domenica 1 maggio 2005

L'Espresso 1626

Sul treno Napoli-Milano salgono ogni domenica sera gli operai che lavorano al Nord e che, appena 48 ore prima, sono ritornati preso le loro famiglie compiendo il percorso inverso. Il reportage de “La7” racconta il viaggio nella notte di questi uomini. Microfono aperto e via con le confessioni raccolte nei vari scompartimenti dell’ Espresso 1626, preso d’assalto alla partenza per conquistare un posto a sedere che permetterà anche di poter riposare. Per i più sfortunati pure stendersi sul portabagagli sarà opzione privilegiata.


Clima cameratesco, di solidarietà anche discutibile che si manifesta quando arriva il controllore. Il prezzo del biglietto rappresenta un salasso per la loro paga da operai e perciò si ricorre agli artifici più disparati, con i più anziani che istruiscono i giovani, per non pagare. Il controllore che, se potesse eviterebbe quel percorso, colleziona verbali di contravvenzione, rari tagliandi esibiti, oppure il rifiuto categorico dei gruppi più organizzati a mettersi in regola. Così, alla stazione successiva scende, sale a bordo la Polizia e alcune persone rimangono a terra. Mentre il treno continua a bucare l’oscurità.


I commenti s’intrecciano, montano difese più o meno improbabili sul comportamento. Un tipo, con occhiali da sole mantenuti anche all’interno dello scompartimento, chiosa che lì ci sono solo brave persone, che tengono famiglia, bambini da sfamare, altrimenti non si affronterebbe ogni settimana un viaggio del genere.


Superati i controlli, arriva anche il momento di dormire, perché il mattino dopo si dovrà essere puntuali al lavoro. Inizia allora la preparazione per prendere sonno in condizioni facilmente immaginabili, da carro bestiame.


Non ci sono effetti speciali, mancano storie lacrimose, i lustrini e le veline sono banditi, il Palazzo sistemato su un’altra galassia. Spiccano la concretezza, l’orgoglio per le radici partenopee, una malinconica rassegnazione. Mi chiedo quale possa essere il senso dell’esistenza per questi lavoratori, quali i progetti, le ambizioni e le curiosità. Che rapporti familiari con la propria compagna, i figli, si possano stabilmente costruire. Se i tradimenti, che pure non mancheranno, siano essi stessi componenti di queste vite, accettati con fatalismo, vissuti come inevitabili.


Una tristezza infinita accompagna la visione del viaggio e penso, tutto sommato, di essere un privilegiato se, in questo momento, posso ritrovarmi a scrivere sul blog, mentre l’Espresso 1626 è pronto, sui binari, ad accogliere il vociante carico di umanità. Per un’altra notte in cui si ripeteranno i consueti rituali per sfuggire al controllore e, non pagare il biglietto, rappresenterà un auspicio favorevole, chissà, per iniziare la nuova settimana.

16 commenti:

  1. passo solo per un rapido saluto, è molto tardi, ma prometto che domani ti leggerò con calma, intanto ti ho risposto da me.

    un sorriso

    Maria

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  2. Grazie Frank di aver risposto al mio post...mi fa piacere che un altro uomo la pensi come me :)

    Quando ho letto il tuo nik...mi sono ricordata di te...forse tu non ti ricorderai di me però....ho chiuso a marzo il mio vecchio blog e tu mi avevi fatto visita e mandato un messaggio su splinder...ero Alididonna.

    Avevo commentato un tuo post...che ricordo benissimo..."Quando si ama" postato da te il 13 febbraio...un post mai dimenticato.

    Ti avevo cercato...ma non ricordavo il tuo link e avendo cancellato Alididonna avevo perso tutti i link :(

    Felice di averti ritrovato.

    Un abbraccio

    Lady A.

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  3. MARIA, tiratardi anch'io e addirittura di domenica quando il lunedì bussa alla porta. Rimando, come te, tutto a domani, ma non posso nascondere il piacere per l' inaspettata visita a quest'ora.

    :-)))))))))) (che ho tralasciato nella lettera).

    Un sorriso e un abbraccio



    LADY A., questa sì che è una sorpresa! La tua felicità combacia con la mia. Che bello! Vista l'ora altro non posso aggiungere (domani si ricomincia), però sappi che il tuo link era rimasto tra i preferiti e che ricordo bene tutto di te, compreso il personale rammarico per la chiusura di quel blog. E, adesso che ci siamo ritrovati, non perdiamoci di vista :-))))))))

    Un abbraccio

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  4. Grazie Frank....ti linko...così non rischio di perderti di nuovo :)

    Lady A.

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  5. ciao frank..un salutino di passaggio prima di iniziare il lavoro ...non non prendo il treno Napoli-Milano ..per fortuna ..baci

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  6. FEAU, ho già risposto nel tuo blog. Scrivere di ultime cose è sempre spiacevole, meglio parlare di penultime che è meno definitivo. Non trovi? Conservo le tue frasi accuratamente.



