mercoledì 9 marzo 2005

Parole di carta

Amici di penna, così si definivano le relazioni per corrispondenza prima dell’epocale invenzione dell’e-mail e della diffusione del pc. Nell’era che ha preceduto la posta elettronica, facevo largo uso di quella cartacea, soggetta purtroppo  ai ritardi e all’incertezza del recapito.

Scrivevo moltissimo, intere giornate, ad amiche e amici conosciuti in viaggio, durante le vacanze e nelle circostanze più svariate. Il virtuale era assente. Molte di quelle lettere sono conservate, assieme alla minuta, a costituire un piccolo patrimonio della memoria. Perché quei nomi così familiari un tempo, adesso identificano persone diverse (come diverso sono io) che forse neppure hanno più la stessa intensità di ricordo, che risiedono altrove, che sono forse scomparse.

Come probabilmente D., un robusto ragazzo che faceva pugilato, incrociato in curva Sud e con il quale iniziai una corrispondenza epistolare, mantenendo contatti telefonici. Lo seguii nei suoi spostamenti, ne raccolsi le insoddisfazioni provocate da un lavoro arido e pieno di fatue promesse (promotore finanziario) e dalla relazione con una ragazza, manager in un’azienda svizzera, con la quale non riusciva a trovare una comune sintonia. Un giornò si eclissò, volando in Thailandia, da dove mi scrisse, inviandomi foto dell’albergo in cui aveva trovato impiego e di una cantante indigena, con la quale aveva subito fraternizzato al punto da volerla sposare. Un sogno che non so se potete realizzare. La corrispondenza s’ interruppe, cercai perfino di contattarlo tramite le ambasciate, senza esito positivo. Evitai di informarmi presso i genitori con i quali sapevo che non correva buon sangue. Forse il maremoto del 26 dicembre ha inghiottito le sue speranze, le sue debolezze (una leggera balbuzie che lo condizionava) e la sua totale stima nei miei confronti.

Da un campeggio estivo di molti anni fa tornai con almeno una ventina di nomi e recapiti. Alcuni andarono a costituire il nocciolo duro dei miei amici di penna. Mi ritrovai così a scrivere quasi in ogni parte d’Italia, verificando cambiamenti sorprendenti nei più attivi.

A., per esempio, era una bella ragazza, capelli biondi lunghi. Studiava medicina, voleva laurearsi per andare in Africa a lavorare, allora non esistevano le ong. Un brutale incidente stradale spezzò i suoi sogni, costringendola ad una vita diversa. Mi dedicò poche frasi nella sua ultima lettera, promettendomi che mi avrebbe scritto quando il sole sarebbe tornato a splendere per lei. Non c’è stata l’alba.

G. era un ragazzo riservato, attento ascoltatore, di poche parole, aperto ad ogni tipo di confronto, ma più che altro pronto a raccogliere gli sfoghi. Anche ricercatore del silenzio, però, della meditazione. Non mi sorpresi poi molto quando mi fece sapere che sarebbe entrato in convento.

B, invece, aveva l’aspetto di un boscaiolo, un armadio a più ante vivente, due manone da portiere. Comunista, mentre si lavavano i piatti cantava tipiche canzonacce da osteria, poi pretendeva per sé la raschiatura di pentolame vario, quello che gli altri cercavano di evitare. Ci scrivemmo a lungo, poi mi comunicò che aveva deciso di diventare prete, ma non sapeva se lo avrebbero accettato in seminario a causa della sua fede politica. Qualche anno più tardi, mi ritrovai con gli occhi lucidi, a vederlo celebrare la prima messa. Poi scelse le parrocchie più disagiate dove andare. Ricambiò il mio saluto a pugno chiuso. Anche di lui non ho più saputo niente.

Poi L., una cara ragazza, esemplare e da ammirare incondizionatamente. Una delle sue ultime lettere risale a parecchi anni fa, l’ho ritrovata mentre stavo ordinando alcuni appunti. Era settembre, quando mi scrisse. “Notizie mie. A fine marzo ho avuto un infarto, ho dovuto rinunciare ad accogliere in casa i ragazzini marocchini. Sto lottando per ottenere che ora il mio compito venga assolto dal comune e dalle parrocchie. Tutti si dichiarano pieni di buona volontà, ma non ci credo, perché gli immigrati e i bambini non votano e sono poveri, quindi non interessano a nessuno, A luglio ho avuto l’alluvione sul condominio. Abito proprio in quel palazzone che ci facevano vedere in tv. Ho avuto un po’ di milioni di danni e sono stata evacuata due volte: bel collaudo per il mio cuore infartuato! Qui da noi l’estate non è arrivata e da ieri c’è la neve sulle montagne là in fondo: è un anno bisestile, accidenti!”.

 

9 commenti:

  1. già.. anch'io ho sempre incrociato molte persona.. scambiati indirizzi ma non riuscivo a mantenere la corrispondenza, ne prima con le lettere ne ora con le mail.. non ci riesco proprio :S dopo un pò mi secco ehehhe

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  2. FRATELLO, sublime viaggio nella memoria, nelle tracce che lasciamo e ci vengono lasciate, come quando asfaltano un marciapiede e tu, da bambino inconsapevole, ci lasci l'impronta della tua scarpa e adesso, quando ci passi, vedi che non ti corrisponde più, anche se è un pezzo di cio' che sei. Incontri che segnano, vite che sembrano già segnate nel momento in cui le leggi, per la prima volta, caratteri che si colgono e di cui è facile profetizzare lo svliuppo di vita.E riderci (o piangerci) su.

