venerdì 6 febbraio 2009

Senza pace

4 febbraio 2009





Mi ero ripromesso di non trattare più (per il momento) la vicenda Englaro, soprattutto per la modestissima forma di rispetto che dal mio piccolo mondo posso fornire. Tuttavia, prima un intervento su “il manifesto” e poi un articolato pezzo su “l’Unità” mi hanno costretto a derogare, così offro alla riflessione due contributi assai illuminanti - a mio parere - anche se insufficienti per colmare il deficit di buon senso (minimo) che caratterizza la bolsa ed arrogante classe dirigente.


 


COMMENTO   |   di Ermanno Genre


Contraddizioni di Chiesa


 


La Quiete è il nome della clinica di Udine che ospita da qualche ora Eluana Englaro. Un nome simbolico che chiuderà, si spera, una storia incredibile che ha messo a nudo la miseria spirituale di una nazione, delle sue autorità politiche come di quelle religiose. In nessun altro paese europeo sarebbe potuta accadere una storia simile. In Italia sì, perché il bel paese è ancora, sotto molti aspetti, una provincia vaticana in cui si osa mettere in questione i princìpi della Costituzione che regolano la vita civile e sono veramente rari gli uomini (e le donne) capaci di parole chiare. Una chiesa che non rispetta al proprio interno i principi della democrazia pretende di dare lezioni di umanità a un intero paese. Quando un'autorità religiosa pretende di parlare nel nome di Dio in modo assoluto sulle questioni di vita e di morte senza più alcun distinguo, abbandona il terreno della credibilità, sia per chi non è credente, sia anche e forse prima ancora, per chi è credente. Qui bisognerebbe poter invocare la quiete, il silenzio, il rispetto, e invece continuano a piovere parole come pietre, irresponsabili. Si continua a usare il nome di Dio invano, parole vuote, screditate, sale insipido che non è più buono a nulla e che gli uomini calpestano. Cristianesimo screditato proprio da chi vorrebbe farsene strenuo e disperato difensore...

Sostenere che l'Italia è, sotto più di un aspetto, una provincia vaticana, non è una boutade, lo si può documentare appena si alza lo sguardo sull'Europa. Un esempio? Mentre da noi si litiga a destra e a sinistra su una legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, in Germania esiste, sin dal 1999, un testo comune di cattolici e protestanti: «Disposizioni cristiane del paziente», che porta le firme del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca cardinale K. Lehmann e del Presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche M. Kock . Il testo ha avuto un tale successo (un milione e mezzo di copie) che ne è stata pubblicata una seconda edizione nel 2003. Un quaderno di circa 30 pagine che spiega con grande semplicità l'argomento in questione. Nel caso in cui io non sia più in grado di esprimere la mia volontà... «Non mi si deve applicare alcun intervento che prolunghi la vita se si accerta, secondo scienza e coscienza medica, che ogni intervento per mantenere la vita è senza prospettiva di miglioramento e prolungherebbe soltanto il mio morire». Ancora: «L'accompagnamento e l'assistenza medica come anche la cura devono in questi casi concentrarsi sull'alleviamento dei disagi, dolori, irrequietezza, paura, difficoltà di respiro o nausea, anche se con questa terapia non si può escludere un'abbreviazione della vita». Seguono altre precise indicazioni per il medico di fiducia, nome e indirizzo delle persone scelte come procuratori. Insomma la libertà di scelta è qui pienamente riconosciuta e rispettata, non servono i tribunali come in Italia. Domanda: come mai ciò che per la stessa Chiesa è possibile in Germania non può esserlo in Italia?

* Prof. teologia Facoltà valdese


 


il manifesto (4 febbraio 2009)


 


 


 


Primo Piano

Etica e politica


LUCA LANDÒ


Ilando@unita.it












Le sei bugie sul caso Englaro. Ecco come stanno le cose





1) «Eluana soffrirà»


Il cervello di Eluana è stato irrimediabilmente compromesso la notte del 18 gennaio 1992 quando la sua auto slittò sul terreno ghiacciato e andò a sbattere contro un muro. L’incidente lasciò intatte le parti del cervello che controllano le funzioni fisiologiche primarie, come la respirazione e il battito cardiaco, che si trovano nel cosiddetto tronco encefalico. I danni più gravi riguardarono invece la corteccia cerebrale, una sorta di ‘cuffia” che avvolge il cervello e nella quale vengono elaborate funzioni più complesse come la parola, la visione, la percezione del dolore ma anche la fame e la sete. Quando i medici della clinica di Udine inizieranno a ridurre progressivamente l’idratazione e l’alimentazione artificiale, Eluana non si accorgerà di nulla, così come è da 17 anni che non avverte né fame, né sete, né dolore.





