lunedì 11 aprile 2005

Il divieto

E’ arrivata alla vigilia del fine settimana e costituirà il principale argomento di discussione al rientro in ufficio.

 



“Per garantire il buon funzionamento dei servizi informatici periodicamente si effettuano dei controlli sull'utilizzo della banda e le ultime analisi hanno riscontrato un impiego notevole della connettività Internet. Sappiamo che Internet è per molti di noi un utilissimo strumento di lavoro, ma l'ultimo report ha ulteriormente evidenziato numerose situazioni anomale e vi chiediamo pertanto di limitarne l'utilizzo ai soli scopi aziendali. L'azienda, come sapete, e' in grado di effettuare stampe e statistiche per siti visitati e per persona, senza per questo incorrere nella violazione delle norme della privacy.

Confidiamo nella vostra collaborazione e porgiamo cordiali saluti a tutti e buon lavoro.

La Direzione & I Sistemi Informativi”

 



A parte la curiosità di sapere come riescano a non confliggere esigenze di privacy con la stesura di rapporti personali sulla navigazione, rimane il fatto che stanno sempre più restringendosi gli spazi all’interno delle aziende. Un’amabile blogger, che manca da un po’ di tempo, denunciava questa situazione proprio alcuni giorni fa in suo post e ne traeva considerazioni amare. La comprendo, soprattutto se poi vengono a mancare altri tempi per potersi esprimere, perché non a tutti è permesso di ritrovare in casa i medesimi spazi che in ufficio ci sono, anzi credo che in molte situazioni si adoperi il pc soltanto al lavoro, venendo meno questa possibilità a domicilio, segnatamente se sposati o con figli.

 



Personalmente, dopo aver letto la comunicazione, ho gettato un’occhiata nella rete aziendale scoprendo molte cartelle condivise che contenevano file mp3 (un collega  me ne copia ogni mattina, da circa un mese, l’equivalente di 500 Mb e in tal modo, nel pc domestico ho raggruppato oltre 3mila file musicali) e, di recente, dopo aver ottenuto una password, la sorpresa di aprire una cartella che custodiva anche film in divx, attualmente in programmazione nelle sale. C’era persino il meglio, in 30’, della “storica” puntata di “Ballarò” di martedì scorso.

 



Potrei anche trarre la facile conclusione che, come sempre, pagano tutti per la dissennatezza di pochi (?), ma pure io sono senza peccato, sebbene raccogliendo ciò che altri si sono procurati. Resta, tuttavia, l’impressione che questo giro di vite non sia altro che la traduzione imprenditoriale di un diverso modello nella gestione dei rapporti con i dipendenti e che ben altre limitazioni, più serie, si vadano profilando.


 

13 commenti:

  1. gestisco diversi sistemi informatici, e ti posso assicurare che a chi cazzeggia ogni tanto sul web (lo facciamo anche noi sysadmin) non si dice nulla. discorso diverso per chi scambia il posto di lavoro per un internet caffe.

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  2. Invece purtroppo mi tocca smentire Flyaway: capita che per "punire" chi si fa la cineteca o altro si tarpino le ali anche a chi si fa un giretto giornaliero sui blog, o sul sito dell'oroscopo personalizzato. Capita, e ci si ritrova a non poter nemmeno più accedere alla lettura dei Blog di Crosetti o Assante su Repubblica: solo home page e articoli principali.



    Ti fanno credere di avere il mondo a portata di mouse e che sia INDISPENSABILE sapere di tutto-di più attraverso questo mezzo, poi ti ritrovi da un giorno all'altro a comunicare solo tra siti di finanza e statistiche sui fondi di investimento, chiuso in una sorta di riserva come un panda, mentre il Capo continua ad andare a sbirciare il sito di Playboy.



    Accade, accade...

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  3. federica_auroraaprile 11, 2005

    ... credimi, alla fine si traduce tutto in interessi economici..!!! comunque se la tua utenza a lavoro non crea problemi di sicuro ti daranno la possibilità di nagivare senza troppe restrizioni.



    feau

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  4. Chi controlla i controllori?

    Dunque, infrangere le "regole" credo sia la cosa più ambita da chi ha capito che certe regole sono solo prolunghe della mente ristretta: c'è un film bellissimo, "Le regole della casa del sidro", la cui visione (e relativo "segue dibattito"..) renderei obbligatoria per tutti i "capi"...

    Mi trovo molto vicino al pensiero di Dovesei, in particolare quando parla di certi blog vicini di casa...

    Un saluto, fratello: ad maiora!

