lunedì 27 febbraio 2006

Crescetelo e moltiplicatelo


L'appello, intendo, non certo B.1816.


Capita spesso di ricevere, in casella, vari appelli da sottoscrivere e diffondere, questo mi pare più che mai opportuno da leggere e far circolare qui in bloglandia dove la controinformazione ha la possibilità di esprimersi nei modi più svariati.


E, dulcis in fundo, due foto, tratte da www.repubblica.it, che raccontano di un premier fischiato a Torino, durante la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici, ma confortato da “una modella polacca” e dunque comunista, che “si è denudata e ha cercato di mostrare uno striscione con la scritta "Mi consenta". E' stata subito bloccata” come da didascalia (il grassetto è mio).


http://www.arcoiris.tv/appello/benedettoXVI/




 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

sabato 25 febbraio 2006

Assedio a Bloglandia



Che predicare bene e razzolare male sia cosa piuttosto abituale per il ceto dirigente lo si può verificare quotidianamente. Ma il virus si diffonde anche in altre categorie contigue e la collisione con il fondamentale principio della libertà d’espressione è inevitabile.


L’articolo che segue è stato pubblicato il 18 febbraio su “l’Unità” ondine. La censura è odiosa e stupida, ma se colpisce la forma di espressione più attuale e moderna, vale a dire il weblog, allora ci si mette in concorrenza con
la Cina
(tanto per fare un esempio) e, indirettamente, si ha la conferma che la blogosfera vede riconosciuto un suo ruolo, nel mondo dell’informazione, sempre più crescente, dunque irritante, pericoloso ed eversivo per chi vive sulla rendita di posizione che il ruolo, il prestigio (ehm) e la notorietà gli assicurano. 



Gigi Moncalvo, il giustiziere della rete querela i blog
di Adriano Padua


E’ dovere di ogni buon giornalista la difesa della libertà d’espressione. Gigi Moncalvo, capostruttura di Raidue ed ex direttore del quotidiano “
La Padania
”, ha un modo alquanto singolare di adempiere a questo dovere. Si prende la libertà di ostentare e maneggiare un’arma, seppur finta, durante la stessa trasmissione televisiva che apre e chiude facendosi il segno della croce. Ha firmato prontamente l’appello dell’associazione Articolo 21 per ricandidare Giuseppe Giulietti, noto per le sue battaglie contro la censura. Chiunque però scriva su uno delle migliaia di blog presenti nella rete internet, ed abbia ultimamente parlato di lui, in questi giorni comincia a temere l’arrivo a casa delle forze dell’ordine, per recapitargli una querela per “diffamazione a mezzo sistema informatico”.


Lo spiacevole episodio è finora capitato a due persone, entrambi titolari di un blog personale, Anna Setari di “solotesto” e Nick di “Te Le Visiono”. Il motivo di queste querele va ricercato in alcuni articoli che recensivano il programma del quale Moncalvo è il conduttore, con tono critico, ma senza ricorrere ad insulti di alcun tipo.


Addirittura nel primo dei due casi, come
la Setari
ha potuto raccontare sul proprio blog, Moncalvo si sarebbe anche reso autore di una telefonata anonima, nella quale informava la signora di aver sporto querela contro di lei, senza specificare il motivo né la propria identità. Solo dopo alla Setari è stata notificata la querela, ed essa ha potuto apprendere chi fosse il misterioso autore della chiamata.


Negli stessi giorni Moncalvo, piuttosto sensibile alle critiche, ha scritto anche una lettera al quotidiano “Il Foglio”, nella quale palesava la sua irritazione verso Luca Sofri, definito intollerante e reo di aver scritto che sarebbe stato più spettacolare poter vedere “Rula Jebreal inginocchiarsi verso
La Mecca
” al posto dell’ormai famoso segno della croce del giornalista di Raidue .


Un’altra lettera a suo nome è arrivata a “Vanity Fair”. In quest’ultima erano contenute pesanti allusioni sulle abitudini della soubrette Simona Ventura, che, si dice, in passato abbia voluto l’allontanamento del giornalista dal programma “Quelli che il calcio”. Ma è risultata un falso ed è stata smentita dopo qualche giorno da un’altra lettera di Moncalvo ad un quotidiano, curiosamente vergata sul retro di una richiesta di danni, riguardante probabilmente un terzo blogger. Poca dimestichezza con la stampante? Chissà.


Nick ha 35 anni e fa il copywriter pubblicitario. Le sue competenze e la passione per la critica televisiva lo hanno portato ad aprire un blog, Te Le Visiono; successivamente è entrato a far parte della redazione di TvBlog.it. Con chiarezza afferma: “noi siamo tranquilli. Riteniamo non ci siano gli estremi per una diffamazione poiché abbiamo agito in buona fede e con coscienza, esponendoci unicamente nell’ambito della lecita e libera critica ad una trasmissione nazionale e al linguaggio adottato da un personaggio televisivo pubblico, quindi esposto per definizione al giudizio popolare, potenzialmente severo e non indulgente. I nostri lettori, magari pochini ma fedeli, si attendono proprio questo tipo di recensioni. Vogliamo sottolineare con forza – se ce ne fosse ancora bisogno – che un’opinione contraria, una critica articolata, non è da ritenersi un’offesa “ad personam”: sostenere il contrario significa attendersi unicamente dal proprio pubblico un’accettazione passiva, priva di libero arbitrio e di espressività, verificatisi storicamente solo nei periodi di diffusione di propaganda politica e di regime. Ma parliamo di altri tempi e di altri linguaggi. Io, nello specifico, ho usato una chiara metafora, specificandone le diverse proporzioni, Anna un acuto sarcasmo, senza comunque mai offendere nessuno: sono questi elementi sufficienti ad una denuncia, in uno stato liberale?”.


E aggiunge: “Noi non abbiamo mai perso di vista il rispetto delle regole e della netiquette (una sorta di galateo della rete), condizioni necessarie e sufficienti perché proprio il mondo dei blogger rimanga affidabile, attendibile, ammirevole. Regole alle quali sia io che Anna Setari ci siamo sempre sottoposti, permeando della massima educazione e senso dell'opportunità qualsiasi intervento pubblicato. Anzi, per me il mondo-Blog è stata una piacevole esperienza: nato sulle miserrime paginette di televisiono.blogspot.com, è proseguito alla grande su TvBlog.it. Ho avuto modo di confrontarmi con navigatori competenti e puntuali e con illustri operatori del settore. A tutt’oggi rimango in attesa di sapere le motivazioni della denuncia, ma assieme ai miei legali ci siamo già confrontati per affrontare con la massima serenità la valutazione del magistrato”.


