sabato 1 ottobre 2005

Arrivederci e grazie (forse)


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E arrivò, infine, il giorno dei saluti. “Odio” questi momenti. Se fosse possibile non berrei l’amaro calice, ma talvolta non solo si deve, ma è pure necessario. Nella circostanza odierna sarebbe stato imperdonabile defilarsi, oppure negarsi.


Così eccoli in fila, metaforica. Da lunedì prossimo cinque colleghi in meno. La deportazione è iniziata con le chiamate nominative. Due uomini e tre donne.


G., sposato, milanista, di sinistra (rifondarolo), detto “Mangiaferro” a causa di una diffusa carie dovuta allo sconsiderato sgranocchiamento di caramelle, cioccolatini e altri dolciumi assortiti. Abbiamo condiviso valutazioni politiche, di costume, anche sportive, pur non lavorando nello stesso reparto, ma il break del mattino serviva anche per questo. Spacciatore di vari cd e software. Mi riferisce del surreale colloquio avuto con il responsabile del personale.


L’individuo, che ignorava addirittura quanti fossero i dipendenti, lo intrattiene con un sermoncino volto a spiegare i motivi della sua epurazione (perché di questo si tratta). G. conosce le ragioni e lo invita ad entrare nel merito. L’individuo aggiunge ricchi premi e cotillons: corsi di inglese per riqualificare il personale “esuberante”. “Conosco l’inglese” puntualizza il collega. “Ma ce l’hai il patentino?” lo rimbecca il tagliatore di teste. “E perché per assistere telefonicamente il cliente occorre comunicargli che si ha il patentino?”. Passa oltre. “Poi ci saranno anche corsi di informatica”. “Il pc lo so accendere” precisa G. Ora, la sua risposta è paradossale, poiché egli gestisce almeno un paio di siti web (ad uno collaboro pure io con pezzi di notizie varie), ne cura, o curava, uno anche per un partecipante del “Grande fratello”. Si diletta di tv satellitare e, naturalmente, “craccava” le smart card che dispensava generosamente. Per tagliare corto, sottoscrive un modulo prestampato, si scusa per aver rubato lo stipendio, visto che lo hanno sopportato in tutti questi anni, saluta e se ne va.


M., vive con due genitori anziani e non in buona salute, ai quali ancora non ha rivelato nulla. Tifoso viola, compagno anche lui e rifondarolo. Detto “Rino”, contrazione di “rinoceronte” a causa del fisico tarchiato, più sviluppato in larghezza che in altezza che poggia su due tozze gambe. Ragazzo mite, con propri ritmi lavorativi, spesso confusionario, bersaglio preferito del capo reparto, ma refrattario ad ogni richiamo. “Forse per la dura pellaccia” era il commento più ricorrente. Si è molto riso e scherzato con lui. Commenti volanti sulle notizie più singolari ascoltate nei notiziari. Gran smanettone con la moto. Era visibilmente commosso stamattina e, quando all’inizio della giornata gli ho premuto più forte il braccio, lo ha avvertito e mi ha ringraziato per la comprensione e l’attenzione. Prima si andare via l’ho salutato abbracciandolo e si è schernito, perché era molto sudato. L’ho stretto, allora, perché non avrebbe potuto fregarmene di meno di quel dettaglio.


Lle tre colleghe erano assenti per motivi diversi. Mi dispiace per R. che mi era stata vicino in una tragica circostanza cinque anni fa e anche in precedenza. Sensibile, attenta, con un occhio di riguardo per un ristretto numero di maschietti ai quali preparava leccornie assortite, in occasione di Pasqua e Natale e noi apprezzavamo ripulendo i vassoi. Sposata, anche lei di sinistra, prossima alla pensione e con una figlia impegnata nel sociale, dopo la laurea.


Con P. e V. i rapporti sono sempre stati più leggeri, anche per differenti funzioni svolte. La prima, alla quale mancavano poche settimane alla pensione, era stata tra le prime ad iscriversi al sindacato. Una compagna pure lei, contrariamente a V., politicamente collocata all’altro estremo, ma più per vezzo che per convinzione ed esperienza. Le sue azioni erano in caduta libera da quando aveva coinvolto un mio caro collega in un’ingarbugliata vicenda di vendite piramidali. Vistosa nel fisico e nell’abbigliamento, le erano stati via via attribuiti, negli anni, presunti flirt. Comunque una femminilità militante e gratificante, che non indietreggiava di fronte alle battute che le riservavo.


