venerdì 3 marzo 2006

Avere ventanni


È fantastico girare per la propria città completamente svuotati da impegni e responsabilità, ritagliarsi dei propri spazi, dare importanza a quelle piccole cose che non si ha mai tempo di fare, decidere di essere un po' turista, un po' perditempo, un po' sognatrice.


Ho passato così il mio pomeriggio di ieri. Ho girato alla Feltrinelli dopo il corso d'inglese, ho comprato “Garage Olimpo” (salvo scoprire poi che è un film tostissimo), ho passeggiato per il centro, ho comprato alcuni libri per l'università. Avevo i Block Party sparati nelle orecchie e una copia di “Le regole dell'attrazione” nello zaino blu.


Mi sono rintanata nella sala da tè, quella adorata da me, da A. e da G.. C'era sempre la stessa atmosfera un po' bohemienne, un po' esistenzialista, molto europea. Ho preso un tè ai frutti rossi. Ho curato me stessa come volevo fare da tempo. Poi ho incontrato un amico di un’amica, un ragazzo che canta in un gruppo. Prendeva il tè con una ragazza bellissima, una di quelle che oggettivamente non puoi ignorare anche se sei donna e verso le donne non provi il minimo impulso sessuale. Ho parlato un po' con loro. Poi di nuovo Block Party e via di corsa verso Amnesty, su per una strada buia. Ho camminato col vento freddo tra i capelli, libera, con solo i rintocchi in lontananza di un campanile dismesso”.


Questa descrizione di un pomeriggio trascorso dedicando attenzione a se stessa è di una giovane amica, ventidue anni a maggio. L’ho trovata incantevole.


E l’incanto, il fascino, la seduzione, il coinvolgimento dei sensi derivano non solo dalla qualità di scrittura e di osservazioni, accresciute dal felice superamento di Diritto commerciale il giorno prima (26) e, quindi, anche dalla leggerezza per un peso in meno sulle spalle. Vi è altro di magico che letto e riletto porta a godere della vitalità, del dinamismo, dell’esuberanza che i ventanni accordano: la straordinaria semplicità del racconto, le pennellate su un quadro che racchiude tutta l’essenza di questa giovane donna che nulla si proibisce e molto concede al proprio cervello. Il senso di libertà, padrona del suo tempo.


C’è tutto in questo racconto, tutto ciò che una ragazza del terzo millennio, dotata di viva intelligenza, è capace di cercare e di produrre. E vissuti con lei questi anni, per nulla facili, diventano esaltanti. Una fortuna per i suoi coetanei, compreso il cantante di un gruppo locale e la sua compagna bella da morire. La felicità a portata di mano. Una carezza. Il calore umano.


 



Berlusconerie-2


I problemi del porto di Torino


Sabato 30 novembre 1996. Il cinema Lux di Torino è affollato di sostenitori adoranti. Il suo esordio: “Vi leggerò l’intervento che ho fatto in Liguria, perché la situazione economica è molto simile”.


Il Cavaliere vaga sulle generali. Ma non può, ad un certo punto, non criticare le “discutibili decisioni prese per la zona vicino al porto”.


Nella sala scende il silenzio, che diventa gelo quando Berlusconi tuona: “Da parte della giunta regionale ci sono stati errori gravissimi” (in Liguria è di centrosinistra, in Piemonte è presieduta dal fedelissimo Enzo Ghigo, n.d.a.).


Ma si accorge della gaffe e corregge: “Sto parlando della Liguria”.


Poi continua: “Adesso vi dirò una cosa che non ha nulla a che vedere con Genova”. E parla di Trieste.


Alla fine gli chiedono l’identikit del candidato sindaco del Polo e lui: “Lo sceglieremo radicato nel territorio”.


(
la Repubblica
, 1 dicembre 1996)

1 commento:

  1. Ti ringrazio. Le tue parole mi sono di grande conforto, specialmente adesso. Ti ringrazio come non mai. :)



    Deborah( la quasi ventiduenne)

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