lunedì 2 aprile 2007

Alati pensieri


In un Paese serio si potrebbe anche trattare di disinvolta “distrazione di fondi”, seppure non in senso letterale, oppure di “cambio di destinazione d’uso”. In ogni caso la vicenda non è per nulla edificante ed istruttiva e forse l’unica morale che se ne può trarre è che per questi “bestioni” (siano essi aerei o navi) i soldi si trovano sempre. Se l’uso fosse stato appropriato nulla da eccepire, ma in questo caso diventa sempre più imbarazzante sostenere un governo di centrosinistra che avalla sciagurate decisioni della banda B.1816.


Ai vip il primo aereo dell'Arma


E' appena arrivato nella flotta dei carabinieri ed è costato 8 milioni di euro. Doveva servire a pattugliare le coste e invece ora ospita un salottino per metter comodi gli alti ufficiali


Sara Menafra


il manifesto (29 marzo 2007)


«Più mezzi per i nostri uomini» si dice in questi giorni pensando alla guerra che prende fuoco ad Herat. E giù applausi anche a sinistra. Peccato però che poi, quando i mezzi si comprano, magari a caro prezzo, spesso vengano dirottati dal nobile uso di «difendere la patria» a quello più prosaico di portare in giro qualche vip o plurigraduato delle Forze armate.


L'ultimo caso è datato 14 dicembre 2006. Dopo anni passati a lamentarsi del fatto che nonostante la riforma che li ha resi la quarta forza armata i Carabinieri avevano solo elicotteri, finalmente gli uomini dell'Arma vedono arrivare all'aeroporto di Pratica di mare il primo vero e proprio aereo della novella flotta. Il velivolo è stato acquistato dal ministero degli Interni per otto milioni di euro, con l'obiettivo di fornire un mezzo idoneo a «pattugliare le coste». Eppure, poche ore dopo l'arrivo, dall'aereo fresco di hangar è stata smontata la telecamera installata per presidiare la penisola dall'arrivo dei clandestini. E un mese fa all'interno del velivolo è arrivato un comodo salottino in pelle bianca che ha il considerevole difetto di rendere impossibile l'uso per cui l'aereo era stato comprato.


Il contratto che mostriamo in questa pagina (a pagina 7 del manifesto sono pubblicati foto e contratto n.d.r.) spiega con solare semplicità che il ministero della Difesa all'epoca del governo Berlusconi ha comprato dalla Piaggio aereo industries Spa due velivoli, uno per i carabinieri e l'altro per la polizia, perché una parte dei finanziamenti stanziati «nell'ambito del "Progetto integrato di sicurezza per le regioni dell'obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia ndr) e per l'Abruzzo e il Molise"» erano destinati «al Dipartimento della pubblica sicurezza per la realizzazione del piano di interventi finalizzati alla riduzione del livello di permeabilità delle frontiere e al potenziamento del controllo del territorio». La scelta è chiara: «Acquisto di n. 2 velivoli ad ala fissa da destinare alla polizia di stato ed all'arma dei carabinieri per il successivo impiego nell'opera di contrasto del fenomeno migratorio». Nel prezzo del contratto, 16.128.000 di euro, sono comprese le telecamere «Flir tv» (Forward looking infrared) e i corsi di addestramento per piloti.


Per i carabinieri il passaggio ai velivoli «ad ala fissa» è un po' un giro di boa, ne parla persino l'Espresso in un piccolo articolo dell'8 giugno 2006, che accompagna un reportage per buona parte dedicato ai guai che i p180 hanno creato allo stato italiano negli scorsi anni: «I voli vip? - dice il testo evidenziando quanto e come i Carabinieri annuncino la propria distanza dal passato altrui - Non sono previsti. Ma si conta sul p180 per collegare i comandi dell'Arma sparsi nei Balcani, in Macedonia, Kosovo e Bosnia». Dopo il rapido intervento dei tecnici Piaggio all'aeroporto di Pratica di mare, il p180 dell'Arma ha avuto giusto il tempo di fare un paio di voli per trasporto passeggeri. Poi, il 20 febbraio, è stato restituito alla ditta Piaggio: una decina di giorni di lavoro (extra contratto, ovviamente, e dunque pagati a parte) e il 5 marzo ecco che l'aereo torna con la «configurazione a bassa densità» in cui appunto, come spiega il manuale tecnico allegato al velivolo, «l'impianto Flir/tv non è imbarcabile». Per pilotare il p180 sono stati selezionati e spediti negli Stati uniti sei carabinieri e anche qui c'è qualcosa che non torna, visto che pare che nei prossimi giorni sarà indetto un nuovo concorso per formare a questo incarico anche una settima persona che godrebbe della fiducia del comando generale.


In ogni caso l'aereo in questione ha volato regolarmente e più volte e del compito originario di quel velivolo tutta l'Arma sembra aver perso memoria, tanto che sono gli stessi militari a pubblicare su siti amatoriali foto come quella che mostriamo (sempre visibile a pagina 7 n.d.r.), in cui si nota con chiarezza che la telecamera esterna che dovrebbe essere ben visibile (sembra una grossa palla bianca) nella parte posteriore dell'aereo non c'è.