    (e non fare battute stracittadine...)

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  5. passo solo per salutare frank.

    La realtà di cui parlate non mi appartiene, anche se penso che la produttività va vista in altro modo.

    a presto

    Maria

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  6. Blue__Angelaprile 11, 2005

    Caro Frank,passo per un salutino veloce...anch'io ultimamente sono abbastanza presa;il mio esame sarà la settimana prossima...

    Intanto leggo con curiosità il tuo post e penso sia giusto distinguere chi usa internet sul lavoro in due categorie:chi naviga di tanto in tanto senza pregiudicare il rendimento lavorativo,e i "drogati" dalla rete.

    Nn è giusto che per l'indisciplina di questi ultimi tutti gli altri debbano sottostare a provvedimenti più o meno rigidi;nel navigare di tanto in tanto nn ci trovo niente di male.

    Comunque anch'io come te sono convinta che queste misure restrittive siano solo l'anticipazione di divieti ben più pesanti.Questione di costi e in tempo di crisi si sa,conviene tagliare ogni spreco...spero vivamente di sbagliarmi.

    Un abbraccio,buona serata :*

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  7. Ti stavo rispondendo qui ma l'avrei fatta troppo lunga, lo faccio con un post sul mio blog...il tuo argomento merita!

    Un abbraccio

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  8. FLYAWAY, benvenuto. Il diverso dosaggio mi inquieta, mentre resta concretamente inapplicabile il rispetto della privacy con i report personalizzati, un’uscita ad effetto, insomma e nulla più. E senza ottenere gli effetti sperati. Condivido il fatto che il luogo di lavoro non possa trasformarsi in un Internet cafè.



    DOVESEI, sempre molto arricchente la tua presenza. Sono completamente d’accordo, virgole comprese, con ciò che scrivi. In sostanza sono sempre i più deboli, nella scala gerarchica in questo caso, a rimetterci, perché per i “capi” nulla cambia. Aggiungerò che, non solo c’è chi dispone di una discoteca e cineteca personale, ma anche che nel recente passato sia stato intenso un florido commercio di cd musicali realizzati in “casa”, con le risorse dell’azienda cioè. E tutto ciò senza l’emanazione di direttive ad hoc. Ma non so quale sia stata la goccia che ha tracimato dal tradizionale vaso, perché si tratta di consuetudini che si perdono nella notte dei tempi.

    Molto interessante, piuttosto, l’argomento che sollevi sull’indispensabilità del Web (come viene quasi imposto di credere) salvo poi smentire tutto attraverso disposizioni grottesche anche e demoralizzanti. E’ vero, tristemente vero.



    FEAU, bentornata. In effetti particolari restrizioni non si sono ancora registrate e, come spesso capita, si cambia tutto perché non cambi nulla alla fine. Non mi è parso di cogliere un clima diverso, ma è ancora troppo presto.



    FRATELLO, gia! Ottima domanda e mai trovata la risposta. Purtroppo non ho visto il film che hai citato, ma ritengo che porre e, dopo, imporre certe regole (“prolunghe della mente ristretta” mi piace), favorisca l’esito opposto. Mi era capitato di leggere un articolo, molto tempo fa, su decisioni assunte in senso contrario in un’azienda, con maggiori soddisfazioni sia per gli impiegati che per i vertici. L’avevo anche conservato, ma non ricordando la testata è piuttosto problematico cercarlo tra le varie cartelle. Magari salterà fuori prima o poi.

    Altro che battute, ti ho fatto una dedica personalizzata che ormai avrai letto. Mancano poche ore.

    Un abbraccio



    MARIA, grazie per il saluto fatto appositamente. Denuncia cose positive sul tuo conto. La penso anch’io come te sulla produttività.



    BLUE_ANGEL, bentornata e non logorarti troppo con l'esame: un "in bocca al lupo" che prende la rincorsa.

    Purtroppo le due categorie sarebbe auspicabile fossero, in un certo senso, riconosciute. Infatti come giustamente osservi, l'esagerzione di alcuni (molti?) produce conseguenze per tutti, indiscriminatamente.

    Temo che non sbagli, invece, sull'altro aspetto che sottintende queste disposizioni o consigli. Proprio stamattina si è svolta un'affollata assemblea sindacale, perché entro l'anno dovrà completarsi la riorganizzazione di un intero reparto che verrà smembrato. Non si parla (ancora?) di esuberi, quanto della ricollocazione di una cinquantina di dipendenti (ne sono escluso). Magari un modo diverso di gestione inizia proprio dalla disciplina sul Web, ma le perplessità sono molte e potrebbe trattarsi della tradizionale foglia di fico.

