giovedì 12 maggio 2005

Il passato che ritorna

Nei notiziari televisivi, con le abituali immagini a colori, s’intrecciano in questo periodo tremolanti e, talvolta sbiaditi, filmati in bianco e nero che scaraventano in casa un passato che ritorna con i suoi misteri irrisolti, i dilemmi laceranti e drammatici.

Angelo Izzo. E il pensiero corre subito là, al massacro del Circeo, che per l'atrocità delle sevizie inferte a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, la quale morì,  resta una delle pagine criminali più allucinanti del dopoguerra.

Il delitto avvenne il primo ottobre del 1975. Dopo 36 ore di torture morali, fisiche e sessuali, tre giovani: Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, tutti gravitanti negli ambienti neofascisti della capitale, uccidono Rosaria Lopez, 17 anni, che assieme alla sua coetanea, Donatella Colasanti, li aveva seguiti nella villa al Circeo di Ghira, convinte di andare ad una festa.

Dopo una notte di bestiale e vigliacca violenza, all'alba, i tre - pensando che le due ragazze siano morte - le avvolgono in sacchi di plastica, caricandole nel bagagliaio della 127 di Guido e fanno ritorno a Roma. Prima di sbarazzarsi dei corpi delle due ragazze, parcheggiano tranquillamente l'auto sotto l'abitazione dello stesso Guido e si allontanano. Ma Donatella Colasanti, tramortita e ferita, è ancora viva e, accortasi che l'auto è stata abbandonata, comincia a gemere, richiamando così l'attenzione di un vigile notturno che apre il bagagliaio dell'auto e la salva. Quella foto è sconvolgente e resterà per sempre impressa nella retina.

Gianni Guido viene subito arrestato, in apparente stato di confusione mentale. Angelo Izzo poco dopo, Andrea Ghira riesce invece a fuggire. Non sarà mai catturato, in virtù delle protezioni di cui ha sempre goduto. Pariolino. Fascista, caricando questo termine con tutto il disprezzo possibile.

Pier Paolo Pasolini, credo il maggior intellettuale italiano del secolo, caduto in un agguato che per molto tempo ha fatto comodo, perché più rassicurante, accreditare come “a sfondo sessuale” ad opera di un ragazzo di vita, quel Pino Pelosi che ha ora fornito un'altra versione dell’omicidio, probabilmente più verosimile e, nello stesso tempo, inquietante. Lo scrittore e regista venne assassinato la notte del 2 novembre 1975. Accadde di tutto in quell’anno. Il sonno della ragione aveva generato mostri. Trent’anni fa. Ricorrenze e fatalità si rincorrono.

Manca una voce come quella di Pasolini con le sue denunce lucide e non omologate. Fosse mai venuto in mente a qualcuno, nella circostanza, di riproporre stralci di interviste che, voglio pensare, siano custodite nelle Teche Rai. Ancora oggi Pasolini è scomodo.

Poi c’è quel buco nero, non solo letterale, nella nostra coscienza, devastante come la bomba deflagrata nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura. 12 dicembre 1969. E finalmente qui qualcuno che pagherà, vale a dire i parenti delle vittime. Se poi davvero interverrà lo Stato è secondario, perché l’infamia resta. E i colpevoli impuniti. 

I magnifici anni ’60 stanno ormai volgendo al termine e come nella fase di passaggio, per ogni persona, si lascia l’età rassicurante dell’adolescenza per fare l’ingresso nell’età adulta, ecco profilarsi la strategia della tensione, incombere il periodo delle stragi di Stato e dunque, fasciste, preludio agli anni di piombo.

E’ la storia recente vissuta, non sui libri, ma in diretta, che torna a tormentarci con interrogativi sempre più pressanti. A confondersi con il presente per tornare ad imporre i protagonisti di allora, mentre  la passione ideale che pure possedeva tanti animi sembra latitare, evaporata tra i lustrini, i nani e le ballerine della cattiva maestra televisione.

 

“Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). 

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. 

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. 

Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. 

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). 

Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. 

Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). 

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. 

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. 

Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”.

Pier Paolo Pasolini.  “Corriere della sera” 14 novembre 1974. Il romanzo delle stragi.  Facente parte della raccolta di saggi “Scritti corsari”. 

