giovedì 9 aprile 2009

“Stormi d’uccelli neri”








Immerso in una tristezza dolce lascio, impotente, che la malinconia sottile di queste ore s’insinui in ogni angolo delle mie giornate. Mi sorprendo inquieto, irrequieto, instabile, con l’umore impazzito che sbatte contro ogni angolo della mia mente, schiaffeggiando certezze e la già precaria stabilità.


Sfilano sotto gli occhi immagini insopportabili per la ragione umana; si dipana l’angoscia, terribile, di una popolazione sconvolta nelle sue abitudini. Si fissano negli occhi i fotogrammi di una quotidianità interrotta, squarciata inesorabilmente e adesso impastata di polvere, sofferenza, calcinacci, disperazione.


Storie che vengono raccontate e s’incrociano a colazione, altre nuove a pranzo e poi nel pomeriggio; la contabilità macabra dei morti all’ora di cena è ancora cresciuta.


Mi sono ritrovato spesso a immaginare cosa significhi avere qualcosa, nella modestia almeno che una parte di noi possiede e poi, in una manciata di secondi, la dissoluzione. Il nulla che da incubo notturno diventa la livida realtà dell’alba, ai primordi di un nuovo giorno che cambierà per sempre la vita.


Ci ho pensato se riuscirei a sopportare l’idea, dovendomene poi fare una ragione, di non godere più di nulla, se non quello che ho addosso oppure sono riuscito ad afferrare. La vita, sì e poi? Senza identità, non soltanto metaforica, privo di denaro, di vestiti, il computer sotto le macerie, i libri inghiottiti dall’abisso, la quotidianità mozzata dolorosamente. Perché poi ti incoraggiano a guardare avanti, visto che sei vivo, che l’hai scampata fortunosamente. Già, ma il dopo cosa rappresenta? Non è forse una condanna inesorabile alla vita residua?


A rassicurare, si fa per dire, forse la consapevolezza che le distinzioni, le gerarchie che prima governavano, nella circostanza sono anch’esse azzerrate. Ma è poi un bene? Dopo aver perduto ogni cosa, compresa la dignità (perché cosa diventa infine il dolore?) si è da soli, o con altri, sospinti alla disperazione.


Quali pensieri attraversano la mente, se ancora è rimasta la facoltà e la lucidità di elaborare concetti? La memoria, che conserva inalterato il passato, rappresenterebbe invece una condanna a morte. Lentamente l’inazione e poi l’abbattimento.


La pazzia un approdo sicuro, la cuccia degli affetti e dei sentimenti.


Per fortuna che questi pensieri attraversano la mente come un lampo e vanno poi a naufragare altrove. Per fortuna che quando il buio cala, premendo l’interruttore la luce si accende.


Oggi pomeriggio, per dire, avevo spostato la lavatrice per assorbire meglio dal pavimento l’acqua fuoriuscita. Nulla di grave, nessuna perdita, ma solo il filtro rimasto qualche settimana di troppo senza essere controllato. Ho poi pulito, passato lo straccio e aperto le finestre per arieggiare e asciugare in fretta. Chiaramente il bagno era un po’ sottosopra. E quando ho rimesso ogni cosa al suo posto è maturato un stato di benessere.


Si è trattato di poche ore, di una modestissima condizione di disagio visivo, impercettibile. Ma tra il prima e il dopo, di un’operazione così banale, si è misurato anche il senso di equilibrio e sicurezza. Quella quiete ritrovata era senza dubbio sproporzionata rispetto al fatto che l’aveva prodotta, eppure oggi mi è sembrata così benefica da restituire calore.


Sarà però bene, una volta superata la naturale emotività, porsi domande impegnative, perché si stanno apprendendo notizie che infastidiscono (eufemismo) enormemente. Forse tutto si potrà affermare, ma non che si sia trattato di fatalità. Ed è ancora più triste, dopo le passeggiate d’ordinanza, trovarsi a considerare come mai sia necessaria, ogni volta, una catastrofe per far apprezzare quell’umanità di tanta brava gente, certo migliore di coloro che la governano. E accanto a costoro, a questo esercito del bene, si fa largo sgomitando l’informazione del nulla, perché questa è la stampa, bellezza. La puntata di “Blob” (meritorio programma) di questa sera, ha mostrato un presunto giornalista come Lamberto Sposini che, durante una di quei programmi, cosiddetti d’intrattenimento pomeridiano, incalzava un vigile del fuoco al quale aveva posto lui stesso una domanda, da liquidare però con poche battute, perché doveva “chiamare la pubblicità”.

3 commenti:

  1. ilvecchiodellamontagnaaprile 11, 2009

    Caro Frank, auguri anche a te. Non tornerò in campo, ci sono giovani validissimi, più bravi di me. Ma la difesa contro i terremoti non passa attraverso la scienza, ma l'onestà. E quella non la insegna quasi più nessuno...

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  2. I programmi d'intrattenimento pomeridiano, almeno da quel poco che sento (non vedo) sono programmi del ... nulla!!!

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  3. vecchio, tristemente vero. Ricambio la tua stima, come ho già scritto.

    SergioYYY, senti bene. La nullità assoluta. Ma pure i giornali fanno la loro parte nell'espandere questa nullità. Perchè devo conoscere per forza i vincitori delle varie trasmissioni per mentecatti che si alternano nelle varie emittenti?

    Eppure, come cero saprai, contribuiscono - ahimè - moltissimo ad orientare l'opinione pubblica. E' questo il vero danno.

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