Cortile della Risiera di San Sabba
Mi capita tra le mani un quadernetto di poche pagine che mi aveva consegnato una ragazzina. Si tratta di un diario di guerra, o meglio brevi note del nonno materno deportato in campi di concentramento. Lei non lo ha mai conosciuto e la scoperta di questo quaderno avvenne casualmente alcuni anni fa. Poco altro ha saputo aggiungere, poichè anche i suoi genitori ignoravano l’esistenza di questa testimonianza che, peraltro, non rivela nulla di clamoroso.
Sono appunti vergati in fretta, con una grafia leggibile e a tratti pure ordinata sulle righe del foglio. Soltanto per alcune località tedesche vi è incertezza sul nome esatto, le altre sono riuscito ad identificarle in Rete. Delle stesse riporto, talvolta, anche la mappa. Per altre, racconti di deportati e si riscontra una sostanziale convergenza di luoghi e periodi. Ha prodotto, tuttavia, un certo effetto leggere queste righe, seguire i tratti che via via vanno scolorendosi assieme alla speranza di una liberazione così vicina, ma lontana nello stesso tempo.
La cronaca s’interrompe a metà maggio del 1945, con considerazioni amare e impregnate di fatalismo. Non sono noti altri particolari di questo giovane uomo, credente e avvilito, né i motivi per cui avesse tenuto questo diario. Verso la fine è ai suoi cari che si rivolge. Morirà prima di poterli abbracciare, consumato dalla febbre e logorato da condizioni di vita sotto il limite della sopravvivenza.
Per quanto possibile, sono stato attento a non modificare la stesura originale, lasciando come titolo, anche del post, quello che quest’uomo aveva messo in cima alle sue note, con tanto di sottolineatura. Un modestissimo omaggio alla memoria. Sul retro dell’agendina campeggia, stampato trasversalmente, un reboante: "vinceremo", tronfio retaggio di anni bui, che gettano cupe ombre anche sul presente. Il giorno o, se si preferisce, la settimana della memoria a questo serve: ricordare perché non accada mai più.
Date che non si dimenticano
8.09.1943 ?!?!?!?!
12.09.943 (ore 14) Partenza dall’albergo Regina per la caserma di Cavalleria di Merano (inizio della prigionia)
18.09.43 (ore 9) Partenza da Merano per il campo di concentramento di Settequerce (inizio dei lavori forzati).
9.1.44 (ore 19) Partenza da Settequerce per la caserma dei carabinieri ? di Bolzano
12.1.44 (ore 15) Partenza da Bolzano per
15.1.44 (ore 9) Arrivo al c.c. di Meppen (Germania) (marcia di
21.1.44 (ore 18) Partenza da Meppen (destinazione ignota – 100 uomini)
22.1.44 (ore 1) Arrivo ad Osnabruck (preso alloggio alla R.A.W.)
24.1.44 (mattino) Inizio a lavorare in fabbrica (riparazione tetti e cabine vagoni ferroviari, parte in legno son diventato falegname).
13.5.44 (ore 14 circa) Bombardamento aereo, metà fabbrica incendiata il nostro rifugio in fiamme. Ci salviamo per volontà divina. Cambio di alloggio si va ad Eversburg (piccolo c.c.)
28.8.44 Si deve passare civili. Grande propaganda il giorno stesso e quello appresso. Con tutto ciò solamente 9 compagni firmano e passano civili e noi... si rimane come eravamo.
13.9.44 (ore 16 e 20 circa). Ancora un nuovo e grande bombardamento che ci sorprende per la via. Riusciamo a salvarci per miracolo in galleria quando già le prime bombe erano cadute non distanti da noi (schivata la fine per pochi secondi). Iddio ci ha protetto.
26.9 44 (ore 15,30- 16,15) Altro grande bombardamento. Trovo scampo in un bosco. Fabbrica quasi totalmente distrutta, forse non lavorerò più.