2) «Potrebbe risvegliarsi»


Dire che Eluana si possa riprendere dalla situazione in cui si trova (stato vegetativo permanente) è come dire che il treno su cui viaggiamo deraglierà sicuramente o che la casa in cui ci troviamo crollerà tra cinque minuti: tutto è possibile, ma le probabilità che simili eventi accadano sono talmente basse da non poter essere prese in considerazione ai fini delle nostre decisioni (aÌtrimenti non viaggeremmo sui treni o non abiteremmo dentro case).





3) «È come Terry Schiavo»


Eluana è stata definita la Terry Schiavo italiana, con riferimento alla giovane americana su cui si è accesa una violenta battaglia giuridica. Come scrive Maurizio Mori nel suo libro («Il caso Eluana Englaro» Pendragon Editore), «l’analogia è corretta per quanto riguarda l’aspetto clinico (in entrambi i casi si parla di stato vegetativo permanente), è invece sbagliata per quanto riguarda i risvolti giuridici». La vicenda di Terry Schiavo divenne una “caso” per via della fortissima divergenza tra i famigliari. Il marito asseriva che lei non avrebbe mai voluto restare in stato vegetativo e chiedeva la sospensione dell’alimentazione e idratazione artificiali; al contrario, il padre, la madre e il fratello della donna sostenevano che quella non era la volontà di Terry.


«Il caso Eluana - ricorda Mori, che ben conosce la famiglia - non ha mai presentato alcun contrasto tra i famigliari. Anzi, la situazione è diametralmente opposta: i genitori Englaro sono perfettamente concordi circa la sospensione dei trattamenti».


Il caso Terry Schiavo, semmai, insegna un’altra cosa: l’autopsia eseguita subito dopo la morte della donna rivelò che il cervello si era irrimediabilmente atrofizzato al punto da pesare soltanto 615 grammi (circa la metà del normale). Quell’esame stabilì senza ombra di dubbio che le sue condizioni erano «irreversibili e che nessun tipo di terapia o cura riabilitativa avrebbero potuto cambiare le cose>’, come disse il dottor John R. Thogmartin, patologo del sesto distretto giudiziario della Florida che condusse

Ì’autopsia.





4) «Morirà di sete»


Dicono: interrompere l’idratazione e l’alimentazione artificiale ad Eluana è come togliere il pane e l’acqua a una persona. L’analogia fa effetto ma è sbagliata: si tratta infatti di trattamenti sanitari che richiedono un intervento del medico sia per quanto riguarda la modalità di somministrazione (nel caso di Eluana un sondino nasogastrico) sia per il tipo di sostanze inserite (non un frullato di frutta preparato in cucina ma una miscela di proteine, vitamine e quant’altro indicate dietro rigorosa prescrizione medica). Se si decide di interrompere ogni forma di accanimento terapeutico, come in questo caso, è giusto sospendere anche questi trattamenti artificiali.





5) «È un omicidio»


Maurizio Gasparri. presidente dei Senatori PdL, ha detto ieri che «è iniziato l’omicidio di Eluana», frase che si accompagna a quella di Enrico La Loggia, vicepresidente del Gruppo PdL alÌa Camera («A Udine si sta per compiere un vero e proprio omicidio») e a quella del cardinale Barragan («Fermate quella mano assassina»). Infine l’associazione cattolica «Scienza & Vita», lo scorso anno, ha lanciato un appello che iniziava con queste parole: No alla prima esecuzione capitale della storia repubblicana>’.


