Stavo preparando il post per la giornata odierna, dedicato ovviamente al “Che”, quando mi è arrivata una lettera del mio collega licenziato. È una missiva molto amara e triste, scritta con un linguaggio per lui non consueto, dove affiora una disperazione appena temperata da un equilibrio comunque precario, assieme a sentimenti di affetto che laddove sono esplicitati rendono testimonianza di un’amicizia e di un’attenzione di cui sono stato prodigo. Quest’ultima parte mi rende orgoglioso, ma non basta a soffocare i sensi di smarrimento e di inquietudine che confessioni aperte e disinibite hanno generato. Sono rimasto per parecchio tempo a pensarci su, a riflettere su come la percezione di altri colleghi i quali, ancora oggi chiedevano informazioni, sia ben lontana dal senso di cruda realtà che si trova a vivere uno di loro, uno di noi che è stato collocato “in mobilità”. Perduta la protezione sociale del lavoro, subentra uno stato parossistico di ansia, dopo l’incertezza che magari induceva all’ottimismo nelle giornate iniziali. E pure io mi sono sentito colpevole (lo sono spesso in eccesso) quando, nel raccontare tutto, facevo però riferimento alla mia situazione, a come io mi trovassi solo e smarrito e dunque, per tale motivo, risultasse problematico svolgere le mansioni quotidiane. Io al centro della scena, giustamente rammaricato e disorientato. Ma lui? Non lo sarebbe stato forse più di me? E allora la mia versione ha virato verso una direzione più giusta e consapevole. Certo non pensavo che sarebbe sopraggiunto così presto un livello di saturazione ed uno stato di incipiente scoramento. Una lettera preoccupante per come si è disvelata la condizione interiore del mio fraterno collega, una situazione da tenere d’occhio. Ma tutto questo ai padroni del vapore, infami e arroganti, non interessa nulla. Un’unità lavorativa in meno alleggerisce il bilancio e li ingrassa. Che possano scoppiare tutti.
“Oggi ho avuto uno dei miei famigerati "sesti sensi" ed ho voluto aprire la posta, perchè ero sicuro ti trovarti o meglio lo speravo...eccoti qua grazie a Dio. Debbo dirti subito che le cose vanno in una calma piatta e alle volte sono stridenti anche se c'è silenzio, quindi mi fa molto piacere che mi siate vicini, tu in modo particolare, come hai sempre fatto.
Le mie giornate passano inesorabilmente senza che nulla succeda, sono sempre in attesa di risposte che tardano a venire e questo mi mette in agitazione e in un atteggiamento a me non congeniale, cioè sono più aggressivo,ma per fortuna ho la mia famiglia che mi sostiene e mi aiuta... non so però fino a quando.
I miei presunti "amici" non si fanno trovare o ti rimandano ad altri giorni per incontrarci, cosicchè passano le settimane e io mi sento sempre più inutile ed avvilito. Alle volte, caro amico, vorrei prendere un mitra e fare come nel film "Un giorno di ordinaria follia", ma poi ci penso su e mi dico che io sono migliore di loro e così allontano questo germe che mi si incunea nel cervello.
Ora ti saluto, mi ha riempito il cuore di gioia leggerti e se - come mi hai detto – continuerai ad aggiornarmi, non posso che esserne felice.
P.S. Domani vado a fare un colloquio di lavoro, speriamo bene. Volevo inoltre dirti che mi ha contattato A.L., riferendomi delle cose che poi ti racconterò. Anche lei ha impugnato il provvedimento.... Ne vedremo delle belle... Ride bene chi ride ultimo”.
Foto: scultura bronzea di Simona della Bella.
Atro che virtuale! questa è la vita reale, che grazie all'elettronica viene a conoscenza anche di chi non è propinquo; ma in fondo, ognuno di noi sa che potrebbe succedere a lui di trovarsi in una situazione così ansiogena. Frank, tu hai vissuto dei momenti assai difficili, e in parte ce li hai raccontati. Il fatto stesso di avere qualcuno a cui raccontarli, li ha resi forse un po' meno pesanti. Ora tocca al tuo amico. Ci sei tu, che gli fai sentire la tua comprensione, e ci sono, mi auguro, anche i familiari ed altri amici che lo confortano in questa brutta situazione. Basta avere pazienza e darsi da fare, non può andare sempre "storta", come dicono a Napoli. Vedrai che se il tuo amico è forte e grazie anche al sostegno di chi gli vuol bene continuerà ad avere fiducia in sé, troverà un altro lavoro ed una nuova serenità.
RispondiEliminaLa vita è "dukka" dicono i buddhisti, e mi sembra che abbiano ragione, come anche hanno ragione quando affermano che tutto è impermanente. Passerà anche questa.
ross
ross, grazie per ciò che hai scritto. Alcune osservazioni. La vita reale è spietata e appunto tramite il virtuale irrompe nella talvolta (non sempre, intendiamoci) placida quotidianità. Farla conoscere serve. Non so bene a che cosa, ma serve.
RispondiEliminaE' giusto ciò che annoti. ll fatto stesso di poter raccontare momenti di forte tensione e difficoltà può alleggerirli, o almeno aprire un canale in cui scoli tutto il tormento.
La lettera del mio amico-collega mi ha colpito per il tono, per alcune sottolineature, confermando ciò che sospettavo sulla sua apparente tranquillità. Però è stata come un getto d'acqua ghiacciata in pieno viso.
Poi tutto passa, certo, i momenti brutti come quelli belli della vita. Già, la vita: ne abbiamo solo una e pure ansiogena e tormentata deve essere. Senza prova d'appello.
Ciao
Frank57, volevo dirti che, proprio i momenti più dolorosi, spesso ti danno l'occasione per capire molte cose, di affinare la tua sensibilità, di irrobustire la tua volontà e di scoprire che non è vero che gli altri sono cattivi: solo in quei momenti , molti riescono a dirci o a dimostrarci quanto ci amino e come siano disposti a soffrire insieme a noi. Se tutto ti fosse andato liscio, sempre, non avresti sviluppato la capacità di "sentire" gli altri e di aprire loro il tuo cuore, non saresti piaciuto a me e agli altri che frequentano i tuoi blog, non saresti quello che sei e sarebbe un vero peccato, per te ed anche per noi. Te lo dico io, che di cammino ne ho fatto più di te e mi sono sciroppata molti tormenti,anche fisici: quando avrai capito bene la vita(ma ci sei molto vicino) soffrirai molto meno e saprai viverla bene, tutta, minuto per minuto con meno ansie e più letizia:-)
RispondiEliminaross
ross, mi prendo un pochino più di tempo per riflettere su quanto mi hai scritto. Grazie :-))
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