martedì 4 luglio 2006

Caffè letterario


 


Un giovane collega, dopo sei anni di lavoro, si dimette (ha trovato di meglio e di più adeguato alle proprie ambizioni). Nell’ultimo giorno di attività (venerdì) scrive un’e-mail che, attraverso la posta interna, arriva a tutti. La leggo, a causa dell’orario ridotto per i noti motivi, soltanto stamattina. E ne resto stupito.


Poche righe (sempre stato laconico), formali, eppure lasciano trasparire qualche emozione. Mi accorgo di averlo conosciuto assai poco. Stesso reparto, logisticamente posizionato male, tale cioè da non facilitare la socializzazione che così è stata sempre affidata alla pausa caffé.


Imbarazzo nel non sapere, quando ci incrociavamo, di cosa parlare, fatte salve le solite immancabili sciocchezze sul tempo e le stagioni. Si provava a scherzare, allora, sulla sua esuberanza fisica. Praticando, infatti, a livello agonistico body building, ci teneva ad ogni osservazione sul tema, indugiando magari nel comprensibile narcisismo. All’oscuro, presumo, delle battute infelici che provocava: da quella sommamente idiota sulle dimensioni dell’organo sessuale che, non si capiva perchè dovevano essere inversamente proporzionali alle masse muscolari, al cervello, un altro organo interessato, non molto sviluppato da chi presta la massima attenzione al proprio corpo. Tutta questa spazzatura si può sintetizzare come "invidia" che sprizzava dai tanti “vorrei ma non posso”.


Dunque cos’altro avrebbe potuto riservare la lettera di congedo di chi era stato sempre molto attento alla forma, all’esteriorità e alla riservatezza? Una citazione letteraria che mi sorprende, disvelando orizzonti inediti sulla persona. Così conclude: “A thing of beauty is a joy forever” (John Keats). “Una cosa bella è una gioia per sempre”. E poi, proseguiva lo sfortunato poeta inglese nel suo poema “Endymion”: “La sua grazia aumenta, non finirà mai nel nulla”.


Certo era improbabile che la pausa caffé potesse rivelare simili tendenze, a conferma di quanto sconosciuti restino certi aspetti delle persone che si frequentano abitualmente, tali da sorprendere poi quando inopinatamente emergono. Lasciando dietro di sè un indeterminato sentore di occasione mancata.

3 commenti:

  1. Ciao,

    un post molto bello...

    Chissà quante volte è capitato a tutti di perdere l'occasione di approfondire un'amicizia che avrebbe potuto essere importante... di sottovalutare una persona sensibile e intelligente.

    Spesso succede che ci accorgiamo di aver avuto qualcuno (o qualcosa) di bello solo dopo averlo perduto!

    Un abbraccio forte.

    Fioredicampo:-)

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  2. ..e chissà quanto gli sarebbe piaciuto conoscerti meglio .. se solo avesse letto qualche tuo intervento nel blog..

    E' proprio vero che la vita è un treno.. o lo prendi oppure passa..

    Un abbraccio Beppe

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  3. Fioredicampo, detto che verrò a trovarti molto presto, ti ringrazio per l'apprezzamento. E' vero quanto scrivi, nella fattispecie la sorpresa è scaturita dal fatto che nulla faceva "sospettare" simili interessi. Ma l'azienda, ormai, ha operato un tale giro di vite che è già molto la pausa-caffè (sempre più breve), figuriamoci poter immaginare di sfiorare certi argomenti.

    Un forte abbraccio

    Beppone, troppo buono, ma non nascondo che la tua stima a tutto tondo mi fa piacere, soprattutto perché viene da una persona sensibile e intelligente. Passerò da te molto presto.

    La vita, il treno, le occasioni perdute... E quella raccontata non era neppure tra le più importanti, semmai a stupire il contesto in cui è nata, visto che i discorsi banali intasano la pausa-caffè e spazio per altro si ricava faticosamente.

    Un abbraccio, caro amico

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