L'articolo (una piccola chicca) che qui riposto, traendolo dall'altro mio blog: www.vivamarcotravaglio.splinder.com, ben si presta ad un utile ripasso del nostro recente "come eravamo", visto che il soggetto protagonista è ancora a piede libero. Lo scrisse Corrado Augias su “
” del 29 giugno 1991.
Ha senso raccontare quello che sto per raccontare? O attribuisco importanza simbolica a un episodio che in realtà non la possiede? Lascio al lettore il giudizio. Domenica sera verso le 22,15, nel solito ristorante alle spalle della direzione socialista, i camerieri sono entrati in agitazione, e i clienti con loro. Trattandosi di un locale frequentato da habitués d’alto rango, tutti avevano capito quello che stava per succedere. L’unica incognita era chi esattamente fosse la personalità che stava per scendere. Questione di pochi minuti. Si trattava del ministro degli Esteri, Gianni De Michelis, accompagnato da alcuni amici e amiche, una decina di persone in tutto, che entra per cenare col suo passo svelto, ravviandosi i lunghi capelli, lo sguardo saettante dietro gli occhiali.
Il ministro e i suoi commensali hanno preso posto e poiché la serata era molto calda, il ministro s’è subito messo in maniche di camicia. A un tavolo della saletta antistante si sono piazzati quattro uomini della scorta. Altri due si sono seduti dietro l’ingresso. I primi hanno cenato, questi ultimi no. Il pasto è cominciato in un’atmosfera gaia fatta di risate femminili, di commenti maschili. Il ministro contrariamente al suo solito parlava tutto sommato poco. Forse era solo stanco, sembrava più che altro concentrato sul cibo e attento alle chiacchiere che, come in ogni tavolata del mondo, s’intrecciavano fitte intorno al commensale più importante in un discreto acciottolio di stoviglie, nel solito andirivieni di cibi e di bottiglie.
Attorno al tavolo più donne che uomini, alcune di loro carine. Un paio in minigonna, una tutta in rosso, abito molto mini, molto aderente, quasi strizzato addosso. Sul tavolo, tocco finale, un telefonino. Ho riferito questa scena tutto sommato semplice, perché nonostante 1’assoluta innocenza dell’insieme, da quella tavolata si sprigionava un’atmosfera sgradevole, anzi decisamente irritante. Sedevo in vista della tavolata del ministro e tuttavia separato dalla vetrata che taglia in due il ristorante. Nel relativo silenzio della mia parte sala, non pienissima, ho colto due brevi commenti, niente più che due battute, che sono poi all’origine di questo articolo. La prima frase, secca e feroce, è stata: “I nuovi fascisti”. La seconda: “Quindici persone in tutto compresa la scorta, chissà chi paga il conto”. Risposta: “Lo paghi tu, scemo”.
Personalmente sono convinto della sostanziale ingiustizia e improprietà di quei due commenti pronunciati a mezza voce in un misto di divertimento mondano e di rabbia. Vale la pena di riferirli solo perché, qualche domenica fa, c’è stato un *referendum che ha dimostrato fino a che punto è arrivata l’intolleranza della gente comune verso scene di quel tipo. Un’intolleranza, una sazietà, che chiunque di noi aveva sentito e continuamente avverte nell’aria, e che invece ai leader del partito socialista, a cominciare dal suo segretario, era completamente sfuggita.
Se il ministro Gianni De Michelis leggerà questa nota, probabilmente si chiederà: ma insomma che cosa vogliono da me? Forse che uno, solo perché è ministro, non può andare al ristorante con alcuni collaboratori e collaboratrici? E cenare insieme a loro? Come può fare chiunque altro? A cominciare dai giornalisti?
E’ sempre molto difficile, per chi agisce in buona fede, capire perché un proprio comportamento risulta agli altri, magari a torto, fastidioso o scandaloso. Sicuramente il ministro De Michelis non ha minimamente pensato che lo spettacolo della sua tavolata sembrava un set del film: ” Il portaborse” pronto ad essere girato, compresa una controfigura dai capelli molto disordinati, il viso segnato dalla barba e dalla stanchezza, al suo posto. Le ragazze del tavolo sicuramente non erano consapevoli di apparire, nei loro attillati abitucci estivi, nell’evidente smania di mettersi in mostra, persone di pasta inferiore a quella che sicuramente darà forma alla realtà delle loro vite. I signori del tavolo, certamente impegnati per l’intera giornata su questioni della più grande importanza, rifiuterebbero con ogni ragione la spregiativa qualifica di portaborse. Eppure quella era l’impressione. Lo sconosciuto cliente del ristorante che ha borbottato:” I nuovi fascisti”, ha sbagliato il giudizio politico ma ha colto l’apparenza delle cose. Giudicando in base alla sola apparenza, nulla distingueva quel tavolo da quello di un gerarca del ventennio. Dicono che Galeazzo Ciano tenesse quasi quotidianamente una mensa di quel tipo, formata proprio allo stesso modo più donne che uomini al ristorante dell’ Hotel Ambasciatori di via Veneto.