Prima di usare simili espressioni, pronunciate al solo scopo di stimolare emozioni e attirare attenzione, sarebbe bene riflettere su alcuni punti:


1) l’articolo 32 della Costituzione dice che «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario» e che «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Proprio di recente, una donna a cui si è prospettata la necessità di amputare un arto, ha deciso di rifiutare l’intervento anche se questa scelta le è costata la vita;


2) il padre di Eluana ha percorso tutto l’iter del nostro sistema giudiziario prima di ottenere l’autorizzazione a interrompere i trattamenti artificiali di alimentazione e idratazione che da 17 anni tengono in vita il corpo di Eluana. I giudici hanno riconosciuto a) che il padre ha svolto il ruolo di tutore delle volontà della figlia (che non avrebbe voluto vivere in condizioni di stato vegetativo); b) che i trattamenti artificiali di alimentazione e idratazione sono trattamenti medici e, come tali, rientrano in questo caso nella fattispecie di accanimento terapeutico


3) l’omicidio, il più grave dei reati, è punito con le pene più alte: il medico che interrompe, dietro volontà del paziente o del suo tutore, una situazione di accanimento terapeutico non è punito dalla legge; al contrario, lo sarebbe se si ostinasse a curare il paziente contro la sua volontà (abuso di ufficio)

4) a parte la scelta di ignorare il dramma di una famiglia (ma anche quello di altre 2500 nella stessa condizione) gli esponenti di Scienza & Vita hanno deciso di non riconoscere la figura dei giudici della Corte di Appello e della Corte di Cassazione che hanno sentenziato sul caso Englaro. La condanna capitale in Italia è infatti vietata dalla Costituzione (art. 27): cosa intendevano sostenere gli autori dell’appello, che in Italia i giudici non rispettano la Costituzione?





6) Si tratta di eutanasia»


La Cei ha detto ieri che «togliere idratazione e alimentazione ad Eluana è eutanasia».


Va notato come nella frase, ripresa dalle agenzie, manchi l’aggettivo “artificiale”: come spiegato sopra, l’alimentazione e l’idratazione artificiali sono, in questo caso, trattamenti sanitari e, dunque, da interrompere per volontà del padre che, come riconosciuto dalla legge, rappresenta quella della figlia,

L’eutanasia viene praticata in alcuni Paesi, l’Olanda ad esempio, per alleviare le sofferenze di pazienti terminali. La morte viene indotta con la somministrazione, prima di un sedativo, poi di una sostanza che blocca il battito cardiaco o interrompe la respirazione: è dunque un intervento attivo che viene effettuato dietro volontà del paziente e dopo la decisione di un giudice. Eluana non è una paziente terminale: non ha un male che la consuma giorno dopo giorno. Nessuno, inoltre, ha mai parlato di interrompere il suo battito cardiaco ricorrendo a farmaci. Eluana si trova invece in una situazione vegetativa permanente che si protrae nel tempo solo per i trattamenti di idratazione e alimentazione artificiali. Secondo quanto detto dal padre e dai giudici dopo 12 anni di valutazione del caso, questi trattamenti sono stati sempre effettuati contro la sua volontà.




l’Unità

MERCOLEDI’

4 FEBBRAIO


2009



 



2 commenti:

  1. L’eutanasia viene praticata in alcuni Paesi, l’Olanda ad esempio, per alleviare le sofferenze di pazienti terminali. La morte viene indotta con la somministrazione, prima di un sedativo, poi di una sostanza che blocca il battito cardiaco o interrompe la respirazione: è dunque un intervento attivo che viene effettuato dietro volontà del paziente e dopo la decisione di un giudice.



    Io sono favorevole anche a questa procedura.

    Mi auguro che si arrivi a un testamento biologico con il quale ciascuno, in piena libertà, possa decidere anche per l'eutanasia.

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  2. Trovo allucinante l'ingerenza della chiesa in ogni aspetto della nostra vita. Rivendico il diritto al libero arbitrio. Rivendico il diritto a decidere cosa farne del mio corpo. Io non obbligo gli altri ad uniformarsi al mio peniero, allora perchè dovrei lasciare ad altri la scelta su cose inerenti la mia persona? perchè devo vivere così? Perchè? Perchè tu mi dici che non è giusto? Voglio scegliere io quello che è giusto per me.

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