    LADY A., giusto. Meglio non rischiare :-))))))))



    MARDOU60, mi auguro che iniziare a lavorare, dopo un giro sui blog, ti renda tutto meno pesante. Meglio, comunque, di un viaggio sul Napoli-Milano.

    Baci

    Frank57

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  7. Dalle mie parti sono parecchi gli uomini che si guadagnano da vivere lavorando sulle navi, mercantili e da crociera e sempre io, pensando a quel lavoro che li porta lontano da casa fino anche a sei - mesi, mi facevo le stesse domande che ti sei posto tu sul senso della loro esistenza, sul rapporto con la famiglia, mogli e figli.

    Non ho mai trovato una risposta, anche e soprattutto perchè non ho mai vissuto in prima persona quel tipo di vita,ma la curiosità non mi ha mai abbandonato...

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  8. Ciao Frank, riemergo un attimo dalla montagna di libri che mi sommerge.

    Ho letto il tuo post e ci stavo riflettendo su.

    Come te, anche io sono incuriosita da un mondo, da una realtà che sento così distante dalla mia.

    Però devo notare una cosa, una cosa su cui ho riflettuto molte volte.

    Io abito in provincia e quindi vivo tempi più tranquilli e spazi più ampi, a quando mi immergo in quella marea umana che satellita intorno ad una grande città come Roma, noto le stesse cose. Il raccordo intasato di auto con persone che viaggiano sopratutto sole, sguardi tesi, volti contratti. Dalla cilindrata delle auto posso capire che c'è una migliore capacità economica....quando poi si riversano sulla metro e la distanza fisica, diventa inesistente si nota maggiormente la chiusura al mondo circostante.

    Sai? Io credo che sul treno di cui parli se non altro c'è un accorgersi dell'abituale compagno, c'è condivisione e dialogo sulle proprie vicende.

    Io credo che la loro vita sociale, a parte la disponibilità economica, non sia molto diversa da chi si fa due ore di raccordo, impazzisce alla ricerca di un parcheggio per poter raggiungere l'ufficio, e in cui la sua vita sociale diventa il posto di lavoro.

    Il loro treno non sarà una prima classe con posti prenotati, hanno imparato molto bene l'arte di arrangiarsi, non hanno raffinatezze culturali.....ma se la guardi bene, la loro vita non è molto diversa da quella di altri pendolari.

    Maria

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  9. ROBYNIA, è una curiosità che rimane, perché non credo sia agevole porre ai diretti interessati le domande che a noi premono. Esistenze che sembrano insostenibili, gravate da obblighi pesanti,lontane anni luce dalle immagini routinarie da "mulino bianco" che peraltro sono irrealistiche anche per noi. Però le domande si susseguono e queste vite procedono in parallelo con le nostre.



    MARIA, buona riemersione dal mare librario. Le tue riflessioni sono interessanti, una concatenazione di quelle già espresse a dimostrazione che, mettendo assieme le diverse esperienze, si visualizzano ritratti a tutto tondo.

    Interessante l'analogia tra i tempi urbani e quelli dei pendolari ferroviari. Appropriata la considerazione sul senso di solidarietà maggiormente sviluppato negli scompartimenti del 1626, oserei aggiungere più a dimensione umana. Eppure, quel senso di malinconica rassegnazione, rappresenta la chiave di lettura più adatta.

    E' fuori di dubbio che il logorio della megalopoli porti ad apprezzare le cadenze della provincia, placide quanto si vuole, ma assai meno venefiche dei miasmi cittadini che producono aggressività esasperata nelle persone.

    Ti ringrazio per queste considerazioni.

    Frank57

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  10. Approdo qui grazie alla carissima Harmonia. Leggendo questo post non posso che rattristarmi come meridionale e come mamma che ha visto il suo primo figlio due anni ( solo due per fortuna) a Nord, sebbene a lavorare in condizioni diverse..ma sempre lontano. Devo fare leggere ai miei quanto riporti. Ti ringrazio anche per il post precedente. Un saluto mediterraneo da Salerno

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  11. Salve arrivo in questo spazio casualmente, attratto dal tema dell'ultimo post. Per formazione e vissuto quotidiano sono interessato ai problemi del lavoro e dello sviluppo sociale ed economico del nostro paese. Francamente non pensavo di impattare in una pagina così ben scritta e di notevole spessore per gli argomenti trattati.

    Penso che ripasserò spesso.

    Intanto domani riprendo l'Intercity Parma-Napoli.

    Un saluto

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  12. MARZIA, benvenuta. Osservo che sei una veterana del blog e, sia per i contenuti che per questa militanza, sono onorato della tua partecipazione che contribuisce a mantenere alto il livello. Non lo sottolineo per sciocca presunzione, ma perché rappresenta uno stimolo ulteriore per impegnarsi, senza cedere alla facile suggestione dell’evasione. Ho potuto dare, come avrai capito, una rapida occhiata agli innumerevoli contributi del tuo blog, Avrei anche voluto lasciare un commento, ma non è possibile.

