. Non c'è violenza peggiore
di quella dell'imperatore cristiano Teodosio, che nell'anno 426 d.C.
fece abbattere le bellissime colonne dei templi di Olimpia: il
terremoto lo soccorse. Ora le colonne doriche e corinzie stanno a
terra, tagliate come fettine d'arancia; e solo i pini, dolcemente
smottati dalle vicine colline, le consolano in silenzio per le ferite
della storia.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Proprio
perché gli Ebrei vivevano separati, attraevano le immaginazioni dei
popoli antichi. Molti stranieri portavano offerte votive e ordinavano
sacrifici ai sacerdoti dell'immenso Tempio scintillante d'oro, due
volte costruito, due volte distrutto: la seconda volta per sempre.
Quale era il vero Dio d'Israele? Cosa accadeva nel Tempio di
Gerusalemme, dove i pagani non potevano penetrare? Qual era il nome
segreto di Jahwe, ignoto persino al suo popolo? Quando sarebbe venuto
il Messia, il Cristo? Forse non ci fu evento che colpì le fantasie
antiche come ciò che accadde nel 63 a.C.. Pompeo Magno entrò nel
Tempio di Gerusalemme, penetrò sino al Santo dei Santi, la piccola
stanza dove aleggiava lo Spirito di Dio, e dove solo il Sommo
Sacerdote poteva insinuarsi una volta l'anno. Non scorse nulla. La
stanza era completamente vuota. Dunque il cuore della religione
giudaica era un bugigattolo pieno di ragni? Certo, alcuni Greci e
Romani compresero che il Santo dei Santi era vuoto perché solo il
Vuoto può alludere all'essenza inafferrabile e incomprensibile di
Dio.<br /></span></span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">* * *</span></span></span><br /><span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Nel primo secolo dopo Cristo, dall'ebraismo si
distaccò, come un gracilissimo albero presto destinato a diventare
una foresta rigogliosa, il Cristianesimo, questa eresia giudaica.
Quasi tutto il Nuovo Testamento può essere commentato, come circa
ottant'anni or sono hanno fatto due studiosi tedeschi, L. Strack e P.
Billerbeck, con frasi che appartengono alla tradizione ebraica.
L'Apocalisse di Giovanni è un testo giudaizzante scritto contro i
Giudei. Certo, queste frasi non contengono mai l'affermazione che
Gesù è il figlio di Dio incarnato (perché per gli Ebrei e l'Islam
è scandaloso che Dio assuma un corpo umano); né che è morto e
risorto (affermazione ancora più scandalosa). Queste furono le
fondamenta della nostra fede. Per gli Ebrei, Gesù era soltanto un
falso Messia: un Messia eretico; qualcuno di loro lo trovava "un
uomo saggio"; qualche altro (non Pilato) lo fece uccidere. Una
generazione più tardi, il sommo sacerdote sadduceo, Anano, ordinò
di lapidare Giacomo, fratello di Gesù, capo della comunità
giudeo-cristiana di Gerusalemme. Molti Farisei, ancora vicini ai
giudeo-cristiani, non approvarono questa uccisione.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Oggi,
colla nostra apparente tolleranza, condanniamo quei delitti
religiosi: ma non posso dimenticare che quei morti innocenti si
moltiplicarono durante venti secoli in milioni di morti ebrei (non
conto quelli sterminati da Hitler). Purtroppo, la passione religiosa
porta anche a questo. Malgrado ciò, è la migliore delle passioni:
accende la fantasia, risveglia l'immaginazione, dà forza e movimento
alle idee, costruisce edifici intellettuali, incanalando la follia
umana. Nel secolo scorso, abbiamo visto che la pura passione politica
- nazismo e comunismo - conduce ad Auschwitz e alla Kolyma: massacri
incomparabili con qualsiasi pogrom.<br />Dopo la metà del secondo
secolo dopo Cristo, Israele rinunciò (sebbene non completamente) a
realizzare il regno di Dio in terra, qui ed ora: il più terribile
dei desiderii. Cominciarono i secoli oscuri, nei quali la diaspora si
moltiplicò in ogni direzione, perché gli Ebrei erano destinati a
diventare il sale della terra. Israele accettò di porre il collo
"sotto il gioco delle potenze terrene", come aveva detto
Geremia. Israele visse bene, o relativamente bene, sotto il dominio
dei Califfi e dei signori islamici, immerso nel profumo dell'Islam,
come ha raccontato stupendamente Abraham B. Yehoshua in Viaggio alla
fine del millennio (Einaudi). Gli Ebrei vissero male o malissimo
sotto il dominio dei re, dei papi e dei sacerdoti cristiani,
perseguitati per il deicidio che avevano commesso (e che avevano
effettivamente commesso, senza saperlo): sfruttati, derubati, uccisi
con la spada, sgozzati, bruciati, stuprati, costretti con la forza
alla conversione. La causa principale di questa persecuzione sono i
Vangeli, le Lettere di San Paolo, gli Atti degli Apostoli e
soprattutto l'Apocalisse: testi fatalmente antisemiti, perché la
nuova religione si liberava con violenza dalla antica Madre. La
storia si ripeté quindici secoli dopo, tra luterani e cattolici.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Israele
visse in segreto dal III al XVIII secolo, leggendo la Bibbia,
interpretandola secondo la lettera, i simboli e le speculazioni
numeriche, cercando testi arabi, cristiani e greci, creando grandiosi
miti cosmogonici e teologici, come nel sedicesimo secolo la Cabala di
IzchakLuria. Allora, gli ebrei immaginarono un doppio atto creativo
da parte di Dio. In un primo momento, Egli si espande, si allarga, si
apre, si manifesta, ispirato dalla forza dell'amore, gettando nello
spazio la luce delle sue emanazioni, le dieci Sefirot. Questa luce è
troppo sfolgorante, perché lo spazio possa sopportarla; e viene
contenuta e fasciata in dieci "vasi". La sorte
dell'universo resta in bilico per un istante. La forza della pura
luce divina è così sovraeminente, così "tremenda e
meravigliosa", che non sopporta adombramenti. I "vasi"
delle sette Sefirot inferiori si frantumano sotto l'urto
violentissimo della luce; e le scintille divine si sparpagliano in
ogni angolo della futura creazione - negli uomini, ebrei o gentili,
negli animali, nei laghi, nei ruscelli, nei fiumi, nei mari, nelle
pietre, nelle erbe, nei cibi, nel Male. Le scintille divine sono
dovunque: ma esiliate, degradate, avvilite, prigioniere delle potenze
demoniache. Tutto viene macchiato, spezzato, frantumato. Tutto è
desolazione e disperazione.<br />La Shechinà, il volto femminile di
Dio, percorre esiliata le contrade dell'universo. Ora brilla soltanto
di una debole, pallida, luce riflessa, come la "sacra luna":
menomata, rimpicciolita, coperta d'ombra. Ora è una principessa che
il padre e la madre hanno cacciato, senza colpa, dal regno: ora è
una donna bellissima, che un pirata ha reso schiava; ora una vedova
vestita di nero, che piange ai piedi del Muro di Gerusalemme; rapita,
calunniata, esposta a tutte le debolezze umane. Avvolta in manti che
le nascondono il viso, essa fugge, scompare, si nasconde - e sulla
terra restano poche tracce: orme di passi, vesti abbandonate,
fuscelli di paglia.<br />Durante uno dei suoi viaggi, un rabbi polacco
arriva, verso il far della notte, in una piccola città dove non
conosce nessuno. Non trova alloggio, fino a quando un conciatore lo
conduce con sé, nel triste vicolo dei conciatori. Egli vorrebbe dire
le preghiere della sera, ma l'odore della concia è così acuto che
non riesce a pronunciare una sola parola. Esce e va alla scuola
rabbinica, che tutti hanno già lasciato. Mentre prega a capo chino,
comprende che anche la Shechinà è finita in esilio, abbandonata nel
vicolo dei conciatori. Scoppia a piangere per l'afflizione, versa
tutte le lacrime che la sofferenza e l'angoscia avevano raccolto nel
suo cuore, finché cade a terra svenuto. Mentre giace esanime, la
Shechinà gli appare nella sua gloria: una luce abbagliante in
ventiquattro gradazioni di colori. "Sii forte, figlio mio",
gli dice. "Grandi dolori ti attendono: ma non temere finché io
sarò presso di te". Sebbene la gloria di Dio sia stata umiliata
e ferita, essa splende come sempre. Le piccole scintille divine si
sono diffuse in ogni luogo, come il lievito che penetra il pane.
