lunedì 1 febbraio 2010

Il grande vecchio







http://www.lafeltrinelli.it/products/9788807171826/Annus_horribilis/Giorgio_Bocca.html?















Confesso che ho provato tenerezza ascoltando e, soprattutto vedendo Giorgio Bocca, sabato sera intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Una tenerezza provocata da questo “grande vecchio” del giornalismo italiano, combattente partigiano e poi nella professione, indomito, autorevole, visibilmente indebolito fisicamente (basti confrontare l’intervista andata in onda poco più di un anno fa), ma integro nella capacità di analizzare la situazione, lucidamente e realisticamente pessimista, ormai disilluso fino a definire la guerra di liberazione dal fascismo come una “grande illusione”, perchè ha prodotto gli avvilenti risultati che abbiamo sotto gli occhi.


Poi sfoglio “L’espresso” che mi è appena arrivato, dopo il superbo Altan

c’è la sua rubrica dove trovo un’efficace testimonianza nella rubrica settimanale “L’antitaliano”. E penso che la tempra di quest’uomo sia davvero eccezionale, per riuscire ancora a produrre la civile indignazione di cui la metà degli italiani non trova traccia nella parte politica che teoricamente dovrebbe rappresentarli. Così la fustigazione verbale di questo “grande vecchio” rimane come vox clamantis nel deserto intellettuale dell’Italia narcotizzata dal papi, nazione squallida produttrice di pseudo valori, pornografia culturale. Eppure resiste ancora, Giorgio Bocca e lunga vita gli venga riservata.

















Il paese che piace a Silvio


di Giorgio Bocca


Non sopporta le regole della democrazia parlamentare dettate dalla Costituzione e vuole farsi uno Stato a sua misura e comodo


 


Dalla sua stanza dell'ospedale San Raffaele, da lui finanziato per deviare da Milano 2 - suo investimento edilizio - le rotte aeree in partenza da Linate, Silvio Berlusconi, ferito al volto da uno psicolabile, che essendo tale ha usato per arma un modellino in polvere di marmo del Duomo, ha ripetuto agli amici: "Ma perché mi odiano tanto?". Domanda che solo un grande sovversivo, solo uno che fa di continuo l'elogio della pazzia, del superamento del modesto buon senso, convinto di poter andare oltre il possibile, oltre il normale e il lecito può porsi nel momento in cui la risposta dovrebbe essergli chiarissima: mi odiano perché non sopporto le regole della democrazia parlamentare dettate dalla Costituzione, perché voglio farmi uno Stato a mia misura e comodo.


E a sua imitazione, a suo eco, il Popolo della Libertà, come lo ha chiamato, accusa indignato, accorato la metà degli italiani a cui la democrazia parlamentare dei controlli e delle garanzie va bene, va meglio della democrazia autoritaria e del simil-fascismo che rialza la testa nel mondo.


Perché mi odiano tanto? Si stenta a credere che se lo chieda davvero. Lo avversano, cercano di resistergli per una ragione diremmo storica: per sfuggire al destino, alla condanna di essere uno Stato, un popolo incapace di essere libero, sempre in preda alle tirannie. Non è il solo, nel 'bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe'; come osservò Prezzolini il fascismo è stato una manifestazione di una nostra tendenza perenne, "autobiografia della nazione", diceva Gobetti, "adattamento alla storia e alla cultura del popolo" aggiungeva il Cuoco o, per citare Prezzolini, "gli italiani sono negati alla democrazia. Olandesi, svizzeri, inglesi, americani sono nati democratici. Noi autoritari e faziosi. Che l'italiano sia un popolo democratico è una assurdità".


Già, ma proprio per questa eterna assurdità agli italiani della Repubblica nata dalla Resistenza è sembrato un miracolo, una svolta prodigiosa essere arrivati a una Costituzione che prevede i controlli e sancisce i diritti.


Berlusconi si chiede perché è tanto odiato? Perché la metà degli italiani, e forse più della metà, lo ha visto nei 16 e passa anni della sua avventura politica sempre intento a svuotare e colpire, a disprezzare questa democrazia: non sopporta le sue regole, sempre alla testa del partito del fare che produce, che intraprende, ma se i giudici lo fermano quando varca il confine del lecito, li accusa di invidia e di odio, tipiche accuse generiche di chi vuol fare ciò che gli comoda.