3.10.44 (ore 9) In occasione del cambio forzato di destinazione di lavoro ci passano in massa civili, non tralasciando di spogliarci per benino prima di lasciarci liberi.
3.10.44 (ore 10). Partenza per... (illeggibile) nuova destinazione di lavoro (succ. R.A.W.)
4.10.44 (ore 8) Arrivo a... (illeggibile) presentazione in fabbrica (ci alloggiano in una stalla baracca assieme ad un’altra ventina di italiani delle stesse nostre condizioni).
5.10.44 (ore 6) Si inizia a lavorare in fabbrica, continuo il lavoro di falegname (rip.vagoni). Si lavora 60-65 ore la settimana.
9.3.45 (ore 7). Assieme ad altri 2 compagni italiani (dopo aver lavorato tutta la notte per 10h
*OT: Organisation Todt
OT-Einsatzgruppe Italien: comando OT sul teatro di guerra italiano (n.d.r.)
10.3.45 (ore 16,30) Partenza da Malchin per Gustrow, si aggiungono a noi altri compagni di sventura. Si viaggia su un treno di sfollati sui respingenti.
10.3.45 (ore 19) arrivo alla O.T. di Gustrow. Qua troviamo altri italiani civili rastrellati in settembre in Toscana che condividono la nostra stessa sorte. Ci raccontano molte cose dell’Italia che ci fanno stringere i pugni digrignare i denti!!
13.3.45 (ore 17,30) Partenza per Berlino
14.3.45 (ore 2,30) Arrivo al lager O.T. (ci consegnano subito 2 coperte e la gavetta).
15-15.3.45 Ci fanno documenti di lavoro e...ci vestono della divisa O.T. (morale di noi italiani molto basso non potendo far nulla per evitare tutto ciò) contro la forza la ragione non vale.
19.3.45 (ore 7,30) Partenza da Berlino (a piedi) per la nostra nuova destinazione di lavoro. Si marcia fino alle 17, poi ci imbarcano su dei camion con i quali si percorre ancora qualche ora di cammino. La notte ce la passiamo all’aperto in un paese di cui non so il nome.
20.3.45 (ore 12 circa) Imbarcati di nuovo su dei camion ci portano a... (illeggibile) dove ci danno alloggio in un teatrino.
21.3.45 (ore 10,30) Si inizia il nostro lavoro. Si fanno dei camminamenti, non è molto faticoso, ma anche il vitto non è abbondante.
24.3.45 È qualche giorno che non mi sento bene, oggi sono andato in infermeria a marcar visita. Mi riscontrano male di gola con relativa febbre (38°) per la quale mi mettono a riposo (cure minime scarseggiando di materiale sanitario.
30.3.45 (ore 8) Caricato su di una carretta assieme ad altri compagni che non possono camminare, vengo portato a Beeskow per una disinfezione.
31.3.45 (ore 8-9) Si lascia questo paese per trasferimento di lavoro, ancora non guarito faccio il viaggio su di un carro. La nostra nuova destinazione è Glienicke dove arriviamo circa alle 15. Si prende alloggio anche qui in un teatrino.
6.4.45 (ore 13 circa) Si parte da Glienicke per nuova destinazione alla quale arriviamo verso le ore 18 (un paesino a circa
9.4.45 Sempre ammalato vengo portato in un ospedale militare per una visita risultato della quale è il mio ricovero in esso. Sembra che la mia malattia sia una cosa seria.
12.4.45 (ore 20) Mi imbarcano su di un treno ospedale e si parte per destinazione ancora più distante dal fronte.
13.4.45 (ore 19) Arrivo al nuovo ospedale (Juteborg)
20.4.45 (sera) Ai ricoverati ritenuti meno gravi viene dato l’ordine di preparare i bagagli. Fra i meno gravi ci sono anch’io (febbre 37,5). Ci fanno partire a piedi per un altro ospedale distante una ventina di km, ma perché non ci tengono qui così almeno se arrivano gli amici sarei liberato e forse si finirebbe di condurre questa vitaccia. Per fortuna questa lunga marcia mi è stata risparmiata da un camion. Certamente io non ci sarei riuscito a condurla a termine. Ci portano a Beelitz in un nuovo ospedale dove ci ricoverano per la notte fino al pomeriggio del giorno dopo (21).
