martedì 27 febbraio 2007

15 anni dopo


la Repubblica - Giovedì, 20 febbraio 1992 - pagina 6


di VITTORIO TESTA


L' ITALIA DEGLI SCANDALI


PER IL PSI ORA CHIESA E' UN MARZIANO


'Un caso grave, ma personale' Craxi è infuriato, il partito teme danni elettorali ' Ma che cosa dovremmo fare, creare dei servizi segreti al nostro interno?'


MILANO - Come l'ha presa Craxi? "Maluccio...". "Era fuori dalla grazia di Dio". Da Torino, dov'è in corso l'assemblea nazionale socialista col segretario che presenta ai piemontesi il programma del Psi per la prossima legislatura, s'annunciano tuoni e fulmini su Milano. Il 5 aprile, quanto costeranno al Psi quelle settanta banconote da centomila incassate, anzi "estorte" dal presidente della Baggina, il rampantissimo socialista Mario Chiesa, finito dritto dritto a San Vittore, al titolare dell'impresetta di pulizie? Davanti alla paura di quel danno il Psi milanese ondeggia tra le facce scure e gli scarni monosillabi elargiti con il patto dell'anonimato ("Da un pezzo si sentivano chiacchiere, non si poteva far qualcosa?") e il tentativo di esibire la sicurezza di chi, davanti alla disarmante, brutale evidenza dell'accaduto, ritiene di poter sbandierare l'estraneità del partito. "Si tratta di una vicenda personale", ripetono i dirigenti socialisti milanesi. "Siamo di fronte non a un episodio prodotto da un sistema - dice Ugo Finetti, vicepresidente della Regione - ma a un caso patologico". "Chiesa era un amministratore pubblico dall'immagine di grande efficienza - aggiunge Bruno Falconieri, segretario provinciale socialista - La bontà delle realizzazioni compiute da lui alla Baggina è stata riconosciuta persino dal procuratore generale, il magistrato Borrelli. Ieri sono andato a parlare di persona con i magistrati che indagano, ho detto loro che il Psi milanese non è neppure sfiorato dal minimo dubbio circa la loro correttezza. Ma quali complotti a sfondo elettorale! Quel che ha commesso Chiesa è intollerabile, gravissimo. Ed è importante che la magistratura aiuti noi dirigenti di partito a scoprire le magagne, a individuare chi anche tra noi deve essere allontanato. Da soli non riusciremmo. Che cosa dovremmo fare? Creare dei servizi segreti dentro il partito?". Bobo Craxi, segretario cittadino, sospira e ha un fil di voce. Chiesa, come si dice in gergo politico, gli era molto vicino; insieme avevano fatto più d'una uscita pubblica al fianco dell'allora sindaco Pillitteri. Chiesa sorrideva di gusto accanto al cognato e al figlio del gran capo. Dice Bobo: "Sì, avevo buoni rapporti con lui, come molti altri compagni. Sono rimasto sbalordito, ma la situazione è imbarazzante per lui, non per me. Che ne potevo sapere io? L'abbiamo espulso dal partito, il Psi è estraneo a questa vicenda, che deve insegnarci comunque a tenere gli occhi aperti, a essere pronti a denunciare, noi per primi, eventuali casi di tangentomania". Prevedibili danni elettorali? "Non credo", dice Falconieri. "Nemmeno io", concorda Bobo. "Danni grossi, non penso - sostiene Carlo Tognoli, ministro ed ex sindaco - Certo non aiuta... Soprattutto, se se ne parlerà ancora per un mese". Tognoli si dice "dispiaciuto" e "amareggiato", ricorda d'avere più volte sottolineato l'esigenza di rafforzare i controlli su prezzi, gare, preventivi e consuntivi dei lavori pubblici. Chiesa era in passato etichettato "tognoliano", nella geografia socialista milanese? "Sì ho avuto buoni rapporti politici con lui, quand'ero sindaco. Poi ci siamo persi di vista". Chiesa era chiacchierato? "Questo non lo so, ripeto che avevamo rapporti politici. Mai stato a casa sua, per capirci". "Mi auguro che il mio partito affronti con decisione la questione morale", afferma Paolo Malena, ex assessore, pronto a correre nella lista del 5 aprile. Insomma, sussurri, toni pacati, quasi che con le buone maniere si potesse mettere una sorta di silenziatore a una vicenda di quelle fulminanti, da lasciare di stucco. Sette milioni, la metà del "pizzo" preteso da un piccolissimo imprenditore per un appalto da 140 milioni, quisquilie in un ente come la Baggina dal patrimonio di 60 miliardi e un grande giro di forniture. Quel che annichilisce lo stato maggiore socialista, ma soprattutto la città, è la mancanza assoluta d'una qualche grandezza, in questa vicenda da cifre e modalità in puro stile da racket. Non vi è il sospetto dell'enorme tangente destinata al partito (com'era invece nel caso di Antonio Natali, allora presidente della metropolitana), né sentore di truffa organizzata da un genio malvagio. "Accattonaggio, taglieggiamento di poveretti", dice sdegnato Piergianni Prosperini, assessore della Lega Nuova. "La meraviglia dei socialisti mi fa sorridere - commenta Basilio Rizzo, consigliere verde - Tutti sapevano e sanno che Chiesa è uno degli uomini del Psi in azione sul confine tra politica e affari". E Rizzo annuncia battaglia in Consiglio comunale, venerdì sera. Il Comune si costituirà parte civile contro Chiesa? Il sindaco Piero Borghini non ha dubbi: "Se la vicenda dovesse arrecare danni agli interessi della collettività, è chiaro che ci muoveremo senza alcuna esitazione".


