domenica 16 gennaio 2005

Come eravamo

 

La posta in arrivo mi recapita una lettera sulla felicità, o meglio sulla possibilità di essere felici, anzi di esserlo stati. Mi fa così tornare indietro nel tempo, impegna la memoria, offre varie possibilità di discussione (sempre molto libera, naturalemente).

Questa lettera propone una serie di situazioni che, coloro i quali sono nati negli anni 50, 60 e 70, dovrebbero aver vissuto nella maggior parte dei casi. Riproduce istantanee che fanno sorridere di quel piacere che sempre impregna i ricordi dell’infanzia e ce li offre, oggi, sotto una prospettiva dove la malinconia e la tenerezza non sembrano conoscere confini. Parte da una domanda, molto semplice, per arrivare ad una conclusione, altrettanto semplice, attraverso una serie di fotogrammi talvolta reali, altre verosimili. Non mi sono potuto sottrarre alla suggestione evocata.

Si chiede, a coloro che erano bambini in quegli anni, come abbiano fatto a sopravvivere fino ad oggi. Perché si andava in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag. Le culle erano dipinte con colori vivacissimi, con pitture a base di piombo. Non erano previste chiusure di sicurezza nelle confezioni di medicinali e di detersivi. Quando si andava in bicicletta non si portava il casco. I maschietti trascorrevano ore ed ore a costruire carretti a rotelle e, sopra a questi, si lanciavano in discesa, salvo ricordare a metà corsa di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, però, s’imparava a risolvere il problema. Quando si usciva a giocare l'unico obbligo era quello di rientrare prima del tramonto. La scuola durava fino a mezzogiorno e si tornava a casa per pranzo. Non si aveva il cellulare... Impensabile.

Ci si tagliava oppure ci si rompeva un osso o si perdeva un dente, ma non c'era alcuna denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi. Si mangiavano biscotti, pane e burro, si bevevano bibite zuccherate e non c’erano problemi di sovrappeso, perché si stava sempre in giro a giocare. Non esistevano Playstation, Nintendo, videogiochi, televisione via cavo con innumerevoli canali, videoregistratore, computer. Invece si avevano amici. Si andava a casa dell’amico, si entrava senza bussare, lui era li e si usciva a giocare. Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano!

Venivano organizzati giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per disputare una partita. Non tutti venivano scelti per giocare e gli esclusi non subivano alcuna delusione che si trasformava in trauma. Alcuni scolari non erano brillanti come altri e, quando perdevano un anno, lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia, né di problemi di attenzione o di iperattività. Semplicemente ripeteva ed aveva una seconda opportunità. Chi appartiene alle generazioni successive sicuramente stabilirà che questi bambini erano noiosi, però sono stati molto felici: così si conclude la lettera.

Ora, al di là di alcune simpatiche semplificazioni e facili generalizzazioni, non si può fare a meno di notare che un fondo di verità, tuttavia, esiste. Ma credo sia importante porsi un’altra domanda, vale a dire il passato, gli anni soprattutto della nostra infanzia, sono davvero stati così felici oggettivamente, oppure il rimpianto che in genere suscitano, nasce solo dalla constatazione che eravamo più giovani, senza peraltro adesso essere coetanei di Matusalemme?

13 commenti:

  1. OOps sono la prima ...io non penso mai al passato come un periodo i cui ero felice anzi tutt'altro,certo ero più giovane ma decisamente poco me stessa...ero in cammino alla mia ricerca e piano piano mi sono trovata..e adesso che mi ci ho non vorrei perdermi !! e il mondo intorno a me ? certo meno tecnologico, ma sostanzialmente lo stesso...un bacio

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  2. non ho avuto un'infanzia e un'adolescenza felice, ero una bambina grassoccia chiusa nel proprio mondo, blindata dalla propria infelicità. Non ho goduto di nulla e avevo tanto da godere, giochi,amicizie, amori, nulla, troppo presa a emarginarmi.

    Non posso essere obbiettiva.....forse però se uno psicologo mi avesse dato una mano tanti errori di ora non li avrei fatti, forse ora sarei una persona più equilibrata, più felice.