E’ accaduto che il degrado del sistema e delle istituzioni politiche, l’universale disistima che circonda coloro che lo incarnano, hanno fatto prevalere l’apparenza sulla sostanza delle cose e, tra le apparenze, quelle peggiori. Poiché la professione della politica, come ogni mestiere svolto davanti al pubblico, vive anche di apparenza, i commenti salaci dei clienti di quel ristorante, per ingiusti e sbagliati che fossero, devono essere presi e riferiti per ciò che sono: un minimo campione statistico di uno stato d’ animo generalizzato, come i risultati dell’ultimo referendum dimostrano. Dal che si può ricavare la moralità conclusiva che, stando così le cose, è meglio che il ministro De Michelis le sue cene le consumi in luoghi più discreti e protetti. Sarà un’ingiustizia ma se i tempi sono quello che sono è anche colpa sua, quindi si adegui.
*Riduzione preferenze Camera dei Deputati 9 giugno 1991
ciao Frank sono sempre frettolosa quando passo...questo è un periodaccio di lavoro frenetico...ma un sorriso non può mancare
RispondiEliminaMi sono letta con insolita attenzione ( ma solo perchè è lunedì) tutto il post e non trovo nulla di intelligente da aggiungere. Sono contenta di vivere in provincia, questo sì.Non ho mai assistito a tavolate del genere: ignorare, a volte, ti risparmia il fegato e non solo. In genere preferisco conoscere. Ciao!
RispondiEliminaCiao Frank, benritrovato!
RispondiEliminaSono tornata ieri e passo di qui per salutarti, non potendo fare a meno di constatare quanto siano sempre interessanti e attuali i tuoi post!
Buona giornata e buona settimana!
Ciao
Quando uscii dal cinema che prioettava il portaborse ero un pò spossato ma felice...si perchè dentro sentivo una voce che diceva "è finita!".
RispondiEliminaTranquillo Frank, non tornano. Almeno loro.
hum...a volte ritornao..o non sono mai andati via?
RispondiEliminaciao frank buona ripresa di contatto
:)
e come non mi ricordo l'epoca mussolino/craxiana, dove dovremmo avuto fare di tutta l'erba un 'fascio' ... no ma era gia' fascio!! e come direbbero a Parigi, daje foco!! Madre de dios come eravamo ridotti male.. pero' come dice il proverbio il peggio deve ancora venire e... Si e' aggiunto un Berlusca a tavola... scusa Frank il delirio!! Gabry...
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RispondiEliminaMALIBRA, e io sempre in ritardo (obtorto collo) e in orari proibitivi. Ma restano piccoli appuntamenti immancabili. La tua presenza quotidiana aiuta.
Un sorriso ed un abbraccio
MARZIA, scusa ma non riesco a capire: vuoi ignorare oppure preferisci conoscere?
Un abbraccio
ROBYNIA, ben lieto io di ritrovarti e ringraziarti per le sempre cortesi espressioni nei miei confronti. Anche leggere te è attività che stimola la mente.
Auspico una serena e tranquilla settimana del dopo rientro. Ti riabituerai presto, ahimé (o per fortuna?).
Ti abbraccio
ALDERABAN, magari loro no, ma la razza dannata non si è estinta. Stiamo sempre in guardia e prepariamoci a gustare il nuovo film che sta girando Nanni Moretti, una riedizione de “Il portaborse” (pietra miliare) del terzo millennio, “Il caimano”.
Un saluto
STEFANOMASSA, è un grande piacere ritrovarti. Il dilemma che poni è amletico, certo che a guardarsi attorno scarseggiano i motivi di ottimismo e nuovi cafoni crescono.
Ci si ritrova, chiaro.
Ciao e buon tutto a te :-))))
GABRY, la lieta novella che porti, vale a dire il tuo ritorno, fa passare in secondo piano l’esordio delirante, ma l’ometto che citi è motivo stesso di perdita di senno, essendo ormai indigeribili sia lui che i suoi scherani. Illo a capotavola si è messo e ramazza tutto.
Molto felice, davvero, di tornare a salutarti.
Un caro abbraccio
In casi così preferisco l'ignoranza: ci si risparmia il fegato. Di arrabbiature la vita te ne riserva a go gò!
RispondiEliminaMARZIA, adesso ho capito. E tuttavia se da una parte sarebbe meglio ignorare per non esacerbare l'animo, dall'altra occorre sempre chiedersi se un regime si costruisce e beneficia proprio della non conoscenza. Perciò resta sempre aperto l'interrogativo su cosa scegliere.
RispondiEliminaFrank57