lunedì 15 ottobre 2007

I fioretti di Fioroni


 


 


Girano in rete video allucinanti che riguardano l’ambiente scolastico. Repubblica Tv ne proponeva quattro che mettono i brividi. Mettiamoci pure lo smodato e imbecille esibizionismo generato dall’uso dei cellulari, aggiungiamoci che si tratta di delinquenti (il termine “bulli” è edulcorato), ma il quadro che ne esce fuori, dopo appena un mese dall’inizio delle lezioni, è più che allarmante. Tra le tante domande che sorgono immediate sui ruoli delle diverse componenti sociali, uno si chiederà anche dove sono finite quelle misure di drastica severità diramate dal ministro Fioroni.


Sui provvedimenti è facile affermare che sono rimasti confinati nel limbo delle buone intenzioni (siamo in Italia non a caso). Sporadiche applicazioni, divenute poi timidissime all’inizio dell’anno. Invece il ministro sì che si può rintracciare. È alle prese con attività che il suo autentico spirito democristiano vellica. Lo spirito, per intenderci, che allignerà nel Pd appena nato, un partito che nasce già vecchio. Che poi è curioso: ai sinistr(at)i Ds, prima ex Pci, si è sempre chiesto di ripudiare le origini e questi non se lo sono fatto ripetere due volte, mentre ai democratici cristiani ormai si permette di prendere il largo, magari non più Balena Bianca, ma sempre ingombranti.


È che noi ci moriremo democristiani. La nostra era stata solo un’illusione, durata anche poco.



Fioroni dà i soldi alle private. Oggi studenti in piazza


Simone Verde


Mentre oggi gli studenti delle scuole e delle università scendono in piazza in 130 piazze italiane, ecco il bilancio tut­to positivo della scuola privata, dopo un anno e mezzo di centrosinistra e di ministero Fioroni. A ricordarlo, in una lettera datata 9 settembre 2007 e indirizzata agli istituti parificati, è lo stesso ministro. «Colgo l'occasione del nuovo anno scolastico - scrive - per ag­giungere agli auguri, un primo consun­tivo degli interventi realizzati nel 2007 per le scuole private [...]. Come sapete -si legge ancora in tono di amicale con­fidenza - assumendo le funzioni di questo ministero ho dovuto prendere atto di alcune misure restrittive assun­te nella finanziaria 2006 nelle scuole non statali e cercare di porvi rimedio». Misure restrittive, da ricordare, costitu­ite da tagli del governo Berlusconi che l'attuale ministro ha provveduto a sa­nare. «La legge finanziaria 2007 ha re­cuperato una prima tranche di 100 mi­lioni di euro», mentre con il Consiglio dei ministri del 28 giugno 2007 sono stati aggiunti altri «51.306 milioni di eu­ro in sede di assestamento di bilan­cio». Riassumendo, 151.306.000 euro reperiti dal centro-sinistra, per far me­glio del centro-destra.


Del tutto inconsueto, il tono uti­lizzato dalla circolare: «II 5 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento legislativo che introdu­ce in ordinamento innovazioni di vo­stro sicuro interesse». Cui, promette il ministro, verranno ad aggiungersene altre, in nome del «dialogo continuati­vo e costruttivo intrattenuto con molti di voi». Ed ecco, puntuale, la promes­sa: «Sarà mia cura -sostenere in Parla­mento l'interpretazione già data sul­l'applicazione all'intero sistema del­l'istruzione», tra cui «la direttiva che fis­sa criteri per l'attribuzione di risorse aggiuntive alle scuole del sistema na­zionale d'istruzione». Una direttiva, cioè, che permetterà di versare nuove somme di denaro alle scuole private.


Con l'insieme di queste afferma­zioni, il ministro conferma la sua posi­zione politica e culturale, secondo cui deve esistere un sistema misto pubbli­co-privato, e allo studente va resa disponibile un'offerta formativa mista, grazie all'ingresso di soggetti privati nella scuola statale già permesso dal­l'autonomia, e con ulteriori fondi pub­blici da destinare alla scuola privata. Ma il ministro aggiunge: «Condividere­te con me che forse è improprio se non errato parlare per i temi della scuola non di un sistema misto, come io ritengo e come è disegnato dalla scuola della parità, ma di un meccani­smo di liberalizzazione e di mercato, perché la liberalizzazione e il mercato sostituiscono alla centralità dello stu­dente la centralità del profitto». Una dichiarazione da cui emerge con mag­gior chiarezza cosa il ministro intende per «sistema misto»: no a una scuola aperta al mercato, garante - almeno nelle intenzioni liberiste - di plurali­smo dell'offerta e di qualità; si, invece, a una scuola in cui operino soggetti che non ricercano profitto e che di con­seguenza investono nell'educazione, perseguendo disegni di egemonia cul­turale in concorrenza con lo Stato. Co­me nel caso della Chiesa.


Un'impostazione che sembra tro­vare conferma in un Decreto ministe­riale del 21 maggio 2007, in cui si stabi­lisce la lista delle scuole paritarie che beneficeranno di finanziamenti stata­li: scuole paritarie senza fini di lucro, ovvero, associazioni, fondazioni, enti ecclesiastici di confessioni religiose con cui lo Stato ha stipulato patti, im­prese sociali, enti pubblici, cooperative e cooperative sociali. Una lista che ha subito provocato durissime critiche poiché - sostengono i sindacati, Cgil in testa - includendo le cooperative, si in­coraggiano enti che, assumendo i do­centi in qualità di soci, non ne rispetta­no elementari diritti del lavoro. Ma soprattutto, si favorirebbero associazioni che - proprio come Comunione e Libe­razione al cui Meeting il ministro si è espresso lungamente - stanno entran­do con prepotenza nel mercato della scuola privata, perseguendo un preci­so disegno culturale.


il manifesto (12 ottobre 2007)

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