Nick ha una famiglia e una figlia nata da poco e, scosso dalle ripercussioni che potrebbe avere la vicenda, ha comunque già fatto sapere dal suo sito di non voler mai più scrivere sul blog. Una vittoria “ai punti” per chi vede nella denuncia la possibilità dell’intimidazione?


Questi episodi rimandano a discussioni cruciali, già note agli operatori del web. I blog offrono la possibilità a tutti di comunicazione (con un’enorme utenza potenziale, anche se la maggior parte dei blog raramente supera i 100 contatti giornalieri) a costi molto bassi e senza alcun filtro. La “cultura ufficiale” tende a sottolineare la pericolosità di questo processo, delegittimando il dibattito che avviene in rete, in primo luogo per la possibilità di lasciare nei blog commenti anonimi.


Questa è una posizione molto diffusa tra gli intellettuali, anche se in questi giorni la polemica riguardante alcuni autori francesi tra Alfonso Berardinelli, noto critico letterario de “Il Foglio”, e alcuni redattori del famoso blog culturale Nazione Indiana 2.0, rimbalza da internet alla carta stampata, a dimostrazione che questi sono soltanto dei pregiudizi, inutili generalizzazioni delle quali si può fare a meno quando ci sono i presupposti per un confronto corretto anche se aspro.


Babsi Jones è una delle scrittrici più conosciute della rete, scrivendo sul suo blog, è arrivata da poco a pubblicare su importanti riviste. Secondo Babsi questi eventi giudiziari “sono tutti segnali di nervosismo acuto. La rete inquieta, e ne sono felice; chi dice che Internet non ha nessun peso politico e culturale è completamente fuori strada. Il fenomeno blog, che sembrava destinato a rimanere negli squallidi confini del "diario adolescenziale" (forse perché a molti faceva comodo che venisse etichettato come "effimero"), ha dato prova di avere un peso informativo e culturale non indifferente. Dal caso Calipari alla difesa di Cesare Battisti, la rete ha mostrato più volte e con coraggio la nudità del re, dei baroni e di certi cortigiani. Ha mostrato quello che la televisione non avrebbe mostrato (che è stata costretta a mostrare per "colpa" di Internet). Ha dato prova di saper adoperare l'intelligenza e l'ironia, di avere la volontà di verificare le informazioni ufficiali e, se necessario, di sbugiardare le "veline". Io sono innamorata della rete e delle possibilità che offre a tutti in questo momento: è necessario, però, che questa generazione, la nostra, che è di fatto una generazione di pionieri, si renda conto dell'importanza della questione Internet. Le querele aumenteranno, aumenteranno le intimidazioni, e aumenteranno i tentativi di gettar fango sui blog accusandoli, ingiustamente, di "scarsa responsabilità", di mancata credibilità. Credo sia sempre più necessario che chi scrive in rete si coalizzi, che nascano campagne di aggregazione continua, di solidarietà nei confronti di chi subisce tentativi di censura, e senza operare cernite di tipo politico: i blogger vanno difesi, se qualcuno tenta di zittirli.


"Sul mio blog c'è da sempre - continua -, come unico manifesto, l'articolo diciannove della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo: sembra banale, ma dovrebbe essere il manifesto di chiunque stia in Internet. Abbiamo la possibilità di realizzare in concreto uno dei diritti vitali dell'uomo - la libertà di espressione, il diritto di "cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere". Altrove questo diritto è stato spesso affossato”.


Il popolo dei blogger ha dimostrato la massima solidarietà ai due “colleghi” raggiunti dalle querele. Molti blog riportano la notizia. Le reazioni nei commenti sono state numerose e spesso dure, i termini più usati sono “censura” e “intimidazione”. A volte si trova qualche insulto, a conferma del fatto che non tutti in rete rispettano le regole del confronto civile, ma questo non è certo il caso di Anna e Nick, e non autorizza ad ignorare quello che di buono il mondo dei blog offre allo sviluppo della democrazia, e alla possibilità di confronto diretto e di libera informazione, un contributo non indifferente. Rimane da capire cosa spinge un giornalista ad intentare vie giudiziare nei confronti di cittadini che hanno semplicemente espresso le proprie opinioni in un luogo pubblico, per di più poco frequentato, senza insultarlo. Quando saranno pubblici i dettagli della querela, forse, anche questo nodo potrà essere sciolto.




venerdì 24 febbraio 2006

Lettera al fronte sinistro


Il titolare del frizzante blog www.bananemazzette.blog.kataweb.it (da inserire assolutamente tra i preferiti) e ideatore di una preziosa e insostituibile “rassegna stanca”, ha inviato la seguente lettera all’Unione, auspicando che molti bloggers facciano altrettanto. La riporto integralmente con qualche lievissima personalizzazione (consentita). Naturalmente la spedirò al maggior numero di destinatari possibile.


Cari amici del centro-sinistra,diamoci una mossa; forse non ve ne rendete nemmeno conto, ma vi state ponendo nella curiosa situazione di quel tennista che, avanti per 5-1, 40-0 e servizio nel terzo set, si lascia trascinare dall’avversario al tie-break del quinto set, dove tutto può accadere, ed affronta il tie-break giocando tutte le palle sul colpo migliore dell’avversario.


Perché?


Abbiamo iniziato col subire un attacco immondo contro Fassino e i DS sull’affaire Unipol giocando in difesa, quando avremmo dovuto e potuto giocare all’attacco, specialmente dopo l’autogol del Cav, che è andato in Procura a raccontare il nulla. Loro avevano la gita in pizzeria dei nostri con Berheim… noi avevamo (ed abbiamo ancora, ma ormai l’argomento è “freddo”) le smentite di Bernheim e Ben Ammar sul contenuto degli incontri, e ci siamo lasciati tenere sotto schiaffo per un mese; anche grazie a te, Rutelli (non è vero?) che per qualche giorno hai accarezzato l’ideuzza di guadagnare voti da un eventuale indebolimento dell’immagine dei DS; senza capire che se tagli il ramo sul quale sei seduto, sei il primo a cadere col culo per terra; i voti che perdono i DS non vanno alla Margherita… vanno in astensioni.