    Avverto come profondamente ingiusti i problemi che stritolano il Sud che non potrà mai riscattarsi se la classe dirigente resterà ad un livello infimo, se la popolazione cederà al fatalismo e se le mafie regneranno indisturbate. Un discorso complesso, ovviamente, che non si può certo liquidare in poche righe.

    Ti ringrazio per ciò che scrivi, indirettamente ringrazio Harmonia che gestisce un blog ricco di fervida intelligenza e spero di riuscire a seguirti.

    Un saluto anche a te.



    ALDEBARAN, benvenuto. Tutto potevo aspettarmi, ma non di ricevere la visita di un frequentatore della tratta Parma-Napoli (e nella città emiliana era diretta una buona parte dei passeggeri del 1626).

    Non posso che sentirmi onorato della tua partecipazione e ti ringrazio per ciò che scrivi. Mi lusinga, ma nello stesso tempo mi carica di responsabilità nuove. Ti leggerò volentieri sia da me che da te (ho cercato di avere un’idea scorrendo qualche post). Gli argomenti salgono di livello, io assecondo estri del momento, non legati ad un filone unico e, d’altra parte, la ricchezza dei blog è tale da permettere integrazioni e varianti. Come poi la penso lo testimonia quel simpatico adesivo, perché non si può non essere contro: è un dovere morale di ogni cittadino perbene, oggi purtroppo mortificato.

    Buon viaggio, allora e fecondo ozio costruttivo.

    Un saluto cordiale.



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  13. tigrissimamaggio 04, 2005

    e' che il trasporto pubblico, proprio perche' pubblico dovrebbe essere alla portata economica di tutti... abbiamo soldi per guerre inutili.. un caro saluto..

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  14. Fratello (col cuore già in finale per la decima volta),passo per un saluto e dopo la lettura del post, che viene curiosamente dopo che un incauto consigliere ha appena preparato uno studio sull' emigrazione attuale da Sud verso il Nord, con cifre devastanti (ho preso in considerazione la percentuale di laureati residenti nel Sud e siamo tornati ai primi anni 50, credimi sulla parola).

    Conoscendo poi sulla pelle i problemi e la condizione dei pendolari, cresce il sentimento di sgomento e rabbia per quelle PERSONE, che per i responsabili FS e superiori sono solo sgradevoli "numeri".

    Bellissimo post, ma non è una novità.

    Forse è un vizio...

    Ti abbraccio.

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  15. Frequento, per lavoro, degli operai in trasferta. Gli anziani sono quelli che maggiormente mi rattristano. Sono tutti del sud, ovviamente. Per i giovani c'è ancora speranza, ma per loro? Hanno speso una vita, lontani dalla famiglia, per un pezzo di pane...



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  16. TIGRISSIMA, bentornata con particolare piacere.

    Hai doppiamente ragione: sul disservizio tale perché pubblico e su risorse distribuite in modo anacronistico e stupido, quali sono quelle per una guerra di aggressione che serve ad evidenziare il ruolo di vassallaggio della nostra povera patria nei confronti del Male incarnato da Bush & Rice, nel totale asservimento agli affari, sfregiando la memoria di un vero eroe italiano come Nicola Calipari, assassinato per la seconda volta.

    Un caro saluto



    FRATELLO, bentornato anche a te, pur se sottolineo come in finale ci dobbiamo ancora arrivare (gesti furibondi scaramantici).

    Già, forse è un vizio, di certo quegli sgradevoli “numeri”, che poi diventano unità lavorative, o pazienti se malati e non si sa quando vengono riconosciuti come uomini, rappresentano un implacabile atto di accusa verso dissennatezze varie, classi dirigenti inette e di profilo catacombale. Persone umiliate anche nella loro dignità, numeri che conteranno soltanto vicino alle urne. Non stupisce perciò il dato da te citato che alimenta questo assurdo ritorno al passato.

    Grazie per la tua presenza e per ciò che scrivi.

    Ti abbraccio



    STUFA, è la giornata dei ritorni: mi fa piacere.

    Il tuo commento è molto triste, ma vero purtroppo. La speranza a lungo coltivata dagli anziani che stenta, ancora, a farsi strada nei più giovani. La negazione della vita per i primi, perché di esistenza dimezzata si tratta quella trascorsa lontano dagli affetti più cari, un’esistenza che non è servita ad affrancare la generazione successiva da un destino che pare ineluttabile. Credo sia anche difficile trovare un linguaggio adeguato nei loro confronti e, ancora una volta, il Sud si trova imprigionato in una morsa, costretto ad una deriva che non merita sicuramente. Arriverà mai la primavera?



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