venerdì 30 marzo 2007

Tra moglie e marito non mettere i Dico

 

I mariti


Pietro Grivon è il marito di Olga Cerise, la donna che in un giorno di giugno ha provato a affondare in un laghetto della Val d'Aosta tenendo in braccio un bimbo di 21 giorni. Le cronache lo raccontano così: " Pierino è uno di loro, e tutti sono pronti a descrivere la sua laboriosità. Le aveva fatto la promessa di una casa loro e l'ha mantenuta: non importa quanti turni di notte gli è costata, alla Baltea Disk, la ditta informatica del gruppo Olivetti".


Valter Pasini, 49 anni, è il marito di Elisa Barbato, la donna che a Imola in un giorno di maggio ha ucciso a coltellate la figlia di 7 anni e poi si è suicidata. La tragedia è stata scoperta dal marito della donna, di rientro dal lavoro. Le cronache lo raccontano così: "è considerato un gran lavoratore: oltre all'impiego come operaio all'Irce, grande azienda che produce cavi smaltati, coltiva anche un piccolo terreno a Dozza Imolese".


Venanzio Compagnoni, 39 anni, operaio edile, è il marito di Loretta Zen, la donna che un pomeriggio di domenica ha afferrato la piccola figlia Vittoria e l'ha infilata nel cestello della lavatrice. Anche di Venanzio raccontano le cronache: "lo conosce da sempre. 'Un gran lavoratore'. Uno che per mantenere la famiglia e vivere con dignità si spacca la schiena in una impresa edile del paese, guidando gli escavatori".


Mariti laboriosi, che si spaccano la schiena, nocciolo duro dell'Italia che lavora, che regge le crisi, che sta in trincea, in casamatte, in ridotti della vita, piccoli paesi con piccole fabbriche che punteggiano le valli, le pianure, le coste, dove la famiglia è ancora un vincolo potente e assillante e l'unico miracolo che si conosca è quello di una qualche madonnina che piange. E' quello che si costruisce con le proprie mani. Ma impotenti di fronte alla crisi dentro le loro case.


Uomini, mariti, che per primi assistono inermi a quello che è ormai un movimento sociale, un male oscuro, un male nero che emerge, come mai si riuscirà a fare con il lavoro nero: fa impressione leggere la sequenza.


11 agosto 2000 - a Castel del Sasso (Caserta) una maestra di 36 anni si uccide con le tre figlie di sei, due e un anno, saturando l'interno della macchina con i gas di scarico.


18 aprile 2001 - a Inzago (Milano) un impiegato di 40 anni torna a casa e trova il figlio di 19 mesi morto e la mamma impiccata a una trave del soffitto. La donna si è suicidata dopo aver soffocato il figlio.


29 giugno 2001 - a Cretone, una frazione di Palombara Sabina (Roma), una donna macedone di 36 anni, sposata con un italiano, uccide con 30 coltellate i suoi due figli di 5 e 6 anni.


12 settembre 2001 - a Limidi di Soliera (Modena), un uomo di 43 anni, al rientro a casa, trova il figlio autistico di 14 anni ucciso, soffocato da un sacchetto di plastica stretto attorno alla testa e la moglie, Paola Mantovani, 39 anni, legata e gettata in piscina. La donna attribuisce la responsabilità ad una banda di rapinatori, ma il 16 ottobre è accusata di omicidio premeditato.


27 ottobre 2001 - a Nove (Vicenza), una donna di 28 anni uccide, strangolandola con una calza di nylon, la figlia di 7 anni appena rientrata a casa da scuola. Il 29 confessa l'omicidio.


2 dicembre 2001 - a Vittuone (Milano) una donna di 40 anni uccide la figlia di 7 anni, infilandole un sacchetto di cellophane sulla testa e stringendoglielo al collo con i suoi collant di nylon. Poi si siede sul divano di casa, attendendo l'arrivo del marito.


19 febbraio 2002 - a Novara, una donna di 21 anni uccide la figlia di poco più di un mese, cercando con violenza di farla smettere di piangere.


E poi Loretta, Elisa, Olga.


Donne che uccidono i propri figli, che uccidono o provano a uccidere se stesse, che non degnano minimamente di attenzione l'ipotesi di uccidere il proprio compagno.


E' questa la cosa che più mi impressiona.


E pure: che odio puoi provare verso figure così sbiadite, insignificanti, "laboriose"?


Attenti pure, a modo loro: Valter Pasini avrebbe proposto a Elisa una visita da uno specialista privato; Pietro Grivon si era accorto che Olga "al cambio di stagione diventava depressa non è mai andata da nessun medico, nonostante le avessi detto che l'avrei accompagnata per farsi visitare". Preoccupati pure, a modo loro: chiederebbero aiuto agli specialisti. Una qualche medicina miracolosa ci sarà pure.


I mariti, sempre increduli, non trovano di meglio che ripetere come un mantra un concetto solo: "Io non capisco", patetiche figure di "razionale verità", del tentativo di salvare il salvabile mentre tutto si muove come una coperta gettata addosso un covo di serpenti, la casa è sbilenca, sta per crollare e tu cammini in piano sul pavimento inclinato: come quell'assurdità costruita e piantata nel cuore del giardino di Bomarzo. Quella rivelazione.