Poi, dato che siamo signori, mentre loro attaccavano D’Alema per un leasing acceso in tempo non sospetti, noi abbiamo steso una signorile copertina di Linus su Alemanno che prendeva soldi da Parmalat, e su tutti i fortunati correntisti , affidati e protettori della Banca di Fiorani: tutti del Centro-Destra (Calderoli, Grillo, Brancher, Romani, Giorgetti, Bossi, Ascierto, Armani, Berlusconi Silvio, Berlusconi Paolo, Veronica Lario, Giuliano Ferrara, Comincioli, e il salvataggio della banchetta del papy di Berlusconi –
la Banca Rasini
, chiusa per riciclaggio di danaro mafioso, e la banchetta della Lega, chiusa con un buco record dopo una vita brevissima…)


Ci siamo lasciati attaccare per settimane su Consorte (cacciato dai DS in 24 ore), e nessuno ha detto che a pagare Consorte era
la HOPA
di Gnutti e… Berlusconi; e nessuno ha detto, con la forza necessaria, che “consulente” di Ricucci per la scalata alla RCS era Ubaldo Livolsi, consigliere Fininvest…


Per proseguire nell’operazione “Buoni Samaritani”, li abbiamo lasciati straparlare per settimane del ”Sondaggista Americano”, i cui dati (?) sono stati immessi solo il 16 c.m. sul sito della Pres del Cons. mentre l’inserimento era OBBLIGATORIO PER LEGGE dalla prima volta che questo sondaggio è stato citato.


Ci hanno regalato Berlusconi come Napoleone, Churchill e Cristo, e non abbiamo fatto una affissione “instant” di posters del Cavaliere con uno scolapasta in testa?


Ci attaccano su Caruso (un utile idiota), su Ferrando (cacciato in 24 ore dalle esternazioni su Nassirija) e di Luxuria (mai ascoltato in TV un candidato altrettanto pacato, educato e tollerante) e noi non compriamo una pagina sui maggiori quotidiani per spiegare chi sono Saya, Fiore, Forza Nuova, il Fronte Nazionale, Terza Posizione, e i loro legami persino coi soliti Freda, Giannettini, Ventura e mezza eversione nazi-fascista?L’avvocato David Mills testimonia di aver ricevuto un miliardo di vecchie lire per coprire i falsi in bilancio del Cav., e noi, che non manchiamo mai di fair play,accettiamo senza battere ciglio la decisione di rinviare a dopo le elezioni il rinvio a giudizio? Non possiamo opporci, d’accordo, ma possiamo fare casino?


Infine, l’ultimo assist, quello, insperato, del Calderolo: vogliamo usarlo? Vogliamo tentare di creare delle divisioni fra Lega e resto della coalizione, così magari si sfarinano?


ORA BASTA: o cambiate registro, ed iniziate a ribattere colpo su colpo, e senza fair play, o non voterò.


Gli indirizzi dei partiti minori:


Margherita: sede@margheritaonline.it


Mov. Repubbl. Europei: mre.nazionale@fastwebnet.it


Romano Prodi: http://www.romanoprodi.it/contatti/caro_romano.html


Verdi: info@verdi.it info@verdi.it


Rif. Comunista: scrivi@diamocideltu.net


Di Pietro: italiadeivalori@antoniodipietro.it


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Immigrazione         Aly Baba Faye       immigrazione@dsonline.it


Protezione Civile   Dell’Omodarme Antonio protezionecivile@dsonline.it


Sinistra ecologista Fabrizio Vigni        sinistraecologista@dsonline.it

domenica 19 febbraio 2006

Usata vale meno


Avvertenza per la lettura: si tratta di un post lungo.


Definire “demenziale” la sentenza della terza sezione penale Cassazione che ha ritenuto meno grave la violenza sessuale subita da una giovanissima se questa non è più vergine, è quasi un complimento. Si potrebbe dire di molto peggio, ma ci hanno già pensato gli alti vertici della Suprema Corte ad affermare che provvederanno a seppellire la sentenza che farà sì giurisprudenza, ma solo in negativo. La vicenda squarcia tuttavia il velo anche su una storia di massima desolazione morale con la vittima, adesso maggiorenne, che è tornata ad abitare con la madre (alcolizzata) e il patrigno (tossicodipendente) che l’aveva violentata (dal Tg La7 del 18 febbraio 2006).


Di sentenze shock, sull’argomento,
la Suprema Corte
è stata molto prodiga negli ultimi anni, visto che lo stupro è rientrato tra i crimini su cui spesso è stata chiamata a esprimere un giudizio. Sovente le sentenze sono state a favore delle donne. Ma non mancano i casi clamorosi e controversi. Uno degli ultimi e più discussi pronunciamenti risale al febbraio del 1999, quando
la Cassazione
stabilì che non è possibile parlare di stupro se la vittima indossa i blue-jeans. Questa tesi sosteneva, infatti, che non è possibile sfilare questo tipo di pantaloni "nemmeno in parte, senza la fattiva collaborazione di chi li porta". Pochi mesi dopo questa stessa tesi venne smentita da un'altra sentenza della Corte.


L’articolo è di Annalisa Usai (“
la Repubblica
” del 10 febbraio 1999).


“Si era opposta o no con tutte le sue forze al violentatore? Evidentemente no, visto che lo stupratore era riuscito a sfilarle i jeans - indumento che, come tutti sanno, non è sfilabile "senza la fattiva collaborazione di chi lo porta". Dunque la ragazza "ci stava", era "consenziente". Dunque non è stata stuprata. Erano decenni che un concetto come questo non circolava più nelle aule di giustizia. Ci ha pensato
la Cassazione
a rinverdire il vecchio concetto del "ci stava" in una sentenza con cui ha annullato la condanna a due anni e dieci mesi decisa dalla corte d'Appello di Potenza contro Carmine C., 45 anni, istruttore di guida, portato in tribunale da una ragazza di 18 anni, Rosa.


