Un uomo col cappio alla gola, giustiziato all’alba. Come nei film western. Immagini crude che da ieri mattina si sono riversate sulle nostre coscienze, ancora incredule di fronte a quella che pareva essere finzione e invece non lo era.
L’anno che se ne va, lascia un’impronta profonda nel cammino al contrario che noi uomini globalizzati stiamo compiendo. Basterà a bloccare questo imbarbarimento di costumi, di comportamenti, di mentalità quell’immagine del boia mascherato che infilano il nodo scorsoio al collo di un carnefice a suo tempo e ormai uomo solo davanti alla morte esibita in tv?
Il titolo migliore della rassegna stampa di stamattina mi pare quello del manifesto: "Il mondo nuovo".
“L'esecuzione di Saddam Hussein è avvenuta alle 4 (ora italiana). Giudici e boia avevano fretta, dopo un processo che il diritto internazionale considera una farsa. L'Iraq sciita è in festa, quello sunnita sprofonda nel dolore e nella protesta. Bush esulta: «È un atto di giustizia», ma ammette che la violenza non si fermerà. E ieri è stata una «normale» giornata di guerra civile con 75 vittime. L'Italia condanna, il Vaticano: «È una tragedia».
Con l’ottimo commento di Giuliana Sgrena, intitolato "Risveglio nell’ inferno".
Ecco le immagini dell’esecuzione di Saddam diffuse dai media. L’ex rais iracheno con il cappio al collo e poi avvolto in un sudano. La prova della sua morte. È stato mostrato come un trofeo, ma non fino in fondo. Per timore o per pudore? E come avrebbe potuto? Di fronte all’orrore del mondo, l’unico leader mondiale fautore e favorevole all’impiccagione dormiva. Difficile immaginare sonni tranquilli. Possibile che Bush abbia potuto scacciare gli incubi con i suoi sogni di gloria? Che finora si sono mostrati vacui? Il risveglio riporterà il presidente dentro la tragedia dell’Iraq.
Bush ha definito l’esecuzione di Saddam una pietra miliare nella costituzione della democrazia. Quale democrazia? Quella dell’occupazione, di Abu Ghraib, dei massacri quotidiani, dell’illegalità, dei rapimenti, degli stupri, dei delitti d’onore? O quella del processo a Saddam Hussein? Che ha violato qualsiasi standard minimo del diritto internazionale. Perché non si è voluto un tribunale internazionale come per Milosevic?
Gli Stati uniti hanno voluto decidere la sorte del «nemico» prima ancora di poter proclamare la propria vittoria sugli iracheni e soprattutto sopprimerlo prima che potesse rivelare le complicità dei vecchi amici e sostenitori, in primo luogo gli americani. Con l’esecuzione si è impedito che Saddam fosse processato per tutti i suoi crimini. La pena non è stato un atto di giustizia ma solo una vendetta che sta scatenando i peggiori sentimenti.
Paradossalmente l’unico atto di sobrietà di fronte alla morte è stato quello dell’ex dittatore che ha invitato gli iracheni a mantenere l’unità, che aveva imposto con la violenza e che ora altri stanno distruggendo con altrettanta violenza. Le vittime sono sempre iracheni. Per mandare sulla forca Saddam - per la morte di 143 sciiti
- sono stati uccisi circa 600.000 iracheni. In nome di quale giustizia?
Il premier iracheno Maliki ha firmato la condanna a morte soddisfatto di avere una parte in commedia che libera gli sciiti di un feroce repressore e gli alleati iraniani di un temibile nemico, ma soprattutto offre una parvenza di vittoria ai fautori della guerra, al presidente Bush la cui uscita di scena si avvicina e che vuole rendere meno ignobile. Ma ormai negli Usa sono sempre meno a credere nella giusta scelta della guerra. L’effetto peggiore tuttavia si avrà in Iraq. Se gli sciiti hanno festeggiato, i kurdi sono rimasti con la bocca amara per non avere avuto giustizia e i sunniti, amici o meno di Saddam, aumenteranno la loro guerra all’occupazione. I terroristi, ancor più legittimali da tanto orrore, faranno il resto.
