CRAXI: 'CHIESA NON E' IL PSI' MA I MILIARDI ERANO SOLO SUOI?
MILANO - Fin dove arrivavano gli affari privati dell'ingegner Mario Chiesa, presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio finito a San Vittore? E dove cominciava invece il suo ruolo di grand commis della lottizzazione e di finanziatore delle campagne elettorali del Psi milanese e dei suoi vip? E' su questo sottile confine che si muovono ora le indagini della magistratura. Ieri Bettino Craxi ha rilasciato una dichiarazione che è significativa dell' impatto pesante dell' operazione della Procura sul partito del Garofano: "Io sono uno che lavora per tessere una tela, per creare un'immagine: davanti a episodi come quello di Milano mi viene un grande sconforto", ha detto Craxi all'agenzia Italia, aggiungendo: "Dopo lo sconforto, però, ho riflettuto e mi sono documentato. In cinquant'anni di storia degli enti cittadini milanesi non c'è stato un solo amministratore socialista condannato per gravi reati contro la pubblica amministrazione. Il fatto di Chiesa è grave, ma non può deturpare l'immagine socialista. I partiti a volte si trovano in difficoltà come certe famiglie che scoprono che c'è un ragazzo poco di buono: è difficile trovare i rimedi preventivi, importante è essere inflessibili". Solo lo sviluppo delle indagini potrà dire quanto la tesi del "ragazzo poco di buono" applicata all'ingegner Mario Chiesa abbia la possibilità di reggere. L'irruzione dell'altra notte nell'ufficio segreto di Chiesa in via Castelfidardo ha portato gli investigatori di fronte alle tracce di un frettoloso repulisti: non un documento, non una traccia degli affari svolti da Chiesa per anni in questa sede. Dove sono finiti gli scatoloni di documenti che, nell'imminenza dell'arresto, qualcuno aveva scaricato nei locali? Anche a questa domanda il giudice Di Pietro cerca una risposta, mentre continua la caccia al tesoro-Chiesa: gli undici miliardi sequestrati finora costituirebbero, secondo una stima approssimativa, poco più della metà del suo patrimonio. Un patrimonio che, secondo un collaboratore dell'imputato intervistato ieri da un quotidiano milanese, alimentava le campagne elettorali degli esponenti del Garofano: "Chiesa ha stampato i santini a Bobo Craxi, gli pagava i manifesti. Ha sostenuto Bobo e Ricotti (Maurizio Ricotti, capogruppo in Regione, ndr). A Milano Chiesa aveva messo insieme il venti per cento delle tessere" ha candidamente dichiarato il suo portaborse, Gregorio Marataro, segretario della sezione psi di Chiesa.
PIERO COLAPRICO
Scandalo della tangente a Milano: resta in carcere il presidente dell'istituto per l'assistenza agli anziani
CHIESA, INGEGNER MILIARDO
Trovati altri conti per oltre trecento milioni di lire. In tutto sono stati recuperati 11 miliardi. Sentita come testimone anche la moglie separata. E gli affari dell’imprenditore diventano un fumetto ciclostilato
MILANO - Mario Chiesa passerà alla storia come uno degli uomini più ricchi di Milano. Gli investigatori, infatti, hanno appena recuperato alcuni libretti al portatore per 300 milioni, "riconducibili", secondo il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro, al presidente della Baggina, l'istituto d'assistenza agli anziani milanesi. In dieci giorni, insomma, Chiesa, 47 anni, protagonista d'uno dei più grossi "scandali della tangente" degli ultimi tempi, ha visto finire sotto sequestro quasi 11 miliardi, tra soldi e titoli contenuti in due cassette di sicurezza o depositati in alcuni conti correnti. E 116 milioni in contanti gli sono stati trovati in casa. Oltre, naturalmente, ai 7 milioni del "pizzo" che gli sono stati trovati addosso, tredici giorni fa e per cui è finito in galera. Per lui non ci sarà rito abbreviato: per ora Chiesa resta in carcere, cella singola a San Vittore. Ieri è stata giornata di interrogatori. Anche il cupo e barbuto Mario Sciannameo, il "principe" delle pompe funebri milanesi, amico e socio di Chiesa, è stato ascoltato per tre ore in un prefabbricato sistemato nel cortile di palazzo di giustizia, dove hanno la sede alcuni uffici distaccati dei carabinieri. Emergono inoltre altri particolari sull'immobiliarista Virgilio Battanta, che ha acquistato (sottocosto, secondo una denuncia penale) alcuni palazzi della Baggina, presieduta appunto da Chiesa. C'è pensino una fanzine, un giornale ciclostilato da un gruppo di inquilini sfrattati dalla Baggina, che ripercorre in diciotto pagine la storia della compravendita velocissima, delle corsie preferenziali per alcune immobiliari, dell' inchiesta archiviata in Procura dal giudice Guido Viola. È da tempo che Di Pietro si occupa del potente imprenditore e delle scatole cinesi delle sue società. Il pm, infatti, un anno fa chiese alla Guardia di Finanza di indagare su un turbine di immobiliari, tutte società a responsabilità limitata, con 20 milioni di capitale, che acquistavano stabili e li rivendevano poco dopo, incamerando un profitto invidiabile. Queste società, con un trucco adoperato spesso dai commercialisti, trasferivano la sede in altre città, cambiavano amministratori, poi scomparivano nell'inattività per aggirare il fisco. Dietro le immobiliari "in fuga" dalla città, il Pm intendeva accertare se ci fossero delle holding di Battanta, poco noto al grande pubblico, ma ben conosciuto a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano: una sua società,
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