Rosa, quando il suo istruttore di guida la portò in una stradina di campagna e la violentò, indossava i jeans. Un indumento che, come scrivono i giudici della Suprema Corte, "non si può sfilare nemmeno in parte senza la fattiva collaborazione di chi lo porta". Lo sanno tutti, scrivono ancora i giudici, è un "dato di comune esperienza": è impossibile sfilare i jeans se la vittime si oppone "con tutte le sue forze". Per cui, evidentemente, Rosa non si è opposta con tutte le sue forze. E infatti, scrivono i giudici della Cassazione, "è illogico affermare che una ragazza possa subire uno stupro, che è una grave offesa alla persona, nel timore di patire altre ipotetiche e non certo più gravi offese alla propria incolumità fisica".


Ah, Rosa. Ma perché non hai pensato a opporti con tutte le tue forze all'istruttore di guida? Perché non ti sei fermata a riflettere che se ti lasciavi sfilare i jeans i giudici della Cassazione non avrebbero creduto alle tue parole? Eppure la legge, la numero 66 del 15 febbraio 1996, parla chiaro: "Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni". Nessun articolo della nuova legge sulla violenza sessuale fa alcun cenno all'obbligo, per la donna violentata, di "difendersi con tutte le forze"; nessun comma ritiene che, in un processo per stupro, si possano usare termini come "logico" o "illogico" per giudicare l'eventuale atteggiamento passivo di una vittima di violenza sessuale.


E' immaginabile, e anche augurabile, che questa sentenza numero 1636 della Cassazione provochi qualche reazione non del tutto benevola. Il passo indietro, dal punto di vista della giurisprudenza, è evidente. E stupisce che una passo indietro così clamoroso sia stato fatto proprio dai giudici della Suprema Corte, quegli stessi che in questi anni si sono distinti - e hanno guadagnato titoli da prima pagina - per sentenze di volta in volta giudicate "rivoluzionarie" e "innovative per il costume": su famiglia, adozione, educazione dei figli, adulterio, droga... su tutto, ma non ancora sullo stupro”.


Ecco una scheda sulle sentenze della Cassazione che hanno affrontato il tema dello stupro o delle molestie sessuali. (www.repubblica.it 17 febbraio 2006)


Aprile 1994. E' "arduo ipotizzare" una violenza sessuale fra coniugi in caso di coito orale in quanto la donna "avrebbe potuto in ogni caso facilmente reagire e sottrarsi al compimento dell'atto da lei non voluto".


Agosto 1997. Se il capoufficio dimostra un "sentimento profondo e sincero" nei confronti della segretaria, non può essere accusato di molestie sessuali sul lavoro, anche se la invita a cena e tenta di baciarla.


Gennaio 1998. Le lacrime di una donna violentata possono diventare un elemento che "inchioda" l'uomo che ha abusato di lei e valere come elemento probatorio "idoneo a garantire la sincerità delle dichiarazioni della parte offesa".
Giugno 1998. La guancia di una donna non è una "zona erogena" ma baciarla senza il consenso dell'interessata ha "tutte le caratteristiche dell'atto sessuale".
Aprile 1999.
La Corte
afferma che violentare una donna incinta al settimo mese non configura una circostanza aggravante del reato di violenza sessuale. E in più si afferma che è anche possibile applicare al violentatore la diminuzione della pena minima per attenuanti generiche perché il caso può anche essere ritenuto tra quelli di "minore gravità".


Ottobre 1999. Sono sufficienti due violentatori per far scattare l'aggravante della violenza sessuale compiuta dal branco.


Dicembre 1999. Non ha diritto a sconti di pena il violentatore che non riesce a congiungersi carnalmente con la vittima per la resistenza che questa gli oppone.
Febbraio 2001.
La Cassazione
stabilisce che la "palpata" ai seni è violenza sessuale al pari di tutti gli atti connotati da "repentinità" e imprevedibilità posti in essere da chi intende, agendo all'improvviso, "vincere la resistenza delle vittime". La condanna riguarda un impiegato di un istituto tecnico che toccava le allieve.
Novembre 2001. I giudici ribadiscono che la circostanza che una donna indossi i jeans non è da sola sufficiente a escludere il reato di violenza sessuale, specie se la paura della vittima di subire altre violenze da parte dell'assalitore determina la possibilità di sfilare più facilmente i pantaloni.


Dicembre 2002. Il fatto che una donna sia "disinvolta" e "disponibile all' approccio amicale non può costituire motivo per concedere all'uomo che l'ha violentata l'attenuante e la riduzione di pena prevista per i fatti di minore gravità".
Novembre 2005. Nel caso riguardante due uomini
la Cassazione
sentenziò che la "palpatina" sui pantaloni di una persona configura il reato di violenza sessuale se chi la riceve non è consenziente.


Ma una nota di misoginia sembra talora pervadere questi magistrati. Non si tratta ancora una volta di violenza sessuale, ma il seguente pronunciamento - reso noto nei primi giorni di marzo dello scorso anno - è fonte ugualmente di parecchie perplessità.


“A tradire il marito con una donna si paga doppio, stando alla Cassazione, che ha addebitato alla signora adultera e lesbica la separazione, affidando al marito sia le figlie che la casa. Il tradimento saffico della moglie è stato infatti giudicato motivo di addebito nella separazione in quanto fattore «dissolutivo della convivenza» ed elemento «lesivo dei sentimenti» dei figli. Il tutto nella sentenza che ha affrontato il primo caso di separazione dovuta alla scoperta - da parte del marito, un professionista palermitano - del legame omosessuale della consorte, dopo 21 anni di matrimonio e tre figlie.


Era stata la signora a chiedere la separazione (per infedeltà, ma il pezzo, in questo caso de “
la Repubblica
”, non ne parla, a differenza de “l’Unità” del 4 marzo
), nel 1997, dal marito, sposato nel 1976. Ma nel corso della causa era invece emerso che Anna aveva perso la testa per un’ex compagna di scuola di una delle sue figliole e aveva una “liason” amorosa proprio con questa studentessa. Alla fine dell’istruttoria la colpa fu addossata interamente alla donna: le figlie vennero affidate al marito che ottenne anche il diritto a vivere nell’appartamento coniugale. Invano la donna ha cercato di ribaltare il verdetto sfavorevole che le ha tolto casa e figlie.
La Cassazione
ha infatti confermato la responsabilità della signora e rigettando il ricorso l’ha condannata pure a pagare 3.100 euro di spese processuali”. (“
la Repubblica
del 3 marzo 2005)


Mi chiedo: ma cosa avranno mai contro le donne?

sabato 18 febbraio 2006

Petizione antistupro sudafricana: FERMATELA!