Tutto è diventato sacro.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">*
* *<br />Due secoli or sono, i ghetti si aprirono. Gli Ebrei vennero
alla luce, ebbero un cognome, entrarono all'Università, scrissero,
composero musica, studiarono la scienza e il diritto, insegnarono,
diressero Banche, industrie e giornali. Fu l'esplosione più
grandiosa della storia europea: una immensa vitalità e intelligenza
percorsero all'improvviso le vene dei nostri paesi. Questa esplosione
ha una sola analogia: quella dell'Islam, nel settimo, ottavo e nono
secolo, quando gli Arabi conquistarono paesi, appresero il greco,
studiarono le scienze, fabbricarono automi, costruirono moschee
imitando le basiliche cristiane, assorbirono la eredità della
religione zoroastriana, raccontarono al mondo le Mille e una notte.
Quale forza trassero gli Ebrei da una vita vissuta, per diciotto
secoli, sotto il segno dell'immaginazione religiosa e della
intelligenza talmudica. La letteratura, la scienza e la psicologia
del diciannovesimo e specialmente del ventesimo secolo sono, per
metà, dovute ad ebrei, o a mezzi ebrei, nei quali la goccia del
sangue giudeo dava nuovo vigore a quello cristiano.<br />Venuti dalla
Russia, dalla Spagna, dalla Polonia, dal Medio Oriente, gli ebrei
diventarono francesi, tedeschi, italiani, inglesi meglio dei
francesi, dei tedeschi, degli italiani e degli inglesi. Con la loro
straordinaria qualità di metamorfosi, diventarono come noi. Le
sofferenze e i massacri erano dimenticati: non c'era più né Bibbia,
né Shechinà vagabonda, né il suono delle trombe d'argento davanti
al Tempio, né il nome segreto di Dio. Ricordo, per esempio, la
famiglia di Simone Weil, completamente ebraica, dove c'era lo stesso
profumo che nella casa di Proust: ma più antico e profondo, perché
la famiglia della madre di Simone veniva dalla Galizia. C'era lo
stesso sapore di Francia borghese: la buona cultura, l'agio nascosto,
i bei modi eleganti, la finezza psicologica, la musica, l'arte della
conversazione, la discrezione, la gaiezza sapientemente velata con la
malinconia - come se soltanto il sangue ebraico potesse portare il
genio della Francia borghese alla sua espressione più pura.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">In
questa entusiastica aderenza alla civiltà occidentale, gli Ebrei
guadagnarono e persero molto. Qualcuno di loro, come Simone Weil,
odiò (senza conoscerla) la propria eredità biblica. Qualcuno la
ignorò completamente. Avevo un amico carissimo, Giorgio Bassani, che
era vissuto a Ferrara, borghese ebreo tra borghesi cattolici, con
appena un lieve ricordo di cucina giudaica e di candelabro dalle
sette braccia. Molti anni fa, gli feci leggere un mio saggio su
Nachman di Breslav, un narratore chassidico del diciottesimo secolo.
Mi guardò coi suoi dolcissimi e durissimi occhi azzurri e mi disse:
"Pietro, che cose strane hai raccontato!". Quasi soltanto
Kafka comprese che qualsiasi sradicamento dalla tradizione si paga.
Con ogni probabilità, anche noi, cristiani, lo pagheremo. Ma gli
Ebrei lo pagarono troppo.<br />Nel diciannovesimo e nel ventesimo
secolo, l'antisemitismo fu soprattutto borghese. I medici, gli
ingegneri, gli scrittori, gli avvocati, i giornalisti, gli scienziati
cattolici o protestanti erano invidiosi degli ebrei, perché erano
più intelligenti e fantasiosi di loro. Non invano essi portavano,
occultata nel sangue, la Bibbia. La borghesia europea dell'Ottocento
fu, in buona parte, antisemita: perfino mio padre, il più mite tra
gli uomini. Tutto questo ha condotto ad Auschwitz. Alle vecchie
leggende e ai nuovi rancori, bastò aggiungere il genio criminale di
un pittorucolo austriaco.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">Tra
le scoperte degli Ebrei, oltre alla Recherche, Il Castello, la
psicoanalisi e la Teoria della relatività generale, ci fu anche la
Rivoluzione Russa. Non voglio scoprire dappertutto segni genetici: ma
forse, come molti hanno scritto, Lenin e Trockij avevano il desiderio
nascosto di realizzare con la forza il regno di Dio in terra, come
venti secoli prima i giudei Zeloti, ribelli contro Roma. Ma Stalin li
espulse, li esiliò, li massacrò, li accusò di congiure
immaginarie. Anche in Russia, paese dell'impossibile, gli Ebrei
restarono separati, diversi, stranieri: anche là non appartenevano
alla terra, della quale non hanno mai veramente fatto parte. Questa
è, per noi, la loro benedizione.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">*
* *<br />Mi scuso di una breve appendice contemporanea. Ho letto che, a
Oslo, i giurati del Premio Nobel per la pace avrebbero voluto
togliere il premio a Peres, perché partecipa al governo Sharon.
Arafat, assediato a Ramallah con la sua patata bollita al giorno,
come Pinocchio con le pere e le bucce di pera nella casina di
Geppetto, è invece degno di qualsiasi Premio. Mi pare giusto che
coloro che danno i Premi e conferiscono la Gloria contendendo con
l'eternità, si coprano di vergogna più di qualunque essere umano.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;">L'Europa
del 2002 non sopporta che venga meno un suo luogo comune. Dopo
Auschwitz, l'ebreo è la vittima: gasata nei campi di concentramento
nazisti, morta di gelo tra i pini nani della Kolyma, sulla quale si
possono piangere dolcissime lacrime sentimentali. Nulla è più
commovente che una gita ad Auschwitz con una scolaresca, a cui
insegnare ad essere buoni. Non si tollera che questo popolo di
vittime predestinate abbia dei carri armati. Il massimo che gli si
può concedere è andare al ristorante o al bar, ordinare una
spremuta di pompelmo e persino un whisky, camminare per le strade di
Gerusalemme o di Haifa, saltando per aria sotto le bombe dei
kamikaze, questi nuovi Cristi che si immolano, come dice
soavissimamente Giulio Andreotti, per la salvezza del genere umano.</span></span></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">(<b>12 aprile 2002</b>)</span> </span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4833122688565566165" name="_GoBack"></a><span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span></span></div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-22421151947041847962012-12-15T17:36:00.000+01:002012-12-15T17:36:40.685+01:00L'unità del Pd<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s1600/il+manifesto+logo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s1600/il+manifesto+logo.jpg" height="61" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><span style="font-size: medium;"><b>L'unità
del Pd</b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"> </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;"><b>Matteo
Bartocci</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Bersani
e il Pd non hanno nascosto le critiche ai referendum sul lavoro
presentati in questi giorni. Per una volta, i democratici appaiono
granitici, addirittura unanimi sull'Unità. Peccato si concentrino
tutti sul metodo evitando accuratamente la sostanza. Cioè gli
effetti nefasti della riforma Fornero per i lavoratori.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Ieri
sul <i>manifesto</i> i primi operai licenziati con il nuovo articolo
18 hanno raccontato le loro storie. Guarda caso sono quasi tutti
iscritti alla Fiom e tutti critici sulle condizioni di lavoro e di
sicurezza in fabbrica. Altro che «motivi economici oggettivi».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Il
primo argomento contrario avanzato da Bersani riguarda la forma: il
referendum è sbagliato perché divide l'unità del (futuro?)
centrosinistra e la compattezza dei sindacati nel mezzo della crisi
più feroce degli ultimi decenni. Eppure la riforma Fornero non è
stata affatto approvata da una maggioranza di centrosinistra ma da un
voto trasversale Pd-Pdl-Udc chiesto da Bce-Fmi-Ue. È contro questo
«mostro tricefalo» in Italia e in Europa, semmai, che il referendum
agisce. Non contro il Pd ma contro il pensiero unico immortalato da
Mario Monti con la sua ultima «gaffe» sullo statuto dei lavoratori
distruttore di occupazione.<br />Il referendum non vuole affatto
dividere il Pd dal mondo del lavoro ma al contrario, "salvarlo"
da «Monti dopo Monti». È un referendum per i lavoratori di oggi e
di domani. Che chiama il partito di Bersani a un po' di chiarezza.
