Questa mattina un quotidiano locale ha bruciato la concorrenza sbattendo la notizia in prima pagina, così nel giro di un’ora tutti in azienda lo sapevano. L’immagine di una vergine che abbia perduto la sua virtù è stata la prima a irrompere. Adesso tutti sanno e, cadute le vesti, la giovane offre le sue nudità, non più pudica, alla morbosa curiosità di chiunque. Forse perché l’azienda è stata sempre riservata, aliena dalla pubblicità (che solo negli ultimi anni ha cominciato a rincorrere tramite le sponsorizzazioni) al punto che lo stabilimento non porta nessuna insegna identificativa di fronte o sul tetto. All’ingresso si trova una targa, modesta nelle dimensioni, che conferma che sì, la ditta è proprio lì.
Ecco perché la diffusione pubblica di una notizia che, comunque, privata non poteva restare per molto tempo, ha percorso come un fremito tutta la comunità aziendale, simile al vento che increspa il mare. “Adesso è proprio vero” - sembravano confermare le reazioni di alcuni - perché ne parleranno in tv, durante i notiziari regionali (come infatti è avvenuto). E domani ci sarà la prima pagina locale, nostro malgrado, quasi additati alla pubblica opinione come untori? O mentecatti? Oppure sfigati? Persino commiserevoli?
Si lavora, in questi giorni, più alacremente che mai, quasi a voler esorcizzare lo spettro che incombe, come se l’operosità mostrata possa costituire un certificato per assicurarsi la permanenza. E dai discorsi, dai capannelli spontanei che germogliano, è stata bandita ogni altra argomentazione. I volti si fissano interrogativamente, ogni parola è ponderata oppure esasperata. Ci si aggrappa ad ulteriori, presunte anticipazioni, alle novità da chi sa, vero o falso che sia l’estemporaneo portavoce. Così emerge che, il trasferimento di un impiegato da un reparto (quello da smantellare) ad un altro, attuato con tempestiva solerzia, sia puntellato da una robusta raccomandazione di ferro (addirittura) e diventa, perciò, di fatto intangibile. E’ stato messo in salvo con l’acquisito status.
Arriva poi un altro che ci tiene a far saper che dei dirigenti attualmente a libro paga, ne saranno falciati (i termini sono cruenti) nove. Mormorio di approvazione. Apostrofando un dipendente che passa c’è chi, ancora più macabro, lo indica come un “candidato all’obitorio”, intendendo dire che è in cima alla strampalata lista di epurazione che sta elaborando.
Uno dei ragazzi che lavora nel reparto più “caldo” e si era sposato due mesi fa, potrebbe essere omaggiato da un regalo di nozze ritardato e inatteso. Un collega filosofeggia, per celia, che aveva scommesso, un po’ di tempo fa, se sarebbe morto prima il padre oppure l’azienda. Con il genitore (da alcuni mesi malato) la vertenza si è conclusa all’inizio delle ferie d’agosto. Ma, poi, confessa che, appunto la disgrazia, ammortizza il senso di disagio per la situazione lavorativa. Sfuma i contorni di ogni cosa, privandola di dettagli e, dunque, anche d’importanza. Lui dovrebbe “salvarsi”, comunque. Un altro si avvicina a me con gli occhi arrossati. Mi capita di vederne fin troppi, in questi giorni, mentre “si avvicina l’asciutto silenzio della resa” (Alfonso Gatto).
Passa il mio responsabile di funzione, chiede a noi se ci sono novità. Lui e gli altri omologhi saranno convocati a breve, dalla direzione, per spartirsi il pacchetto di risorse umane. A ciascuno il suo. A lui, forse, niente. Trattandosi del reparto “Assicurazione Qualità”, dovrebbe anzi incrementare la pattuglia ai suoi “ordini”, considerando che buona parte della produzione verrà esternalizzata (termine che aborro, confliggendo con la lingua italiana, ma è quello in voga) e dunque i controlli, funzionali ed estetici, cresceranno. Gli riportiamo il pensiero collettivo che non invidia la sua posizione, qualora dovesse scegliere e assomiglia tanto ad una captatio benevolentiae. Stravolti anche gli atteggiamenti.
Un lampo mi squarcia la mente: potrei aprire un blog. Il sobrio titolo è subito pronto: “Inkazzati”. Tanto per rendere l’idea. Poi il clangore si placa. E si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
buon fine settimana Frank...per quello che sia possibile e con la testardaggine di chi vuole continuare la sua strada senza arrendersi..
RispondiEliminaun sorriso
Maria
Mi domando se tu sei tra quelli che si "salvano". O se sei intoccabile...
RispondiEliminaComunque perdere il lavoro è tragico, soprattutto per padri o madri di famiglia che non sono più tanto
giovani...
Un saluto, caro Frank.
Situazione diffusa e ormai esperienza condivisa da molti.
RispondiEliminaIn bocca al lupo e non mollate.
un saluto, Frank
MARIA, in ritardo, ma ai tuoi settimanali e puntuali auspici rispondo. La tua attenzione e sensibilità costituiscono una carta d’identità di alto lignaggio. Per essere testardo (come Ariete) lo sono, qui occorrerà anche altro per non arrendersi.
RispondiEliminaUn caro saluto
STUFA, me lo chiedo anch’io e sto rapidamente passando in rassegna tutte quelle circostanze in cui ho meritato elogi e incoraggiamenti oppure osservazioni critiche, non pesanti in verità, chiedendomi vanamente se saranno utili, penalizzanti o se varranno altri criteri. E, infine:“Ma perché proprio io?”. Se consideri che, negli ultimi tempi, vari colleghi si sono sposati e hanno in piedi mutui per la casa e l’automobile, si avrà più chiaro il quadro della delicata situazione. Anche su tali elementi ci si baserà per stabilire il “dentro o fuori?”.
Mi giova questa partecipazione emotiva, grazie.
Un caro saluto a te, Stufa
ALDERABAN, che il lupo possa crepare e ci siano energie sufficienti per non mollare. Grazie, Alderaban.
Un saluto