    Penso che anche nei periodi storici ci vorrebbe equilibrio, non tutto quello che è di quegli anni è da ricordare con nostalgia, nè tutto quello che è di questi anni è da buttare via.

    un bacio a tutti voi...

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  3. Blue__Angelgennaio 17, 2005

    Grazie per i tuoi commenti,sono sempre molto dolci anche se tristi...l'idea che mi sono fatta di te è di una persona acuta,sensibile...e mi dispiace davvero sapere che anche tu hai sofferto molto per amore quando in realtà questo sentimento dovrebbe solo farci del bene.

    Ho letto il tuo post con molto interesse,sinceramente mi trovo in difficoltà nel rispondere...forse tornerei indietro per un semplice motivo:ero troppo piccola per capire la realtà che mi stava intorno,il mondo che spesso sa essere duro e crudele.

    Nn ho mai avuto un buon rapporto con le altre persone,fin da bambina i miei coetanei mi trattavano come fossi diversa:ho subito parecchie angherie e prese in giro,sono stata sfruttata solo per i compiti fin dalle elementari...

    Eppure da bambina sorridevo sempre,nonna me lo ricorda spesso.

    Sorridevo nonostante tutto,con quella spensieratezza tipica di chi ancora conosce poco della vita.

    Mi piacerebbe rivivere quell'età forse perchè crescendo mi sono incupita parecchio;mi sono accettata quasi del tutto eppure nella mia anima c'è sempre un nn so che di triste che probabilmente deriva proprio dalla cosapevolezza dei miei limiti.

    Un abbraccio

    Ps:posso linkarti nel mio blog? :)

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  4. pensieroincertogennaio 17, 2005

    Ho lasciato un commento "a modo mio", al tuo post dell'11 sulla sua "letterina", ciao .....

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  5. Se vado a rileggere i miei diari (dal 1969 ne ho sempre avuto uno, di carta), scopro che non ero poi tanto felice, avevo sempre di che lamentarmi. Oggettivamente però, credo che rispetto ai bambini di oggi, avevo più fantasia, più opportunità, più tempo. Mi vien da dire che si sta meglio senza TV, computer, playstation, gameboy, cellulare... Ma io avevo anche una mamma che stava a casa, non usciva di casa alle sette e mezzo per tornare undici ore dopo... Questa è forse la differenza più grande rispetto ai bambini di oggi.

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  6. Vivendo in una città dove regnavano miseria, terrore e morte,posso ricordare che per nulla al mondo avrei rinunciato ad andare a giocare in cortile o al parco comunale, ricco di giochi, attrattive, le caprette cui allungare un filo d'erba od il cono del gelato.

    La differenza con oggi, Fratello, è che nella povertà si sviluppa la fantasia, l'arte di arrangiarsi: adesso si compra un gioco, una Play, e poi? cosa succede?

    perchè la fantasia, come sai, ha un valore.

    Non un prezzo.

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  7. La mia è stata una bella infanzia, piena di affetto da parte di mia nonna, che mi ha cresciuto, e di tanti zii e zie che mi hanno adorato.



    Un'infanzia piena di giochi inventati con niente...di risate squillanti....tanto calore e tante altre cose bellissime.



    Tuttavia, non vorrei tornare indietro perchè credo che ognuno di noi sia sempre quello di quel particolare momento e che il presente è sempre presente nell'attimo stesso in cui lo si vive.

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  8. Lo sguardo rivolto dietro le spalle è sempre filtrato dalla dolcezza della lontananza e dalla tenerezza del ricordo, almeno per me.



    Mi faccio cullare volentieri dalla nostalgia per ciò che è stato, anche quando è stato un disastro!



    Ma non vi tedierò con i ricordi della strega bambina, vi lascio solo un pezzettino di "C'è tempo" di Fossati...che ascolto mentalmente ogni volta che mi guardo indietro...



    "Dicono che c'è un tempo per seminare

    e uno che hai voglia ad aspettare

    un tempo sognato che viene di notte

    e un altro di giorno teso

    come un lino a sventolare.



