lunedì 2 novembre 2009

Sorella solitudine












C’è sull’home page di Facebook una domanda, improbabile come molte altre applicazioni del social network, che suona così: “A cosa stai pensando?”. La mia risposta, frutto di riflessioni amare e convulse, dopo una settimana lacerante e pesantissima, sarebbe che se nell’eterno conflitto tra ragione e sentimento, quest’ultimo prevalesse sulla prima, almeno in misura maggiore di quanto avvenga adesso, probabilmente non ci troveremmo in una simile e miseranda deriva sociale. Di più. Certamente non staremmo sprofondando in questo abisso infamante dove cinismo ed egoismo ormai dettano le regole di vita, incuneandosi nei cuori e sfrattando i sentimenti, svuotati perciò di ogni dignità e ridotti a paccottiglia, buoni solo per i mercatini dell’antiquariato.


Sarà che mai, come quest’anno, ho patito enormemente il passaggio stagionale.


Mi sono aggrappato agli ultimi raggi di sole, come per sollevarmi da terra e avvicinarmi a quel calore, mentre impietosamente si compivano i riti che salutano l’estate e la luce. Riecheggiavano i ricordi delle giornate sfavillanti, interminabili pomeriggi sfolgoranti. Brillano ora gli occhi a quel pensiero. Era un calore balsamico per l’anima. Vitale ed euforizzante. Finestre spalancate, balconi illuminati dal sole.


E poi, ad un certo punto, lo capisci che qualcosa sta cambiando. Non ti vuoi arrendere, ma il calendario riduce le sue pagine, le finestre sono adesso socchiuse, i balconi in penombra, i rumori attenuati. Invece no, è un falso allarme. Che si continuino ad indossare polo e t-shirt, il clima torna di nuovo mite. Una nuova estate oppure un mite autunno, ma la sostanza resta inalterata. Il cambio di stagione negli armadi può essere rimandato. Una fatica risparmiata.


E mentre ci si adagia in questa nuova consapevolezza, il cielo cambia colore, la luce declinante del pomeriggio e il profumo di pioggia nell’aria annunciano l’inevitabile. Il ritorno all’ora solare e la scomparsa dell’unica traccia di legalità, infliggono il colpo di grazia. Inizia la lenta vestizione.


Tutto adesso è mutato. Solo le polo e le t-shirt giacciono in un angolo in attesa della stiratura, mentre felpe e maglioncini prendono il loro posto.


Pensare che una volta, sembra sia passata un’era geologica, godevo di questo passaggio. Annusavo l’aria, respiravo a pieni polmoni “San Martino”, pregustavo i sapori dell’autunno, aspettavo quella nebbia sottile che cala durante il giorno: tutto sembrava essere in pace.


Ma come cambiano le stagioni, mutano anche le persone, forgiate e spesso deformate dalle vicende della vita. Ormai apprezzare l’autunno è un lusso che non mi posso più permettere, camminare sulle foglie cadute a terra non mi fa rallentare il passo. E pure il paesaggio che si trasforma ha smesso di attirare l’attenzione.


I sentimenti, ridotti al silenzio dalla ragione, si preparano al  rigido inverno. E più che silenzio è la solitudine dei sentimenti.


Brutto mese, quello appena trascorso, pesantissime e opprimenti le ultime due settimane. Pressioni di ogni genere e da ogni parte. Si pretende molto, qualcosa si riesce a restituire, ma poi l’amarezza e la delusione impongono il loro regime e ti  piegano creando crepe, appannando i rapporti e (forse) mettono in discussione un futuro a cui con deleterio ottimismo si era creduto e ceduto.


Il cuore d’inverno sta male e non c’è nessun piumone che possa scaldarlo. Le immagini della bella estate si alternano, nelle loro mille declinazioni, a marcare ora il senso di solitudine. Cerchi di sovrapporle, ancora incredulo e in effetti appare difficile trovare una correlazione. Appartengono a due stati diversi: il tempo della gioia e quello dell’amarezza, di sentimenti inquieti e feriti, di linfa vitale che scorre meno impetuosa, come rivoli di un fiume in secca.


La solitudine dei sentimenti equivale anche al loro inaridimento?


Ecco l’angosciante interrogativo a cui non posso e non voglio fornire risposta adesso. Soprattutto non voglio, perchè sono ancora palpitanti le emozioni della bella estate. E in me i sentimenti prevalgono sulla ragione. Credo che lo saranno sempre. E forse proprio per questo sono condannato a sofferenze lancinanti.


È morta oggi Alda Merini, ha preferito che fossero tutti i santi ad onorarla e non i defunti. Ad Alda Merini sono debitore dell’incipit  e dell’ispirazione di questo blog. I suoi versi lo accompagnano da quasi cinque anni. Forse non è un caso che la grande poetessa italiana se ne sia andata proprio adesso, accrescendo così la solitudine dei sentimenti.

7 commenti:

  1. Mi piace quel che pensi. Mi piace come lo traduci in parole. Mi spiace sapere che ti senti solo. Lo siamo un po' tutti. Un poco, però. C'è sempre qualcuno che ci apprezza e ci ama, bisogna essere attenti e saper scegliere i compagni di viaggio.

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  2. il peggio, per me, è quando mi decido a mettermi le calze, che so che poi non le toglierò fino a marzo.

    ma come ho scritto oggi altrove, in un raptus di ottimismo cosmico: fra poco più di un mese e mezzo le giornate torneranno ad allungarsi.

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  3. ross1, non credo di aver sbagliato - almeno in questa circostanza - la compagnia per il viaggio, però le sensazioni di amarezza e di solitudine accentuata, stanno riempiendo le giornate.

    Perchè è vero che soli lo siamo un po' tutti, specie di fronte a scelte importanti e da soli, in fondo, ci tocca morire, tuttavia il senso immanente di questa solitudine assume a tratti caratteri devastanti. Mi piacerebbe pensare che dipenda dal clima, ma temo che non sia così. Il contrasto, poi, stridente e irridente con l'estate, è particolarmente avvertito.

    Ti ringrazio per l'apprezzamento: adesso come in passate circostanze.

    iosempreio, l'espressione "raptus di ottimismo cosmico" mi piace, anche perchè non arrivo a certi livelli, pur essendo pessimista reale. Evidentemente riesci a superarti. E poi, è vero: già dal 25 dicembre le giornate cominciano ad allungarsi. Un mese e mezzo o poco più.

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  4. dal 21 dicembre, per la precisione

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  5. L'autunno.

    L'abbiamo descritto in modo simile e al contempo diametralmente opposto: io c'ho messo un filo di ottimismo (soprattutto per convincere me stessa), tu hai chiuso il cuore alla speranza.

    Ma niente può durare per sempre...

    Un fortissimo abbraccio.

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  6. Post bellissimo. Letto oggi, un giorno grigio e umido di pioggia, molto suggestivo. Però la solitudine no: quella è una casa che abito molto felicemente, mai con rimpianti o amarezza. La solitudine è uno dei regali che, in questa società di rumorosi disastrati, apprezzo di più. Vuoi mettere come la musica diventa più limpida? Tutto è pace, dentro e fuori...

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  7. kittimol77, dopo due mesi e mezzo può apparire incongrua la risposta ai tuoi apprezzamenti e al tuo commento, eppure voglio esserci sia per ricambiare la cortesia, ma soprattutto per verificare come lo scorrere del tempo, seppure in un periodo così limitato, risulti infine sapiente. Va molto meglio adesso e ciò permette di abbracciare la "sorella solitudine"  e coccolarsela un pochino.

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