lunedì 22 gennaio 2007

Gli sfasciafamiglie


In Italia avviene un omicidio in famiglia ogni due giorni: in 7 casi su 10 la vittima è una donna e in 8 su 10 l'autore è un uomo. Nel 2004 sono stati 187 i delitti maturati in ambito domestico, in calo rispetto al 2003, quando furono 201. Il contesto relazionale nel quale si consumano la maggior parte degli omicidi è quello della coppia (100 delitti, pari al 53,5%). I dati sono contenuti nel rapporto 2005 “L'omicidio volontario in Italia”, curato da Eures ed Ansa.


Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel Nord Italia (83, pari al 44,4%) contro i 64 del Sud (34,2%) ed i 40 del Centro (21,4%). La Lombardia si conferma la regione a più alto rischio con 26 vittime (13,9%), seguita da Lazio (19), Toscana (16), Veneto, Campania e Sicilia (15) e Piemonte (14). Ma è Roma la provincia più colpita, con 13 morti, seguita da Milano (11), Torino (8) e Napoli (7).


Nel 68,4% dei casi (128 in termini assoluti) le vittime di omicidio in famiglia sono donne, più numerose nelle regioni del Centro (75%), seguite da Sud (68,8%) e Nord (65,1%). L'indice di rischio (vittime per 100 mila abitanti) risulta significativamente più alto tra le donne (0,43 vittime per 100 mila abitanti), in particolare nella fascia 35-54 anni (0,49) a fronte di un dato maschile pari a 0,21. Un maggior rischio è peraltro già presente tra le minori, con 16 vittime di sesso femminile rispetto alle 8 di sesso maschile.


Il numero più alto di vittime si registra tra gli over 64 (39, pari al 20,9%) e nella fascia 35-44 anni (32, pari al 17,1%), cui seguono le fasce 25-34 anni e 45-54 anni (29 vittime, pari al 15,5%) e quella 55-64 anni (19, pari al 10,2%). Le fasce 14-18 anni e 19-24 anni contano entrambe 8 vittime (pari al 4,3%), mentre gli omicidi di figli in età prescolare registrano 13 vittime (6,9%).

Nel 69,5% dei casi, vittima e autore risultano conviventi al momento dell' omicidio.


Nella maggior parte dei casi la vittima è coniuge o convivente (72 vittime nel 2004, pari al 38,5%, prevalentemente donne); seguono i genitori (33 vittime, pari al 17,6%), i figli (25, pari al 13,4%) e gli ex coniugi/ex partner (20 vittime, pari al 10,7%). Inferiore il numero delle vittime tra partner/amanti (7 casi, pari al 3,7%), così come tra fratelli e con altri familiari (entrambi con 5 vittime pari al 2,7%).


Accanto al movente di natura passionale e a quello derivante da liti e dissapori (entrambi con 43 vittime, pari al 23%), tra le altre cause dell'omicidio in famiglia emerge il disagio della vittima o dell'autore: il 12,8% e' attribuito a disturbi psichici, il 9,6% a futili motivi, l'8,6% ad un raptus ed il 6,4% ad una situazione di forte disagio della vittima stessa.


Sono soprattutto uomini (8 su 10) gli autori di omicidi in famiglia (144, pari all' 80,4%). Le fasce con la piu' alta concentrazione sono quelle comprese tra i 25 e i 44 anni: tra i 35-44enni gli autori di omicidio arrivano a 37 (pari al 20,7%), superando di un solo caso la fascia 25-34 anni (36, pari al 20,1%).


La sequenza di aride, ma eloquenti cifre fin qui snocciolata trova la sua concreta spiegazione in quanto scrive, nella sua quotidiana rubrica “Fronte del video”, Maria Novella Oppo.


Famiglie contro


Maria Novella Oppo


l’Unità 19 gennaio 2007


“Avvio sanguinoso del Tg2 delle 13: un delitto dopo laltro. Cè un nuovo massacro familiare che si aggiunge a nuovi delitti commessi da ragazzini, per i quali piangono in tv i genitori del morto e quelli dellassassino. Scorrono le immagini di nuovi esterni domestici, portoni e terrazzini, dove vasi di fiori, panni stesi e giocattoli abbandonati testimoniano di una vita del tutto «normale». Del resto, come ha documentato il rapporto Eures-Ansa nei giorni scorsi, la famiglia uccide più della mafia. E lassassino abita sei volte su dieci nella stessa casa della vittima, se non dall’altra parte del pianerottolo. Ecco allora la guerra di trincea in nome della quiete, o della casa: bene supremo al quale si è sacrificata la vita e in nome del quale si sacrifica la vita altrui. Famiglie l’una contro l’altra armate, pericolose per sé e per gli altri. E forse è il caso che i tanti esperti informati dei fatti, discutano nei talk show che cosa indebolisce e sgretola questi nuclei sociali, diventati asociali. Sapendo che, sicuramente, non sono i pacs”.


Appunto. Sarà il caso che suggeriscano a B.16,  (come una carissima amica, definisce papa Ratzinger), di dare un’occhiata al rapporto Eures? E che opportunamente lo facciano neocon, teodem e tutti gli “atei devoti” che non mancano di ammonirci, ogni giorno, sulla deriva dei valori, sugli attentati che subisce la famiglia e su cosa accadrebbe se – un segno di croce – si dovessero estendere diritti e doveri del matrimonio, tra uomo e donna, a persone che vivono in coppia da tempo, senza essere passate sotto le forche caudine dell’imprimatur ecclesiastico. Altro che bin Laden.


Foto: http://www.defilippis-delfico.it/dipinto.htm




3 commenti:

  1. B16 e compagnia cantante non gliene frega niente della famiglia, è solo una questione di potere e controllo sulle coscienze.

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  2. Ignoravo questa statistica.

    Un pò mi sorprende: credevo il Sud al I posto.

    Perchè la Nostra chiama B16 S.S.??

    :D

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  3. Ah, perchè è un bombardiere..:D

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