martedì 10 febbraio 2009

Un lieve battito d'ali









Mi stava sorprendendo l’inusuale lunghezza dei “pacchi”, mentre ero in attesa di seguire una discreta fiction su RaiUno, dopo la rituale puntata di “Un posto al sole”. In genere, il cambio di canale coincideva con l’inizio della trasmissione. Ieri sera, invece, mi chiedevo per quale motivo stesse proseguendo il mediocre programma che non avevo intenzione di digerire, quando tra un frizzo e un lazzo ecco irrompere in sovraimpressione l’annuncio, inaspettato e brutale. “Porta a porta”, Bruno Vespa, la morte di Eluana. Un lampo. Terrificante.


Ma ancora non capivo perché quegli idioti dietro ai “pacchi” non venissero interrotti a loro volta. Zapping sul 2, sul 3, sul 4: Emilio Fede, in veste da necrofilo, celebrava il rito funebre, nella maniera più oscurantista possibile. Espressione di falsa compunzione, fiaccole, lumini, occhio lucido. Leggerò solo oggi degli insulti vomitati verso la nobile figura di Beppino Englaro. Emilio Fede, uno che ha la capacità di rendere profumata pure la spazzatura.


Però i “pacchi” proseguivano in uno stillicidio allucinante. Non conosco ovviamente questa trasmissione, ma ne deduco che per fare strada occorre disporre di un cervello bacato. Per questo io potrò percorrere pochi metri.


Fine e via con Bruno Vespa che non stava più nella pelle. Subito spazio al dubbio, al sospetto, largo alle dichiarazioni di un medico collegato da Udine che invocava esami tossicologici. E poi solo una parziale visione della squallidissima e nauseante seduta al Senato, i singulti di un sottosegretario alla Salute, l’ipocrisia diffusa a piene mani, uno sciacallaggio dei sentimenti disgustoso. E naturalmente la pubblicità, a cui non viene mai negato nulla, offerta così in pasto ai telespettatori. Ho contato un paio di interruzioni, forse tre, sacre evidentemente, perché gli inserzionisti pagano e, anzi, in circostanze come questa moltiplicano la visibilità. La morte fa audience, in prima serata, poi, non capita tutti i giorni. È come aver fatto bingo.


Sconvolto ed irritato non mi è parso di ascoltare parole sensate, per questo ritrovo nell’emozionante editoriale apparso oggi su “l’Unità” un senso e una ricchezza di sensibilità e delicatezza che Concita De Gregorio riesce, come sempre, ad esprimere efficacemente. Analogamente alla tenera vignetta che Mauro Biani, apprezzato disegnatore e blogger, ha certo voluto regalare ad Eluana, volata finalmente in alto, libera, con la leggerezza di una farfalla.


 












Lasciamoli strillare



(il filo rosso di oggi, 10 febbraio)


Concita De Gregorio


 


Diciassette anni e ventuno giorni fa, un sabato notte di un gennaio gelido, una splendida ragazza di 21 anni tornava a Lecco, a casa, alle tre e mezza del mattino. Era stata con gli amici al Kalcherin, un locale di Garlate. Guidava lei la Bmw del padre, era sola. L'asfalto ghiacciato. L'amico che guidava l'auto dietro la sua e che la scortava a casa («Ti accompagno io, lascia la macchina qui», «No grazie poi come faccio a riprenderla, guidiamo ciascuno la sua, tu magari mi segui») ha visto nella luce dei fari il testacoda, sparire e riapparire l'auto nel cono della luce dei suoi abbaglianti, ha sentito lo schianto contro il muro e il terrore nelle vene, buio, luce, buio, niente. Andrea, l'amico, è stato l'ultimo a vedere Eluana come tutti l'abbiamo impressa nella mente, come nella foto qui accanto, com'era quella sera: la chioma nera, il sorriso pieno di denti, gli occhi audaci venati di malinconia. L'ultimo a vederla viva. Vent'anni, quasi vent'anni sono passati. Com'eravate voi vent'anni fa? Cos'era delle vostre vite allora? Chi amavate, con chi uscivate la domenica, che musica mettevate nel giradischi, che cosa vi aspettavate che non è successo mai? Diciassette anni, quasi venti. Riuscite a ricordare il gennaio del '92? E il 18 gennaio: avete per caso un ricordo di quel giorno? Può darsi: magari era per voi una ricorrenza, un giorno per qualche ragione speciale. Siamo tutti molto cambiati, il mondo attorno e dentro di noi. Beppino e Saturna Englaro no, si sono fermati. Eluana è morta quel giorno.


In queste settimane di delirio indecente in cui ogni cosa si è detta e si è sentita, in cui la politica ha preso possesso di una tragedia di cui per anni - pur chiamata a farlo, invitata per scritto - si era disinteressata, nessuno ha detto la sola cosa che avrebbe avuto senso e che difatti Beppino Englaro ha mormorato poche ore fa: venite a vederla. Chiunque di voi abbia assistito un malato terminale, una persona in coma sa di cosa stiamo parlando. Siamo in tanti, siamo quasi tutti. Vogliamo dirlo? Diciamolo, finalmente. Il respiro diventa un rantolo. La pelle ingiallisce. Il ventre si gonfia. I piedi e le mani si atrofizzano, gelano. In poche settimane, provate a immaginare in 17 anni. Chi ha visto Eluana, in questi giorni, ha raccontato. Un corpo di carta velina. Una donna di quasi quarant'anni a cui non è accaduto niente della vita: niente se non restare immobile in un letto alimentata artificialmente da una sonda. Un fantasma. Suo padre, il migliore dei padri, non ha voluto che nessuno sapesse com'era diventata. Sua madre si è ammalata quel giorno, è morta in silenzio con lei. Solo pochi anni fa non sarebbe stato possibile.


La morte secondo natura di cui parla la Chiesa sarebbe intervenuta subito, quasi subito. La scienza, però. La stessa scienza a cui si impedisce di usare il sapere per la riproduzione e per la cura, quella stessa scienza ha tenuto il corpo in vita. Vita? Ciao, Eluana. Adesso sei in pace. Lasciali dire, lasciali strillare. Ti hanno usata per una battaglia di potere, pensa che sconcezza. Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo. Restiamo con tuo padre, un grande uomo, e con tua madre, che da molto tempo è già con te. Restiamo qui e tu resti con noi.


l’Unità (10 febbraio 2009)

3 commenti:

  1. oggi ho guardato - come sempre quando sono in casa - un posto al sole.

    poi ho lasciato per un po' la tv accesa su rai tre, per ascoltare ballarò mentre cazzeggiavo qui su splinder.

    ci si sono messi anche loro con il caso englaro. non ce l'ho fatta, è iniziata a venirmi nausea e ho spento la tv.

    mi fermo qui che se penso ancora al tema mi torna la nausea.

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  2. Quella trasmissione ha segnato il punto più basso del c.d. "servizio pubblico": una trasmissione a tesi, fitta di menzogne, faziosa, falsamente pluralista e costruita facendo ricorso anche al subliminale pur di estorcere un filo di "benevolenza" verso cio' che il conduttore voleva spacciare per certezze.

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  3. Brava come sempre la De Gregorio.



    Ma scusa se mi permetto, Frank. Perche' ti vuoi fare del male al punto da assistere a quello scempio di cervelli che sono certe trasmissioni? Lo so che le vedi per scoprire fino a dove puo' arrivare la stupidita' umana (di chi le guarda intendo), pero', dammi retta, ci fa male constatarlo. Dammi retta. Tuteliamoci un po'.

    Un caro saluto,

    Artemisia

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