Non si spiegherebbe sennò perché alcuni dirigenti democratici,
Sergio Cofferati in testa, siano a favore dei quesiti.<br />Un'altro
argomento contrario, anche questo non di sostanza, è che i
referendum si terrebbero nel 2014 e quindi sarebbero una «clava»
contro eventuali migliorie del parlamento. Una tesi curiosa per chi
in passato ha usato i referendum come «una pistola alla tempia della
politica» per esempio in materia elettorale.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Questa
maggioranza «Abc» ha sabotato prima e aggirato poi i quesiti
sull'acqua approvati nel referendum di giugno ricevendone in cambio
una limpida bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Certo, se
le firme contro l'art. 8 e il «nuovo art.18» saranno raccolte (e lo
saranno), il parlamento avrà un anno di tempo per cambiare la
riforma Fornero. Ma dovrà farlo presto e bene. Anche Berlusconi
provò a sabotare il quesito anti-nucleare con un cavillo giuridico.
Finì prigioniero delle sue macchinazioni e fu sconfitto dai
cittadini.<br />La crisi dilaga, la disoccupazione cresce. Che si fa,
si cambia la legge tra due anni accettando di vedere per strada
centinaia se non migliaia di lavoratori «scomodi»? E poi, nel
merito, il Pd è confuso. Per alcuni (per esempio l'ex ministro
Damiano) il nuovo art. 18 va bene com'è. Per altri (per esempio
Fassina e Orfini) è un compromesso che va verificato in
un'indefinita trattativa tra le parti sociali. La politica scompare
esattamente come afferma Monti contrariando Pd e Cgil quando scarica
le relazioni industriali dai compiti del governo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Terzo
e ultimo. Le scomuniche preventive ai promotori emesse sulle pagine
dell'<i>Unità</i>, un giornale che solitamente racconta tutto del
dibattito interno al Pd. Tutto tranne che sul lavoro, dove il partito
appare granitico come una volta e il giornale una linea Maginot tanto
ferma quanto aggirabile. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Mercoledì
scorso Guglielmo Epifani ha accusato i referendari di voler dividere
«l'unità sociale di lavoratori, giovani, precari e pensionati». E
c'è perfino chi, come il nostro amico e compagno Michele Prospero
sull'<i>Unità</i> di giovedì, ha visto nei referendum «macabri
squarci del governo Prodi nel 2008», un'iniziativa «populista»,
«spregiudicata», che «manipola la realtà per accaparrarsi qualche
voto nei gazebo».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">Si
chiede Prospero, soprattutto, in quale «trappola» si sia voluta
cacciare la sinistra alleandosi con Di Pietro. In quale trappola si è
cacciato il Pd, verrebbe da dire, quando 4 anni fa considerava l'Idv
l'unico alleato naturale e oggi si trova a esprimere un governo
insieme a Sacconi e Gasparri. Dal «quotidiano fondato da Antonio
Gramsci» ci si sarebbe aspettati un ragionamento diverso. Le vecchie
bandiere non esistono più ma i vecchi vizi non si perdono mai.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Maiandra GD, sans-serif;">(<b>15
settembre 2012</b>)</span></span></div>
Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-7716785621619198872012-12-08T23:26:00.000+01:002012-12-08T23:33:05.830+01:00La Grecia siamo noi <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s1600/il+manifesto+logo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="61" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZM2zyosMdZvqerZGaUYjaNE9hAM-xinT3ZZwZQUpbk2WgBvqyBXi6btFJHVVE_9mxIGleMbUN2km8tWdXDVxSath1U-IgHby-uiEe0HOV-KBSbUW_BKSVCeG38nIOLnFz83ZXH40o1TA/s320/il+manifesto+logo.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;"><b>La
Grecia siamo noi</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;"><b>Guido
Viale</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">A
due anni dalla denuncia dello stato comatoso delle sue finanze (ma
gli interessati, in Germania e alla Bce, lo sapevano da tempo: erano
stati loro a nasconderlo) la Grecia, sotto la cura imposta dalla
cosiddetta Troika (Bce, Commissione europea e Fmi) presenta l'aspetto
di un paese bombardato: un'economia in dissesto; aziende chiuse;
salari da fame; disoccupazione dilagante; file interminabili al
collocamento e alle mense dei poveri; gente che fruga nei cassonetti;
ospedali senza farmaci; altri licenziamenti in arrivo; tasse
iperboliche sulla casa e sfratti; beni comuni in svendita. E ora
anche una città in fiamme. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Ma
a bombardare il paese non è stata la Luftwaffe, bensì il debito
contratto e confermato dai suoi governanti di ieri e di oggi
nell'interesse della finanza internazionale. Con la conseguenza che,
a differenza di un paese uscito da una guerra, in Grecia non c'è in
vista alcuna "ricostruzione", o "rinascita",
"ripresa"; ma solo un fallimento ormai certo - e dato per
certo da tutti gli economisti che l'avevano negato fino a pochi
giorni o mesi fa - procrastinato solo per portare a termine il
saccheggio del paese e, se possibile, il salvataggio delle banche che
detengono quel debito; o di quelle che lo hanno assicurato. Le armi
però c'entrano eccome. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">All'origine
di quel debito, oltre alla corruzione e all'evasione fiscale, ci sono
le Olimpiadi del 2004 (costate oltre un decimo del Pil) e l'acquisto
di armi, che la Grecia è costretta a comprare e pagare a Francia e
Germania come contropartita della "benevolenza" europea,
per importi annui che arrivano al 3 per cento del Pil. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Quattro
fattori, armi (come F135), Grandi eventi (Olimpiadi o Expò, o
Mondiali, o G8), evasione fiscale e corruzione che accomunano
strettamente Grecia e Italia. Ma non solo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Nel
pacchetto, il quinto in due anni, delle misure imposte alla Grecia -
liberalizzazioni di tariffe, mercati e lavoro, privatizzazioni dei
servizi pubblici, blocco delle assunzioni, definanziamento di scuole,
ospedali, Università, servizi sociali - c'è pari pari il programma
del governo Monti (anch'esso cucinato da Bce e Commissione europea).
La Grecia è solo un anno più avanti di noi sulla strada del
disastro e Monti è il Papademos italico incaricato di accompagnarvi
l'Italia spacciandosi per il suo salvatore e garantendone il
saccheggio. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Aggiungi
il patto di stabilità (Fiscal Compact) che impone di riportare il
debito di entrambi i paesi, ormai chiaramente in recessione, al 60
per cento del PIL in regime di parità di bilancio, e avrete i
termini di una politica senza ritorno imposta da una classe al potere
senza un'idea di futuro che non sia la propria perpetuazione. Per
loro contano solo i bilanci: tutto il resto crepi! </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Quando
l'Unione europea avrà tagliato gli ormeggi alla Grecia per
abbandonarla alla deriva, avrà messo il vascello in condizioni di
non poter più navigare per decine di anni. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Nessuno
degli economisti entusiasti degli "sforzi" di Monti ha la
minima idea di come si possano raggiungere gli obiettivi del Fiscal
Compact. E allora? Il fatto è che per loro "non c'è
alternativa"; perché non sanno immaginare un futuro diverso dal
presente: all'Università non lo hanno studiato e non si sono dotati
di strumenti per concepirlo (tranne che per le loro carriere). "Non
esiste un piano B per la Grecia, ha detto Draghi. Ma nemmeno per
l'Italia. Per questo Monti non è la soluzione, ma il problema. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Ma
un "piano B" per l'Europa va messo a punto, e in fretta;
perché quello "A" è un strada senza uscita; e non si fa
politica, né opposizione, senza un'idea sul da farsi appena il
contesto la renda plausibile. E quel momento potrebbe essere vicino,
perché il mondo sta cambiando in fretta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Ma
l'Italia non è la Grecia, ripetono i supporter di Monti. E perché
mai? Perché l'Italia ha un tessuto industriale robusto e perché è
"troppo grande per fallire". Due tesi per lo meno parziali.
