mercoledì 13 luglio 2005

Chattalandia

La mia età da internauta è molto “verde”. I miei primi vagiti risalgono, infatti, agli ultimi mesi del 1999 e tra le prime cose che andai a scoprire ci fu la chat di cui si dissertava, perfino eccessivamente, in Rete e sui media. Gli approcci iniziali furono dominati dalla confusione. Parole che s’intrecciavano, righe che incalzavano, smile e disegnini vari che impazzavano, nickname improbabili, alcuni ripetitivi, qualcuno simpatico, identità logicamente sfuggenti. Il caos primigenio, insomma, che si riproduceva davanti ai miei occhi.

Dubitavo che ci sarei potuto entrare con disinvoltura per capire e interagire. Esclusi, almeno in partenza, che potesse diventare uno strumento di conoscenza, non solo di persone, ma anche di idee, abitudini, modi di vita, perciò seguendo pedissequamente questa convinzione, mi ci dedicai con divertita curiosità e disincanto. In seguito, appresi i segreti, gli accorgimenti, più che altro, per distinguere in mezzo all’apparente confusione il reale dal falso, o per meglio dire il più verosimile. E, prima di cogliere le opportunità che quel mezzo offriva, percorsi fasi di avvicinamento progressivo, durante le quali assunsi l’identità di un diciottenne, quindi quella di una giovane ragazza, per riacquistare infine le mie reali peculiarità.

Lungo queste direttrici di marcia si svilupparono varie esperienze. La più imbarazzante con una sedicenne del Nord alla quale mi presentai come un quasi coetaneo e un nick maschile, Federico, che le piacque subito, perché era il nome del suo ex. Allo stesso modo mi apprezzò immediatamente per il garbo mostrato e l’assenza di proposte che sembravano essere il classico, come avrei imparato, in certe circostanze. Accadde così che, non solo la ritrovai per un paio di sere di seguito, ma iniziò anche  a scrivermi. Ora, il ruolo del diciottenne a distanza riuscivo a sostenerlo piuttosto bene (per civetteria, potrei aggiungere che anche quello del quarantenne, a causa del timer bloccatosi, mi calza a pennello J) e nelle lettere potevo districarmi agevolmente nelle risposte. Quando però, assieme alle domande più dirette e specifiche, mi chiese pure una foto, lasciai decantare ogni cosa con un pretesto. Ma non era finita qui, perché inaspettatamente dopo alcuni mesi, trovai una sua e-mail.

A quel punto s’imponeva la verità che l’abituale frequentazione in chat mi stava facendo considerare un optional. Tuttavia, per non rovinare il suo genuino entusiasmo per Federico, le risposi con il mio vero nome ed età, aggiungendo però di essere il fratello e inventandomi la storia di Federico che era stato sedotto da una donna più grande di lui, aveva abbandonato casa e solo saltuariamente faceva arrivare sue notizie. Le consigliai, peraltro, di dedicarsi ai coetanei della zona e di dimenticare quella avventura. Accettò di buon grado la spiegazione e con sollievo smise di cercare definitivamente.

L’esperienza più stravagante, invece, la vissi sotto le mentite spoglie femminili. Devo ammettere che Valentina, questo il nickname, riusciva a cavarsela piuttosto bene, rendendo plausibile la sua identità, convincenti le argomentazioni, oserei aggiungere così seducente, al punto che una ragazza ne fu talmente colpita da invocare di andarla a trovare, lasciandomi non un numero di telefono, ma il recapito postale, con tanto di via e località (una città del Centro). Un rapido riscontro sull’elenco telefonico lasciò poco spazio ad altre supposizioni, perché quella ragazza esisteva. Che poi fosse effettivamente lei era tutto un altro discorso, ma il problema non me lo posì, perché evidentemente avevo già escluso qualunque prolungamento.

La vicenda più drammatica, forse, considerata tale anche perché stavo muovendo i primi passi, fu con una donna meridionale, alla quale mi presentai finalmente per quello che ero. Singolarmente, rispetto ad altri contatti avuti, erano assenti le classiche domande che ormai stavo conoscendo, una sorta di kit per la chat: da dove dgt (digiti), anni, come sei, cosa indossi, taglia. Anzi, si trattava di una donna molto riservata che però lasciava trapelare la necessità di confidarsi, o forse sfogarsi, ma intendeva farlo secondo i suoi ritmi, le sue esigenze. Denotava timidezza anche nelle risposte, laconiche e quasi rassegnate. Intuii che celava un segreto, forse verità inconfessabili (anche la fantasia viaggiava, non dovendo inventare risposte adatte al ruolo). Così provai a farle emergere, a tratti convincente, in altri più spazientito, sempre con la larvata minaccia che lei volesse interrompere, passare ad altro, se non terminare la conversazione. Più volte recuperai le fila del discorso, più volte rimediai ad una situazione che sfiorava la rottura. L’unica proposta che le feci, ad un certo punto, fu quella di poterle lasciare l’indirizzo e-mail, per agevolarla in qualche modo visto che, nonostante tutto, stava acquistando fiducia e veniva incoraggiata.

