giovedì 13 gennaio 2005

Dietro le quinte

Bello il dibattito, approfondito, soprattutto vero, intenso e partecipato. Quando le esperienze sono state vissute da tutti, è inevitabile che esista questo comune sentire, comprese le voci solo apparentemente in dissonanza. Ma della franchezza, almeno in questo ambito, non bisogna avere timore. Se, infatti, non siamo e, soprattutto non ci sentiamo liberi in uno spazio, sì virtuale ma reale come vivacità e intelligenza, quando mai lo saremo?

Se anche in un blog ci dobbiamo preoccupare dell’omologazione, di ciò che è opportuno e non opportuno dire, della convenienza, dell’opportunità, credo che sarà difficile, nel quotidiano personale, riuscire a trovare spazi per manifestare la propria autenticità. Per questo motivo ho letto e apprezzato, in maniera particolare, questa discussione che è partita dal “gelo” del titolo per confluire verso un calore umano confortante e pure raro, dunque assai prezioso.

Leggendo e rileggendo le riflessioni che si sono moltiplicate, non a caso, con la sua “presenza”, le sue parole, il suo modo di pensare che ho reso diretto, mi sono anche commosso, perché pensavo a come Lei veniva vista da voi, dall’esterno, da persone che non l’hanno mai conosciuta. E cresceva, in parallelo, il mio rammarico che, peraltro, oggi si amalgama con le dissolvenze di un sogno, della notte scorsa, l’ennesimo in cui ho ritrovato Lei, anche se la persona che vedevo non era Lei fisicamente (non ho il cuore di guardare la sua foto con il bel volto in primo piano), ma un equivalente.

Dal grumo, che del sogno è rimasto, rammento che stavo per partire, mancavano poche ore (il tempo non ci bastava mai) e Lei, che era andata in un luogo imprecisato (c’era molta folla) tardava ad arrivare. E il tempo passava. Finalmente eccola, mi sussurrava alcune parole nell’orecchio, io facevo altrettanto, poi il sogno s’interrompeva consegnandomi, per buona parte della giornata, un sapore di amarezza per non essere risuscito a completare, anche in sogno, l’incontro con Lei, perché era tardi e ci dovevamo lasciare.

L’argomento è tutt’altro che esaurito. Mi capiterà ancora di parlarne, almeno fino a quando la speranza puntellerà il pensiero insano e assurdo, unito al rimpianto per una bellissima storia d’Amore che, singolarmente, non ha sentito risuonare la parola “addio”, né da parte sua che da parte mia. Anche se non servono, credo, le parole, in questo caso, a certificare qualcosa che non rinascerà più. Forse...

14 commenti:

  1. Sai Frank, se c'è una cosa che mi fa impazzire è proprio il fatto che non risuoni la parola addio.



    Su questo ti capisco alla perfezione....il mio male, in tali situazioni, deriva proprio dal fatto di non trovare spiegazioni e non aver...almeno...sentito la parola Fine.



    So bene come ci si rimane e come si vive....accidenti se fa male!



    Notte notte Laura

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  2. LAURA, si vive appunto con un’insana speranza, con la percezione che ancora ci sia qualcosa di inespresso, in sospeso e, pertanto, autorizzi a pensieri osceni, parlo di oscenità o pornografia mentale, che infligge una tortura che è un lento stillicidio come la goccia d’acqua che scivola sulla pietra e intanto comincia a scavarla poco per volta.

    Sto rievocando la mia storia, anche certi dettagli, come però qualcosa che nello stesso tempo non mi appartiene più, quasi fosse una stella che mentre noi la vediamo da terra essa è già morta tanti anni luce fa.

