venerdì 9 dicembre 2005

La gelatina natalizia


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Qui lo dico e qui non lo nego. La melassa appiccicosa di ipocrita e festosa allegria, tracimante da tv, radio, quotidiani, internet e qualunque altro mezzo di comunicazione, compreso il passaparola, è ormai insopportabile. Anzi con il passare dei giorni, come è inevitabile, sta assumendo dimensioni di autentica violenza nei confronti di chi non può sottrarsi, anche se cerca accuratamente di non incappare nella pornografia natalizia.


Avevo annotato, su un post-it, che il 4 ottobre alle 20:35, per poi ripetersi due ore più tardi, era passato su RaiTre il primo spot sulle “decorazioni natalizie che colpiscono al cuore”.  Adesso la misura è ormai in eccesso, con i soliti gestori di telefonia mobile ossessivamente presenti a tutte le ore. Ma l’onda più grossa ha cominciato a montare proprio da ieri.


Penso che i cattolici, per esempio, dovrebbero - sempre cristianamente, intendiamoci - irritarsi per la devastazione pagana che viene operata. Non esistono più le festività religiose in quanto tali, semmai esistono date che segnano l’inizio di un ponte, di un esodo, di una gita fuori porta oppure dell’avvio della corsa agli acquisti, come appunto è da ieri.


Come se non bastasse, a tutto questo ciarpame, si è aggiunto un oggetto trash che potrebbe diventare di culto, come i famigerati nani da giardino: il babbo natale rampicante.


Appesi ad una grondaia, pendenti da un albero, piazzati davanti al portone o infilati su un cancello, stanno spuntando come funghi questi bruttissimi pupazzi arrampicati su una scala. Quale ne sia il senso lo ignoro, ma credo che altro significato non abbia se non quello di una coazione a ripetere e scimmiottare una presunta moda generatasi nel pianeta della stupidità.


Povero babbo natale! E’ così in bolletta da avergli requisito slitta e renne e forse per sfuggire ai suoi persecutori si ritrova così abbarbicato: un uomo in fuga. Povero babbo natale ridicolizzato in un negozio come ho visto, proprio ieri e che come umano non avrei voluto vedere: le commesse alla cassa costrette, devo immaginare, a indossare giacca e pantaloni rossi, bordati di pelo sintetico bianco. E cappuccio, naturalmente. Mi sono vergognato per loro, ma ne ho pure provato profonda pena e istintiva solidarietà.

7 commenti:

  1. A Natale mi sono sempre sentito un pò fuori posto. Ci si deve divertire spendere in maniera obbligata ed io spesso non ne ho voglia. Forse la sovrapposizione della ricorrenza della Natività con i vecchi Saturnali ha creato uno iato mai colmato che la modernità consumistica sta trasformando in una contraddizione di significati...questa è una delle possibili spiegazioni della insostenibiltà del natale..te lascio.Ciao

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  2. hai ragione sui babbi natale rampicanti! Li avevo notati anch'io ! E perché quelli giganti che sculettano al suono di Jeenge bells? Quelli sononancora peggio! Però , che ci vuoi far, a me il Natale piace con tutta l'atmosfera natlizia. Sarà che a scuola prendo quindici giorni di ferie.

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  3. ho scritto in turco forse: mettici un po' di vocali dove ci vogliono ;-))

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  4. Ne ho visto uno proprio stamattina, di Babbo Natale rampicante! Giuro che se non avessi letto il tuo post starei ancora qui con la faccia a mò di punto interrogativo a chiedermi cosa mai fosse! :)

    Buona domenica!

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  5. sono semplicemente anestetici per il cervello....ma pare che funzionino, perchè più ci sono luci accecanti, più ci sono suoni ripetitivi, più ci sono colori aggressivi e più ci sono persone che acquistano senza nemmeno pensare....in tutto questo sfavillio io ho ridotto ad una bracciata di tralci di vite con su palle dai colori autunnali...

    Ciao Frank, un sorriso come sempre

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  6. vera.stazioncinadicembre 12, 2005

    hai ragione..sembrano ladri in fuga....

    un sorriso

    veradafne

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  7. ALDERABAN, credo che la tua spiegazione possa essere considerata molto verosimile riferita all’insostenibilità del Natale e alla arrogante spirale consumistica che tutto attira e anche giustifica. Quell’obbligatorietà, poi, insita nella festa stessa, in questa segnatamente, di dover fare certe cose è irritante, quando alla lunga ci si accorge che non vi è altro significato che l’omologazione a ciò che fanno tutti gli altri. E soprattutto la genuflessione al dio-mercato.



    MAFALDABLUE, per fortuna che non mi è ancora capitato di incrociare i babbinatali danzanti, ma temo che sarà inevitabile incontrarli. L’atmosfera natalizia per me ha avuto un senso e un significato di gradevole ritorno al passato fino alla data che ha segnato lo spartiacque tra due mondi (come ho ricordato circa due mesi fa). Dopo il buio, ovvero l’opacità di ogni gesto. La bellezza del periodo credo stia tutta nei ricordi dell’infanzia, nelle tradizioni che si ripetono alla grande come a Napoli (ricordi Eduardo?) e nel tuo caso nei quindici giorni di vacanza che contribuiscono non poco a generare entusiasmo. Poi penso che possiamo concordare sugli sprechi e su quella che ho definito, per tale motivo “pornografia natalizia”.

    Per scrivere questa integrazione al tuo commento mi sono avvalso del dizionario turco-italiano Ataturk. :-)))))))))))))



    ROBYNIA, per fortuna che sono poi arrivato io a risolvere il mistero e permettere alla tua faccia di riprendere un aspetto più rassicurante.

    Buona settimana a te :-))))))))))))))))



    MALIBRA, penso che tu abbia tanta buona dose di ragione e altrettanto buon senso. Occorre stordirsi e stordire, poi tutto diventa accettabile e pronto, nello stesso tempo ad essere accantonato nella prossima ricorrenza. Gesti e simboli, privi così di solide radici perderanno ogni identità e le origini si perderanno nel tempo, ormai irraggiungibili.

    Un caro saluto sorridente a te. Come sempre, certo. Buona settimana.



    VERADAFNE, già anche loro in fuga, via dalla pazza folla il cui assedio è soffocante.

    Un sorriso doppio :-)))))))))))))







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