Confesso che, essendo un’esperienza nuova, non sapevo bene come gestirla, a prescindere dal fatto se nel suo racconto potesse essere prevalente più la fantasia sulla realtà. In quel momento percepivo che stavo parlando con una persona in chiara difficoltà, che nello stesso tempo cercava di proteggere la sua privacy. Avrebbe voluto parlare, ma non poteva, ostaggio di forze sconosciute o forse fin troppo note. Faceva un passo avanti, si esponeva, per farne subito dopo due indietro e ricusare, rivelando un conflitto, immagino con se stessa.

Una situazione come quella avrebbe richiesto anche una perizia nei contatti virtuali, mentre io ero ancora in fasce, così pensando di fare una cosa giusta e nonostante i suoi ripetuti dinieghi, le comunicai la mia e-mail e lei, come una tartarughina, si ritirò nel suo guscio e da lì non uscì più fuori.

Continuai frequentare la chat per vari mesi, fino a quando, a metà marzo 2001, incrociai “lei” che alla domanda iniziale su come fosse il tipo di dolce che era il suo nick, mi rispose: “Buono, l’hai mai assaggiato?”. E tutto cambiò.   

12 commenti:

  1. Silenzioindioluglio 14, 2005

    "chat" un ricordo molto bello per un'insolita situazione di vita

    la definirei una scelta "elaborata" ...anche se non ricercata per distinguermi...(da allora sono passati quasi 5 anni ...non avevo nemmeno idea cosa comportasse la scelta del nick...)

    alla scoperta di msn trovai questa strana indicazione..chat...la curiosità è donna..dicono...e cominciai a spostare il mouse quà e là per cercare di capire quale fosse l'ingresso per accedervi....non fu cosa semplice...ti assicuro...tutt'ora chi mi conosce sa quanti pasticci combino con il pc...

    finalmente arrivo al nick..

    che sarà mai....

    fortunatamente qualche piccola residua capacità intellettiva mi ha condotto alla comprensione...

    era il momento di scegliere..(sarebbe splendido se le scelte da fare fossero sempre così piacevoli e semplici....)

    ho intrapreso un rapido viaggio , un ripasso di memoria

    ho desiderato sempre dare un significato "reale" ad ogni cosa... riflettendo anche su questo in apparenza molto banale e tutto sommato virtuale ...

    l'importanza del silenzio e il fascino degli indio d'america....

    due semplici parole che insieme riuscivano ad esprimere parte di una ricerca interiore realizzata durante quel viaggio nel profondo

    nel silenzio .....ascolti parole,voci,suoni,sguardi,sorrisi,gioie,dolori,emozioni ,sensazioni,ascolti il rumore del mare,il soffio del vento,il richiamo dei lupi.... accogliendo l'universo intero discretamente nella tua vita

    indio come identificativo dei popoli nativi d'america

    una ricchezza di tradizioni e cultura tanto distante dai canoni del vivere occidentali

    silenzio-indio....un'attrazione fatale che ascolta il trascendente nell'espressione univoca di uomo-natura in cui è scritta la nostra storia e in essa si celebra il mistero dello Spirito.

    Si...in effetti troppo complicato ...ma è questa la storia del mio nck che non ho mai cambiato...

    mi sono dilungata in un dettaglio...l'esperienza di chat è stata "meravigliosa"...ma non credo sia il caso di continuare adesso ... più che un commento diventerebbe un post.

    ti avevo lasciato un saluto in un post precedente.

    caramente

    Sil



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  2. Non me lo aspettavo da te .... è stata forse ricerca antropologica ? : )

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  3. Buongiorno Frank :)

    bello il tuo post...bello e sincero.

    Io non capisco la demonizzazione della chat, l'ho usata anche io saltuariamente qualche anno fa.

    Nè più nè meno, come nel mondo della quotidianità ci si incontra gente di ogni tipo ed ogni volta impari qualcosa.

