L’editoriale che segue è il miglior “manifesto” elettorale, pubblicato naturalmente sul quotidiano omonimo, che abbia finora letto. Lo ha scritto Rossana Rossanda e mi trova sulla stessa lunghezza d’onda. Si tratta di un lungo pezzo che può anche esser stampato e letto, magari andando verso la cabina elettorale e pensandoci sopra. Ma per davvero. Sarebbe oltremodo antipatico passare, dopo, per quelli che: “Ve l’avevamo detto”.
Rossana Rossanda
A una settimana dal voto, tutto è stato detto dai leader. Dai microfoni su piazza e in tv. Tutto di basso profilo, qualche bugia, qualche furberia ma il quadro è chiaro. È il momento di pensare da soli, elettori maschi e femmine e giovani che avranno la scheda per la prima volta. Non affidiamoci agli umori, quelli che piacciono ai sondaggi. Come è successo al tempo del «Silvio facci sognare», lo slogan più scemo del secolo. Siamo alfabetizzati, abbiamo non solo speranze e delusioni ma comprendonio e memoria.
Gli elementi per valutare a chi dare il voto ci sono tutti, nel presente e nel passato prossimo. Facciamo parlare i dati di fatto.
Nell'ultima settimana si sono ventilati ottocento o mille euro minimi di pensione al mese. Sette anni fa Berlusconi ne aveva promessi mille. Poi s'è visto che ne avevano diritto solo quelli in tardissima età e condizioni più disastrate. L'estate scorsa tutti salvo l'abominevole «sinistra radicale» hanno strillato che l'Inps era in deficit, e sulla parola di Epifani i pensionati hanno votato in massa come se fosse vero. E intanto né Berlusconi né Veltroni né Casini accennano a mettere un tetto alle pensioni superiori a una certa cifra - tipo Banca d'Italia e altre. Forse redistribuire non basta, ma sarebbe una misura di decenza.
2. La recessione è in arrivo. Già imperversa sugli Usa,
3. Dagli anni '90 tutti i partiti, eccettuata Rifondazione e pochi altri, hanno piegato la testa al vecchio diktat liberista: lo stato non metta il becco in economia. Capitali e lavoratori, vanno lasciati al mercato e al suo occhio invisibile. Ah sì? Oggi l'occhio del mercato ha come minimo la congiuntivite acuta. Se no non saremmo a questo punto (dovrei scrivere «nella merda»). Anche gli europei lo sono, appena un po' meno
Non solo. Lo stato non ha da metter becco nell'economia, ma soldi nelle imprese sulla semplice fiducia che creeranno nuovi posti di lavoro. Così i furbetti prendono i soldi, alzano capannoni e se la filano senza aver assunto nessuno o licenziando subito. Non ci sono controlli. Ma non impossibile a sapersi: ce lo dice Report, cifre, nomi, luoghi, anni - ma anche noi telespettatori siamo strani, non so, non ho visto, se c'ero dormivo. L'Italia ha smesso di avere industria pubblica per dare i quattrini ai privati, che li prendono e scappano. Quanti? Vorrei saperlo, e anche perché, invece che spendere a destra e a sinistra senza controllo, lo stato non ha a suo tempo raddrizzato Alitalia. Non mi si dica che è colpa dei sindacati che non accettavano 2000 «esuberi». Se Air France la può comprare, come ha già fatto con la compagnia olandese, perché non lo ha fatto la nobile imprenditoria italiana? E magari, ahinoi, lo stato di cui sopra? Alla sottoscritta di una compagna di bandiera non importa niente, dei suoi lavoratori molto. Perché devono subire e pagare per le nefandezze di chi li ha gestiti? Il loro paese li deve difendere, e così i loro sindacati. Ma come possono farlo senza discutere la strategia dell'impresa? Se l'ideologia oggi in voga dice che proprio non si può, perché i leader della destra e del centro non dicono al microfono: «Lavoratori! Cavatevela! Noi sulle scelte delle imprese non siamo in grado di interferire! Né lo vogliamo!». Almeno così l'elettore lo sa. E' vero che potrebbe saperlo lo stesso, siamo nell'epoca della comunicazione totale, e rammentarlo al leader del Pd quando questi gli predica con voce commossa che padroni e dipendenti pari sono e hanno lo stesso identico interesse.
4. Ci dicono che bisogna tagliare la spesa pubblica. Dove? La teoria liberista dice che lo stato deve intervenire solo dove il privato non arriva. Ebbene, si diano ai privati scuole e sanità, e più o meno sottobanco i soldi per gestirseli da aggiungere ai costi che il cittadino deve pagare. Erano diritti? Ebbene, prendiamoli come semplici raccomandazioni. Non che in Italia sia enunciato così chiaro, ma largamente praticato. Due giorni fa il presidente francese Sarkozy ha deciso di «modernizzare» lo stato, cioè ridurne energicamente le spese, ogni due funzionari che se ne vanno, se ne prende uno solo. Peccato che la maggioranza dei funzionari siano nella scuola. Si dimezzino lo stesso. E poi a Lisbona hanno detto e sottoscritto che educazione e formazione sono l'asse della nuova Europa. Da quel che si capisce, soltanto le spese militari aumenteranno. L'Europa avrebbe finalmente il permesso degli Stati Uniti per fare la sua forza di difesa da aggiungere, si suppone, alle «missioni», parola con cui si nascondono le partecipazioni alle imprese belliche di Bush. Ecco un intervento statale ammesso: servono anche per dare impieghi, contratti detti condizioni di ingaggio, che stanno diventando sempre più strani. Vedi l'ammazzamento di Calipari.