Sta circolando un appello per raccogliere "firme" contro un progetto del governo sudafricano di abolire l'"unità protezione bambini", che combatte la piaga dello stupro in quel paese.

L'indirizzo al quale va mandato l'appello, ossia childprotectpca@saps.org.za, non esiste; quindi qualsiasi "petizione" inviata viene cestinata ed
è inutile diffondere l'appello nella sua forma attuale.

Ecco il testo dell'appello:
Ciao,

il week-end passato una bimba di 3 anni (a Athlone, Sud Africa) e' stata picchiata e stuprata. E' ancora viva. Il colpevole è stato rilasciato ieri
su cauzione.

Se sei troppo occupato per leggere, allora firma e
inoltra la mail.

Il governo Sudafricano sta pensando di abolire l'unita' di protezione bambini e questa è una petizione per evitare che lo faccia!!
Questa è una petizione molto importante.

Quell'unità è una parte essenziale del sistema giudiziario dei bambini. Potresti aver già sentito dire che c'è un mito, in sud africa, secondo cui fare sesso con una vergine cura l'aids.
Più giovane è la ragazza, più potente sarebbe la cura!

Questo ha portato ad un' epidemia di stupri fatti da uomini sieropositivi, che per le bimbe innocenti significa contagio. Molti
sono morti in questi abominevoli stupri.

Di recente a Cape Town, 6 uomini hanno stuprato una bebè di 9 mesi. Questa situazione agghiacciante sta raggiungendo dimensioni catastrofiche, e se non facciamo nulla, allora chi lo farà?

Gentilmente aggiungi il tuo nome in fondo alla lista, a per favore inoltra la mail a quante più persone possibile.

N.B. Se sei la firma numero 120, allora per piacere manda la lista a

childprotectpca@saps.org.za

non inoltrare la mail, fai copia e incolla, così resta ordinata.
Ho inviato un e-mail di prova all'indirizzo childprotectpca@saps.org.za e ne ho ottenuto "Unknown Recipient": destinatario inesistente.

L'appello, insomma, non va diffuso; inoltre, secondo l'
indagine di Snopes.com, l'appello risale al 2002, non c'è alcun progetto di disattivare l'Unità Protezione Bambini (Child Protection Unit) della polizia sudafricana.

Alcune delle informazioni presenti nell'appello sono approssimativamente ricollegabili a fatti reali, come documenta Snopes, ed è indubbio che il problema dello stupro di minori sia gravissimo in particolare in Sud Africa, ma il concetto di base è che la petizione è doppiamente inutile: non arriva a destinazione e si oppone a un progetto inesistente.

Secondo una notizia attribuita a AdnKronos e pubblicata da
Soschild.org, l'appello-bufala avrebbe fatto una vittima illustre: l'immunologo Ferdinando Aiuti, presidente dell'Anlaids. Gli vengono infatti attribuite queste parole:
''L'Anlaids - dice Aiuti - si schiera in prima fila nella denuncia. A difesa dei bambini in Sud Africa c'e' la Child Protection Unit (Cpu) che si batte con coraggio. Ma la South African Police Service ha intenzione di fermare la Cpu: se ci riuscisse, scomparirebbe una parte fondamentale del Sistema giudiziario del Sud Africa a protezione dei bambini. Ecco perche' - aggiunge Aiuti - dobbiamo fare qualcosa. A cominciare da una raccolta di firme da inviare per e-mail a childprotectpca@saps.org.za per non far chiudere la Cpu. Quest'associazione, al momento, rappresenta un baluardo contro le violenze sui giovani. Il mondo scientifico si e' gia' mobilitato. Ma non basta. Bisogna scuotere le coscienze di tutta l'opinione pubblica. L'Anlaids ha gia' inviato le sue e-mail''.

Ho già contattato l'Anlaids via e-mail per avvisarli.

Un lettore (d.ghirard****) segnala che l'indirizzo indicato nell'appello potrebbe essere una trappola degli spammer. Infatti il lettore ha inviato, come me, un e-mail di prova all'indirizzo in questione, usando un account che non usa quasi mai, e poco dopo ha ricevuto su quell'account due e-mail di spam. Può trattarsi, tuttavia, di una coincidenza. C'è qualche lettore volenteroso che ha voglia di aprire un account di e-mail "vergine" e usarlo per inviare un messaggio di prova all'indirizzo dell'appello? Se viene spammato, è segno che l'appello è un'esca degli spammer.
La cosa sarebbe piuttosto curiosa, perché il sito www.saps.org.za risulta appartenere davvero alla polizia sudafricana, anche se in questo momento non mi risulta accessibile.



http://attivissimo.blogspot.com

giovedì 16 febbraio 2006

Tutti a piedi


“Con la presente vi comunichiamo che a partire da martedì 21 febbraio 2006 non abbiamo più disponibile un autista a tempo pieno che colleghi il magazzino principale con il reparto spedizioni.


Questa attività per quanto possibile verrà svolta, a turno, dai colleghi del magazzino i quali però, per ovvi motivi di tempo dovuti alla loro mansione principale, non garantiscono la consegna immediata ad ogni singola richiesta.


Si sta valutando di riesaminare la procedura attuale in modo di non causare problemi o disagi. Chiediamo tuttavia la massima collaborazione di tutti per semplificare l'attività di preparazione e di consegna.


Per il momento i materiali richiesti per cui non è possibile una immediata consegna, verranno sistemati in un'apposita area situata nei pressi del magazzino spedizioni”.


Sorvolando sullo stile, claudicante anche nella grammatica e nella sintassi, a inquietare è il contenuto di questa e-mail aziendale ricevuta durante la mattinata. Infatti, la “non disponibilità” di un autista a tempo pieno non dipende dalla volontà dello stesso, oppure da una sua paralisi alle braccia e alle gambe, né tanto meno da un capriccio, ma dal mancato rinnovo del contratto a tempo determinato che lo legava alla ditta ormai da cinque anni. Tutto ciò mentre un affabulatore racconta frottole va ripetendo, falsamente, da settimane  che i contratti a termine, per più dell’80%,  si trasformano poi, una volta che ci si è fatti conoscere dall’azienda, in contratti a vita. Forse questo collega è particolarmente sfortunato rientrando in quella modesta percentuale esclusa dal miracolo italiano, ma  poiché la tendenza padronale è stata questa, anche in circostanze analoghe che si sono presentate nei mesi passati, posso tranquillamente concludere, dati di fatto alla mano, che sulle bugie di B.1816 non tramonta mai il sole.

sabato 11 febbraio 2006

Cupio dissolvi


Sono stato sedotto intellettualmente da due bloggers. Non rivelerò ovviamente la loro identità.