    Inoltre ognuno ci trova quel che cerca...nè più nè meno come nei blog...una piazza virtuale! L'unica differenza è che per strada o altrove, non si apostroferebbe mai una persona chiedendogli di fare due chiacchiere :))

    Personalmente, nei forum dedicati, ho trovato molte informazioni che mi hanno aiutata con l'attività.

    Ma torniamo al lavoro...i libri sono sempre qui che aspettano le mie attenzioni.

    Un sorriso Frank

    p.s.....e poi tu ci hai trovato l'amore e se non è durato, non dipende dallo strumento di conoscenza....ma fatalità

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  4. Molto intrigante questo fluido passare dal racconto autobiografico all'analisi psicologica e all'antropologia culturale. L'ho gustato molto, mettendo in moto i ricordi delle mie avventure in chat. Ho cominciato con un assurdo: chat internazionali, lingua veicolare l'inglese a me del tutto ignoto. Una follìa. Così ho imparato l'inglese scritto, anzi tanti inglesi diversi. Una buona esperienza, perché ho trovato delle persone con cui ho fatto amicizia e continuo ad avere scambi epistolari. La selezione avveniva naturalmente e senza traumi, sulla base degli interessi culturali. Poi è arrivato il blog e mi è mancato il tempo di continuare. Ma potrei sempre riprendere. Complimenti e un saluto d'intesa. harmonia

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  5. L'esperienza della chat l'ho vissuta anche io per pochi mesi, tra l'estate e l'autunno del 2002.

    Ero approdata in "chattalandia" quasi per caso, incuriosita dal fatto che un membro della mia famiglia chattasse in quel periodo fino a tarda ora.E così volli provare anche io....

    Nessuna identità alternativa, nessun nick maschile,confesso solo di avere alterato a volte l'età aggiungendomi o togliendomi due - tre anni quando l'interlocutore mi sembrava un pò troppo giovane o un pò troppo in là con gli anni.

    Come esperienza è stata interessante, si entra in contatto con persone di tuttii tipi,anche se ad un certo punto abbastanza stereotipata, e proprio per questo penso che ad un certo punto sia subentrato un certo disinteresse.

    Concordo sul fatto che il mezzo non è importante, sono importanti le persone che si ha la fortuna e anche l'abilità (si, perchè penso che sia anche un pò questione di fiuto)di conoscere : con due di esse ancora oggi ci sentiamo e ogni tanto ci incontriamo, e devo dire che a distanza di tempo la prima impressione avuta tre anni fa ha ricevuto una piacevole conferma.

    Quindi, tutto sommato anche per me esperienza breve, bilancio positivo.

    Buona giornata Frank



    p.s. certo però che Valentina.. :))))))

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  6. ciao, ho letto il tuo commento da masso.

    volevo lasciarti solo un saluto, non mi posso dilungare, sono al lavoro e domani parto per le ferie, magari al rientro ripasso.

    a presto, cri.

    [capraecavoli]

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  7. Ehhhhh, ci sarebbe molto da scrivere sulle chat. Io ne ho viste di tutti i colori, finchè non sono entrata su Jumpy ed ho cominciato a scrivere pagine di diario: il mio primo blog. Mai mentito sulla mia identità, anzi, ero fin troppo sincera, ma mi stufai presto di combattere con individui che cercavano solo sesso. Entravo in una chat di Irc dove si chiacchierava in pubblica piazza, e lì ho conosciuto anche alcune persone che ancora frequento... Diciamo che erano i primi passi nella rete. Poi tutto è cambiato, anche per me. Sono comunque esperienze indimenticaili.

    Ps: avevo un'amica che chattava con un nick di un dolce, non sarà mica la stessa?

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  8. ScintilleDiLuceluglio 15, 2005

    Ciao :) Arrivo a te dopo aver letto un tuo bellissimo commento nel blog di Masso57. Quelle parole mi hanno colpito e che sono convinta che la persona che menzioni abbia perso qualcosa di molto prezioso.

    Un saluto con simpatia :)

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  9. buon fine settimana con un sorriso...che non deve mancare mai

    Maria

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  10. Avrei voluto avere la perizia di FeuAu nella scelta della immagine.Eh, sì perchè a me 'sta storia di Valentina mi hafatto sorridere! Per inciso, un amico d'infanzia psicologo mi confidò di essersi finto donna. Perchè? - gli chiesi- perchè da donna ti accettano di più, fu la risposta.Ciao Frank:-)

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  11. Aggiungo un dato personale: non ho cominciato le mie esperienze telematiche con la chat.Mi ci sento come un pesce fuor d'acqua.

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  12. stefanomassaluglio 17, 2005

    grande frank

    sei veramente un grande

    ciao stef

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