Strage di Marzabotto, ergastolo per 10 dei 17 ex ufficiali nazisti
E' la sentenza del tribunale militare di
La strage di Marzabotto viene considerata la più grave tra quelle compiute dalle truppe tedesche in Italia. Le rappresaglie contro l'attività della brigata partigiana "Stella Rossa", che operava sul monte Sole, iniziarono in diverse località della zona sin dalla fine di maggio del 44 e proseguirono, a più riprese, per tutta l'estate. Ma l'eccidio più spaventoso, avvenuto tra i capoluoghi e le frazioni dei comuni di Marzabotto, Grizzana e Monzuno, ebbe luogo tra il 29 settembre e il 12 ottobre. Dopo aver sorpreso e sopraffatto le forze partigiane, i militari tedeschi (agli ordini del maggiore Walter Reder) operarono un sistematico sterminio non solo dei combattenti catturati, ma anche delle popolazioni civili. Vennero distrutte e incendiate le case, le cascine, le chiese; vennero trucidati uomini e donne, vecchi e bambini. I morti furono calcolati complessivamente in 1.830 persone: più di 200 partigiani, quasi 1.000 civili del comune di Marzabotto, quasi 300 di Grizzana, più di 200 di Monzuno. Fra i caduti, 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8 di un anno e quindici meno di un anno. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane. Dopo la liberazione Reder, che era riuscito a raggiungere
«Hanno avuto quel che si meritavano»
La testimonianza del nazista Albert Meier
Volontario SS dal 1937, nella Seconda guerra mondiale ero nella Sedicesima divisione "H.Himmler", mandata in quell'Italia che aveva tradito: capo plotone nella Seconda compagnia, sotto il comando del maggiore Reder... Intervistato dalla tv tedesca ARD, parla Albert Meier, nome venuto alla ribalta nelle indagini sulla strage di Marzabotto.
Lei ricorda l'azione contro i "banditi" a Marzabotto?
«Come no!».
Si ricorda che furono uccisi civili, donne?
«La gente, no. Abbiamo solo punito quelli che avevano commesso qualcosa. Furono presi e puniti».
Che tipo di gente?
«Gente così, civili... Ci sparavano addosso, dalle finestre, dai tetti. Una vera minaccia per noi. Potevamo uscire solo in coppia. Uno doveva proteggere l'altro».
E la sua compagnia, come si è comportata?
«Facendo operazioni contro i partigiani, anche di notte. Quelli che abbiamo beccato, li abbiamo mandati nelle retrovie».
Lei sa se ci sono state fucilazioni di civili?
«Non l'ho visto io personalmente, ma l'ho sentito dire. Quando alcuni di loro hanno ucciso qualcuno di noi, allora siamo andati a rompergli il culo... Li abbiamo fucilati. Abbiamo punito quelli che erano dei "bacilli" di sinistra. Non potevamo nemmeno uscire per la strada, tanto quei villaggi erano insicuri».
Avete punito i villaggi?
«Sì, con azioni antipartigiane. Io ho preso addirittura un'onorificenza. Dopo sette azioni contro i partigiani, ti davano una medaglia... L'ho avuta anch'io».
Come giudica le azioni di Marzabotto?
«Loro stavano dietro le finestre, le aprivano e "pum pum": uno dei nostri cadeva a terra. Io non ero un borghese, ero al fronte, in azione militare...».
Lei era al fronte, nella truppa combattente, anche a Marzabotto?
«Sì, certo. Forse i partigiani erano combattenti regolari? Quelli erano teste di topo. A quelli vorrei ancora oggi...Lei va lì con due o tre camerati, e poi "pum pum", ti centrano. Cosa farebbe lei? Direbbe grazie? O andrebbe a rompergli il culo, a chi le ha sparato?».
L'espresso 18 aprile 2002
Foto 1 e 3: http://csa.scuole.bo.it/montesole
Foto 2: http://www.laspecula.com/
Resto in silenzio ma lascio un segno del mio passaggio.
RispondiEliminaGrazie per questa lettura.
Anna
complimenti per il post...
RispondiEliminaQuello che più mi rattrista è che questa sentenza sia arrivata con oltre 60 anni diritardo.
RispondiEliminaSergio