lunedì 19 febbraio 2007

Incipit


la Repubblica - Mercoledì, 19 febbraio 1992 - pagina 7


di CINZIA SASSO


L' ITALIA DEGLI SCANDALI Così è stato arrestato Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano


IL NOTABILE PSI AVEVA LA TANGENTE NEL CASSETTO


Sette milioni 'segnati' dai carabinieri La 'bustarella' era stata versata da un'impresa di pulizie che aveva vinto un appalto da 140 milioni Subito dopo il pagamento, nell'ufficio, sono entrati i militari I socialisti: 'Ci riserviamo di allontanarlo definitivamente'


MILANO - Sette milioni, settanta biglietti da centomila tutti fotocopiati e molti anche firmati. Se l'ingegner Mario Chiesa avesse avuto il tempo di osservare quei soldi che il titolare di una piccola impresa di pulizie gli aveva appena 'girato' come anticipo per l'appalto ottenuto dal Pio Albergo Trivulzio (Pat), istituto pubblico assistenziale per anziani del quale l'ingegnere era presidente, forse si sarebbe insospettito. Ma ha dovuto riporre in tutta fretta la busta in un cassetto perché qualcuno bussava alla porta: erano i carabinieri, quelli agli ordini dell'ufficiale e del magistrato che avevano firmato i soldi, una banconota ogni dieci. Volevano sapere cosa il presidente avesse riposto nel terzo cassetto della scrivania. Un arresto in flagranza. "Abbiamo preso Chiesa - dicono con poca eleganza gli investigatori - con le mani nella marmellata". E così, sette anni dopo il caso della Metropolitana milanese e dell'allora presidente Antonio Natali, un altro arresto eccellente, anche questo targato Psi, scuote la vita politica milanese, butta all'aria i peggiori segreti di certa pubblica amministrazione. Il sindaco Giampiero Borghini, ex Pds, voluto su quella poltrona da Craxi, esprime "grande dolore" e commenta: "Sono cose che offuscano le istituzioni". Lo stesso partito socialista si affretta a sospendere in via cautelare Chiesa, membro del direttivo provinciale, da sette anni presidente del Pat, e aggiunge: "Date le circostanze emerse il Psi si riserva, sulla base delle certezze cui potrà pervenire l'autorità giudiziaria, di assumere un provvedimento di definitivo allontanamento di questo amministratore". Franco Bassanini, del Pds, chiede di sapere "se siamo di fronte a qualche mela marcia o alla punta di un iceberg". Giovanni Colombo, consigliere comunale della Rete, distribuisce un dossier di recenti inviti a incontri politici con Bobo Craxi, Paolo Pillitteri e con l'incarcerato, spiegando: "Chiesa è il tipico esponente della famiglia socialista milanese: sono migliaia gli amministratori che vivono il loro servizio al Paese pencolando tra concussione e corruzione, alla faccia dei cittadini". Lunedì sera, a botta calda, il segretario cittadino del Psi, Bobo Craxi, aveva buttato lì un collegamento con la campagna elettorale: ma ieri, dopo aver saputo come sono andate le cose, nessun socialista ha più avuto il coraggio di parlare di manovra. Del resto, Francesco Borrelli, procuratore capo, non aveva voluto commentare quella difesa dietrologica: "Siamo talmente al di sopra di queste bassezze che non intendo spendere neppure un filo di voce per contestarle". Mentre ha avuto parole di apprezzamento per quello che è stato, negli anni passati, il lavoro di Chiesa al Pat: "E' con estremo dolore che confermo queste notizie perché l'ultima presidenza del Pio Albergo aveva fatto cose molto belle per la città". Nell'area socialista, l'imbarazzo é altissimo. Ieri sera, nell'edizione delle 20, il TG5 di Enrico Mentana ha liquidato l'evento in poche battute e non ha specificato l'appartenenza partitica dell'amministratore arrestato. Il caso è nato da una denuncia di pochi giorni fa, presentata da una piccola impresa che aveva ottenuto un appalto per la fornitura di pulizie al Pio Albergo: 140 milioni il valore dell'appalto, 14 milioni quello della tangente. Il "rituale" dieci per cento, diviso in due tranche. Ma l'indagine sull'ingegner Mario Chiesa pare fosse di vecchia data: Antonio Di Pietro, il pubblico ministero che da anni con le sue inchieste tartassa i pubblici amministratori, ha già ottenuto dal giudice per le indagini preliminari la proroga dei termini. Secondo un'indiscrezione, questa volta a far accendere le spie delle intercettazioni telefoniche e a far scattare altri accertamenti sarebbe stato un fatto legato alla vita privata, e non professionale, dell'ingegnere. E' quindi possibile che, accanto a quest'episodio appena emerso e che lo ha portato nel carcere di San Vittore, ci sia altro materiale "interessante" dal punto di vista giudiziario. Altre persone sarebbero destinate ad essere oggetto di indagine. Stamattina, a San Vittore il giudice per le indagini preliminari Fabio Paparella dovrà decidere se confermare l'arresto. Lunedì sera, i carabinieri si sono presentati nell'ufficio del presidente del Pat intorno alle 18.30, subito dopo che da lì era uscito il titolare dell'impresa di pulizie. E' stato lo stesso magistrato Di Pietro a telefonare all'avvocato Nerio Diodà, di area comunista, ma da tempo legale del Pio Albergo. Reduce da un difficile processo, Diodà si è precipitato in via Trivulzio, giusto in tempo per assistere al trasferimento di Chiesa in una caserma dei carabinieri. Gli è stato risparmiato il viaggio nell'auto dei militari, lo hanno solo scortato sedendo accanto a lui nella 164 blu che usava come auto di rappresentanza. Poco dopo, nella stessa caserma sono stati scaricati pacchi di documenti, sequestrati negli uffici, e sono state convocate tre impiegate del Pio Albergo. Segno, questo, che l'indagine non si limita all'episodio specifico, al passaggio di denaro per il quale sarà ben difficile trovare una linea di difesa accettabile. "Ha parlato poco, bevuto molta acqua", racconta chi ha assistito al primo interrogatorio che si è svolto nella notte.


Sono trascorsi quindici anni da quell’arresto, il primo di una lunga serie, l’inizio di una rivoluzione per l’ingessata Italia di allora, l’affacciarsi di timide speranze per un vero sole dell’avvenire. Tre lustri dopo, invece, ci ritroviamo come paralizzati e involuti, dopo aver assistito al naufragio di quel transatlantico, novello Rex, che avrebbe dovuto (e potuto) traghettarci su sponde meno sgretolate. Quel “mariuolo” appare un collegiale laddove è subentrato il “mariuolo” per antonomasia, un grassatore professionista, con tanto di certificato P2, un vero e proprio marchio Doc e assieme a lui una congrega di riciclati, fuoriusciti (dal carcere) e impuniti, con il codazzo di veline di ogni genere, come i nani e le ballerine di quel tempo. Tutto è cambiato, perché nulla cambiasse.

4 commenti:

  1. Fratello!Quei nani e ballerine del tempo quasi li rimpiango, in questo periodo di nano e perizoma....

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  2. Frank, una disamina vera e amara..1992. Ricordarlo fa male.

    La lezione di Tomasi di Lampedusa l'hanno imparata bene...

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  3. sei in fase gattoipardesca? ciao stef

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  4. sigh...sigh...sigh... :-(((((((((((((((((

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