    C'è un tempo negato e uno segreto

    un tempo distante che è roba degli altri

    un momento che era meglio partire

    e quella volta che noi due era meglio parlarci.



    C'è un tempo perfetto per fare silenzio

    guardare il passaggio del sole d'estate

    e saper raccontare ai nostri bambini quando

    è l'ora muta delle fate.



    C'è un giorno che ci siamo perduti

    come smarrire un anello in un prato

    e c'era tutto un programma futuro

    che non abbiamo avverato.



    È tempo che sfugge, niente paura

    che prima o poi ci riprende

    perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo

    per questo mare infinito di gente.



    ....."





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  9. federica_auroragennaio 18, 2005

    ed io vi dedico una poesia sull'amore..quello vero:

    Farò della mia anima uno scrigno

    per la tua anima,

    del mio cuore una dimora

    per la tua bellezza,

    del mio petto un sepolcro

    per le tue pene.

    Ti amerò come le praterie amano la primavera,

    e vivrò in te la vita di un fiore

    sotto i raggi del sole.

    Canterò il tuo nome come la valle

    canta l'eco delle campane;

    ascolterò il linguaggio della tua anima

    come la spiaggia ascolta

    la storia delle onde.



    ~ Kahlil Gibran ~

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  10. FEAU, un altro gradito regalo. Ti ringrazio, ma ho sempre più l'impressione che un cuore racchiuso in se stesso ormai non riesca nemmeno ad ascoltare il linguaggio dell'anima. E mi riferisco al suo cuore, alla mia anima.

    Frank57

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  11. Blue__Angelgennaio 18, 2005

    Ho letto ora ciò che hai scritto su di me.Lo sai che mi hai fatto piangere?E ti ringrazio perchè ne avevo bisogno,avevo bisogno di sfogarmi e nn leggevo parole così belle da tantissimo tempo...

    Grazie di cuore,sei infinitamente dolce.

    Un abbraccio forte anche a te

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  12. BLUE_ANGEL, e io leggo solo ora la tua toccante testimonianza. Non vorrei aggiungere altro per non rovinarla e mantenerla così intatta. Mi permetto solo di confessare che, leggere parole dal cuore partorite, con tanta intensità, alimenta la speranza che i sentimenti siano collocati sempre più al centro della vita e che prestarsi a raccogliere gli sfoghi (sono qui, credimi, anche per questo), a compensare, seppure in parte, altri silenzi di altri sentimenti, mi riempie l’animo di gioia,

    Blue_Angel, mi hai gratificato con un “infinitamente dolce”: immagina, dunque, che donna fortunata si è trovata ad essere Lei e quale danno abbia procurato anche a se stessa. Spero di non cambiare, perché adesso deluderei una persona in più.

    Grazie, grazie ancora: sto trovando dolcezze insperate che l’incontro con animi gentili e nobili produce. Ma, forse, ho scritto pure troppo.

    Ti abbraccio forte anch’io.

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  13. Aggiungo anche la mia, alle vostre infanzie, per completare il quadro. Famiglia numerosa, ma genitori molto uniti, perché non ricordo litigi e laddove ci furono evidentemente dovettero avere peso irrilevante.

    Un solo stipendio in casa, quello di mio padre, ma molta dignità senza venire privato dell'essenziale.

    Certo a me è mancata la presenza attiva di una nonna, morta quando avevo nove anni; certo se alcuni miei compagni (pochissimi in verità) acquistavano venti pacchetti di figurine dei calciatori (quando costavano dieci lire l'uno), per me erano un lusso già tre e non certo tutti i giorni; certo i fumetti dovevo farmeli prestare, ma sono stato ugualmente felice. A scuola andavo bene, avevo compagni di gioco leali. Ci divideva la passione calcistica, ci univano l'amicizia e il senso di appartenenza ad una comnuità. Poi un giorno, all'improvviso, l'infanzia finì, ma lo seppi solo più tardi.

    Con ciò, alla domanda iniziale, non è stata fornita un'esplicita risposta, ma tra le righe dei commenti la si può ritrovare, molto leopardiana.

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