Neanche la Grecia era priva di un tessuto industriale, anche se
fragile, che le manovre deflattive imposte dalla Troika hanno mandato
in pezzi. Una vicenda attraverso cui erano già passati anni fa - e
per decenni - molti paesi dell'America Latina presi per la gola dal
FMI. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Quanto
all'Italia, un inventario dei danni prodotti dal ventennio
berlusconiano, non solo sullo "spirito pubblico" - e non è
poco - ma anche sul tessuto industriale non è ancora stato fatto. Ma
accanto ad alcune medie imprese che si sono ristrutturate ed
esportano, tre dei maggiori gruppi industriali (Fiat, Finmeccanica e
Fincantieri) sono alle corde e nel tessuto industriale residuo chiude
una fabbrica al giorno.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">"Non
si produce più niente" ripetono coloro che guardano la realtà
senza lenti deformanti. Ma non è che tra un mese o tra un anno (o
anche due) quelle fabbriche riapriranno, gli operai ritorneranno al
loro posto di lavoro e le aziende riprenderanno a produrre come
prima. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Un
enorme patrimonio di esperienze, di professionalità, di knowhow, di
attitudine all'innovazione e al lavoro di gruppo viene disperso e
scompare per sempre. Né ci sono in vista iniziative imprenditoriali
in grado di mettere al lavoro, avviandole dal nulla, nuove
produzioni, nuovi addetti e risorse gestionali in grado di riempire
quei vuoti. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">E
quanto agli investimenti stranieri, sono bloccati dall'articolo 18,
dalla mancanza di infrastrutture come il Tav Torino Lione, dalle
tasse troppo alte che nessuno paga, o dalla corruzione e dalla
burocrazia che il governo Monti si è tirato in casa? BCE e governo
Monti sono destinati a imprimere una accelerazione decisiva al lungo
declino dell'economia italiana. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">In
secondo luogo, se l'Italia è troppo grande per fallire, è anche -
come ci viene ripetuto spesso -"troppo grande per essere
salvata". Qui sta la sua forza e la sua debolezza. La debolezza
è quel continuo richiamo a fare "i compiti a casa"
(un'espressione da deficienti) e a "cavarsela da sola"
(sulla base, però, dei diktat di altri). Un compito impossibile, che
i governi greci hanno già provato a svolgere nonostante la sua
palese assurdità. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">La
forza sta nel fatto che se il governo Italiano non sarà in grado di
azzerare il deficit e dimezzare il debito, o anche solo di
rifinanziarlo, perché il suo PIL precipita, "salta" anche
l'euro - il che, forse, è già stato messo in conto. O verrà messo
in conto tra poco - ma salta anche, probabilmente, l'Unione europea e
con essa l'economia di mezzo mondo. E forse anche quella dell'altra
metà. Non siamo più negli anni '30, quando la partita si giocava
tra cinque o sei Stati. Il circuito finanziario ha ormai coperto e
avviluppato l'intero pianeta. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Un
piano B per l'Europa deve innanzitutto evitare un default disordinato
(come ormai viene chiamata la prossima bancarotta degli Stati a
rischio di insolvenza; e non sono pochi) e promuovere un "concordato
preventivo": cioè un accordo che dimezzi in modo selettivo i
debiti pubblici che non possono essere ripagati o che ne sterilizzi
(con una moratoria delle scadenze) una buona metà. Il che
trasferirebbe l'insolvenza sulle banche, costringendo anche la BCE e
gli Stati più forti e arroganti a correre in loro soccorso: con
nazionalizzazioni, "bad bank" e separando finalmente il
credito commerciale dal pozzo senza fondo degli investimenti
speculativi. Quanti più saranno gli Stati a rischio che si impegnano
su questa strada, tanta maggiore sarà la forza per imporla. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Certamente,
sia che l'euro venga conservato, sia che si torni alle vecchie
divise, il caos economico che incombe sul paese e sull'Europa è
spaventoso; ma non minore di quello in cui ci sta trascinando il
tentativo di rinviare giorno per giorno una resa dei conti. In tempi
di crisi valutaria, ciò con cui bisognerà fare i conti, a livello
nazionale e locale, saranno gli approvvigionamenti: innanzitutto
quelli energetici e alimentari. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">L'unica
risorsa a cui attingere a piene mani nel giro di pochi mesi e pochi
anni sono risparmio ed efficienza energetica. La condizione di paese
bombardato apparirà allora in tutta evidenza: spente le luminarie
che non servono per vedere ma per farsi vedere; auto ferme e mezzi
pubblici strapieni (scarseggerà il carburante); orari cambiati per
garantire il pieno utilizzo dei mezzi durante tutto l'arco della
giornata; conversione in tempi rapidi - come all'inizio di una guerra
- delle fabbriche compatibili con la produzione di impianti per le
fonti rinnovabili o di cogenerazione, di mezzi di trasporto
collettivi o condivisi a basso consumo; interventi sugli edifici per
eliminarne la dispersione energetica. ecc. Giusto quello che si
sarebbe dovuto fare - e ancora potrebbe essere fatto - in questi
anni, con esiti economici certo migliori. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Lo
stesso vale per l'approvvigionamento alimentare: occorrerà
restituire a ogni territorio la sovranità alimentare con
un'agricoltura meno dipendente dal petrolio e un'alimentazione meno
dipendente da derrate importate: una operazione da mettere in
cantiere con una nuova leva di giovani da avviare a un'attività ad
alta intensità di innovazione e di lavoro che potrebbe cambiare
l'aspetto del paese. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Analogamente
occorrerà intervenire sul patrimonio edilizio inutilizzato, sul
ciclo di vita dei materiali (risorse e rifiuti), su scuola,
università, sanità con interventi che riducono gli sprechi e
producono occupazione di qualità. Ma soprattutto ci vorrà una
revisione generale degli acquisti quotidiani: spesa condivisa,
rapporti diretti con il produttore e Km0 (i GAS), riduzione degli
imballaggi e del superfluo, ricorso all'usato e alla riparazione e
alla condivisione dei beni: tutti campi in cui il sostegno di
un'amministrazione locale conta molto. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">E
tante altre cose simili su cui occorre riflettere: sono tutti
interventi da concepire, programmare e gestire a livello locale - con
la partecipazione diretta della cittadinanza attiva - che potranno
essere agevolati anche da un circuito parallelo di monete garantite
dalle autorità locali, come era avvenuto con successo in molti paesi
occidentali - compresa la Germania nazista - durante la grande crisi
degli anni '30. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Fantascienza?
Forse; comunque un programma meno irrealistico dell'idea di affidare
alla liberalizzazione dei servizi e dei rapporti di lavoro la ripresa
di una crescita che sottragga l'Italia al cappio del debito; e magari
anche alla crisi ambientale - ah! questa sconosciuta! - che investe
il pianeta. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-size: small;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">(<b>17
febbraio 2012</b>) </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: none repeat scroll 0% 0% rgb(255, 255, 255); line-height: 0.48cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-51730234604164801392012-07-19T01:36:00.000+02:002012-07-19T01:39:11.623+02:00Paolo Borsellino - Una lezione magistrale<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="http://www.youtube.com/embed/5t9ogUQjOJA" width="480"></iframe>
<br />
<br />
La lectio prosegue <a href="http://ritaglidistampa-frank57.blogspot.it/2008/07/la-magistralis-di-paolo-borsellino.html">qui</a>Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-58482242819105273732012-07-19T01:14:00.000+02:002012-07-19T01:14:50.716+02:00Paolo Borsellino - 20 anni senza e sentirli /4<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCUXLXG8o3EftbrUE57SxPfBwUZOm84xFkkqv1hFMlL9_kJthwyWzEtvghcvQWI-RiUFpDGgo82HX1Paa8ahn84pmjb8I1fo1J63s37rkjofBx2eqq-5PkVWVpeTedUvGTVDjuXnjdVUU/s1600/Panorama+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCUXLXG8o3EftbrUE57SxPfBwUZOm84xFkkqv1hFMlL9_kJthwyWzEtvghcvQWI-RiUFpDGgo82HX1Paa8ahn84pmjb8I1fo1J63s37rkjofBx2eqq-5PkVWVpeTedUvGTVDjuXnjdVUU/s400/Panorama+2.jpg" width="290" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglsPmeYaSeQZbNay0mpbAoagLEf4eUSCBbLalmjKKfvKhkiVkRMn0CQZq1MZv0lDZ7JBMso-OnuqoA6Rg2lJa7lXUzqljASuDbpmiTbOC6c-e_8h_2rLSj2ca7aML7_46XSrdmkIZi9bQ/s1600/Panorama+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglsPmeYaSeQZbNay0mpbAoagLEf4eUSCBbLalmjKKfvKhkiVkRMn0CQZq1MZv0lDZ7JBMso-OnuqoA6Rg2lJa7lXUzqljASuDbpmiTbOC6c-e_8h_2rLSj2ca7aML7_46XSrdmkIZi9bQ/s400/Panorama+3.jpg" width="290" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-66909369127002873522012-07-19T01:11:00.000+02:002012-07-19T01:11:06.075+02:00Paolo Borsellino - 20 anni senza e sentirli /3<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRri0BkPzL8RDgHdNjUoVfJNLF9ZlvQ_vkSkM3K-e0cMU5lyXLXd6yQSUqMYEzT9NKdn7fx_v1F2wQJL5w-NLcPEruG8kRBFL3-bDuZCxCj1uWkhUCgUgLGsLrR0patnkmKruxSeJnZyI/s1600/Panorama+8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRri0BkPzL8RDgHdNjUoVfJNLF9ZlvQ_vkSkM3K-e0cMU5lyXLXd6yQSUqMYEzT9NKdn7fx_v1F2wQJL5w-NLcPEruG8kRBFL3-bDuZCxCj1uWkhUCgUgLGsLrR0patnkmKruxSeJnZyI/s640/Panorama+8.jpg" width="464" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-23637423975778203762012-07-19T01:07:00.000+02:002012-07-19T01:07:36.107+02:00Paolo Borsellino - 20 anni senza e sentirli /2<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAmvBbzCA95FkzlqBSr_vu1Wsm06NlIQid-up-OnzC1zQXb8C-v8SMzbYPuDdfGvQP4AVyQhhBG9PIJw8XWndjUkVnugrtYcmxvQPl9RQhR74MxVSwgv50jaMRo9b7BIxECj_wuUsAV4E/s1600/Panorama+copertina+2+ago+1992.