la Repubblica - Domenica, 23 febbraio 1992 - pagina 5


g v


VERSO LE ELEZIONI


NON E' UN LADRO DI POLLI


PAREVA un ladro di polli, soprattutto per il modo sventato del ladrocinio. Ma quella di Mario Chiesa, manager socialista di orfani e vecchietti, non era mancanza di professionalità nella ruberia, con quel passaggio di soldi così poco accorto e clandestino. Era protervia, sicurezza d'impunità. Quanto al bottino, non si tratta proprio di polli, anche se il caso procede a sussulti fra rivelazioni miliardarie e smentite del magistrato. Attorno agli ottuagenari della Baggina e alle loro probabilissime scadenze mortuarie, l'uomo di tutte le correnti socialiste milanesi (la sua carriera ha avuto, nel tempo, diversi padrini) ha costruito una proficua catena di montaggio della 'stecca' : tangenti dalle imprese di pulizie e da chissà quali altri appalti per il funzionamento del nosocomio, dell'orfanotrofio e, pare, cointeressenza nelle pompe funebri a cui piamente affidava l'estremo viaggio, l'ultima dimora dei suoi assistiti: piamente e a getto continuo perché l'età dei ricoverati assicurava un oliatissimo flusso di cadaveri a questa 'combine' mortuaria. Nella lunga, fittissima storia degli arraffa-arraffa italiani, questo è agghiacciante per la speculazione attorno alla vecchiaia, al senso sociale della comunità milanese e alla morte. Chiesa è stato scaricato dal Psi e, adesso, l'avvocato difensore racconta di averlo trovato intento a una smania epistolare, quasi a fare intuire un suo "muoia Sansone con tutti i filistei". Ma ha davvero poca importanza capire se la poiana abbia rubato solo per le sue tasche o se abbia passato al partito poco o tanto del suo bottino. Più che indignazione quest'ultimo scandalo detta sentimenti di sconfortato raccapriccio.


la Repubblica - Martedì, 25 febbraio 1992 - pagina 11


LUCA FAZZO


L' ITALIA DEGLI SCANDALI


'MARIO I SOLDI LI DAVA AL PARTITO'


La madre di Chiesa accusa, adesso l'inchiesta si sdoppia. I difensori dell' esponente socialista potrebbero chiedere, per la tangente di sette milioni, il patteggiamento della pena. Ma si indaga anche su altre attività dell'ex presidente del Pio albergo. Il consiglio comunale, intanto, vota le dimissioni del neo commissario del Pat