    Molto, molto bello.

    Abbraccio CiElle (NON Comunione e liberazione che nun ci azzecca, ma il riferimento è al più costoso portaombrelli della storia)

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  3. Blue__Angelmarzo 10, 2005

    Caro Frank,

    è triste vedere come alcune persone escano all'improvviso dalla nostra vita,persone con le quali hai costruito un bel rapporto di stima ed amicizia.

    Le tue parole mi hanno fatto ripensare ad una storia che per certi versi fa ancora male.

    Si tratta della mia migliore amica,anche se l'avevo conosciuta tramite internet e con lei potevo parlare di tutto,eravamo quasi sorelle.

    Praticamente nn ho più sue notizie da quasi tre anni,da quando io andai a studiare lontano da casa.Durante la mia permanenza a Trieste le scrissi molte lettere e email ma lei nn rispose mai.

    La chiamai per farle gli auguri di compleanno ma nn sentivo corrispondenza da parte sua.Nn ci siamo più sentite,forse sono solo circostanze esterne ma io nn ci ho mai creduto.

    In alcuni casi succedono eventi indipendenti dalla nostra volontà che possono minare un'amicizia,per i quali possiamo fare poco e niente.Molto più spesso invece si tratta di volontà che viene a mancare.

    Ho avuto anch'io delle amiche di penna nn virtuali con le quali ho corrisposto per un periodo:erano due ragazze sarde,figlie di un amico di mio zio.Anche lì continuai a scrivere lettere e nn ricevetti risposta...scomparse.

    Passa il tempo,le persone cambiano...ma l'amicizia se è vera dovrebbe rimanere.

    Proprio ieri sera parlavo di questo con Lui,mi ha detto che le persone cambiano,che niente dura per sempre...che il mondo nn va come penso io.

    Credo che abbia ragione Lui,sono sempre troppo idealista...ma sarebbe bello nn perdersi mai.

    Un abbraccio,buona giornata

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  4. Che strano... leggendoti non ho potuto fare a meno di confrontare la tua esperienza con la mia. Io che avevo innumerevoli amicizie di penna, che ogni giorno trovavo nella cassetta della posta una decina di lettere, che me le gustavo una ad una, per l'odore, il colore, i diegni, il francobollo, la grafia, il tipo di penna usato... e i contenuti, e tutto quello che si leggeva tra le righe... Bene, non ho più contatti con nessuno dei miei vecchi amici di penna, tutti perduti con l'inizio dell'università, poi, i lavoro, il matrimonio. Li immagino però tutti come me, che lavorano, che si sono sposati, che hanno figli. Li ricordo tutti, ho ancora molte lettere in uno dei miei famosi "scatoloni" in cantina. Chissà se loro si ricordano di me.

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  5. Un giorno possiamo organizzare un letter party .....e ce le leggiamo tutte ci metterei un'altra vita....io ho tenuto anche quella che mio padre mi mandò quando avevo 10 anni ed ero andata in "villeggiatura" con mia nonna...non riesco a leggerla perchè le lacrime mi annebbierebbero la vista ....

    adesso niente più lettere di carta solo a pochi eletti molto amati

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  6. ti rispondo qui causa defaillance telefonica:

    Champions League (ho letto che una finalsta arriva a 25 mln di eurini, la vincente a 39 tra diritti tv, premio Uefa e Fifa per la finale di Intercontinentale, che di solito le squadre europee vincono, tranne quelle ubriache di Pepsi...).

    Del resto, non sembra un portaombrelli?

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  7. MARDOU E MASSO a più tardi, perché leggo solo ora. Buona serata.

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  8. MARDOU, un “letter party” sarebbe estremamente rischioso per i sentimenti, incresperebbe il mare dei ricordi e porterebbe lontanissimo, non solo per le suggestioni evocate, di cui la tua commovente testimonianza è un segno, ma anche per la “fisicità” di una lettera che quei ricordi alimenta: la carta, la busta, il foglio,la data, la grafia, quelle parole che si rincorrono e che si scoprono sempre nuove, tutti frammenti della persona amata, apprezzata, incontrata anche solo in un’occasione. Una lettera cartacea possiede la forza ineguagliabile di fissare per sempre una fase della nostra vita ed essere lì a ricordarcelo. Animandosi ogni volta che ci capita di leggerla, magari trovandola sola un po’ più ingiallita rispetto alla precedente circostanza. Riaprendola è come se una valanga di ricordi ci travolgesse: voci di ragazzi, ragazze, bambini, la nostra voce, immagini sempre nitide però. Ci sono lettere che non si possono dimenticare e anche l’e-mail più bella non potrà mai reggere il confronto con la spietata concretezza e l’efficace realismo delle parole che, su quella carta, si sono impresse. Per questo, credo che tu abbia fatto molto bene a restringere la cerchia di persone, poche elette ma molto amate, alle quali indirizzarle.



    FRATELLO, è che io sono un tipo all'antica e per me quella coppa dalle grandi orecchie resta sempre la Coppa dei Campioni: C.d.C. CL mi rifiuto di scriverlo pensando al trofeo.

    Abbraccio Intercontinentale

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  9. FEAU, anche i ricchi tremano es arretrano di fronte ad argomenti così convincenti !!!!!!!!!!

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