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAmvBbzCA95FkzlqBSr_vu1Wsm06NlIQid-up-OnzC1zQXb8C-v8SMzbYPuDdfGvQP4AVyQhhBG9PIJw8XWndjUkVnugrtYcmxvQPl9RQhR74MxVSwgv50jaMRo9b7BIxECj_wuUsAV4E/s640/Panorama+copertina+2+ago+1992.jpg" width="464" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: blue; font-size: large;">2 agosto 1992</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-13639064315075545652012-07-19T01:04:00.000+02:002012-07-19T01:11:30.774+02:00Paolo Borsellino - 20 anni senza e sentirli<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgerT8SmO1JGDH8kcQU31XHoeYWxajl7tfz7V9saWKzVFsNMavG_hux1eor3pjU4CNG3LTZbLSjVh8b8GQE3HWFQZ8ZFL9v0q9JVRFdtjbnvk1W2AL8tV8Nro5acY3ItPddnlLxtQNoa8/s1600/Espresso+copertina+2+ago+1992.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgerT8SmO1JGDH8kcQU31XHoeYWxajl7tfz7V9saWKzVFsNMavG_hux1eor3pjU4CNG3LTZbLSjVh8b8GQE3HWFQZ8ZFL9v0q9JVRFdtjbnvk1W2AL8tV8Nro5acY3ItPddnlLxtQNoa8/s640/Espresso+copertina+2+ago+1992.jpg" width="464" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: blue; font-size: large;">2 agosto 1992</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-64567157748314633802012-07-02T22:41:00.000+02:002012-07-02T22:43:06.985+02:00Attentato al lavoro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNCgY7amzJnEj5xnQslPYIXpEzczPbGSZ0yjOoi6ZiePenN-SHrK-4pVTUgUtbKS44hY6HHrDBaGOW1E9B1bEOvGn849aJ00OM2XZH75LPyCm2oqMOxJHMZWCRm45O0DsgxXw7RBnyAgE/s1600/20120626primapagina+manifesto.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNCgY7amzJnEj5xnQslPYIXpEzczPbGSZ0yjOoi6ZiePenN-SHrK-4pVTUgUtbKS44hY6HHrDBaGOW1E9B1bEOvGn849aJ00OM2XZH75LPyCm2oqMOxJHMZWCRm45O0DsgxXw7RBnyAgE/s320/20120626primapagina+manifesto.gif" width="231" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;"><span style="font-size: medium;"><b>L'ora
della verità</b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;"><b>Piergiovanni
Alleva*</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">In
primo luogo. Con l'approvazione del disegno Fornero di riforma del
mercato del lavoro, è giunto per tutti - partiti, sindacati,
operatori giuridici, sociali e culturali e per lo stesso Governo - il
momento della verità. Infatti, con il sostanziale svuotamento
dell'art.18 dello Statuto, si chiude una parabola che ha abbracciato
quattro decenni all'insegna della garanzia della dignità del lavoro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Con
l'art.18 prevedente, in caso di licenziamento arbitrario, la
reintegra nel posto di lavoro, il lavoratore poteva esercitare con
tranquillità - durante il rapporto - tutti i suoi diritti, legali e
contrattuali, perché la legge imponeva al datore di giustificare
lui, a pena di annullamento, l'eventuale licenziamento che volesse
intimargli,indipendentemente dalla possibilità del lavoratore di
dare la difficilissima prova di una volontà di rappresaglia contro
l'esercizio di quei diritti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Ora
l'art.18 come norma antiricatto è nella sostanza venuta meno e
quindi si realizza il disegno di parte datoriale di poter contare su
uno strumento sicuro di dominio, costituito dalla minaccia sempre
incombente sul lavoratore di licenziamento, giustificato o meno.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Questo
è il cuore del problema, che ormai conoscono tutti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Di
fatto il governo, dopo aver messo alla disperazione decine di
migliaia di persone con la manomissione del sistema pensionistico,
completa ora il lavoro sporco affidatogli «a tempo» dai ceti
dominanti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Anche
i grandi sindacati, che avrebbero potuto, come in altre occasioni,
bloccare questa micidiale controriforma con un'estesa e convinta
mobilitazione e con un forte sciopero generale, questa volta - invece
- non l'hanno promosso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Anche
il maggior partito progressista avrebbe potuto, specie dopo i
risultati delle elezioni amministrative, semplicemente alzare un dito
per bloccare questo sbilanciato provvedimento. Invece ha preferito
diventare la nuova spalla su cui poggia l'arma della diseguaglianza e
del ricatto occupazionale.<br />In secondo luogo. Da parte nostra,
però, sarebbe ingiusto emettere così drastici e impietosi giudizi,
senza darne una spiegazione scientifica e tecnica, corroborata da una
esperienza operativa durata quaranta anni.<br />Per onorare questo
obbligo, esponiamo di seguito uno schema di lettura della riforma
Fornero, da cui risulta, anche oltre il suddetto «cuore del
problema», una valutazione complessivamente negativa e penalizzante
per il lavoro nelle varie forme dipendente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">1.
La riforma è idealmente divisibile in tre parti, di cui quella
centrale riguarda appunto la «flessibilità in uscita», ossia la
riforma della disciplina dei licenziamenti. Essa riduce la
possibilità di reintegra nel posto di lavoro a ipotesi del tutto
marginali e generalizza invece, quale sanzione per i licenziamenti
ingiusti, una semplice indennità economica di importo compreso tra
12 e 24 mensilità. <br />Che si tratti di un pauroso salto
all'indietro, in definitiva l'ha riconosciuto anche il governo, che -
proprio per questo - ha dichiarato di offrire «compensazioni»
costituite dalle altre due parti della legge Fornero, dedicate
rispettivamente alla riforma della «flessibilità in entrata»,
ossia alla limitazione e messa sotto controllo del precariato e alla
riforma degli «ammortizzatori sociali», quali cassa integrazione,
indennità di mobilità e di disoccupazione, che - si è detto - la
nuova legge avrebbe migliorato, proprio in considerazione della
maggior facilità di licenziamento accordata alle parti datoriali.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Ebbene,
noi affermiamo - sfidando chiunque a sostenere il contrario - che
proprio questa della «compensazione» è la menzogna più odiosa,
perché sia sul versante della «flessibilità in entrata», sia su
quello degli «ammortizzatori sociali», la legge Fornero è
drasticamente peggiorativa rispetto alla normativa attuale.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Non
temiamo di affermare, anzi, come non ci sia una sola norma che, al di
là dell'apparenza, sia davvero «migliorativa». Ed è
demoralizzante che la maggior forza politica progressista abbia
avallato l'ingannevole interpretazione della «compensazione».
Vediamo come stanno veramente le cose.<br />Nella «flessibilità in
uscita» la riforma Fornero affronta quattro tipi di licenziamenti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">a)
Nel licenziamento «discriminatorio» non cambia nulla, perché ben
si sa che trattasi di figura solo teorica per l'eccessiva difficoltà
della prova.<br />b) Nel licenziamento «disciplinare» - vero cuore
della tematica - la possibilità di reintegra viene limitata a casi
di scuola e ridotta a una sorta di foglia di fico. In sostanza, per
aversi reintegra, occorrerebbe o che il datore si fosse inventato
tutto o che avesse letto male il contratto collettivo, applicando il
licenziamento dove doveva applicarsi una sanzione più lieve.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">c)
Nel licenziamento «per motivo oggettivo», la reintegra è limitata
all'ipotesi di «manifesta insussistenza» del fatto addotto come
motivo del licenziamento, applicandosi altrimenti la sola sanzione
economica.<br />Torna alla mente, anche qui, l'immagine ipocritamente
pudica della foglia di fico.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">d)
Nel licenziamento «per riduzione di personale» si sancisce il
gravissimo arretramento che i vizi riguardanti la procedura sindacale
di esubero non danno più luogo a reintegra, ma solo ad un'indennità
economica.<br />2. Nella «flessibilità in entrata», il vantato giro
di vite normativo sull'abuso dei contratti a progetto e sulle false
partite iva con monocommittenza si riduce a riprendere risapute
interpretazioni già acquisite in via giurisprudenziale, ma con un
grosso arretramento con riguardo ai rapporti di consulenza a partita
iva, perché la monocommittenza viene legata a indici empirici
facilmente aggirabili. Ad esempio, l'aggiramento può essere
realizzato con la previsione delle fatturazioni non a una sola
società, ma a più società tra loro in qualche modo collegate.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Ma
è sul contratto a termine e sul contratto di lavoro somministrato
che la riforma Fornero ha dato, contrariamente alle promesse, briglia
sciolta al precariato, prevedendo che possa essere privo di causale
il primo contratto a termine della durata di ben 12 mesi e così
anche anche il primo contratto di somministrazione. Contratto che
anche in altri casi è stato esentato dall'obbligo della causale.