MILANO - "E' stato un incidente, e lui ha confessato. Ma perchè lo mettete in croce? Perchè parlate tanto dei soldi che ha preso, e non parlate dei soldi che dava?". A chi, signora Chiesa, suo figlio dava i soldi? "Al partito, a tutti..". E i 4 miliardi che le hanno trovato nella cassetta di sicurezza, e che i giudici sospettano invece che appartengano a suo figlio? "Quei soldi sono miei e di mio marito, sono il lavoro di tre generazioni della nostra famiglia. Il resto, tutte le cose che hanno scritto, sono tutte diffamazioni". Una villetta dignitosa Ambra Chiesa è una anziana e bella signora lombarda, tormentata dall'amarezza di una madre che vede precipitare nella polvere un figlio di cui andava presumibimente orgogliosa. Accanto a lei, nella dignitosa villetta dietro alla montagnetta di San Siro, c'è il marito Luigi, classe 1908, milanese anche lui, geometra del Comune in pensione. Anche loro, i genitori dell'ex leone rampante del Psi milanese, arrestato una settimana fa nel suo ufficio al Pio Albergo Trivulzio, si sono ritrovati catapultati nell'inchiesta. Tutta colpa di quella cassetta di sicurezza della Banca del Monte di Lombardia - la stessa banca che ha i suoi sportelli all'interno del Pio albergo - dove i carabinieri del giudice Antonio Di Pietro hanno scovato il malloppo di titoli al portatore. Altri soldi sono spuntati da altri conti correnti, intestati anche questi a parenti dell'ingegner Chiesa. "Io credo che anche il partito socialista milanese sia esterrefatto dalle cifre che si leggono in questi giorni - dice un vecchio e autorevole esponente del partito - di chiacchiere su Chiesa se ne facevano tante, che fosse un buon finanziatore di campagne elettorali altrui era noto. Che per sè stesso avesse mire precise, anche: alle ultime elezioni amministrative, rifiutò il posto in lista perchè non gli era stato garantito ufficialmente un posto di assessore. La domanda che tutti adesso si fanno, naturalmente è: i soldi li chiedeva per sè stesso o per il partito? Se devo giudicare dalla rapidità con cui Chiesa è stato scaricato, direi che il partito non c'entra, non ha timore di poter essere chiamato in causa". A cosa si riferisce allora, se davvero così stanno le cose, la mamma dell'ingegnere arrestato quando parla dei soldi che il figlio dava al partito? È questa una delle molte domande cui i carabinieri del nucleo operativo e quelli della "squadretta" del giudice Di Pietro stanno cercando ora di dare una risposta. Una ricerca compiuta attraverso decine di interrogatori - ieri, per la terza volta, sono state torchiate a lungo le tre segretarie dell'ex presidente del Pio albergo - e attraverso il controllo della folta documentazione sequestrata negli uffici della "Baggina" e in via Soresina, dove Chiesa aveva la sua sede di rappresentanza personale: tra capitolati di appalto, fascicoli di pratiche edilizie e floppy disk coperti da una serie di parole chiave i militari dell'Arma milanese stanno cercando di dare un contorno preciso al patrimonio accumulato dall'ingegnere. L'impressione è che l'inchiesta si stia per sdoppiare: un primo troncone, relativo alla tangente di sette milioni versata dall'impresa di pulizie Ilpi (è l' episodio per il quale Chiesa è stato arrestato in flagrante, subito dopo avere ricevuto le banconote numerate e firmate) si dovrebbe chudere nell'arco di pochi giorni. Probabilmente la difesa punterà a patteggiare la pena senza neppure arrivare in aula. Ben più complesso il secondo filone, quello delle vaste attività su cui oltre un anno di indagini ha permesso di metter gli occhi. Circola con insistenza la voce che nella disponibilità di Chiesa ci siano altre somme, forse altrettanto consistenti di quelle sequestrate finora. Il tesoro sarebbe suddiviso in altre cassette di sicurezza di banche lombarde, in titoli e in libretti di risparmio al portatore. Per i carabinieri sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, se non ci fossero a guidarli una serie di spunti: i conti correnti già venuti alla luce - che in queste ore vengono passati ai raggi X - e i legami di Chiesa con Roberto Sciannameo, socialista, uno dei re delle pompe funebri milanesi, titolare anche di aziende immobiliari, edili, di marmi, di cooperative per l'ediliza popolare. Un personaggio assai noto, da 20 anni in rapporti con Chiesa. Una delle sue aziende, la Crof (Consorzio rhodense onoranze funebri), nello statuto porta come scopo sociale: "Moralizzare il settore delle imprese di pompe funebri e svolgere l'insostituibile servizio a favore della comunità, non con mero spirito di speculazione ma anche con servizi gratuiti a favore di bisognosi". In cella singola a San Vittore. Una dichiarazione di principio che suona quasi grottesca, dopo le accuse piovute in questi giorni sui rapporti preferenziali instaurati tra le pompe funebri di Sciannameo e il Pio albergo Trivulzio durante la gestione Chiesa (e, ancor prima, con l'ospedale Sacco quando Chiesa ne era direttore tecnico). L'ex presidente del Trivulzio è ora detenuto in una cella singola del carcere di San Vittore, nel cosiddetto "lato B" destinato ai detenuti in isolamento: ma è un isolamento dettato solo da ragioni di opportunità, non di segreto istruttorio. Ieri sera, intanto, il consiglio comunale milanese ha votato un ordine del giorno con cui invita l'avvocato Guido Viola a lasciare la poltrona di commissario del Pio albergo Trivulzio. A questo incarico, Viola era stato nominato solo pochi giorni fa dopo l'arresto di Chiesa. Il consiglio ha chiesto il suo allontanamento avendo preso atto, su segnalazione del verde Basilio Rizzo, che l'avvocato in passato si era già occupato del Trivulzio come magistrato.

2 commenti:

  1. stefanomassafebbraio 28, 2007

    a volte è utile ricordare...stef

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  2. stef, continuerò nella mia piccola ricognizione storica quasi giorno dopo giorno, in parallelo tra ieri e oggi.

    Ricordare è utile molto spesso, segnatamente per certi argomenti.

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