La casa sta prendendo fuoco.


Quella casa costruita a prezzo di sacrifici, di turni di notte, di straordinari, di orari massacranti - condivisi o imposti dalla necessità alla propria compagna. Di lavoro.


Quale prezzo sta pagando, ha pagato questo paese al benessere, ai modelli di consumo visti in tivvù? Dov'è l'amore? Ah, non ho proprio paura di dirlo: dov'è l'amore?


Quale prezzo stanno pagando le donne a quel loro rifluire dentro casa, al non riconoscersi nelle paillettes e nelle luci rutilanti, nel successo del lavoro, nel cercare faticosamente altri percorsi per resistere, per esistere? Quali silenzi assordanti rimbombano nelle loro orecchie come insopportabili realtà, una vita che non vale proprio la pena d'essere vissuta così, che non vale la pena i nostri figli vivano così, che se la vivano quelli che ci credono, perché toglierli di mezzo?


Donne che tolgono il disturbo.


Della loro inquietudine, della loro sofferenza, della loro irrequietezza che non si placa con la casa nuova dai bei tetti spioventi e le mura di mattoni a vista. Con rassicurazioni.


Che non sanno che farsene di medicine e specialisti [quelli, mandateli tutti in tivvù a ciacolare e rimpinguare il conto in banca].


Che non sanno che farsene dei loro uomini, dei loro mariti.


Non sono buoni neanche per essere uccisi, questi.


La casa brucia.


Succede questo.


Noi mariti, noi uomini, non lo capiamo.


E' già tardi.


Ma resteremo in vita, per quel che vale.


Lanfranco Caminiti 



Questo intenso pezzo l'avevo letto su “il manifesto”, a suo tempo, ma lo ritrovo nella cartella d'archivio con due date diverse (28 giugno e 1 luglio, sempre dello stesso anno, il 2002), forse pubblicato su siti diversi. Tuttavia non è rilevante questo aspetto, quanto piuttosto la freschezza del commento. Infatti, se eliminiamo tutti i riferimenti alle cronache di cinque anni fa (anche se l'episodio della madre che aveva provato ad affondare nel lago lo ricordo) resta un impianto non solo solido e ricco di stimoli, ma pure sorprendentemente attuale, laddove si delira sulle convivenze che sarebbero un attentato alla famiglia, con ingerenze pericolosissime che retrodatano questi giorni ai tempi della “questione romana” (1860) evidentemente mai risolta compiutamente, nonostante due concordati (che sono, giudizio personale, anacronistici), se si ripropone con inaudita virulenza l'invasione di campo vaticana con la “Nota del Consiglio Episcopale Permanente a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto”.


Ho evidenziato in grassetto le parti più significative di questo interessante articolo che, naturalmente, mi trova d'accordo soprattutto per l'impostazione che gli è stata data.


Un'ultima annotazione: mi è stato riferito che martedì sera a “Ballarò”, l'ex presidente della Camera si sia trovato in palese difficoltà parlando della sua compagna, perché – da fiero oppositore dei Dico - non sapeva come definirla, (frequentatrice di casini, non sarebbe stato male) e così se l'è cavata con un inusuale Azzurra, inusuale in quel contesto intendo. Ma d'altronde costoro hanno una faccia di bronzo e poi lui con quella bocca può proprio dire ciò che vuole, da democristiano doc: ossia l'ipocrisia fatta persona.


 


 

 

5 commenti:

  1. @frank: un gran bel post.



    il prezzo pagato a questo modello di sviluppo è grande.



    purtroppo è altrettanto grande la lobotomizzazione subita.



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  2. Il problema è che ci si preoccupa sempre del contenitore e mai del contenuto... la famiglia è fatta di due persone, uomo e donna che procreano etc etc. Poco importa se poi dentro ci cova l'inferno o chissà cos'altro...

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  3. samuelesianimarzo 30, 2007

    il testo dal manifesto è molto intenso. Non so quanto le madri vogliano colpire i loro mariti uccidendo i figli.. certo è che Medea insegna e i greci ci vedevano lungo.

    Ps quanto all'Azzurra di Casini... non è la figlia?

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  4. PortamiViamarzo 30, 2007

    Mi hai fatto pensare, Frank, da un'angolatura non ancora da me presa in considerazione. Sei stato illuminante e complimenti per la brillante esposizione.

    Davvero interessante.



    Un salutone,

    Anna :)

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  5. auradanzante07aprile 01, 2007

    C'è un marito, però, che, pur conoscendo (non è immaginabile il contrario) la grave malattia psichica della moglie, fa fare un altro figlio alla stessa, dopo che questa ha ammazzato il più piccolo figlio in un modo atroce...

    A me fanno pena il piccolo ucciso in modo veramente straziante, la madre, gli altri due bimbi nati da lei.

    Non riesco a capire (e mi sforzo di dargli qualche attenuante che non riesco a trovare con facilità però!) questo marito, un uomo che, giustamente, avrebbe potuto e dovuto proteggere sua moglie fino alla fine, ma che non avrebbe mai dovuto contribuire a far mettere al mondo un altro bimbo, conoscendo lo stato di gravissimo malessere in cui la moglie era...

    Pensate alla vita di quei due poveri bimbi...

    Aura

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