Basterà dunque assemblare tra loro in maniera accorta i vari tipi
contrattuali previsti, per realizzare quel precariato permanente di
persone ultra ricattabili, che è il vero risultato - a parer nostro
voluto - della riforma Fornero.<br />3. Nella parte relativa agli
«ammortizzatori sociali» viene adottato un criterio di
malthusianismo sociale. Infatti, al primo soffio di difficoltà le
imprese potranno licenziare, perché non ci sarà più quella «cassa
integrazione straordinaria» tradizionale che per la classe operaia
italiana ha rappresentato sul piano collettivo una garanzia simile a
quella dell'art.18 sul piano individuale. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Fosse
stata vigente in passato la legge Fornero, non sarebbero oggi ancora
aperte fabbriche come Fiat, Breda, Ansaldo, Finmeccanica, che sono
riuscite a ristrutturarsi anche grazie alla cigs.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Per
fortuna questa follia dovrebbe entrare in vigore solo nel
2016.<br />Infine. Ci permettiamo solo una considerazione finale,
ricordando come l'art. 8 del dl 138/2011 fu un «colpo di coda»
potenzialmente devastante che il governo Berlusconi riusci a fare
passare, disponendo della maggioranza parlamentare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Le
forze di opposizione promisero correttamente l'abrogazione, alla
prima occasione possibile, di quella folle previsione che consente di
derogare ai contratti collettivi mediante contratti aziendali.
Tuttavia la norma è ancora in vigore.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Che
dire allora di questa riforma Fornero, tanto grave e pericolosa, che
però tra qualche mese non avrà più genitori politici in
attività?<br />Qualcuno adotterà allora come suo figlio il piccolo
feroce mostro così rimasto orfano?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">Sarebbe
il caso già di pensare a una sua abrogazione anche referendaria -
magari assieme all'altra mostruosità dell'art.8 - per iniziativa di
lavoratori, cittadini, associazioni sociali e culturali ancora
consapevoli dell'importanza per il nostro Paese di norme di
salvaguardia della dignità del lavoro e di garanzia di civile
convivenza. </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;">(<b>26 giugno 2012</b>) </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;"><br />*</span></span><a href="http://www.dirittisocialiecittadinanza.org/" target="_blank"><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas,monospace;"><u>www.dirittisocialiecittadinanza.org</u></span></span></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
</div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-12632290101489241422012-06-01T01:14:00.000+02:002012-06-01T01:14:00.970+02:00Bruno Vespa - professione sciacallo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img src="http://oi50.tinypic.com/21euhe0.jpg" />
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3guq5DL-6Qoezi_7CvEveSiUUVltSa3CvfEg_sexp8lR5tG6ph46oxNgBCWpg1_jwg0KFMvyC23N8tdL7BEIV4vwZQbgo30jVbG_92jfc4qvvpdsxVRnQQOOMt_tSMvktnZkW5jOV27c/s1600/Serra+31+maggio+2012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3guq5DL-6Qoezi_7CvEveSiUUVltSa3CvfEg_sexp8lR5tG6ph46oxNgBCWpg1_jwg0KFMvyC23N8tdL7BEIV4vwZQbgo30jVbG_92jfc4qvvpdsxVRnQQOOMt_tSMvktnZkW5jOV27c/s400/Serra+31+maggio+2012.jpg" width="395" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">31 maggio 2012</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-63288837142915518882012-05-31T00:32:00.001+02:002012-05-31T00:32:42.739+02:00Giovanni Falcone - Ancora un ricordo<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-family: Consolas, monospace;"><br /></span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="Logo di La Repubblica" height="43" src="http://i690.photobucket.com/albums/vv269/Creedy_Photobucket/21c/LogoofLaRepubblica.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="200" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">28 maggio 1992</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<img src="http://oi50.tinypic.com/33cy7gp.jpg" />
<br />
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">I
questi giorni ho cercato invano di dimenticare l'ultima telefonata
con Giovanni Falcone, il 31 gennaio di quest'anno, ma l'angoscia di
quel ricordo è stata più forte di ogni tentativo di rimozione. Gli
avevo telefonato, come quasi sempre prima di scrivere sui processi di
Palermo , per verificare insieme dati di fatto e linee interpretative
sul complesso universo dei rapporti tra mafia e giustizia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">L'occasione
era stata la sentenza della prima sezione penale della Cassazione
(quella volta non presieduta da Corrado Carnevale), che aveva
finalmente riconosciuto le tesi di Falcone sulla struttura
centralizzata delle cosche mafiose (la c.d. cupola) e dato
legittimità alle dichiarazioni dei pentiti, da Buscetta a Mannoia.
Rimase stupito della mia telefonata. Mi chiese: «Ma come, mi chiami
ancora? Non sei anche tu contro la Superprocura?». C'era in quella
domanda la sensazione di un profondo isolamento, di essere
abbandonato, di non essere compreso. Gli dissi che per me continuava
ad essere il giudice che era riuscito ad imbastire i grandi processi
di mafia, a dare impulso al pool di Palermo, il giudice che
simboleggiava la memoria storica ed il più grande patrimonio di
conoscenza sul fenomeno mafioso, che la sua scelta ministeriale non
toccava i nostri rapporti, e così ricominciammo a parlare come
sempre.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">L'angoscia
che non riesco a togliermi di dosso sta negli interrogativi che
continuo a pormi sui collegamenti tra il nuovo ruolo istituzionale di
Falcone e la strage in cui ha perso la vita insieme alla moglie ed ai
tre uomini della scorta. Certo, so benissimo che non c'è nessun
rapporto tra le polemiche sulla Superprocura e la sua morte. Falcone
era da anni perfettamente conscio che la sua vita era appesa ad un
filo e da anni affrontava con grande senso di responsabilità e
vigile attenzione la sua esistenza blindata. Qui si affollano altri
ricordi più risalenti, come quando aveva risposto con dolce e
stupita ironia alla mia offerta di sedersi ad un tavolino esterno sul
Lungotevere, vicino al ministero della Giustizia, ovvero quando, alla
mia proposta di viaggiare insieme in auto per raggiungere da Torino
la sede di un convegno in Piemonte, mi aveva detto che non c'era
motivo che corressi quel rischio.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Falcone
era dunque in pericolo da almeno dieci anni, eppure continuo ad
essere inseguito dalla sensazione che nella sua parabola giudiziaria,
da giudice di prima linea a Palermo a uomo di punta del ministero
della Giustizia e, poi, di candidato naturale per la carica di
.procuratore nazionale antimafia, vada ricercata la causa ultima
della sua morte. Qui affiora anche il rimpianto di non essere
riuscito tempestivamente a spiegare che, malgrado le riserve
istituzionali sulla Procura nazionale antimafia, una volta che il
nuovo organismo era stato approvato dal Parlamento, a Giovanni
Falcone non poteva essere negato il diritto - che per lui era anche
un dovere esistenziale - di continuare su quella sponda la lotta alla
mafia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Credo
che Falcone abbia lasciato il suo posto di prima linea perché si era
reso conto che la profonda crisi di efficienza e di legittimazione
degli uffici giudiziari siciliani gli aveva ormai precluso ogni
spazio di azione. Non credo per stanchezza, perché la sua vita
blindata è continuata eguale, a Roma come a Palermo. Può anche
darsi che avesse raggiunto livelli di conoscenza sugli intrecci tra
mafia e spezzoni del potere politico tali da convincerlo che la
giustizia penale non era più lo strumento idoneo per combattere la
penetrazione del potere mafioso. Da questa consapevolezza può essere
derivata la convinzione che la mafia andava contrastata all'interno
dello stesso potere politico ed istituzionale, e che a Roma, più che
a Palermo, queste sue intuizioni avrebbero potuto trovare conferma,
pur con tutte le compromissioni, anche a livello di immagine, che
tale scelta avrebbe comportato. Se questi sono i motivi della sua
parabola giudiziaria, è nel giusto chi vede nella matrice politica,
e non solo in una vendetta mafiosa, le cause della sua morte.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Diviene
anche comprensibile la rabbia esplosa a Palermo durante i funerali
contro le istituzioni e gli uomini che le rappresentavano, ma
ciascuno in questi giorni dovrebbe trovare la forza di affrontare da
solo la propria sofferenza, senza rimanere prigioniero del vecchio
gioco al massacro delle ritorsioni e dei reciproci addebiti di
responsabilità. A Palermo le bare delle vittime della strage non
erano ancora sottoterra che già si scatenava il copione sinistro
