giovedì 4 gennaio 2007

Vola, vola, vola, l'ape Maia...


Mettiamo il caso che voglia fare un viaggio a New York e che paghi il biglietto con carta di credito oppure, acquistandolo su Internet, fornisca il mio indirizzo e-mail alla compagnia aerea che vola negli Usa. L’idea è buona, anzi sarebbe stata buona fino all’anno scorso, perché dal primo gennaio – come ha rivelato il Daily Telegraph – questa scelta spalanca le porte della mia privacy agli spioni del governo americano, in virtù di un singolare accordo, perché unilaterale, tra Usa e Ue. Anzi, a voler chiamare le cose col proprio nome, chè non si sbaglia mai, più che di intesa si può parlare di ricatto ai danni delle compagnie aeree, bandite dagli aeroporti americani qualora si rifiutassero di fornire informazioni  sui passeggeri.


In tal modo, nel caso in cui il biglietto sia stato acquistato con carta di credito, è obbligatorio comunicare al Grande Fratello statunitense il numero di carta del viaggiatore. Comprando poi il biglietto on line anche l’indirizzo e-mail finisce negli archivi. E se si pensasse di ricorrere ai contanti per pagare, meglio scordarselo, perché tale operazione viene considerato sospetta: esistono più probabilità che il turista possa essere un terrorista.


E già, perché questa inammissibile interferenza, pesante e gravissima, fa parte del brand “11 settembre”. Come ha osservato pacatamente Newsweek: «Bush ha pensato che le stragi gli davano la licenza di comportarsi come un dittatore». Perciò i dati raccolti con carta di credito e indirizzo di posta elettronica non bastano. Per rafforzare la sicurezza è indispensabile conoscere anche il menù che si sceglie a bordo. Infatti, la pericolosità del passeggero aumenta sé costui non mangia carne di maiale per motivi religiosi e diventa da allarme rosso se sceglie il posto corridoio, piuttosto che finestrino. Inoltre le compagnie aeree devono fornire anche dati su voli precedenti, perché il frequente uso di biglietti di sola andata, per esempio, è visto con sospetto dagli spioni governativi, analogamente all’acquisto di voli non usati dopo il check-in. Se poi, scendendo dall’aereo il passeggero (io ho già rinunciato a queste condizioni) ritenesse di potersi congedare dal Grande Fratello si illuderebbe, perché noleggiando un auto e, per colmo di sfortuna incorrendo in una multa, anche questo pacchetto di informazioni verrebbe registrato dalle appiccicose autorità statunitensi.


E così quella che è sempre stata rappresentata, impropriamente, come la più grande democrazia del mondo, esportatrice di valori universali nelle zone che ne sono carenti, si riduce ormai ad una macchietta. Molto pericolosa, però.


 

5 commenti:

  1. Anch'io sono rimasta malissimo quando ho appreso di questo Grande Fratello, imposto dagli USA con la scusa del terrorismo internazionale. Certamente non farò alcun viaggio da quelle parti.

    Ciò che però mi lascia senza parole è l'esistenza di persone che ancora credono agli Stati Uniti come fulgido esempio di democrazia, e che addirittura li considerano un modello da seguire in molti sensi.

    Ho sempre pensato che, se dobbiamo andare alla ricerca di modelli cui ispirarci, sia giusto guardare a Paesi europei ben più avanzati degli Stati Uniti sotto molti aspetti, e ben più democratici.

    E, nonostante tutti i guai, anche la nostra povera Italia ha ben poco da imparare dagli Usa, almeno a mio parere. Peccato che ne sia ancora schiava, e che purtroppo continuerà ad esserlo.

    Ammetto di apprezzare la Francia ogni volta che prende le distanze dalla politica statunitense.



    RispondiElimina
  2. Mi scuso per aver dimenticato la firma (è la seconda volta, la mia sclerosi avanza): il primo messaggio è mio.

    Romina

    RispondiElimina
  3. ne ho letto ieri....

    quoto il tuo post e l'intervento di Romina.

    RispondiElimina
  4. Quando lessi questa notizia, alcuni giorni fa, pensai che l'Italia, od almeno la UE, avessero preso delle iniziative atte a pareggiare questa decisione degli USA. Invece niente! L'Europa accetta passivamente questa ennesima prova di arroganza da parte di uno stato che molti ritengono democratico.

    Sono d'accordo con Romina che afferma di non aver nulla da imparare dagli USA; tutt'al più abbiamo di che insegnare loro, aggiungo io!

    Comunque penso sia giusto dire basta a tutte queste imposizioni, ad iniziare dalle basi militari nel nostro territorio ed a tutto quello che ne consegue, come il non potere giudicare i militari americani che compiono reati in Italia.

    RispondiElimina
  5. Romina, anche se salta la firma è tuo lo stile, sempre inappuntabile per chiarezza espositiva e altrettanto condivisibile. Non mi resta altro da fare che, apprezzare ogni tuo contributo, concordare con sermau e ringraziarti.

    SergioYYY, basta, basta, basta alla servitù americana. Quando si riuscirà a venirne fuori? Circa poi le basi militari e l'occupazione del suolo italiano fatta dagli yankees, ho da tempo intenzione di scriverne, perchè ne ho fin sopra i capelli. E poiché l'argomento mi prende rischio di scrivere un commento-post

    RispondiElimina