 

 

12 commenti:

  1. stamane leggevo un commento che faceva un collegamento tra i vari attentati malavitoso-politici della prima metà degli anni '70.

    e il sospetto che forse Pasolini cominciasse a raccogliere qualche "prova concreta" a supporto delle sue tesi. cosa che l'avrebbe reso ancor più pericoloso per il potere di quanto già non lo fosse....

    supposizioni, solo supposizioni.

    sono fatti però che in quegli anni si diede via libera allo squadrismo neo- fascista e allo sviluppo della mala organizzata (il traffico di droga finanziato dai sequestri di persona, etc). senza contare tutti i centri di potere occulto creati per fermare qualunque cambiamento sociale...

    è la nostra storia. non una bella storia, purtroppo.

    almeno ci sia d'obbligo non dimenticare.

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  2. ALDERABAN, ben tornato (anche dalle ferie). Sì, è vero, anche se non è una bella storia rimane sempre la nostra storia che, soprattutto per questo motivo, non va mai dimenticata.

    Sono d'accordo con te e mi è piaciuto ciò che hai scritto, molto interessante. Mi è venuto da pensare all'ottimo film di Marco Tullio Giordana: "La meglio gioventù". Ma restano anni terribili, quelli con il fascismo in doppiopetto. Ne siamo venuti fuori?

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  3. Ciao Frank, coincidenza: ieri ho visto le foto del cadavere di Pasolini. E sai cosa mi ha scioccata di più? Il credere che elimando il corpo si possano cancellare anche le idee e i pensieri. Invece restano e sempre resteranno, e più passa il tempo e più si diffonderanno.



    Il Circeo, altra coincidenza: ero in vacanza proprio lì a quei tempi, e per diverse stagioni consecutive. E quando ricordo questa storia, sento ancora i brividi. Percorrevo spesso la strada su cui si affacciava quella villa, per andare al mare con la mi vespa 50. Avevo 15 anni e quelle persone, sicuramente, le ho incrociate. Infatti, San Felice Circeo, è un piccolo e bellissimo paesello che è popolato prevalentemente da villeggianti romani.



    Ne siamo venuti fuori? Ho i miei dubbi... *______^

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  4. io non credo che ne siamo venuti fuori...è come se queste cose siano rimaste nel DNA del nostro paese, ma in compenso ci siamo molto impegnati a dimenticare...aiutati dalla memoria televisiva, che è una memoria a breve termine....mentre la memoria scritta, che è di più lunga durata, è stata ricoperta di polvere.

    Il ricordo che ci rimane di tutte le stragi che hai elencato, è prevalentemente un ricordo emotivo, e come si sa, l'emotività col passare del tempo, può essere riutilizzata a piacimento....anche da chi ne è stato l'artefice.

    Buona giornata

    Maria

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  5. tigrissimamaggio 12, 2005

    tu non sai quanto mi hai fatto tuffare nel passato e con quale dolore... Rosaria Lopez era una mia compagna di classe e abitava vicino casa mia. Due genitori anzianissimi e malati (non si sa se psicopatici o arteriosclerotici) un fratello tiranno che la picchiava. Lei semplice e credulona, amava i vestiti alla moda per riempire chissa' quali vuoti. Andava male a scuola. E sai chi le stava vicino? L'insegnante di religione che era la sorella di Alberto Sordi. Una sagoma, Alberto in gonnella... Non sono in grado di dire altro, fa troppo male (anche il resto dei tuoi ricordi...)

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  6. Anche io non sono in grado di scrivere molto, volevo solo lasciarti un grazie per aver scritto questo post e tu sai perchè.

    Solo una cosa, su Pasolini : all'epoca dei fatti ero troppo piccola per qualunque ricordo consapevole,nel corso degli anni ho letto "Ragazzi di vita" ed "Una vita violenta", ma non sono mai riuscita ad approfondire quell'aspetto di cui tu parli, quello della denuncia, nè ho mai trovato, a scuola e a casa, chi non liquidasse quel nome con aggettivi come "strano", "scomodo" per tacere quelli peggiori.Per cui farò tesoro del titolo che hai indicato alla fine del tuo scritto.



    Grazie ancora, e buona giornata

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  7. Ho letto con commossa partecipazione, memore di quei fatti che mai avremmo voluto accadessero sotto i nostri occhi, si può dire. Mi sposai nel 1975,sai.Avevo 20 anni e li ho vissuti con una trepidazione che ancora rammento. Ebbi il mio primo figlio nel 1976, un ragazzo che a breve compirà 30 anni ma vivrà distrattamente (come tutti i suoi coetanei purtroppo) quegli eventi drammatici, affidati ai filmati e alla coscienza degli italiani. E mi voglio illudere, illudere , sulla scia di quanto Pelosi ha rivelato, che il tempo sia davvero un galantuomo.Nella mia zona abitava una delle terroriste che a Salerno colpì Nicola Giacumbi, procuratore della Repubblica facente funzioni.In quell'anno ho partorito il mio secondo figlio, per la cronaca. Giacumbi fu ammazzato dalla colonna salernitana delle Brigate Rosse la sera di domenica 16/3/1980.http://www.giustiziacarita.it/professioni/ricordo_di_nicola_giacumbi.htm.