5. Non dimentichiamo la sicurezza. Gli italiani sono buoni ma non amano essere assillati tutti i giorni dall'extracomunitario - pardon anche dal comunitario romeno - appena mettono il naso fuori di casa. Per la sicurezza sono disposti a spendere, gli elettori di nove decimi dell'arco politico, quel che non vogliono più spendere in beni pubblici o in solidarietà - diciamo che la sicurezza è il solo bene pubblico da privilegiare. E i candidati premier di destra e di centro e democratici non se ne privano. A Milano si fanno i pogrom contro i campi nomadi, e quella illuminata città non fa una piega. Da Roma Veltroni ha ottenuto in 48 ore non solo una calata di polizia contro un insediamento romeno, ma una legge che facilita le espulsioni, e sarebbe peggiore se la sinistra «estremista» non l'avesse parzialmente corretta.
La sicurezza è un tema imbroglione. Perché chi immigra è perlopiù un marginale e quindi malvisto. E come no? Chi viene senza un contratto di lavoro - ma come farebbe ad averlo da fuori, da lontano, senza appoggi perché si muovono i più disgraziati - si deve poter mandar via, perché se non ce la fa si muove sull'orlo della legalità, e magari ne esce, e alimenta la microcriminalità. Di chi sono piene per due terzi le italiche galere? Di immigrati. I quali servono, e come, alle imprese, anche se in nero, per cui il cavaliere ha pensato persino di dargli un voto amministrativo - arretrando subito davanti alla Lega su tutte le furie. L'attuale società afferma di essere per i diritti umani, ma produce marginalità, la sbatte in galera, produce crisi e bisogni crescenti nel resto del mondo e però tenta di bloccare l'immigrazione. Intanto l'occidente abbassa di anno in anno i già modesti aiuti che davano ai paesi di provenienza.
6. I costi della politica. Ecco un punto che unifica, a quanto sembra, gli italiani: la politica costa troppo, ma soprattutto gli addetti alla politica trovano il modo di compensarsi troppo. Falso? No, vero. Da quando? Dagli anni Settanta in poi, per salari da capogiro da una legislazione all'altra. Meno i politici sono stati apprezzati, più sono stati pagati. Facciamo l'esempio che conosco: il mio. Per essere stata cinque anni deputata (1963-1968) ricevo un vitalizio che oggi è di 2.162 euro netti. Si chiama vitalizio perché non si sommino due pensioni - la mia dell'Inps è 850 euro. Non so come sarei vissuta senza, ma ammetto che se me lo togliessero non oserei aprir bocca. Ma, negli anni Ottanta sono stati in molti a sostenere che se un deputato non veniva pagato bene, si sarebbero candidati solo i miserabili. No, la retribuzione per l'incarico politico, elettivo o no, ha da essere decente ma commisurata al tenore di vita medio del paese, non della sua parte privilegiata. Ma questa verità, che Salvi e Villone avevano scritto per primi, ma nessuno ha ascoltato finché non l'hanno ripetuta quelli del Corriere della Sera - non può servire da grimaldello per cambiare le Costituzione, perché diciamola tutta, quando Veltroni e Berlusconi litigano o si accordano per le riforme delle istituzioni, non intendono solo la legge elettorale né che si tratti di abbassare i costi delle Camere e dei ministeri. Si tratta di andare verso una repubblica presidenziale. Ci sono riforme e riforme: quando si sente la parola, bisogna chiedere: Scusi, precisiamo?
7 e finale. Ecco dunque altri sei punti, oltre quelli trattati finora dal povero gatto del lunedì - su cui ci sono state più oscurità che chiarezze nella campagna elettorale. O qualche chiarezza, se c'è stata, fa paura. Chi legge, ci pensi. Siamo a una svolta della storia italiana, vorrebbe esser la conclusione del 1989. Tabula rasa della sinistra. Per conto mio, tanto perché sia chiaro, voterò Bertinotti. So bene che
Lasciamo andare. Io voto Bertinotti perché voglio che una sinistra seria e non pentita resti su piazza. E perché
il manifesto (7 aprile 2008)
Sì, ho letto l'articolo della Rossanda e ne ho sentito commenti per radio. Fa riflettere, soprattutto che ormai a comandare non siano tanto i capitalisti, volubili, fluttuanti e persino fragili...quanto i banchieri, di centrodestra e di centrosinistra. La privatizzazione e il libero mercato sono un'illusione pericolosa, che toglie allo Stato le poche responsabilità che aveva e persino il suo potere di diretto controllo. Quanto a far cadere Prodi...s'accusa follemente Bertinotti, senza menzionare Dini e Mastella.
RispondiEliminac'è identificazione tra quello che ho letto qui e quello che penso. Sarà una lotta dura e partire da sconfitti è problematico di suo. Ma insitere. E resistere.
RispondiEliminaBeh caro amico.. tutto quello che ho letto e condivisibile, ma non basta da solo a darmi le motivazioni per votare.
RispondiEliminaBertinotti mi ha deluso troppe volte e non voglio premiarlo con il mio voto.
Un abbraccio, Beppe
Solo una cosa, a proposito del punto 6:sbaglio o anche Rifondazione comunista ha votato per l'aumento dei salari dei parlamentari?
RispondiEliminaVeltroni non mi piace, il programma del Pd non mi piace, ma affermare che Berlusconi e Veltroni sono la stessa cosa è pura retorica. é triste, ma per evitare di essere governati dalla destra e da Berlusconi, voterò Pd. Votare la Sinistra arcobaleno, che al di là della retorica del programma, non mi convince comunque (per esempio, per il motivo di cui sopra),significherebbe dare un voto in più alla destra. E io non ci tengo.
Laura
So che sei appena passato, ma fai un salto quando puoi... ho una piccola (e spero) simpatica sorpresina.. :D
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