    Abbraccio ricambiato a te e buona giornata con i tempi giusti per tutto.



    MICIONERO, è sempre un piacere. Passerò volentieri a leggerti e magari per il commento... domattina, dall'ufficio! :-)))))))).

    Grazie per l'apprezzamento che ricambio.

    Un abbraccio

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  9. Sono d'accordo con te Frank. Penso che non sia tanto questione di quali siti si guardano, o per quanto tempo. Il punto è che ormai tutte le aziende, grandi e piccole, si sentono in qualche modo defraudate se i dipendenti usano internet per ragioni non legate allo svolgimento delle loro mansioni. Io credevo di non fare danno a nessuno se leggevo i blog e la mia posta nei momenti in cui non avevo altro da fare. E' chiaro che quando c'è da lavorare, lavoro e basta, e l'ho ampiamente dimostrato anche recentemente. Ma questo non basta, deve scattare il divieto, la punizione per i trasgressori. Poco importa se poi i dipendenti si mettono a fare il solitario di Windows, o se leggono il giornale o se guardano nel vuoto pensando agli affari loro. Tutte queste restrizioni (e violazioni della privacy) non miglioreranno affatto la produttività. Nel mio caso anzi, ottengono il risultato contrario: svogliatezza, ripicche.

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  10. VITAROSA,bentornata. E proprio a te facevo riferimento, avendo letto un tuo post di un paio di settimane fa in cui manifestavi amarezza e sconcerto per la decisione impietosa che era stata attuata. La conseguenza è quella che efficacemente descrivi e che vale anche per me. Tra l'altro sto limitando il websurfing (perdona la civetteria) per dedicarmi a scrivere e-mail (ho parecchia corrispondenza da smaltire) che poi spedirò da casa. Inserisco la mia chiave Usb, raccolgo i dati e poi li scarico a domicilio.

    Comunque la questione, molto aperta e dibattuta, riguarda l'atteggiamento punitivo dei vertici aziendali, la scorretta dissuasione (perché la violazione della privacy è palese), nonché il contrastare una tendenza ormai largamente diffusa, adoperando strumenti anacronistici e trascurando di verificare se sia dimostrato un rapporto di causa-effetto tra divagazioni sul Web e produttività.

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  11. Vedi, anche tu hai trovato un modo alternativo di riempire i tempi morti in ufficio, rispondendo alle email che poi spedirai da casa. Qualcuno ha obiettato: se tu fossi il proprietario di una azienda non vorresti che i tuoi dipendenti trascorressero ore e ore su internet. Non credo: mi piace pensare che giudicherei i miei dipendenti da come lavorano, dai risultati ottenuti. Preferisco avere un dipendente che in otto ore riesce a lavorare bene e a farsi i suoi giretti su internet, piuttosto che un dipendente insoddisfatto che non combina niente. Faccio un esempio banale: ho assunto una "colf" che viene a stirare una volta a settimana. Quando torno a casa, trovo le camicie stirate, e le pago le due ore di lavoro. Non mi interessa se si è preparata un caffè, se ha telefonato alla figlia, se ha guardato la TV mentre stirava. Quel che conta per me sono i risultati.

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  12. PannaAcidaaprile 13, 2005

    ci sono purtroppo persone che tutto fanno fuorchè lavorare: controllano la posta, scaricano musica, scrivono sui vari blog e forum...direi che non è proprio correttissimo ^_^

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  13. VITAROSA, ho fatto di necessità virtù e mi sono adeguato.

    E’ calzante l’esempio che esponi, efficace e pragmatico. La disaffezione di un dipendente è molto più dannosa per l’azienda che non la navigazione in Internet e sono i risultati che contano. Mi trovi d’accordo.



    PANNAACIDA, benvenuta.

    Infatti è proprio a causa delle persone da te citate che ci rimettono coloro che fanno onesta navigazione. Perché poi, diciamolo francamente, nella maggior parte degli uffici la connessione Internet è attiva e la mancanza apparirebbe anacronistica. Ci stanno ripetendo che le applicazioni on line rappresenteranno il nostro futuro, molto immediato (basti solo pensare alla domotica) e ci si arena davanti ai giri in Rete dal pc aziendale? Chiaramente, se fosse questa l’unica attività lavorativa non sarebbe corretta, mi pare indiscutibile. Nella fattispecie, invece, il discorso è ammantato di ipocrisia e inutile rigore padronale.

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