sabato 9 luglio 2005

Terrorismo economico

Alcuni anni fa conobbi una donna in chat e il dialogo notturno si trasferì presto nella posta elettronica, come sovente accadeva. In questo caso, però, c‘era qualcosa in più, perché questa donna, ed era la prima volta che mi capitava, non stava chattando da un angolo d’Italia, ma dagli Stati Uniti e la cosa appariva portentosa per chi, come me, da poche settimane si era affacciato sul Web.


Trasferitasi nel Connecticut in giovane età, aveva conosciuto e spostato un americano, reso tre volte padre. Ci eravamo pure scambiati le foto e lei, ai piedi di una scalinata, accanto al marito, rappresentava l’ennesimo sogno americano che si era realizzato, visto che si intuiva un livello di vita agiato.


In Italia rientrava periodicamente, forse ci saremmo anche potuti conoscere. Poi arrivò l’11 settembre. Le scrissi immediatamente poche righe per conoscere il suo stato d’animo. Mi rispose qualche giorno dopo.


“Noi qui stiamo tutti  bene grazie, siamo però sconvolti da

questa tragedia, la paura ormai resta con la decisione della guerra, non

solo per noi qui in America, ma anche per il resto del mondo. Qui

siamo in molti a piangere per la scomparsa e disgrazia delle famiglie, un

attacco all’America: ci pensi? E aggiungendo usando i nostri metici, cioé i

nostri aerei , siamo però sconvolti daiatav a ciroca fghe o anche pootuoi conoscere. va non stava chtando da un angolo d', i nostri ostaggi dioooooooooooo ,,, che mondo.... e pensare

che ero andata a New York la settimana prima, con una amica , mi vengono le

vertigini, l'ansia non ha fine ... ritornare a New York e vederla spogliata

da questi enormi grattacieli, e pensare le vite perse , ci si stringe il

cuore,

A dirti il vero vorrei andarci presto, purtroppo questa è parte di una storia

indimenticabile e sarà accompagnata con molta rabbia. Io non

sono razzista affatto ma questa esperienza mi ci ha fatto diventare, l'altro

giorno andando dal dottore ho visto un arabo in ascensore , lo guardavo con

rabbia e pensavo: che  faccia a farsi  vedere in giro, ho capito da dove

viene l’odio, che ti giuro sino a ora non avevo mai avuto questo sentimento.

Che dio  ci  aiuti a tutti  noi nel mondo ... Grazie per averci pensato”
.


Risposi subito a questa lettera, scritta in un italiano a tratti approssimativo, immagino anche per l’emozione.

“Intanto sono felice di sapere che stai bene, anche se sconvolta da quanto avvenuto. Questa sera non posso dilungarmi troppo, ma ti lascio brevi considerazioni.
L'odio scatenato da pazzi che diventano suicidi, per uccidere il maggior numero di persone, fa venire i brividi, ma pensavo anche a quanto odio hanno distribuito per il mondo gli Usa, tale da scatenare una simile atrocità. Ci sono popolazioni allevate nella cultura dell'odio, all'insegna dell'antiamericanismo più spinto e l'odio conduce solo verso un baratro che si sta sempre più aprendo. C'è poi l'amore e mi riferisco a quello bellissimo che sto vivendo, capace nella sua bellezza di soffocare le urla, i lamenti, la distruzione. Se noi due potessimo regalare almeno poche briciole, di quello che proviamo reciprocamente, a questo nemico invisibile e spietato, il suo odio si scioglierebbe. Vorremmo che tutti potessero amarsi come noi ci amiamo. Io sono felice in questo periodo, perciò i cupi rintocchi di morte che diventano più forti e vicini mi fanno maggiormente paura”.


Riflessioni sentite, che non rinnego, perché esprimono ciò che sentivo allora e avverto pure adesso (tranne il dettaglio sentimentale), ma che evidentemente segnarono negativamente l’interessante rapporto epistolare che si stava costruendo, perché da allora i contatti s’interruppero e, nonostante, le mie garbate sollecitazioni, non si ripristinarono più.