delle ritorsioni tra u Ministro della Giustizia e il Csm.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Non
è più il tempo delle devastanti faide istituzionali, ma ciascuno
deve trovare la forza di presentarsi come uomo, di distaccarsi dallo
stereotipo della carica ricoperta. A Giovanni Falcone, morto da uomo
solo e forte, dobbiamo almeno dedicare questo ritorno ai più genuini
e vitali valori umani, e dimostrare di avere capito che i livelli di
sofferenza individuale sono talmente alti e generalizzati da essersi
trasformati in un fiume in piena, capace di esprimere una grande
forza collettiva. Paradossalmente, l'impotenza e la solitudine che
sembrano stare dentro questo fiume di sofferenze individuali
potrebbero diventare il tessuto di una nuova Resistenza, dietro cui
si stanno radunando tutti coloro che cercano smarriti di capire quali
siano le ragioni politiche della morte di Giovanni Falcone.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">Domenica
scorsa mi ha telefonato in lacrime la mamma di Emanuela Setti
Carraro. Voleva raggiungere Palermo per dare l'ultimo saluto a
Falcone ed a sua moglie, ma Prefettura e Carabinieri non hanno mosso
un dito per assecondare questo desiderio di umana pietà. Nelle sue
parole non c'era rabbia per la sordità burocratica degli apparati
dello Stato e degli uomini che li rappresentano, ma tanto dolore;
quella sofferenza che accomuna non solo l'esercito dei parenti delle
vittime della mafia, ma ormai coinvolge centinaia di migliaia di
persone. Quel fiume di sofferenze ci dà la speranza che il
sacrificio del siciliano Giovanni Falcone sia riuscito a fare capire
a tutti che il potere mafioso è il primo, il più grave problema
nazionale e che l'angoscia per la sua morte si stia trasformando in
una grande reazione popolare, al tempo stesso umana e politica,
capace di dare forza ai settori sani delle istituzioni ed ai politici
onesti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-38687138551263370972012-05-23T23:28:00.000+02:002012-05-23T23:28:33.794+02:00La strage di Capaci - il manifesto: prima pagina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq5DalRFC0CrNR0eJeagt3HXwueDs0z1fG2NMxz57JmeNR27vW_QOzl4Vuv0lGO2YMvCj_-Cl7Id3_wfubNYmz9EhxpYXubKluzEMYPAT8NSYsFukGLIQYzfIVAeezuUXTB5r-KW-wQGw/s1600/Falcone+prima+del+manifesto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq5DalRFC0CrNR0eJeagt3HXwueDs0z1fG2NMxz57JmeNR27vW_QOzl4Vuv0lGO2YMvCj_-Cl7Id3_wfubNYmz9EhxpYXubKluzEMYPAT8NSYsFukGLIQYzfIVAeezuUXTB5r-KW-wQGw/s400/Falcone+prima+del+manifesto.jpg" width="400" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-65493749669861646792012-05-23T22:56:00.000+02:002012-05-23T23:13:11.137+02:00La strage di Capaci - l'Unità 24 maggio 1992<br />
<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirIAGUDv_qXwRs1EYju2rLImZ-HFt8NvvUQcApBe7rka6ecYAeQslDDsA0KlMZmZkaD_2B3uLuNRmYc6CQhZAwRE0Y4zLeTNRQm0K1-nQZgUtlxXEu3a25o4GqTtzZBnaUmhWRNE1q0tc/s1600/Capaci+(2).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirIAGUDv_qXwRs1EYju2rLImZ-HFt8NvvUQcApBe7rka6ecYAeQslDDsA0KlMZmZkaD_2B3uLuNRmYc6CQhZAwRE0Y4zLeTNRQm0K1-nQZgUtlxXEu3a25o4GqTtzZBnaUmhWRNE1q0tc/s640/Capaci+(2).jpg" width="424" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Da<i> Epoca</i> 3 giugno 1992</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<br />
<img src="http://i36.tinypic.com/1sxeom.jpg" />
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<h2 align="JUSTIFY" class="western">
<span style="color: red; font-size: large;">Giovanni,
cuore e cervello di Sicilia</span></h2>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue; font-family: Consolas, serif; font-size: large;">SAVERIO
LODATO</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">Da
dieci anni scrivete di mafia e ancora non avete capito nulla. Non
avete capito la cosa più importante. Quella che voi chiamate mafia,
piovra, criminalità organizzata, «è Cosa Nostra». Ma come fate a
non capire che se in questa Regione sono stati assassinati
procuratori della Repubblica, dirigenti della Squadra mobile,
comandanti dei carabinieri, segretari dei partiti, capi del governo,
imprenditori, giornalisti, cittadini qualunque, tutto ciò è il
risultato di una strategia ideata e messa a segno da una struttura
verticistica e monolitica, che può avvalersi di una tradizione
secolare e di rapporti fittamente intrecciati con interi pezzi della
società siciliana. Un'ultima cosa: dovete ancora capire che per Cosa
Nostra il controllo del territorio è lo strumento fondamentale per
la ricerca del suo consenso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">Negli
ultimi anni, Falcone (che avevo conosciuto appena giunto a Palermo da
Trapani, alla fine degli anni Settanta, dunque un «Falcone che
ancora non era diventato Falcone») sembrava sempre di più pignolo e
monotematico. Come se ormai dicesse sempre la stessa cosa. Cosa
Nostra - ripeteva anche nei colloqui privati - «è Cosa Nostra,
tutto qui».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">Conosceva
segreti? Certamente tanti. Conosceva regole comportamentali,
strutture di pensiero, conosceva l'humus in cui </span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;"><i>l'uomo
d'onore</i></span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">
si nutre sin da bambino nei vicoli della casba di Palermo o nelle
casupole di Corleone? Certamente. Conosceva l'an-tropologia del
mafioso quasi alla perfezione. Diversamente, come avrebbe fatto a
piegare sino al </span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;"><i>pentimento</i></span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">,
colonne mafiose come Buscetta o Contorno, Calderone o Marino Mannoia?
Era questo il segreto Falcone: i grandi mafiosi quando decisero di
voltare le spalle a Cosa Nostra si rivolsero proprio al nemico numero
uno dell'organizzazione. È verissimo: i mafiosi avevano finalmente
trovato in lui il volto di uno Stato italiano che dopo quarant'anni
di complicità, compromissioni e silenzi, manifestava l'intenzione di
fare in qualche modo sul serio. Ma non era solo questo. Falcon</span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">e
era palermitano, siciliano, palermitanissimo, verrebbe voglia di
dire. Parlava linguaggi che non si parlano nel resto d'Italia. (e che
spesso lo rendevano non soddisfacente sul piano della resa
televisiva). Parlava il linguaggio degli sguardi, ad esempio. I
silenzi, le pause, nelle sue schermaglie, interrogatori con gente
poco propensa alla sintassi, ancorata istintivamente al silenzio
anche quando inconsciamente avvertiva tutto l'impulso alla rottura di
tabù secolari, diventavano quasi per incanto la chiave vincente per
una «confessione clamorosa» o un «pentimento». Ho un ricordo
personale, fra tanti che si affollano in queste ore alle prime
notizie da Palermo, ma che forse può dire molto.</span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4833122688565566165" name="_GoBack"></a><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">Era
il settembre dell'89. Falcone, appena scampato all'agguato
dell'Addaura, quando una cinquantina di candelotti di tritolo vennero
scoperti </span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">appena
in tempo, era venuto a cena a casa mia. Lui, in una serata per altro
piacevolissima visto che l'uomo di storie ne sapeva davvero tante,
non rinunciò ancora una volta a spiegare cosa fosse - secondo lui -
Cosa Nostra. Ascoltiamolo: «Quando andai a New York (Falcone era già
diventato Falcone) mi stancai presto del protocollo e delle visite
organizzate. Chiesi di essere condotto a Brooklyn. Entrai in un bar
zeppo di italo-americani. Piombò un silenzio assoluto. Gli avventori
fecero ala al mio passaggio, mentre mi dirigevo verso il bancone. Gli
uomini di scorta, con un attimo di indecisione, erano rimasti sulla
soglia. Mi chiesi anch'io come uscire dall'imbarazzo. Mi diressi al
bancone e rivolgendomi al barista dissi in palermitano molto stretto:
“Mi rassi un café”. Si compì il miracolo. In quel locale tornò
la vita, tutti ripresero a parlare e non fecero più caso alla mia
presenza». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">Oggi
Falcone è stato assassinato. Con un agguato che dimostra - ancora
una volta - una potenza militare micidiale. L'agguato dimostra due
cose: 1) Cosa Nostra esiste e considerava apertissimo il suo conto
personale. Una autentica </span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;"><i>vertenza</i></span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">
(come si dice a Palermo), iniziata tanti anni fa quando Falcone, per
la prima volta, e prima di tanti altri giudici, aveva davvero capito
di che pasta fossero fatti gli </span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;"><i>uomini
d'onore</i></span></span><span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, serif;">.