    La parola “addio” che non è mai risuonata è un altro fatto curioso. Forse nessuno dei due ha voluto mai pronunciarla per non precipitare nell’irreversibile, forse Lei lo ha fatto perché l’addio non solo è nei fatti, ma si racchiude nella mancata accettazione della sua amicizia, vale a dire sentirsi, per esempio, ogni tanto al telefono, fornendo così quel senso di indeterminatezza che ecco, sì, proprio il sogno raccontato credo volesse sottintendere. Ridimensionamento. Io ho evitato l’addio, perché i toni melodrammatici non l’hanno mai colpita, o almeno così mi ha dato ad intendere, perché al telefono non è facile capire.

    Quello che posso auspicare è la maturazione in Lei di sensi di colpa e che il tempo passato, unito alla mia mancanza, le facciano capire che la differenza tra me e l’altro o gli altri c’è ed è vistosa e si trova Lei a perderci. Anche se ciò avvenisse silenziosamente, potrebbe andare bene.

    Il punto, Laura, è che se questo processo si attuerà oppure è in atto, io non dovrò saperlo.

    Un’idea di come possa stare adesso me la sono fatta, vale a dire che non ha trovato quella felicità che pensava di riuscire ad incontrare, che certo i primi mesi sono stati vissuti all’insegna del disimpegno totale, poi ha concluso che non ne valeva la pena, si è ridimensionata, ha probabilmente visto svanire progetti, anche piccoli e ambizioni, può aver ricevuto rifiuti (ma su ciò ho fortissimi dubbi) e che, insomma, tutto sommato la libertà cui anelava non era la soluzione al suo malessere.

    In tutto questo percorso, durato un anno, iniziato dopo una rottura traumatica già in atto silenziosamente da un paio di mesi prima, almeno a livello mentale, Lei ha smarrito l’orientamento. Resta il mio ricordo, ma null’altro produce se non un senso di infelicità per due, vissuto con tonalità diverse, a distanza e all’insaputa dell’altro, perché quanto stia male Lei lo sa.

    A me non sembra un gran bel risultato dopo aver sfasciato un legame sempre avventuroso, in balia delle onde, ma entusiasmante. E’ non aver capito tante cose che fa male, è il pensare a quando si percepivano scricchiolii, insidie e non aver agito tempestivamente che fa male e, infine, fa ancora più male provare solo ad immaginare l’improbabile ritorno, a come potrei sentirmi e ritrovarmi con Lei.

    Per adesso, in fondo, le parole scritte hanno un argine, ma se le stesse venissero ripetute al telefono il loro effetto sarebbe traumatico. Mi ritrovo così a concludere che è stato meglio così, che quella telefonata di fine agosto è largamente dietro le spalle, che non devo preoccuparmi più di niente: dei suoi movimenti, dei suoi orari, della sua quotidianità. E invece mi accorgo che le tante piccole cose che facevo con Lei sono le più desiderabili e che di guardare con occhi diversi altre donne mi è ancora impossibile, perché la mente conserva sempre il ricordo di come guardavo e desideravo e desideravo Lei. Come fosse una fiammella da mantenere in vita per impedirle di spegnersi del tutto ed evitare il buio.

    Buonanotte oppure buongiorno. Un bacio

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  3. Se ho avuto bisogno di una parola che mi aiutasse a curare un po' le ferite, l'ho trovata lontana da lui. Ad esempio qui. Questo intanto mi insegna che forse dovrei cominciare a cercare il buono dov'è e non dove non è, o dove comunque mi viene negato...

    Vedremo un po'...

    Nel frattempo, grazie :)



    Un abbraccio a te Frank e a tutti gli amici.



    :)