L’impiccagione di Saddam può fare di un dittatore un martire. Per quella resistenza che non ha ancora trovato un leader, Saddam può diventare un simbolo indelebile. Adesso che è morto e non può più commettere orrori chi potrà infrangere un mito? Non solo. L’esecuzione avvenuta il primo giorno dell’Aid al Adha, la festa del sacrificio, una delle più sacre dell’islam, in cui tutte le armi vengono deposte, darà alla morte dell’ex rais un forte valore simbolico. La morte di Saddam - che per gli iracheni rappresentava ormai il passato - invece di cancellarlo dalla memoria lo riporterà sulla scena politica dando nuovo impulso alla resistenza e alla violenza. E Bush sarà sempre più solo.
Molto efficace il titolo de l’Unità. “Saddam, il trionfo della barbarie”. E la striscia rossa, è come sempre, interessante. «Il mio percorso con questa politica finisce qui, adesso. Mi chiedete di sostenere una guerra in cui la stessa pattuglia di soldati Usa percorre ogni giorno una strada che non conosce, fra gente che non ha alcuna ragione per amarci e ogni giorno qualcuno di loro salta in aria. Non posso più dire di sì a questa politica. Dico che è assurda. Anzi criminale»
Gordon Smith, senatore repubblicano
New York Times, 29 dicembre 2006
L’eccellente editoriale di Furio Colombo, scritto il 30 dicembre, l’ho postato qui.
La rubrica “Fronte del video” è dedicata all’esecuzione capitale.
La vendetta
Maria Novella Oppo
Non riusciamo a cancellare dai nostri occhi le immagini dell´esecuzione di Saddam. Tutte le reti ne sono state invase. Niente di nuovo, purtroppo, nella globalizzazione della barbarie, ma un uomo incatenato, ucciso da uomini incappucciati è la scena di un delitto mostrata al mondo intero. Tutto registrato e diffuso quasi in tempo reale, perché niente avviene se non avviene in tv, secondo la logica di una comunicazione chiamata a completare l´opera del boia e a uccidere un uomo morto. Perché lo avevano già finito quando lo avevano mostrato a bocca aperta, ispezionato e quasi spulciato, come un animale appena catturato. Da lì era cominciata la distruzione fisica del tiranno, la sua riduzione a prigioniero, vittima e dunque di nuovo uomo. Cosicché, alla fine, ad essere ucciso è stato l´uomo. E questo è l´incredibile risultato della vendetta di Bush. Come se un nuovo delitto potesse cancellare tanti delitti. Come se aggiungere nuova ferocia potesse migliorare il mondo e capovolgere le sorti della guerra.
l’Unità 31 dicembre 2006
Per motivi di tempo, soprattutto, non posso riportare in dettaglio anche le posizioni dei due maggiori quotidiani italiani, vale a dire
Di certo oggi più che mai apprezzo la possibilità di leggere
La vignetta di Vauro è tratta da Peace Reporter, quella di Staino da “l’Unità" del 31 dicembre 2006
buon anno frank.
RispondiEliminaMolto significativo il "Buon 2007" del disegno
RispondiEliminaAbbiamo un anno per migliorare, anche perché non è semplice disegnare una forca sul numero 8 del prossimo anno!!!
Sergio
sermau, grazie anche a te.
RispondiEliminaSergio, tu fai riferimento alla vignetta e mi accorgo adesso che non è (più?) disponibile. Peraltro, è vero che nel 2008 una forca non si potrà disegnare, spero che non sortisca qualche altra diavoleria che ispiri, poi, di conseguenza una nuova immagine.. Il prossimo 31 dicembre riusciremo a segare alla base quel palo così macabro?
mi piace leggere il mitico frank
RispondiEliminacomplimenti x il lavoro...stef
stef, la tua presenza è sempre per me motivo di soddisfazione. Grazie.
RispondiEliminaBuon 2007
volevo invitarti sul nostro sito: www.ilrifugiodeimoai.it saluti
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