Non a caso Berlusconi si è rifiutato per 16 anni di partecipare alle commemorazioni della Resistenza, non a caso ha sdoganato i fascisti, non a caso si è alleato con il separatismo antirisorgimentale della Lega, non a caso ha sdoganato i peggiori dittatori superstiti, sempre anteponendo i buoni affari ai buoni principi.


E si chiede perché è odiato da quanti hanno voluto, hanno sperato, hanno tentato di fare dell'Italia un paese dove la legge è uguale per tutti, dove gli oppositori non sono ipso facto 'comunisti assassini', dove chi si oppone alle forme risorgenti di fascismo non è ipso facto un seminatore di odio, un infame, un traditore?


C'è il pericolo di un ritorno del fascismo? La storia è imprevedibile, ma la possibilità è innegabile. Basta constatare come il delitto di un pazzo è stato sufficiente a rovesciare le parti, a mettere a prudente silenzio gli oppositori, sotto accusa i difensori della democrazia.


(4 febbraio 2010)







 


 





3 commenti:

  1. Ti dico la verità. A me invece Bocca ha fatto un po' rabbia. Non discuto la sua statura morale, per carità. Ma quando ha detto quanto era bello ed entusiasmante fare la resistenza mi sono messa nei panni di un giovane di oggi. Che colpa ne hanno i giovani di oggi di essere nati nel periodo sbagliato? Gli adulti invece qualche colpa per il mondo horribilis che hanno fatto trovare ai ragazzi ce l'hanno (non individualmente, certo, dico come generazione).

    E allora, secondo me, gli adulti come Bocca hanno il dovere di lasciare qualche speranza ai ragazzi. Non possano dire semplicemente che fa tutto schifo (anche se lo pensano ed io, purtroppo, un po' lo penso).

    Bacioni,

    Artemisia

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  2. Artemisia, che argomento che vai a toccare. E' vero: chi è nato nel periodo sbagliato non ha nessuna colpa ed è invece verosimile che ce l'abbiano la o le generazioni che li hanno preceduti. Dovremmo, come è giusto che sia, lasciar loro delle speranze, ma sarebbe necessario che anche noi disponessimo di antivirus efficaci per credere in ciò che diciamo. Non sempre è vero e non sempre è facile. Trovo però che sia altrettanto giusto metterli in guardia, perchè il paese reale non è quello che sono abituati a vedere attraverso le deformazioni di parecchi mezzi di informazione. Si tratterebbe di essere realisti. ecco.

    Giorgio Bocca ha dalla sia non solo la statura morale, ma anche la consapevolezza di aver visto svanire, negli ultimi anni poi velocemente, tutte quelle speranze nate dopo la Resistenza. Possiamo noi adulti chiudere gli occhi e rassicurare le giovani generazioni che andrà meglio, perchè peggio di così... Siamo davvero al peggio, oppure il fondo dobbiamo ancora toccarlo?

    Con questo la tua riflessione è giusta e per niente fuori luogo. Direi anzi opportuna per stabilire una linea di condotta giorno dopo giorno. Grazie per avermene fatto omaggio.

    Bacioni

    Frank57

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  3. Chiudere gli occhi, assolutamente no. Anzi. E capisco che non sia facile trovare spunti di ottimismo (più che spunti non si può trovare).

    Forse però potremmo indicare ai ragazzi esempi di volontà di riscatto.

    Voglio dire: gli Italiani erano messi male anche durante il fascismo eppure hanno trovato la forza di ribellarsi. Ecco qualcosa del genere.

    Non so perchè ma quel passaggio di Bocca mi ha dato il fastidio che provavo da ragazza quando quelli che avevano fatto il Sessantotto si facevano belli ai nostri occhi di figli del riflusso. "Eh, che volete capire? Non avete fatto il Sessantotto!" E io che colpa ne avevo se nel Sessantotto avevo 6 anni??

    Un bacione anche a te,

    Artemisia

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