21.4.45 Partenza da questo ospedale. Ci indirizzano all’altro dove arriviamo e troviamo tutto in subbuglio per una partenza affrettata. C’è da diventare pazzi. Questa vita fra gente che non comprendo e non mi comprende mi è proprio insopportabile. In ufficio dove ci presentiamo (siamo in 4) ci tengono in attesa per qualche ora. Si decide di passare la notte qui. Io faccio notare al maresciallo che ho la febbre e così vengo addirittura ricoverato e.... non parto da qui. Forse questo è il momento buono che arrivano gli amici e mi liberano.
22.4.45 (pomeriggio) Sono arrivati i Russi (ma io ancora non li ho veduti). Notti e giornate terribili.
27.4.45 Son ritornati i tedeschi (di nuovi tristi giorni il fronte è di nuovo qui)
28.4.45 (sera) Si abbandona questo ospedale. La vita ormai sta diventando impossibile, è una settimana che non si mangia quasi niente. Ci hanno colpito già ripetutamente i fabbricati. Si fanno i nostri bagagli e si va a piedi fino in un bosco a 7-
29.4.45 (mattino). Arrivo a Lindau. Qui con automezzi di fortuna si inizia il trasporto dei pazienti (io non parto che alle 4 del giorno dopo) in un ospedale. Il tragitto è lungo, ci portano a Magdeburg in una ex caserma tutta mezzo sgangherata dalle bombe, qui alla meglio ci dobbiamo arrangiare. (È da qualche giorno che siamo qui. Mi dicevano che a qualche km ci sono gli americani ed oggi invece sono apparsi i russi!! Non ci capisco proprio niente!!).
12.5.45 Qui ogni giorno la situazione peggiora. Mancano medicinali, tutta un’attrezzatura per ospedale. Viveri così pochi che si fa una gran fame. Manca persino l’acqua da bere. Come si va avanti così? Miei cari, questa volta se Iddio non mi assiste è la volta buona che non vi rivedo più. Oggi è stato in visita il comandante russo, conclusione sarà come le altre, cioè: niente. Chi more, more e chi campa campa.
VINCEREMO
Complimenti per il "post" e per le ricerche. E' un documento semplice, che seppure non drammatico come altri, rivela la crudeltà della guerra.
RispondiEliminamolto bello.
RispondiEliminaGrazie per il prezioso recupero...
RispondiEliminaricordare sempre, che non si ripetano atti del genere purtoppo ho molta sfiducia. Bisogna stare sempre attenti.
Bravo Frank , ma è il 27 o oggi la Giornata dedicata alla Memoria?
RispondiEliminaSergioYYY, grazie. E' vero, anche attraverso semplici testimonianze traspare l'orrore della guerra. E fa venire i brividi.
RispondiEliminasermau,grazie. Ne approfitto per precisare che ho scelto la foto della Risiera di San Sabba, affinché si abbia sempre presente che "italiani brava gente" nutre solo la retorica. E abbiamo ospitato pure noi i nostri campi di sterminio.
Alderaban, a noi testimoni indiretti è richiesta non solo memoria, ma anche attenzione come giustamente noti. Non sono poi tanto sicuro sulla improponibilità di simili tragedie.
marzia, ho voluto scrivere in leggero anticipo sul 27 gennaio, per commemorare la memoria un po' più a lungo.
Un caro abbraccio
Alla risiera sono stata.
RispondiEliminaUn posto piu' inqietante di quello mi riesce difficile da immaginare.
Sembra che il tempo, a diritto, si sia fermato. Un silenzio irreale... di morte.
Cosi' al percepivo.
Cosi' mi si e' stampata nella memoria.
Poiche' purtroppo non e' esistito solo Auschwitz...