lunedì 14 aprile 2008

Il mio cuore è rosso


Tornando a casa, dopo aver votato, mi chiedevo dove fosse finito quel popolo comunista che invase Roma il 13 giugno 1984 per partecipare ai funerali di Enrico Berlinguer. La domanda è ricorsa spesso in questi 24 anni, direi ad ogni svolta, ad ogni cambiamento, ad ogni perdita progressiva di identità. Quando in ciascuna di queste circostanze la base veniva erosa e alla volta successiva, a contarsi con il voto, si era sempre di meno. Non si eclissavano, però, soltanto le persone, tesserati o simpatizzanti che fossero, ma anche i simboli: ridimensionati, congelati, accantonati e infine ripudiati, vecchi arnesi di un passato di cui, evidentemente, c’era e ancora c’è da vergognarsi.


È una gara, ormai, a proclamare di non essere mai stati comunisti. Come dichiarò Walter Veltroni nel 1995: “Si poteva stare nel Pci senza esser comunisti. Era possibile, è stato così”. Concetto che ha poi voluto ribadire nei giorni scorsi per rassicurare, forse, ulteriormente l’elettorato. Il 15 giugno 1975, subito dopo l’avanzata comunista in Italia, proclamò, tra l’altro: “Il socialismo e il comunismo devono esser il progetto di più alta realizzazione della libertà, di più grande valorizzazione del lavoro come forza motrice della scuola”. Ardori giovanili evidentemente.


Lo sottolineo, perché non mi è piaciuta l’”arroganza gentile” di Veltroni mentre spiegava, assai compiaciuto, che aveva espunto la sinistra radicale e si sentiva libero da ogni pastoia. Peccato solo che a far cadere il governo Prodi sono stati esponenti di quel centro verso cui tende. Non mi è piaciuta quella vena liquidatoria di una storia che è anche la nostra storia, perché occorre guardare al futuro e abbandonare definitivamente il passato. Un passato che, invece, caratterizzava l’appartenenza, l’identificazione, mentre nel presente significa accogliere tra le proprie fila di tutto, una tendenza corporativa o da figurine Panini (che l'ex sindaco di Roma, quando dirigeva l'Unità, pensò bene di allegare al giornale nei mitici album). In maniera indifferenziata. Va benissimo, per esempio, una giovane e carina precaria, come Marianna Madia, distintasi molto per le dichiarazioni antiaboriste e di non dissimulata simpatia verso Giuliano Ferrara (“anche se non condivido lo strumento della moratoria”). “L’aborto è il fallimento della politica, un fallimento etico, economico e culturale … la vita è vita dall’inizio alla fine”. E “un Paese che non fa figli, di futuro non ne ha”. Eccellente poi la presenza di Paola Binetti, nota omofoba, alla quale ha dato recentemente manforte Mauro del Vecchio, ex comandante delle truppe italiane in Afghanistan  e candidato con il Pd nel collegio del Lazio. “I gay nell’esercito sono inadatti. Io rispetto ogni scelta legittima e lecita della persona, ma credo che nell’ambito di una struttura come l’esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità.”. Niente male come inizio per un nuovo partito. Che ha preferito non candidare Nando Dalla Chiesa, noto per le sue battaglie contro mafie e corruzione. Ma si è eccitato alla scelta di un padrone autentico come Calearo, mettendogli accanto (come contrappeso) uno degli operai scampati alla strage della ThyssenGroup. Dico: Calearo, “falco” di Federmeccanica, uno che ha costretto i metalmeccanici ad almeno 50 ore di sciopero affinchè venisse rinnovato loro il contratto di lavoro scaduto da mesi.


No, non ero in grado di cambiare voto e scegliere il Pd. Così mi sono orientato verso il meno peggio e non è stato, anche questo, piacevole. L’idea che ho è quella di una sinistra senza capo né coda, guidata dalla stessa casta, ripiegata su se stessa, dove i vari “capi” sono pronti a regolare i conti dopo il 14 aprile. Che tristezza.