Questa microstoria del mio 11 settembre l’ho recuperata dal cesto dei ricordi amari, come simbolo di un legame spezzato da quella tragedia, emblema di una lacerazione nel comune sentire dove l’odio e la rabbia, rigurgito del doppio crollo, investirono indirettamente anche me, apparso forse agli occhi di questa donna come propugnatore di teorie estremiste e, pertanto, da ignorare accuratamente.


Potrei anche terminare qui, se non fosse che proprio stamattina mi è capitato di leggere su “
la Repubblica
” un’interessante intervista a Loretta Napoleoni, consulente dell’ Homeland Security statunitense e autrice del libro “La nuova economia del terrorismo”. Al giornalista che le chiede se, dopo il 2001 sia stato fatto qualcosa per bloccare i meccanismi di finanziamento del terrore, risponde testualmente: “No. Dopo l’11 settembre sono stati congelati i fondi di alcune organizzazioni, per 121 milioni di dollari. Poi, più nulla. Non un solo processo”. E, ancora, alla domanda: “C’è stato qualche segnale che preannunciava l’attacco?” (a Londra s’intende), la replica è stata: “Nei giorni scorsi il valore dell’oro è schizzato alle stelle. Ma chi poteva immaginare che cosa stava arrivando?”.


Ecco, già dopo l’11 settembre, ci fu un articolo di Giulietto Chiesa che raccontava storie interessanti, sulle manovre in Borsa, nelle giornate precedenti e anche l’osservazione della Napoleoni mi conferma che, alla base di tutto, non c’è tanto una guerra di religione, un’insurrezione dell’Islam contro l’Occidente cristiano (la gaffe del papa è significativa), ma l’economia che regola, presiede e governa tutto. Insomma, c’è chi ha speculato sui mercati nel settembre 2001, c’è chi ha agito in modo analogo all’inizio del mese di luglio per passare, quindi, alla cassa e raccogliere il frutto di ardite manovre finanziarie.


Se si vogliono cercare i registi di questo rosario di stragi è nel cuore dell’economia che occorre andare a rovistare, invece di adoperare strumentalmente i morti, come Bush insegna, per limitare la libertà  dei cittadini e poter violare impunemente i diritti civili, senza che si alzino voci autorevoli di condanna. Il papa, intanto, dopo aver appreso le notizie da Londra si è ritirato in preghiera. Amen. 



 




 




 




 




 


4 commenti:

  1. Gli Stati Uniti hanno censurato il film -Farenheit 9/11- perchè, probabilmente, la tua amica americana avrebbe cambiato idea... Bisogna riconoscere che sono abilissimi nel mantenere il popolo in uno -stato- di ignoranza. Sono anch'io convinta che il

    -nocciolo- risieda nell'economia.



    Ciao Frank, scusa le lunghe assenze causa lavori forzati. Leggo sempre gli arretrati, comunque. *____^

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  2. le pance vuote hanno bisogno di riempirsi e non di fare la guerra....

    buon fine settimana Frank

    un sorriso

    Maria

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  3. tigrissimaluglio 09, 2005

    Good afternoon..... from London..

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  4. STUFA, quando ti ritrovo è sempre un piacere e lo affermo non per accrescere il tuo “senso di colpa”, bensì per sottolineare la stima e l’apporto prezioso. D’altra parte anch’io non riesco a fare, in molti casi, ciò che vorrei, riferendomi in particolar modo ai blog linkati e all’attenzione che meriterebbero.

    Sì, quanto all’informazione su questa guerra, ancora più schifosa, gli Usa di Bush stanno mettendo la sordina, ma ugualmente scarseggiano i riservisti, anche se ci si adopera con scientifica sistematicità a censurare quelle bare, coperte dalla bandiera a stelle e strisce, che fanno ritorno in patria. E generano, oltre al naturale dolore, anche odio verso gli islamici, come quello inusuale della mia amica americana, ormai perduta chissà dove.

    Mi fa piacere che concordi con la mia valutazione. E... continua a leggermi :-)))

    Un caro saluto



    MARIA, è proprio vera la tua affermazione.

    Difficile sorridere, ma di fronte alla tua immancabile gentilezza è la reazione più spontanea.

    Un abbraccio



    TIGRISSIMA, cara amica piegata, ma non spezzata dal dolore, ho aggiunto un preliminare e breve commento al tuo penultimo post. Ti sono vicino.

    Un caro abbraccio

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