La mattinata si dipana inseguendo questi ricordi, agganciando flash, fissando immagini, i primi miei giorni in azienda, soffocati peraltro dalla cappa di incertezza che tutto e tutti opprime, assieme ad uno sciacallaggio vigliacco ed inaudito sui nomi di altre persone. Voci prive di fondamento o, semplicemente, i diretti interessati smentiscono appositamente. Lo stillicidio non si esaurisce e proseguirà, implacabilmente, nei giorni a venire, dove ci saranno lacrime e stridor di denti.


L’uscita è liberatoria. Il volto della centralinista, assai graziosa, mi accompagna. Fatti pochi passi, non potendo più rientrare, le telefono e mi scuso per quel “ciao” così veloce e distratto. Lei aggiunge, rassicurante, che mi ha sorriso e già vale molto come saluto.


Una raffica improvvisa di vento mi asciuga quella lacrima impigliata nell’angolo dell’occhio. Sono spossato.

14 commenti:

  1. ApocalypticAottobre 01, 2005

    Che schifo. Di recente mio padre è stato licenziato dalla sua azienda dopo 30 anni di servizio. Liquidato con un ciao, è stato accompagnato dalla polizia a riprendere le sue cose, poiché temevano un qualche tipo di rappresaglia. Amava quell'azienda quasi come la sua famiglia. Sono dei mostri.

    - Marino

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  2. MARINO, benvenuto. Mi riferisci di un'altra vicenda che brucia sulla pelle e devasta, certo, anche la psiche. Un'usa e getta che, dalle cose, è stato applicato alle persone. E non mi pare proprio che sia la setssa cosa. Perché di persone si tratta e dunque di storie, di un passato e un presente, forse di un futuro. Ci sono uomini e donne in questo frullatore. Ma i padroni (in generale) delirano sulla globablizzazione, l'11 settembre e le altre sciocchezze che si portano per giustificare i provvedimenti, attraverso eufemismi e carezze (finte).

    Un altro collega, più anziano di me come servizio e età, aveva manifestato tempo fa, alla direzione, il desiderio di andare in pensione anticipata, avendo maturato i requisiti, ma la risposta negativa è stata mascherata da un paternalismo schifoso: "Ma no, perché hai ancora molto da dare a questa azienda". Adesso, probabilmente sarà messo in cassa integrazione.

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  3. Ecco, vedi, quando leggo quello che scrivi sento ancora maggiore lo stacco tra la realtà e quello che ci fanno studiare sui libri, laddove si parla di riqualificazione dei lavoratori,criteri per la scelta dei lavoratori da collocare in Cig ecc.ecc.

    Già faccio fatica di mio ad apprendere queste cose perchè non è una materia a me molto congeniale, ma così mi rendo conto di quanto siano parole e solo parole quello che vogliono insegnarci, e che la realtà è ben diversa...

    Un abbraccio, a te e ai tuoi sfortunati colleghi.

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  4. Robynia ha perfettamente ragione quello che ci fanno studiare sui libri è una cosa totalmente differente dalla realtà.

    Eppure ha anche torto..in parte.

    Ciò che sta succedendo nelle aziende italiane ha poco di attinente al diritto, è applicazione brutale dei principi economici. si cerca di massimizzare il profitto cercando di ridurre i costi fissi(in particolare il personale).

    Fuori dai casi delle aziende prese una per una è un'operazione tampone nella speranza che prima o poi qualcuno rimetta in moto l'economia nazionale e finanzi progetti di nuove attività. purtroppo questo non succede da tempo

    e l'unico risultato sono le scene che descrive Frank.