Promesse improbabili, eccessive, compiacenti, mi è parso che Veltroni in questo si sia parecchio sbilanciato e, analogamente alle liste aperte a tutti, ogni giorno si è trovato a garantire facilitazioni, disimpegni, prospettando orizzonti limpidi senza nuvole. Forse è l’enfasi della propaganda elettorale, ma qualche argomento scomodo è stato evitato, oppure non trattato con l’attenzione che avrebbe richiesto. Penso al sistema scolastico che è un vero colabrodo, alla pratica sportiva, alla difesa della laicità dello Stato. Benedetto XVI ha condannato aborto, divorzio ed eutanasia proprio alcuni giorni fa. Mancava solo che aggiungesse all’elenco la masturbazione e i rapporti prematrimoniali, così il quadro sarebbe stato completo. Prese di posizione? Zero, da quello che so. C’è poi quell’anomalia che da 15 anni imperversa, senza che venga neutralizzata, mi riferisco alla pervasività della televisione e all’ineleggibilità del suo proprietario. E mi pare che pure sulla sanità si sia sorvolato con leggerezza. Quanto alla presenza femminile Zapatero è lontanissimo da noi, molto avanti e temo che il numero delle donne in un governo Veltroni si ridurrà ad un ruolo di facciata. Ma può darsi che mi sbagli e il leader spagnolo verrà presto riacciuffato. Silenzio anche sulle spedizioni all’estero, mascherate da “missioni di pace”, sulle spese militari sempre crescenti, sulle basi americane in Italia: esistenti o prossime venture. Ci sarebbe poi la piccola questione che riguarda il voto agli immigrati regolari, circa tre milioni che lavorano, fanno figli e pagano le tasse in Italia, ma è un altro tasto delicato da non toccare. Meglio fingere che siano tutti invisibili.


Un paio di osservazioni positive ci sarebbero pure e riguardano una il linguaggio e l’altra la capacità di attrattiva verso i giovani esercitata da Veltroni. Se vincerà il confronto – cosa difficilotta, ma che mi auguro, con il tesserato P2 n°1816 – la rivoluzione dei toni e delle parole avrà pagato e sarà attiva e inarrestabile. Un futuro meno imbarbarito ci attenderà, anche se poi sono le persone a mettere in atto tutto ciò. Però sarà stata una cosa buona, ecco. Come positiva l’aggregazione di forze anagraficamente nuove. È verso costoro che si sarà investiti di molte responsabilità, perché se verranno delusi da atteggiamenti che rifaranno il verso alla vecchia politica: quella del malaffare, delle connivenze, delle complicità, delle furberie, il futuro di alcune generazioni sarà stato immolato.


Volevo terminare con questi buoni pensieri, aggiungere anche che personalmente sono molto più preoccupato della recessione che ci piomberà addosso dagli Usa, più che da un eventuale B. III (anche perché di un esecutivo a tempo si tratterà: referendum o legge elettorale, poi si dovrà comunque tornare alle urne), ma leggendo l’editoriale di Sergio Romano, sul Corriere della Sera di domenica, mi sono incupito. Queste le ultime righe. “Oggi il Pd e il Pdl hanno la possibilità di fare, lavorando insieme, alcune delle cose di cui il Paese ha urgente bisogno per ricominciare a produrre e a crescere. I sacrifici saranno più sopportabili e gli ostacoli più facilmente sormontabili se il Paese avrà la sensazione di rispondere a un disegno nazionale, condiviso dalle due maggiori forze politiche”. Certo è l’opinione, seppure autorevole – come si usa dire – di Sergio Romano, ma potrebbe essere molto vicino alla realtà dei fatti, quando magari si giustificheranno scelte di campo, negate, fortissimamente negate in campagna elettorale, dovute a superiori esigenze del Paese. Almeno non avrò contribuito alla soluzione finale e continuerò a sperare (e sognare) che un altro mondo sia possibile, anche se ormai non ne parla più nessuno.

4 commenti:

  1. Immagino che tu l'abbia scritto prima dei risultati.

    Pensiamo le stesse cose e abbiamo addirittura scelto (inconsapevolmente) un'immagine del tutto simile.

    Solo che io sono proprio senza parole!

    Un abbraccio.

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  2. kittymol77aprile 18, 2008

    A leggere "dopo" questo post, fa uno strano effetto.Triste e tragico insieme. Oggi continuo a pensare a quelli che in Italia scelgono, sapendo, di votare B. Come a dire che a milioni di italiani sta bene avere uno così a capo del governo. Sono io ad essere sbagliata per questo paese...

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  3. Un abbraccio Frank.. anch'io vorrei ci fosse ancora gente come Berlinguer.

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  4. è un piacere riflettere assieme a te....

    anche se siamo circondati da una tristezza assoluta....

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