Il piacere nel regno della virtualità o in bloglandia, come una cara blogger ha definito questo ambiente, adoperando un termine più gradevole di quello comunemente adottato di “blogosfera”, è quello di sottrarre ai cinque sensi  il livello di conoscenza per affidarlo, invece, alla mente che elabora ritratti a getto continuo. Ciò permette di godere integralmente di questa fascinazione, senza mediazione alcuna che non sia la personale capacità di lasciarsi trasportare dai racconti, dalle confessioni, trascinati da una cifra di scrittura di elevata qualità. Se poi, a margine, è cresciuto il "sospetto" che si tratti anche di due donne interessanti è molto relativo, sicuramente non l'aspetto fondamentale.


Una situazione analoga si verificò circa tre anni fa e nacque da una lettera, scritta da una donna e pubblicata su un quotidiano, che calamitò subito la mia attenzione, per un motivo molto semplice. L'autrice abitava nella stessa località in cui abitava “lei” e, mentre l’autrice stigmatizzava un episodio di razzismo, direi ordinario razzismo, difendeva allo stesso tempo, con calore,  la sua città teatro dell’incivile gesto,  dove risiedevano lei e la figlia.


Ricordo che ne venni rincuorato, perché quei posti mi erano sempre sembrati come piuttosto refrattari a qualunque sussulto civile, ma forse dipendeva dal fatto che frequentavo, a quel tempo, alberghi, bar e ristoranti dove sovente la gentilezza, quando c’è, è affettata, si capisce che costituisce un’incombenza in più, non rientra nella naturalezza. Per questo motivo scrissi a quella donna, come a volerla mettere a conoscenza delle mie perplessità sull’ambiente. Altro non avrebbe potuto esserci. Anzi temevo di aver espresso critiche fastidiose che potevano creare irritazione. Fu perciò doppia la sorpresa quando, in primo luogo, trovai nella casella di posta la sua risposta e secondariamente la condivisione di ciò che avevo manifestato. Confortato da questo nacque una curiosa consuetudine, che diventò simpatica, soprattutto: io scrivevo nel pomeriggio, lei leggeva la sera e poi mi rispondeva. Traffico intenso anche per due o più volte al giorno.


Il livello di interesse e di attenzione, va da sé, lievitò immediatamente. E pur dandoci del “lei” (abitudine per me curiosa e, come avrei appreso in seguito, anche per L.) ci allargammo molto, entrando nel rispettivo quotidiano.


In quel periodo “lei” era molto presente, le telefonate plurigiornaliere si susseguivano e, mensilmente, andavo a trovarla, ma nonostante ciò il coinvolgimento intellettuale con L. era travolgente. Sì, perché il suo modo di scrivere lo trovavo sublime, mi incantavo leggendo i suoi racconti, gustavo approvandole, le sue considerazioni e ne traevo beneficio.


Se la descrizione della sua domenica mattina tipo, con la figlia sedicenne che la coccolava a suo modo portandole colazione e quotidiano a letto, riusciva perfino a farmi sentire il profumo irresistibile del caffé, aveva anche il potere di trasportarmi proprio dalle sue parti. Infatti, conoscendo benissimo la suggestiva zona in cui abitava, mi riusciva facile immaginare ogni movimento.  


L’influenza nella mia vita fu tale che, dopo circa un mese, dovetti confessare apertamente a “lei” l’esistenza virtuale di questa donna, in virtù della corrispondenza così fitta. Ne rimase turbata, forse la valutò subito come rivale temibilissima. L., peraltro, era fino a quel momento soltanto un nome e una casella e-mail. In seguito avrebbe anche avuto una voce, ma mai un volto. Da una serie di minuscoli indizi ricavai l’idea che fosse pure una donna fisicamente attraente, ma di questo (e dintorni) non si parlò mai.


Poi si verificarono una serie di avvenimenti tutti negativi. A causa del suo lavoro fu costretta, dopo qualche mese, a rallentare il ritmo, ma poiché era stato rotto il ghiaccio telefonico, non sarebbero mancate le opportunità per restare in contatto. E, mentre mi consolavo con questa rassicurazione, precipitò la situazione con “lei”.


L., quando le avevo parlato di questa donna, non aveva manifestato entusiasmo, pur rifiutandosi di esprimere un giudizio ed evitando l’argomento. Reazione anche comprensibile e tuttavia mi parve di scorgere, fin da subito, nel suo atteggiamento una sorta – come dire? – di riprovazione. Forse anche di disappunto per un’opportunità che per lei sfumava? Eppure non avevo mai percepito segnali da parte sua che mi potessero far pensare ad un coinvolgimento sentimentale. Ma, forse, non mi trovavo nelle condizioni più adatte per intercettare quei segnali. D’altronde non è questa l’unica domanda rimasta senza risposta.


Il tormento dei lunghi giorni dell’abbandono influenzò, senza dubbio, anche il rapporto con L. inidonea, suppongo oggi, a ricoprire il ruolo di consolatrice e ascoltatrice in quella circostanza. Tuttavia i rarefatti contatti proseguirono fino a quando, una sera sciagurata, squillò il telefono, mentre il mio Milan veniva “suonato” a
La Coruna.


Da sventurato risposi e fu la fine. “Ciao” - replicai con un filo di voce – “No, non disturbi, solo che stavo guardando la partita... Magari domani sera...”. Già, quale sera?


In seguito un suo messaggio mi rassicurò, così le inviai anche il regalo di compleanno, aspettando invano un suo ringraziamento. Un paio di mesi più tardi mi armai di coraggio e sfrontatezza e le telefonai a casa. Il gelo della sua risposta mi precipitò sottozero, anche se era giugno. Mi parlò di una zia con la quale stava parlando, più tardi mi avrebbe richiamato. Attesi con cieca e sorda fiducia. E poi anche il giorno successivo. Provai con un sms ad uscire dall’igloo e fu drasticamente chiara la sua risposta. Non mi scriveva più, perché non aveva più voglia di sentirmi, No, io non avevo commesso alcuna scorrettezza, ma poiché aveva sia indirizzo e-mail che numero di telefono, sarebbe stata lei a chiamarmi, qualora la voglia fosse tornata. Evitò di aggiungere di essere lasciata in pace, ma era fin troppo ovvio.


