giovedì 13 dicembre 2007

Fiori strappati

  


La violenza sulle donne


Antonello Piroso


Copertina Tg La7 del 26 novembre 2007


La storia di Hina, uccisa a coltellate dal padre a Brescia, resta impressa nella memoria.

Per la brutalità del fatto in sè e l'irrazionalità del movente: il desiderio di vivere come una qualsiasi donna italiana.


Una vicenda che è solo un tassello di quello stomachevole puzzle chiamato "violenza sulle donne", giocato sulla loro pelle, giorno dopo giorno.


Nel nostro paese più di sei milioni e mezzo di donne hanno subito, almeno una volta nella vita, una forma di violenza fisica o sessuale.


Il pericolo non è la strada, la notte, l'isolamento, l'estraneo o l'extracomunitario.

Il nemico è invece tra noi, nella quotidianità della vita domestica.Nel 62% dei casi i "femminicidi" avvengono infatti tra le mura di casa. Donne percosse, seviziate, abusate, spesso violentate dal marito, dal partner, dal padre o comunque da un componente della famiglia.


All'interno della coppia, nei nuclei a basso reddito e anche in quelli altoborghesi, di cultura elementare o più elevata.


La violenza è la prima causa di morte o di invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni.


E nel paradosso di una violenza spesso dimenticata, molte altre donne continuano a scegliere il silenzio per la paura di denunciare chi magari ancora si crede di amare o si è amato, per il timore spesso di non essere credute, per la mancanza di autostima e autonomia e perché, a tutt'oggi, nell'Italia del terzo millennio, non c'è una legge che le tuteli.


 


La violenza sulle donne è resa molto esplicita anche dai numeri che, assieme alle testimonianze, offrono un quadro d’insieme raggelante, sempre tenendo conto che il nostro vorrebbe definirsi un Paese normale e civile.


Sono state 6.743.000 le donne dai 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita. 5 milioni hanno subito violenza sessuale. 3.961.000 violenze fisiche. 1 milione circa ha subito stupri o tentati stupri. Negli ultimi 12 mesi sono state 1.150.000 le donne che sono state vittime di violenza. 74.0000 hanno subito stupri o tentati stupri. Nel corso della vita hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner il 14,3%, da uomo non partner il 24,7%; violenza fisica da partner il 12%, da uomo non partner il 9,8%; violenza sessuale da partner il 6,1%, da uomo non partner il 20,4%; stupro o tentato stupro da partner il 2,4% da uomo non partner il 2,9%; stupro da partner l’1,6%, da uomo non partner lo 0,8%; tentato stupro da partner l’1,3%, da uomo non partner il 2,3%.


Le violenze subite dal partner e non denunciate sono il 96%, gli stupri non denunciati il 91,6%, , il 33,9% sono le donne che non parlano a nessuno delle violenze  subite. (Fonte: ISTAT).


 


Ed è ancora l’Istituto Italiano di Statistica a offrire nuovi dati che ribaltano un diffuso stereotipo, vale a dire l’immigrato che violenta l’italiana.


Stupri/ Istat, nel 69% dei casi sono commessi dai partner, 3-10% dagli immigrati


In Italia impera lo stereotipo dell'immigrato che violenta la donna italiana, ma non è questa la più grande violenza contro le donne italiane: secondo l'Istat il 69% degli stupri è opera dei partner, mariti o fidanzati e solo il 6% degli estranei. "Se anche considerassimo che di questi estranei il 50% sono immigrati - ha spiegato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat per le indagini su condizione e qualità della vita, nell'ambito del Global forum sulle statistiche di genere in corso presso la sede dell'Istat - ciò vorrebbe dire che si arriverebbe al 3% degli stupri, e se anche ci aggiungessimo il 50% dei conoscenti al massimo si arriverebbe al 10% del totale degli stupri opera di stranieri. E invece l'immagine che viene fuori è qualla di stupri in strada ad opera di immigrati".


Secondo Sabbadini il "non fare i conti con le statistiche esistenti nel Paese può portare ad orientare in modo errato le priorità e il tipo di politiche"; spesso i reati di cui sono autori gli immigrati sono rivolti contro propri connazionali ma - nota Sabbadini - "di questo si parla ancora poco". La realtà è invece che gran parte delle violenze più gravi subita dalle donne è domestica e quindi nella maggior parte dei casi è opera dei partner italiani". Per avere un quadro obiettivo della realtà bisognerebbe condurre indagini con metodologie adeguate e per questo servono secondo la direttrice centrale dell'Istat misurazioni in un ottica di genere. (10 dicembre 2007)


 


Questo, infine, un frammento - fra i tanti - delle storie di donne che hanno cercato aiuto presso il Telefono Rosa.


Ottobre 2007, un martedì.


«Quando ho conosciuto il mio partner me ne sono perdutamen­te innamorata, pensavo che la no­stra storia d'amore sarebbe durata per sempre. Poi dopo sei mesi di convivenza, qualcosa ha comin­ciato a turbare i nostri momenti fe­lici: una lite violenta, un insulto, un'offesa, le continue critiche da­vanti agli amici, uno schiaffo, un li­vido. Ci sono momenti in cui mi sento confusa, insicura, di essere io quella "sbagliata", provo vergogna, non so con chi parlare dei miei problemi, anzi a volte penso che esagero e che in fondo va tutto abbastanza bene, che lui è così ira­scibile e intrattabile solo perché è molto stanco per il lavoro e per le sue ambizioni artistiche frustrate. Capisco di avere bisogno d'aiuto, ma mi è difficile e doloroso parlare del mio problema anche perché avverto il timore di non essere ca­pita. Anche domenica mattina il mio ex mi ha inseguita. Insistente­mente e ossessivamente me lo tro­vo ormai dappertutto, mi segue, mi pedina, mi assilla, una vera per­secuzione. Sono spaventata e ho paura. Ma cosa può volere quest'uomo con il quale ho passato 2 anni della mia vita, annullandomi come donna e come persona. Vive­vo nella speranza che un giorno lui si sarebbe reso conto di quanto ero innamorata.


Invece, un momento mi diceva di amarmi, un momento mi diceva che per lui non ero nulla, un gior­no ero in paradiso e il giorno dopo finivo all'inferno...e sempre così con lui. Poi un pomeriggio, vigilia di Pasqua, presi il telefono, lo chia­mai e gli dissi di non cercarmi più. Da qui inspiegabilmente inizia il mio calvario. I Carabinieri afferma­no che per intervenire serve un suo passo falso e, nel frattempo, de­vo cercare di non farmi trovare da sola. Ma come cavolo faccio, visto che non posso permettermi di assoldare un gorilla come guarda­spalle. Io sto morendo per la paura e devo stare nell'attesa di ciò che potrà accadermi? Questa è la triste e cruda realtà».


 

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