In realtà, spiegano i tecnici che conoscono il mezzo, il p180 non è mai stato considerato l'aereo giusto per il pattugliamento delle coste. Perché da sempre il p180 è considerato la «Ferrari dei cieli» e perché per utilizzare correttamente la Flir/tv l'aereo deve scendere ad una velocità di 210 chilometri all'ora, cioè quasi al punto in cui stalla. Eppure l'amministrazione italiana continua a comprare la prestigiosa limousine alata. Quelli di Carabinieri e Polizia sono solo gli ultimi due di trentuno acquisti fatti nel corso degli anni un po' da tutti. Dalla Protezione civile come dai Vigili del fuoco, dall'Aeronautica alla Marina fino alla Guardia di finanza. Anche quelli della Forestale e dei Vigili del fuoco avevano giustificato l'acquisto spiegando che il velivolo sarebbe stato usato per «vigilare sui boschi con apparati speciali», (come rispose il governo davanti ad alcune interrogazioni parlamentari). All'epoca, sui p180 le telecamere contro il fuoco non furono neppure montate.


Foto:Piaggio P180 Avanti (http://www.alfonsomartone.itb.it/pgvezc.html)



 

Petizione per la candidatura di Gino Strada al Nobel per la Pace

Il nostro blog (www.tafanus.it) ha lanciato una petizione per la candidatura di Gino Strada al Nobel per la Pace. A 9 giorni dall'inizio, la petizione è già stata firmata da 4.000 cittadini, anche grazie al supporto determinante della rete, che ha sposato massicciamente la nostra iniziativa.

E' stato raggiunto un grande traguardo in brevissimo tempo. E' necessario mettercela tutta. Abbiamo bisogno che tutti coloro che ci tengono e ci credono, diano un contributo operativo, scrivano ai blogs (magari sotto forma di commento Off Topic), inviando il link  

 

 www.tafanus.it

oppure il link

 

http://www.PetitionOnline.com/ginostra/petition.html

 

e chiedendo sia ai bloggers che ai privati di innescare una catena di Sant'Antonio. Se ognuno che riceve questo invito lo inviasse alla propria rubrica email, con preghiera di inoltro, potremmo ottenere dei risultati fantastici. Abbiamo bisogno del supporto di associazioni, di partiti, di giornali, di singoli parlamentari, si semplici cittadini. Quello che segue è il testo che stiamo inviando noi, ma ovviamente ciascuno è libero di adottarlo o di scriverne uno proprio: "Abbiamo lanciato una petizione per la candidatura di Gino Strada al Premio Nobel per la pace. per l'opera complessiva che Gino Strada ed  Emergency hanno compiuto e compiono in ogni angolo del mondo a favore dei diseredati di ogni razza e di ogni fede. Chi volesse firmare questa petizione, troverà il link relativo sul nostro blog, in alto sulla colonna di sinistra, sulla foto di Gino Strada. L'indirizzo del sito é: http://www.tafanus.it Firmate, invitate i vostri amici a farlo e a far circolare questo invito, ed invitate i blogs che frequentate a creare un link che porti alla firma della petizione. Vi invitiamo altresì a firmare la petizione lanciata dal Emergency, per la liberazione dei due collaboratori di Gino Strada ancora privati della libertà, e per la concessione di un modesto vitalizio alla famiglia dell'autista ucciso. La firma sulle petizioni di Emergency può essere apposta al seguente indirizzo:


http://www.emergency.it/appello/


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...cos'è Emergency...

 

Emergency è un'associazione umanitaria fondata a Milano nel 1994 per portare aiuto alle vittime civili delle guerre. Dal 1994 a oggi, Emergency è intervenuta in 13 paesi, costruendo 8 ospedali, 4 centri di riabilitazione, 1 centro di maternità, 55 tra posti di primo soccorso e centri sanitari. Su sollecitazione delle autorità locali e di altre organizzazioni, Emergency ha anche contribuito alla ristrutturazione e all'equipaggiamento di strutture sanitarie già esistenti.

Tra il 1994 e il 2006, i teams di Emergency hanno portato aiuto a oltre 2.300.000 di persone.


Proprio perché conosce gli effetti della guerra, sin dalla sua costituzione Emergency è impegnata nella promozione di valori di pace. Nel 1994 Emergency ha intrapreso la campagna che ha portato l'Italia a mettere al bando le mine antiuomo. Nel 2001, poco prima dell'inizio della guerra all'Afganistan, ha chiesto ai cittadini di esprimere il proprio ripudio della guerra con uno "straccio di pace".


Nel settembre 2002, insieme ad altre organizzazioni, ha lanciato la campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" perché l'Italia non partecipasse alla guerra contro l'Iraq. Con la campagna "Fermiamo la guerra, firmiamo la pace" Emergency ha promosso una raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare "Norme per l'attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell'Onu", depositata alla Camera dei deputati nel giugno 2003.


Emergency è stata giuridicamente riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 1999. Dal 2006 Emergency è riconosciuta come Ong partner delle Nazioni Unite


3 commenti:

  1. federica_auroraaprile 03, 2007

    argomenti delicati.....



    SOGNATORE , colui che trova la sua via alla luce della luna



    feau

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  2. Aderisco al'iniziativa più che meritoria.

    Cerco di divulgare.:)

    Un abbraccione

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  3. Sono il promotore della petizione per Gino Strada. Volevo innanzitutto ringraziare per il link. Volevo anche informarti che ad oggi abbiamo ricevuto 6500 firme, e le graditissime adesioni dei senatori Haidi Giuliani e Furio Colombo

    Tafanus



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