2) Falcone sapeva bene che il rapporto mafia-politica esiste, è
strettissimo, ed è la condizione essenziale che consente, appunto,
alla mafia, di non essere semplice gangsterismo, guerra per bande,
criminalità organizzata, anche se di alto livello. Negli ultimi anni
della sua attività volle dimenticare queste sue certezze sul
rapporto mafia-politica? È molto probabile. Non dimentichiamo che a
Palermo riuscì a totalizzare soltanto sconfitte, insuccessi
personali, astio e antipatia da parte di molti dei suoi colleghi. Era
andato a Roma? Non è bastato a salvarlo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Consolas, monospace;">(<b>24
maggio 1992</b>)</span></span></div>
<a href="http://www.blogger.com/"></a><span id="goog_1593704055"></span><span id="goog_1593704056"></span></div>Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-36876785000231234532012-05-23T18:43:00.000+02:002012-05-23T18:43:47.543+02:00La strage di Capaci - Gli agenti della scorta<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKaNtquVUbOZSTuBUUAJJujWnNCZGN_NPZXQ4MG0-zZS0QaeAJdyPRkXE93nLuF3Bt7N2967V3BJ8crifP2FLuMMDaKIK9VNxh6Up8JciwKWMnepm1YvEoRwVjMG2sos3MrzmwS4EUwco/s1600/agenti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKaNtquVUbOZSTuBUUAJJujWnNCZGN_NPZXQ4MG0-zZS0QaeAJdyPRkXE93nLuF3Bt7N2967V3BJ8crifP2FLuMMDaKIK9VNxh6Up8JciwKWMnepm1YvEoRwVjMG2sos3MrzmwS4EUwco/s400/agenti.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: blue; font-size: small;"><i>Epoca</i> 3 giugno 1992</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-92164045170765895502012-05-23T00:14:00.001+02:002012-05-23T00:14:56.283+02:00La strage di Capaci - La Stampa: prima pagina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8WY-xyHNk6VkfduRsCUBU6a_QppZTqyoBFRluqcBfNtywcNrJddWYDcyR8ruTCO06qWgvPzTS6ZR_3n3mzlnrvkD26MYgw-xierAquvcUFZrNxeIAH5eeTr497uVIqQz1berW3J_9FBU/s1600/La+stampa+prima.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8WY-xyHNk6VkfduRsCUBU6a_QppZTqyoBFRluqcBfNtywcNrJddWYDcyR8ruTCO06qWgvPzTS6ZR_3n3mzlnrvkD26MYgw-xierAquvcUFZrNxeIAH5eeTr497uVIqQz1berW3J_9FBU/s400/La+stampa+prima.jpg" width="400" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-67195400340577774072012-05-22T20:09:00.000+02:002012-05-22T20:12:14.276+02:00La strage di Capaci - l'Unità: prima pagina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFUfgiPr_wwBcXMppvZ8kYYSKYEVe-4sQbSr6k-vtYdlARRdgdnlM9mCO_Ah0rX7rBIvoMm3So_emYdDUoLW0PJBL9k_bQl2wtgG4lBF_D-DN0sfdgTjUp7neoPrRboVDlspmiRE8A-bk/s1600/Falcone+l'unit%C3%A0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFUfgiPr_wwBcXMppvZ8kYYSKYEVe-4sQbSr6k-vtYdlARRdgdnlM9mCO_Ah0rX7rBIvoMm3So_emYdDUoLW0PJBL9k_bQl2wtgG4lBF_D-DN0sfdgTjUp7neoPrRboVDlspmiRE8A-bk/s400/Falcone+l'unit%C3%A0.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-45940295634804503882012-05-22T18:44:00.000+02:002012-05-22T20:11:34.465+02:00La strage di Capaci - Corriere della Sera: prima pagina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf-BNO3vkTeV198rFxk6J-XqnlQ23xlmRT9i0mcLnsBPZgavNrkriHo_M_eAwv1miOVQMMu5EufXN5Ov6x6FUR0uLykd8L2tJJlhOAhJMpzO33lvYttzvqCbO257-Qo2P1tgkbJQCOf6Q/s1600/Falcone+corsera++(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="173" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf-BNO3vkTeV198rFxk6J-XqnlQ23xlmRT9i0mcLnsBPZgavNrkriHo_M_eAwv1miOVQMMu5EufXN5Ov6x6FUR0uLykd8L2tJJlhOAhJMpzO33lvYttzvqCbO257-Qo2P1tgkbJQCOf6Q/s400/Falcone+corsera++(1).jpg" width="400" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-72188032605094939762012-05-22T18:28:00.000+02:002012-05-22T18:30:04.597+02:00La strage di Capaci - la Repubblica: prima pagina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7NXs83QV8RViitcR64SKf1J-qVmdmfLhunLedZcHkB0D3uwhhdRj5GXin_pnZ2IASdcVviMwGG7j-yV9lW3HmlmlFBb4OEbonkQEhetuZg8ET7fzdbGjq_QXf3ehOa0TeBHgZlxU5R1g/s1600/Falcone-la-Repubblica+%5B1600x1200%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7NXs83QV8RViitcR64SKf1J-qVmdmfLhunLedZcHkB0D3uwhhdRj5GXin_pnZ2IASdcVviMwGG7j-yV9lW3HmlmlFBb4OEbonkQEhetuZg8ET7fzdbGjq_QXf3ehOa0TeBHgZlxU5R1g/s640/Falcone-la-Repubblica+%5B1600x1200%5D.jpg" width="433" /></a></div>
<br />Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4833122688565566165.post-9760185133140542652012-05-22T18:18:00.000+02:002012-05-22T18:18:39.617+02:00Capaci - Vent'anni dopo/10<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-8Js09y9F5_-ayaj7PRDFYwNRm6Liadk92QYuId26ITxIsVXKA_wZHJEQm0Mp4fk0VsylVm1R1pKyjzcx3tqD9exxmlcouklr_BBk0Ps7VuLl92i-L6ObACecekwEsxPxAi1jIsoZr2o/s1600/Falcone+Panorama+testo_1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-8Js09y9F5_-ayaj7PRDFYwNRm6Liadk92QYuId26ITxIsVXKA_wZHJEQm0Mp4fk0VsylVm1R1pKyjzcx3tqD9exxmlcouklr_BBk0Ps7VuLl92i-L6ObACecekwEsxPxAi1jIsoZr2o/s320/Falcone+Panorama+testo_1.jpg" width="232" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRENjaEmJ1ngrt6tBdSzWR77ca0gQ_jPyjLJLgL6az-kj0WOKjI2xsb31XnBx9w2gKwBUZ-ZMWJM1PuKasSI0oCcYcQ12c35cy4Kfwe0K2BzFP9bz04tqC8H1SyThs1LWX4CU79_8smIY/s1600/Falcone+Panorama+testo_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRENjaEmJ1ngrt6tBdSzWR77ca0gQ_jPyjLJLgL6az-kj0WOKjI2xsb31XnBx9w2gKwBUZ-ZMWJM1PuKasSI0oCcYcQ12c35cy4Kfwe0K2BzFP9bz04tqC8H1SyThs1LWX4CU79_8smIY/s320/Falcone+Panorama+testo_2.jpg" width="232" /></a></div>
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<span style="color: blue;"><i>Panorama</i> 31 maggio 1992</span></div>Frank57http://www.blogger.com/profile/02218721215118346297noreply@blogger.com0