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  5. ROBYNIA, eppure non tutto il male viene per nuocere. Accanto alle “parole” che studi tramite l’esperienza di un blog, di un racconto, certo di altre “parole” hai però modo di conoscere abbastanza da vicino una realtà. Anzi, credo che tu possa benissimo integrare la conoscenza teorica con la testimonianza di ciò che accade all’esterno, riscontrando certo una distanza abissale tra il dire e il fare (semplifico necessariamente vista anche l’ora), ma godendo però del privilegio di poter giudicare con l’ausilio di parametri che, penso, non tutte le tue compagne possiedono. Tramuta ciò in una ricchezza.

    Ti ringrazio per l’abbraccio e la solidarietà, non solo a me rivolta. Mi offri così la conferma di possedere una sensibilità e un’attenzione che ti nobilitano ancora di più, rendendo me orgoglioso di conoscerti.

    Grazie, ancora preziosa Robynia e buon inizio di settimana.



    ALDERABAN, come sempre la tua analisi è centrata e condivisibile. In particolare quando scrivi di “operazione-tampone” che mi pare tracci lucidamente la situazione in atto. Sconsolante, chiaro e disarmante, tanto da chiedersi, infine, ma cosa mi fanno studiare e perché poi se la realtà o l’applicazione di teorie risulta impraticabile?

    Aggiungo, caro amico, che la mia azienda è tra quelle che meno, molto meno di altre, hanno brutalizzato – riprendo la tua espressione – i principi economici, stabilendo condizioni di lavoro felicemente anomale. La famiglia che la gestisce, il membro anziano e purtroppo ormai defilato per ragioni anagrafiche e per i ruoli ormai lasciati ai figli, non riesco a definirli padroni, perché il termine imprenditore gli si attaglia meglio. Pur se la fiducia è in calo.

    Eppure, anche questa felice anomalia non ha retto alla tendenza in atto. Purtroppo. E quanto alle scene, il peggio, temo, deve ancora arrivare. Tuttavia non posso nascondere che la solidarietà e la comprensione che trovo attraverso commenti di questo tenore, il tuo, quello di Robynia, mi sono buone compagne. Grazie



    LEALIDIUNANGELO, semplicemente deliziosa la tua filastrocca e con queste strofe vado a dormire. Mi inorgoglisce la tua attenzione, quella di una persona dotata di rara sensibilità, quella di una mamma che è ricchezza enorme per i figli.

    Buon inizio di settimana e un bacio

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  6. Solo un abbraccio, perchè comunque non manchi mai.





    Simo

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  7. SIMO, posso aggiungere che sei deliziosa?

    Un abbraccio

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  8. ciao Frank...anche io posso aggiungere solo un abbraccio

    Maria

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  9. MARIA e io raccolgo e ricambio con piacere il tuo abbraccio.

    Buona settimana.



    LEALIDIUNANGELO, sul mio percorso nella blogosfera rappresenti un incrocio felice e fortunato per la sensibilità e l'attenzione che dimostri. Grazie.

    Un super abbraccio a te.

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  10. grazie Frank :)

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  11. E' un'ecatombe ......anche al mio fratellone sta capitando la stessa cosa ...

    un saluto raffreddato !

    Mardou

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  12. MALIBRA, prego. E' sempre un piacere, lo sai :-)



    MARDOU, in questo caso: per fortuna la distanza (mi riferisco al raffreddore,"salute" se stai starnutendo mentre leggi).

    Sì, hai adoperato il termine appropriato, brutale, ma giusto. E la crisi è così grave che, secondo "l'Unità" di oggi non ci sarebbero fondi per la cassa integrazione, anche se poi nell'articolo non si parla esplicitamente di questo, ma di come grazie agli ammortizzatori sociali la situazione italiana non sia (ancora) rovinosa.

    Un caro saluto

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  13. ombradelventoottobre 04, 2005

    Nessuna parola in più a ciò che hai scritto perchè ho quasi paura di violare la tua rabbia e il tuo dolore.

    Ti abbraccio forte

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  14. OMBRADELVENTO, parole molto nobili che contribuiscono efficacemente a definirti come persona. Una bella persona, come tutte quelle che transitano da queste parti. Sì, sono fortunato da questo punto di vista. Per questo, commosso, ringrazio.

    Ti abbraccio forte

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