Cosa sarebbe successo se non avessi alzato la cornetta? Oppure se avessi risposto normalmente fregandomene della partita? Sliding doors, una svolta nella vita?


La signora L. andò ad affiancare il signor G. (ne parlai in uno dei post iniziali) nella personale galleria delle occasioni mancate, delle amicizie svanite che – credo – non si ricostituiranno mai più.

domenica 5 febbraio 2006

I bebé rispondono


Ancora lettere, sebbene di tono diverso. Le maldestre mani sulle culle di B.1816, hanno provocato una serie di reazioni adesso che le ineffabili missive stanno arrivando a destinazione. Da quelle divertite e satiriche ad altre dignitose e reali. La prima è il pezzo di una penna appuntita, come quella di Alessandro Robecchi, che ha affidato alla prima pagina de “il manifesto” l’esternazione di un immaginario Mohamed (un rozzo leghista li ha definiti “Alì Babà” questi bimbi, figli di immigrati, ma nati in Italia). La seconda l’ha girata nella casella di posta aziendale un collega, dopo averla spedita ai destinatari. Non sono riuscito a contattarlo per chiedergli qualche chiarimento, ma ho appreso da altri che desidera dare alla sua lettera un’ampia diffusione.


Al mittente
Mohamed


Caro Silvio Berlusconi, grazie della letterina. In effetti sì, ci ha azzeccato, è la prima lettera che ricevo. Grazie anche per tutti gli auguri che mi fa, il successo, la fortuna eccetera eccetera, e mi sa che ne avrò bisogno. Il grosso bacio se lo poteva risparmiare, ma mi hanno già detto - anche se sto ancora alla nursery dell'ospedale - che lei è fatto così, tende a esagerare. Sa, non per deluderla, ma qui si parla molto di lei: non posso essere più preciso perché avendo solo sei giorni non ho ancora imparato tutte le parolacce. Comunque, veniamo agli affari. La ringrazio sentitamente per i mille euro che lei devolverà alla mia famiglia, come mi ha scritto nella sua lettera. Mille euro sono sempre mille euro, per carità, e io non sono ancora così maligno da pensare che la sua letterina sia del tipo elettorale.
Purtroppo nel paese in cui sono nato - qui - sono straniero, i miei genitori sono immigrati. E quindi all'ufficio postale si sono sentiti dire che per loro (cioè per me) i mille euro non ci sono. Porca miseria, caro Presidente: a sei giorni già ricevo la prima lettera della mia vita, mi scrive nientemeno che il capo del governo, e già c'è una gigantesca fregatura. Sono io che sono precoce o è lei che è un cialtrone?
Capirà che sono un po' perplesso. Ma come! Quello che mi regala mille euro e mi manda un grosso bacio, come può essere la stessa persona che ha voluto, votato una legge razziale come
la Bossi-Fini
? Come può questo generoso nonnetto essere lo stesso che ci dà la caccia come clandestini e ci nega diritti come stranieri? Poi ho capito: è la stessa persona che i mille euro, infatti, non ce li dà. Quindi direi che si può tenere il suo grosso bacio e tutte quelle ruffianate che stanno nella lettera, dato che purtroppo si tiene anche i mille euro.
Diciamocelo tra noi pelati: anche se ho solo sei giorni so riconoscere una fregatura, anche se non me l'aspettavo così presto. Niente bacioni, naturalmente, al massimo un ruttino per esternarle tutta la mia stima.


Alessandro Robecchi (il manifesto dell’1 febbraio 2006)


Al Presidente del Consiglio dei Ministri
e, per conoscenza
Al Ministro dell'Economia e delle Finanze


OGGETTO: Bonus bebè, vogliamo servizi non carità


La ringraziamo, Signor Presidente, ma nostro figlio non ha bisogno di 1.000 euro: nostro figlio, rispetto a tanti altri bambini (e non dia ascolto a chi ci dice che in fondo sono pochi) le cui famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese e non possono certo permettersi di rifiutare queste somme, per quanto piccole, che sembrano piovere dal cielo.


Vorremmo però dirLe, in tutta onestà, che non è certo con queste elargizioni occasionali ed improvvisate, magari dispensate a pochi mesi dalle elezioni, che si costruisce un futuro di benessere e serenità per nostro figlio, nè tantomeno per quelli meno fortunati di lui. Questo futuro lo si costruisce con un'azione continuativa di investimento che metta risorse sui servizi sociali, sanitari, sull'assistenza, sull'educazione, sulla pace e la cooperazione allo sviluppo, sull'ambiente e l'integrazione (i nuovi bambini italiani figli di immigrati non hanno diritto neppure a quei 1000 euro!): proprio quei servizi che ad ogni Finanziaria il Suo governo si appresta a tagliare sempre più, sia direttamente sia indirettamente, imponendo tagli alle spese agli enti locali.


Dunque, Signor Presidente, rinuncio all'assegno che ci spetta in base alla Finanziaria per il 2006: le chiedo invece di adoperarsi affinché sia istituito un apposito capitolo nel bilancio dello Stato sul quale far confluire le somme corrispondenti ai bonus spettanti ma restituiti, somme vincolate per finanziare contributi da erogare agli enti locali per interventi nei settori sociali, assistenziali, educativi destinati all'infanzia.


Distinti saluti


*Gustav Klimt
Neonato  (Culla)
1917-18 (incompiuto)
olio su tela
110 x 110 cm
National Gallery of Art,  Washington (DC)

mercoledì 1 febbraio 2006

I tormenti del cuore


Due lettere nell’arco di poche sere. Me le invia un’amica, 37 anni, sposata, due figli, con molte sofferenze, anche fisiche, alle spalle che però pesano ancora molto sul cuore e hanno intaccato i sentimenti.