    Questo amore

    Così violento

    Così fragile

    Così tenero

    Così disperato

    Questo amore

    Bello come il giorno

    E cattivo come il tempo

    Quando il tempo è cattivo

    Questo amore così vero

    Questo amore così bello

    Così felice

    Così gaio

    E così beffardo

    Tremante di paura come un bambino al buio

    E così sicuro di sé

    Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

    Questo amore che impauriva gli altri

    Che li faceva parlare

    Che li faceva impallidire

    Questo amore spiato

    Perché noi lo spiavamo

    Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

    Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

    Questo amore tutto intero

    Ancora così vivo

    E tutto soleggiato

    E' tuo

    E' mio

    E' stato quel che è stato

    Questa cosa sempre nuova

    E che non è mai cambiata

    Vera come una pianta

    Tremante come un uccello

    Calda e viva come l'estate

    Noi possiamo tutti e due

    Andare e ritornare

    Noi possiamo dimenticare

    E quindi riaddormentarci

    Risvegliarci soffrire invecchiare

    Addormentarci ancora

    Sognare la morte

    Svegliarci sorridere e ridere

    E ringiovanire

    Il nostro amore è là

    Testardo come un asino

    Vivo come il desiderio

    Crudele come la memoria

    Sciocco come i rimpianti

    Tenero come il ricordo

    Freddo come il marmo

    Bello come il giorno

    Fragile come un bambino

    Ci guarda sorridendo

    E ci parla senza dir nulla

    E io tremante l'ascolto

    E grido

    Grido per te

    Grido per me

    Ti supplico

    Per te per me per tutti coloro che si amano

    E che si sono amati

    Sì io gli grido

    Per te per me e per tutti gli altri

    Che non conosco

    Fermati là

    Là dove sei

    Là dove sei stato altre volte

    Fermati

    Non muoverti

    Non andartene

    Noi che siamo amati

    Noi ti abbiamo dimenticato

    Tu non dimenticarci

    Non avevamo che te sulla terra

    Non lasciarci diventare gelidi

    Anche se molto lontano sempre

    E non importa dove

    Dacci un segno di vita

    Molto più tardi ai margini di un bosco

    Nella foresta della memoria

    Alzati subito

    Tendici la mano

    E salvaci.



    (Jacques Prévert)

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  4. Frank, credo, che il solo provare a mettere su carta...o come in questo caso...su di un blog i propri sentimenti e la propria storia serve ad esorcizzarne la mancanza.



    E' come leggersi dal fuori...un modo come un altro per studiarsi e riflettere.



    Tu lo stai facendo molto bene.



    Complimenti Laura

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  5. FRATELLO!!!!

    Fermo restando che ti devo una pubblica ammenda (non riesco a trovare pero' un cilicio della mia taglia e coi divieti antifumo pure la cenere è merce rara), camminerò scalzo sui carboni ardenti del tuo, anzi vostro, esorcismo che ha allontanato lo spirito maligno della parola "addio", del taglio netto, irreversibile, del "per sempre".

    Cosa questa che è motivo di tormento ed estasi, come mirabilmente associava ed evocava nel titolo il vecchio film dedicato (se la memoria non inganna) a Michelangelo. E proprio da qui, da questa metafora parto: tu hai dipinto una Cappella Sistina e lei ci è entrata prima in punta di piedi, poi con le scarpe sporche di fango (almeno sembrava...), e adesso tu vorresti che quanto meno venga a pulire le impronte, che pero' ci sono a traccia evidente del passaggio. Ma il terrore è che poi, una volta che sia tutto lucido e pulito, resti una bellissima sala ma vuota.

    E pubblichi, qui, una foto dello scempio:questo, almeno, capisco dal post nel post che hai scritto.

    E nei bigliettini che ci lasciamo, un omaggio alla forza del grido lancinante del tuo silenzio, la possibilità remota di diventare la carta con cui tu potrai, se vorrai, pulire quel fango (o simile..).

    Ti abbraccio e lascio una parola d'affetto per luxlux la cui citazione mi ha fatto sprofondare nel tempo...

    Spazio al pitone, fratello.

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  6. aaaa la parola fine!!!! agognata e temuta da tutti noi, che confusi la cerchiamo e la rifuggiamo.

    Se da una parte desideriamo troncare un legame che ci porta solo sofferenza, dall'altro bramiamo anche il più piccolo segnale che ancora qualcosa cè, che ancora qualcosa rimane di quello splendore che è stato l'amore che abbiamo condiviso e vissuto.