    Ebbene il sangue di quegli anni l'ho vissuto vicino casa.Grazie di questo post che ha toccato corde profonde di me stessa..

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  8. Una domanda spontanea in questi commenti: "Ne siamo venuti fuori?" risposta (alquanto scontata): "No, non ne siamo ancora venuti fuori!"

    Mettendo da parte - per un attimo - ricordi e rabbia, vi invito a riflettere sui motivi per cui questo paese "non è un paese normale".



    Ieri commentando altrove gli ultimi sviluppi del delitto Pasolini, ho suggerito la lettura dello splendido "Il Paese mancato" di Guido Crainz. Lo storico friulano ha perfettamente ricostruito lo scenario politico-sociale dell'Italia del boom economico che, invece di portare alla costruzione di una nuova idea di cittadinanza democratica, implose nella catastrofe della fine degli anni settanta.

    Il Paese Mancato, appunto, come avrebbe potuto ed invece non è. Un Paese senza memoria, per dirla con Marco Paolini, senza responsabilità, senza senso civico, senza identità senza cultura.

    Fare i conti con il passato è forse un auspicio riduttivo rispetto alle necessità che abbiamo. Definire una qualche verità, stabilire qualche responsabilità individuale è solo un primo passo per cercare di riconciliarci come comunità. Chissà se ne saremo mai capaci.

    Ho seri dubbi.

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  9. MARZIA, grazie a te per una testimonianza di vita così intensa. Anni terribili, quegli anni, specialmente poi se vissuti, indirettamente, sulla propria pelle. Ricordo la colonna salernitana delle BR, il sangue che scorreva, gli attentati, i conflitti a fuoco. Certo non potevo immaginare di arrivare nel profondo dell’animo, assieme alla tua consapevole disillusione che le nuove generazioni vivranno “distrattamente” la drammaticità di quel periodo. E se ciò lo paventa una madre così civilmente appassionata e partecipe, riguardo al proprio figlio, non oso immaginare ciò che accade in altri contesti. Mi auguro pure io che il tempo sia galantuomo. Ti ammiro.



    ALDERABAN, eccellente il tuo contributo per la riflessione. Farò tesoro anche del suggerimento bibliografico, Mi mancano tanti aspetti per capire come mai siamo arrivati a questo punto. E di fronte a questo quadro ritengo, possiamo ragionevolmente considerare che non si tratta solo di un cambiamento di maggioranza, per quanto auspicabile e necessario, ma del ristabilimento di un’etica e di una morale. Oltre alla definizione e all’accertamento di verità condivise.

    Purtroppo, trovandomi al lavoro, non posso aggiungere molto di più.

    Marco Paolini è un grande “raccontatore”, fortemente penalizzato dal palinsesto televisivo. I suoi “canti” sul Vajont e su Ustica sono monumenti alla passione civile. I suoi “quaderni” aiutano a decifrare e capire molte cose.

    Grazie per i tuoi interventi di livello rilevante che allargano gli orizzonti. A me sono utilissimi.



    FEAU,l'immancabile cartolina solare, tipicamente primaverile, sembra contrastare con il pessimismo, purtroppo reale. Ma pensando, per esempio, alla stagione di "Mani Pulite" e all'impegno spinto fino al sacrificio supremo di Falcone, Borsellino e degli uomini delle scorte, si può sperare in una nuova primavera. O almeno immaginarla.

    Grazie e buon fine settimana anche a te. Spero che Roma mi regali un po' di sole.

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  10. "Non vorrei parlare più di me, forse ho detto fin troppo. Lo sanno tutti che io le mie esperienze le pago di persona. Ma ci sono anche i miei libri e i miei film. Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo. "



    (Ultima frase di PPP nell'ultima intervista, rilasciata a Furio Colombo, poche ore prima di essere massacrato).

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  11. buon fine settimana romano allora :-)))

    Roma è stupenda in questo periodo.

    un abbraccio

    Maria

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  12. FRATELLO,l'ultima frase di PPP non può che rappresentare la migliore conclusione di questo post. Grazie a te, dunque.

    Abbraccio forte



    MARIA, ringrazio per l'auspicio (realizzato) anche se in ritardo. Roma era come preannunciavi.

    Un abbraccio

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