Ne riporto ampi stralci, mantenuti il più possibile fedeli all’originale, che offrono uno spaccato di lacerante dolore, propongono un’inquietudine che non accenna a placarsi e una domanda assillante alla fine. Non l’ho mai incontrata, ci siamo parlati per telefono alcune volte e le foto che mi ha inviato forse neppure rendono giustizia alla bella donna che è.


Dopo aver riassunto la disastrosa situazione personale degli ultimi mesi, così prosegue:“Tutto questo condito da un'insoddisfazione nei sentimenti, un sentirsi vecchia e una sensazione della vita che ti sfugge dalle mani. Ho provato a cercare un nuovo amore senza successo. Ho lanciato segnali a persone che avevano dimostrato interesse per me, ma non era forse il momento giusto.


Una sera di dicembre ho conosciuto (in chat n.d.r.) un ragazzo di 30 anni che mi ha colpito molto e col quale è nato un bel rapporto di amicizia e di complicità. Sono piuttosto diffidente, lo sai, mi conosci, ma ora avrei proprio voglia di lasciarmi andare a qualcosa di nuovo. Con questo ragazzo il rapporto è molto intrigante e ho veramente voglia di incontrarlo. Le parole che mi scrive mi fanno sentire bene, anche se sono solo parole. Credo e spero di vivere bene questa cosa, alla quale per ora non so dare un nome”.


 


“Ieri sera c'è stato l'incontro da me tanto atteso. Dopo dolci messaggi, mail, lunghe telefonate che facevano crescere il desiderio di conoscersi, M. ieri è partito ed è venuto a trovarmi. Questo gli è costato 5 ore di viaggio, e tutto questo suo interesse ha aumentato la mia fiducia nei suoi confronti. Mi sembrava di aver percepito un vero "interesse" nei miei confronti. Una vera voglia di fare la mia conoscenza. Non credo proprio di avere quel senso che ti avverte o ti fa capire le intenzioni e i sentimenti degli altri, anzi credo di avere una calamita per gli uomini più stupidi e disonesti.


Dico stupidi perchè non hanno neanche il coraggio poi delle loro azioni, dico disonesti perchè non sanno mettere in pratica ciò che dicono o scrivono. Dall'incontro di ieri sera (è arrivato alle 22,30) non mi aspettavo grandi cose sai, ma volevo solo trascorrere qualche momento con una persona che mi concedeva le attenzioni tanto promesse. Al telefono e per messaggi eravamo giunti in poco tempo ad intrecciare un rapporto frizzante, intrigante, libero, e avevamo scoperto delle affinità.


Ho prenotato una stanza in un hotel molto carino, con vista panoramica. L'ho accolto con dolcezza tra champagne e fragole, gli ho regalato un bracciale da indossare quando non sarei stata con lui per ricordarsi di me. Mi sono presentata piuttosto sexy, ed era così chiaro che oltre al bracciale gli avrei regalato un po' di me stessa...


Quando è arrivato non è rimasto deluso nel vedermi, anzi più volte mi ha detto di trovarmi più bella dal vero. Non è stato così per me che con le poche foto inviatemi lo avevo immaginato diverso. Ma tu sai benissimo che io non mi fermo alle apparenze. Un po' trasandato e stanco, questa era la sua prima immagine.
Dopo il primo approccio nel quale ho cercato di essere più dolce possibile, siamo andati a mangiare un toast in un bar, vista l'ora. Al rientro in hotel sono iniziati i
preliminari, alquanto grezzi e piuttosto differenti dall'immagine data nei colloqui. La dolcezza e la sensibilità, da parte sua, erano finite sotto la suola delle scarpe. Più volte ho cercato di tirar fuori quello che avrei voluto da lui, comunque dentro di me avevo già previsto che non ci sarebbe stato un altro incontro.


Ho poi avuto un’ulteriore sorpresa. Nel momento in cui lui ha concluso con il suo piacere ha cominciato a costruire un muro di cemento tra noi. Mi aveva sempre rimproverato di mettere dei paletti tra noi, perchè molto sinceramente ho continuato a dirgli che il nostro sarebbe stato un rapporto con un inizio e una fine. Lui mi pregava di non partire già con questo tipo di discorsi. Ok, non li ho più fatti pur sapendo che comunque era così. Ha cominciato a parlare di disagio, di una situazione alla quale non sapeva dare un nome e così via.


Le mie orecchie non ci volevano credere e ho cercato di sdrammatizzare lanciando qualche battuta."Ok, per stasera sono stata la tua amante, sei stato bene, no?" "Certo sono stato bene con te, sei una donna stupenda, ma ciò non implica che sei la mia amante. Io non posso darti quello che vuoi”. Sono diventata seria, si è spento tutto il mio umorismo e gli ho buttato lì con odio: "Che cosa cazzo ne sai di cosa voglio? Questi rimorsi., queste sensazioni potevi farle fiorire prima di scoparmi!". Mi sono vestita e me ne sono andata dopo alcune sue parole di scuse.


Questo è tutto. Non soffro per ciò che c'è stato, ma per ciò che avevo idealizzato ancora una volta e che mi ha nuovamente colpito. Tutte queste esperienze fanno riflettere, fanno crescere, fanno parte della vita, ma sono stanca di trovare uomini falsi. Vivo in un mondo che lo sento sempre meno mio, non mi appartiene. Ho un bisogno esagerato di un uomo che mi apprezzi e che mi regali qualche momento d'amore. Tutta questa inquietudine mi porta ad agire in questo modo irrazionale e continuo a prendere facciate, e continuo a non capire perchè. Forse dò troppo, forse non riesco a percepire, sarò un'eterna bambina ingenua che crede alle favole, ma cosa chiedo di così grande? Non richiedo legami, vincoli, impegni, dò dolcezza, non sono neanche così cesso. Sono una donna brillante, con me si può parlare di tutto, non sono una scema e cerco sempre di essere gentile, ma cosa sbaglio?


Oggi avrei dovuto essere con lui e andare a B. insieme. Perchè mi ha scaricato così, cosa ho detto o fatto di sbagliato? Non mi importava se non era bello come lo immaginavo, ma perchè ha dato quell'immagine distorta di se stesso? Perchè così tanti km per scaricarmi in quel modo? Perchè non ha voluto salutarmi con un tenero bacio? Sarebbe stato tutto meno umiliante se non avesse chiuso la sua bocca come il suo cuore. Ma perchè molti uomini ragionano con l'uccello?”.