    E può capitare di provare odio e dopo pochi attimi amore,e poi ancora disprezzo e ancora rimpianto e così via fino a ridurci larve, con gli occhi spenti e il cuore muto stremato da questa altalena dei sentimenti.

    un bacetto a tutti

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  7. Come non darti ragione Fanny!...Questa mia è una mattinata proprio all'insegna di quanto hai così bene descritto.



    Tuttavia, penso che bisogna sollevarsi e trovare la forza di dare un taglio netto....per poi ricominciare...magari ad amare.....magari a soffrire nuovamente.....l'importante è riprovare a sentirsi vivi.



    Laura

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  8. la parola fine si vede solo nei film ...nella vita che sembra un film a volte il regista la omette sempre ...perchè forse un po' banale ma finchè c'è vita c'è speranza ...l'ironia è l'arma che ci consente di sopravvivere...

    baci a tutti

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  9. "Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia

    è la mia nostalgia

    cresciuta sul ramo inaccessibile

    è la mia sete

    tirata su dal pozzo dei miei sogni

    è il disegno

    tracciato su un raggio di sole



    ciò che ho scritto di noi è tutta verità

    è la tua grazia

    cesta colma di frutti rovesciata sull'erba

    è la tua assenza

    quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via

    è la mia gelosia

    quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati

    è la mia felicità

    fiume soleggiato che irrompe sulle dighe



    ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia

    ciò che ho scritto di noi è tutta verità."



    Nazim Hikmet



    ...scriverne, comunque, ti farà bene...

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  10. C'è chi vuole sempre chiudere tutte le porte, sbarrarle per sempre, e chi ama invece lasciarsi sempre uno spiraglio aperto, per far passare l'aria, cioè la speranza.

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  11. LUX, quel Prèvert sempre così opportuno e commovente. Grazie. Mi fa piacere che riesca a trovare anche qui da me, parole che siano di conforto, o almeno ispirazione, lenimento, attenuazione del dolore.

    Pure io sto provando a cercare lontano dalle sue prospettive ciò che possa placare la mia inquietudine e dedicarmi a questo blog, la creatura che cresce bene (per riprendere la felice espressione del buon Fratel Masso) e che esprime il mio dolore e il rimpianto. Perciò leggere le tue parole di speranza che si ricostruisce, mi aiutano anche a poter pensare che, come osservi, il buono vada cercato altrove, ancora però non accettando che possa essere negato proprio lì dove avevo attinto. Ricambio l’abbraccio forte.



    LAURA, ti ringrazio per quanto scrivi. In realtà proprio la necessità di esorcizzare il vuoto della sua mancanza ha generato questo blog. E’ soprattutto attraverso le riflessioni di tutti che trovo nuovi spunti di riflessione, rendendomi però anche conto di quanto bello sia stato questo amore e di quanto le voglia ancora bene, nonostante tutto.

    Accetto i complimenti, ma arrossisco. Un bacio



    FRATELLO, hai capito bene e la metafora è quanto mai appropriata. Forse si gioca ancora qualcosa, uno scampolo dell’eterna partita dell’amore, in virtù di quella parola mai pronunciata. Tormento ed estasi: la raffigurazione del mio stato.

    Ti abbraccio forte, Fratello e non smetterò mai di ringraziarti per la tua premurosa cura della mia anima.



    FANNY, di meglio non potrei aggiungere alle tue parole che sottolineano l’angoscia ed il tormento che sembrano inesauribili. L’altalena dei sentimenti è un’altra fotografia che ci scatta l’impietoso destino. Tutto sottoposto alle prove quotidiane, fino a non saper più cosa vogliamo.

    Un bacetto

    P.S. Il mio post di ieri sera, per chissà quale maleficio, risulta in parte non leggibile chiaramente. Se hai avuto problemi te lo spedirò nuovamente. Fammi sapere.







