venerdì 25 aprile 2008

Le radici della libertà



























Barletta 12 settembre 1943. “Fucilate dodici guardie municipali uno spazzino et un inserviente comune che opponevansi invasori...."). La città ha voluto lasciare intatti i fori della mitragliatrice tedesca nel muro dell’Ufficio postale.


Il 1945 fu l’anno del ritorno di tutta l’Italia alla libertà e alla democrazia. Il 25 aprile, in particolare, segnò la fine della guerra nel nostro Paese e la riunificazione. Sembra strano che sfugga ancora a molti il significato della libertà, anzi lo stesso termine viene oggi interpretato in modo perlomeno singolare e assai discutibile. E per questo sarà necessaria una nuova Resistenza contro il vandalismo istituzionale, contro l’osceno e irrefrenabile desiderio di revisionismo per riscrivere i libri di storia. È stato annunciato, verrà attuato.


Una nuova Liberazione è indispensabile contro la dittatura della criminalità organizzata, contro le collusioni e l’indifferenza che l'alimentano. Di grande impatto, ieri sera ad Annozero, la presenza e la testimonianza di Roberto Saviano, "il romanziere" che ha raccontato "il Sistema" e per questo gli è stata negata la libertà, costretto ad una segregazione forzata dal cancro che ha metastatizzato questa Repubblica che vide gli albori in quel 25 aprile 1945.


Ho scelto, per celebrare questa data, una poesia che Natalia Ginzburg (1916-1991) dedicò alla memoria di suo marito Leone Ginzburg, morto nelle carceri di Roma il 5 febbraio 1944, ucciso dalla ferocia della Gestapo. Lo sposò nel 1938, seguendolo due anni dopo al confino in Abruzzo, a Pizzoli, un villaggio a quindici chilometri dall'Aquila. Nel 1943, il 26 luglio Leone Ginzburg lasciò il confino, rientrò a Torino e di lí passò a Roma, dove in settembre cominciò la lotta clandestina. Il primo novembre, coi tre figli, Natalia raggiunse il marito a Roma, in un alloggio di fortuna in via XXI Aprile.


Il 20 novembre Leone venne arrestato dalla polizia italiana nella tipografia clandestina di via Basento e trasferito nel braccio tedesco di Regina Coeli, dove morì. Dal giorno dell'arresto fino a quello della morte, Natalia non vide mai il marito.


Memoria

Gli uomini vanno e vengono per le strade della
città.

Comprano cibi e giornali,

muovono a imprese diverse.

Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.

Sollevasti il lenzuolo

per guardare il suo viso, Ti chinasti a baciarlo

con un gesto consueto.

Ma era l’ultima volta.

Era il viso consueto,

Solo un poco più stanco.

E il vestito era quello di sempre. E le scarpe eran quelle di sempre.

E le mani eran quelle

Che spezzavano il pane

e versavano il vino.

Oggi ancora nel tempo

che passa sollevi il lenzuolo A guardare il suo viso

per l’ultima volta.

Se cammini per strada

nessuno ti è accanto.

Se hai paura nessuno ti prende

la mano.

E non è tua la strada,

non è tua la città.

Non è tua la
città illuminata. La città illuminata è degli altri,

Degli uomini che vanno e vengono, comprando cibi e giornali.

Puoi affacciarti un poco

alla quieta finestra

E guardare in silenzio

il giardino nel buio.

Allora quando piangevi

c’era la sua voce serena. Allora quando ridevi

c’era il suo riso sommesso. Ma il cancello che a sera s’apriva

resterà chiuso per sempre; E deserta è la tua giovinezza,

spento il fuoco, vuota la casa.

2 commenti:

  1. Ora e sempre.

    Ciao

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  2. iosempreioaprile 26, 2008

    certa gente capirà cos'è la libertà solo quando non l'avrà più.

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