    MARDOU60, tu ne possiedi in abbondanza e invidio, in senso buono, quella leggerezza che permette di prendere a cazzotti la vita, gli inconvenienti che la complicano, le delusioni che la percorrono. Il regista di tutto credo sia un po’ bizzarro, ma quel residuo di speranza non posso cancellarlo. Magari scomparirà da solo, chissà…

    Baci





    STREGA, sei deliziosa tornando qui e proponendomi un’altra poesia che incanta. Mi farò accarezzare dalle strofe che avete lasciato qui durante il fine settimana.

    Se scrivo mi sfogo, una terapia che sto seguendo da un anno. Grazie.



    VITAROSA, è l’aria sottile che mi permette di respirare. Sto a distanza di sicurezza da quella porta socchiusa (sai le correnti d’aria), ma non la perdo d’occhio. Poi c’è anche il resto, la vita che continua a scorrere, il presente ed il passato che si intrecciano, un futuro che sembra lontano e quel pensiero che non mi abbandona, anche se meno insistente di un anno fa.



    Frank57







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  12. Blue__Angelgennaio 15, 2005

    Ciao,

    grazie per avermi lasciato un commento :)

    Secondo me fa ancora più male nn sentire la parole "fine"...almeno uno se ne fa una ragione.Invece quando prevalgono l'ambiguità e le sfumature indistinte si continua a coltivare una speranza.Un cuore innamorato nn si arrende mai fino alle fine,anche se sa già da ora che la sua sarà una battaglia inutile.

    Un abbraccio,buona serata.

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  13. ......per chi lascia, la mancanza di questa parola può significare la possibilità di un ritorno in un momento di bisogno e di solitudine....per chi è lasciato significa sperare all'infinito.



    E' il famoso gioco delle parti nel quale vince chi riesce a recitare meglio sul palcoscenico della vita.



    Per quanto mi riguarda sento sempre la necessità di conoscere il finale di una storia......preferisco la certezza all'ambiguità.



    Si sta male, verissimo.....ma poi si ricomincia a vivere ed a cercare.



    A presto Laura

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  14. BLUE_ANGEL, Non saprei cos’altro aggiungere di fronte a tanta saggezza. Il cuore innamorato è vulnerabilissimo, pur cozzando contro l’innaturalità delle cose, pur delegando al caso, al rimpianto, ad un pretesto qualsiasi, la possibilità che la speranza coltivata fino ad allora assuma i connotati auspicati. Ma in amore tutto è irrazionale, nella complessa razionalità di un rapporto. L’ambiguità e le sfumature indistinte, sono tratti caratteristici di questo legame, ora che esso non è più cuore pulsante nella mia vita. Mi chiedo, solo, quanto tempo ancora dovrà passare prima che il pensiero, che vaga smarrito dalle sue parti, si senta completamente inadeguato e fuori posto. Ma, se per un istante dovessi soffermarmi sulla parola bramata, al ritorno e questo si realizzasse, allora impazzirei, te lo garantisco.

    Non c’è, amore,evidentemente, se non si soffre o si fa soffrire. E allora era Grande Amore.

    Un abbraccio, grazie per la tua presenza.



    LAURA, e vince anche chi è più forte. E sta vincendo (temo, anzi abbia vinto) Lei. Hai scritto ottimamente, perché è umano lasciarsi almeno uno spiraglio di luce, o una seppur minima possibilità di rientrare. Ma si tratta di segnali quasi impercettibili se non fosse il cuore, anche se malandato, a percepirli ed individuarli.

    Quella parola che manca penso sia ormai un dettaglio, perfino trascurabile, presumo che non sia neppure una sua preoccupazione, perché sono io che viviseziono, che mi aggrappo ad una parola, ad una frase. Mentre Lei domina, consapevole o meno del suo ruolo, magari offesa perché non ho accettato la proposta di mantenere un rapporto di amicizia.

    Ma poi, come potrei riuscire plausibilmente a dire addio ad una persona che sottolinea (anche se inizialmente insisteva affinché la dimenticassi) che continuerà a sognarmi, perché non vuole dimenticarsi di me?

    Un bacio



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