giovedì 20 settembre 2007

Tutto in una notte


Lo snodo cruciale della mia vita lavorativa si materializza pochi minuti dopo mezzogiorno nella persona del consulente aziendale incaricato, con ampio mandato, di tagliare alcune decine di unità lavorative: 50 poi scese, dopo trattativa, a 35. Quindici, perciò, sono da “recuperare”. La proposta che mi sottopone è solo apparentemente benevola, vincolata ad una condizione e compressa nello spazio di poche ore. Entro le 9 di giovedì 20 dovrò decidere se accettare, al termine della cassa integrazione (tra una settimana), un’ora in più di lavoro (21 anziché 20), posto che in azienda non potrò più arrivare al full time. Va aggiunto che, per una serie di considerazioni sviluppate con il capo reparto, vengo ritenuto una risorsa, che va mantenuta, seppure con un budget limitato.


Prendere o lasciare? No, non proprio così. Se non accettassi è molto probabile, vista la premessa iniziale, che resterei ugualmente, evitando dunque la mobilità. Ma se cambia la prospettiva ecco che la proposta si rivela una trappola. L’incentivo all’esodo, più il Tfr, più il pagamento di ferie e permessi non goduti, più l’indennità per il mancato preavviso di licenziamento, assieme all’assegno di mobilità per 12 mesi al 100%, seppure rateizzati in sei mesi (seri problemi di liquidità) costituiscono pur sempre una cifra apprezzabile. E chi conserva, miracolato o meno, il posto di lavoro non riottiene la tranquillità, ma probabilmente vede solo prorogata l’uscita di sei mesi, massimo un anno, quando non si potranno più spuntare gli incentivi attuali. Non solo.


Sarò chiamato a dare molto di più, per ottenere in cambio molto di meno. Il clima ambientale, già pesantemente deteriorato dopo 24 mesi di Cigs, farebbe registrare un ulteriore arretramento, con condizioni presumibilmente più onerose. Per non parlare poi delle “perdite” umane, riferite ai colleghi espulsi. Con alcuni di loro si è creato nel corso degli anni un legame che ha travalicato lo stretto rapporto di lavoro. E adesso la diaspora dolorosa.


Decidere in poche ore, lo spazio di una notte, dopo un pomeriggio trascorso con il cordless in una mano e il cellulare, sempre acceso, nell’altra.  Decidere prima che le parti si incrocino per la firma sull’accordo di mobilità. Qui la testa viene trapanata da un interrogativo: perché mi è stata messa fretta, con un ultimatum ambiguo, se poi anche in caso di rifiuto non rientrerei tra le “unità lavorative” collocate alla porta? E se invece fosse una tattica, sporca se sono i padroni o i loro tirapiedi a proporla, per condizionare psicologicamente il dipendente, porgli una serie di vincoli e poter dunque esercitare meglio il controllo sociale su di lui?


Infatti, se il mio rapporto di lavoro proseguirà, mi troverò a patire un forte condizionamento mentale, quasi mi trovassi con un debito di riconoscenza, nei confronti del consulente e del caporeparto che ha speso nobili parole per me (sic). E si potrebbe pure configurare un’inadempienza della ditta che modifica unilateralmente il contratto iniziale firmato. E poi perché questo “strano” numero di ore: 21? La sciocca spiegazione ottenuta è stata che il lunedì si partirebbe con cinque per affrontare subito di slancio la settimana. Inoltre per arrivare a 40 ore potrei sempre essere assunto, in perfetta regola, da un’altra azienda, come suggerito ieri mattina.


Insomma, come Arlecchino, servitore di due padroni. Devo perciò scegliere la soluzione che contiene meno controindicazioni: affrontare il salto senza rete oppure accontentarmi dell’uovo che mi verrà servito oggi piuttosto che inseguire la gallina nell’incerto domani. Tutto in una notte, già in parte trascorsa. Non si uccidono così anche i cavalli?

10 commenti:

  1. E' assurda la situazione psicologica in cui ci hanno messo. Vivo da vicino le tue parole, i dubbi e la certezze che hai elencato con chiarezza e disincanto. Questa società ha ormai qualcosa di obsoleto che va rivisto, cambiato, ripensato. Sono venuta a conoscenza dell'uso della non-moneta, in alcuni posti hanno pensato bene di usare un sistema monetario "locale" per difendersi dal sistema che ci vuole incapaci di pensare ad alternative. Cerca "scec" su google (non ricordo il sito adesso) e vedrai cosa non stanno facendo a Napoli. Dobbiamo re-inventarci una società che salvaguardi non il lavoro (come canta il primo articolo della nostra costituzione) bensì la dignità dell'uomo.

    Un abbraccio grande,

    AnnA

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  2. In bocca al lupo Frank.

    So che hai le risorse per superare questo momento, indipendentemente dalla non scelta che stai facendo, perché non sarà mica una scelta questa?

    Baci

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  3. Fratello, aprivo la tua pagina con dita incrociate, te lo confesso. Questa è la classica situazione in cui qualunque scelta tu faccia, puo' essere indifferentemente quella vincente o sbagliata: ormai siamo ad una slot-machine della vita lavorativa, senza neppure il gusto di poter dare il colpo noi, alla maniglia.

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  4. samuelesianisettembre 21, 2007

    Mi spiace molto per questa situazione. Tieni duro psicologicamente qualunque cosa tu scelga.

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  5. Ho scelto, infine, di RESTARE, dopo che è stata accettata la controproposta di ottenere 25 ore. Manca la conferma ufficiale.

    AnnA, ecco intanto il link: http://www.progettoscec.com/ di cui ti ringrazio moltissimo: è un'iniziativa che mi era del tutto ignota. Ma il ringraziamento va anche per le considerazioni espresse così bene che, naturalmente mi sento di sottoscrivere in pieno.

    Un abbraccio ancora più grande ( e vedrai che prima o poi mi farò sentire). Ciao :-))))))))

    astime, che il lupo possa crepare ora e in futuro. E' vero: non può definirsi scelta quella che ho effettuato. Quella vera spero di poterla fare presto, per uscire da questo circuito infernale. Grazie tante.

    Baci

    Fratello, l'immagine che hai adoperato è quanto mai efficace e rende perfettamente l'idea. In questi giorni, soprattutto, mi sono sentito come la pallina impazzita di un flipper. Il game over è stato scongiurato. Poi me ne andrò io quando matureranno le condizioni favorevoli.

    Un abbraccio

    samuelesiani, tener duro psicologicamente sarà logorante, ma necessario. Anche se dal punto di vista mentale sono proiettato verso l'esterno. E poi leggere le parole che avete lasciato mi sarà di ausilio e guida. Grazie, caro amico.

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  6. ilvecchiodellamontagnasettembre 22, 2007

    Caro Frank, tra gli incubi del momento presente quella dell'insicurezza del lavoro è ai primi posti. Ho due figli, so di cosa parlo. Mi auguro che il lavoro e la sua dignità ( che è poi la dignità dell'uomo ) torni a prevalere sulle alchimie finanziarie, sulla caccia alla massimizzazione del profitto ad ogni costo. Poi è anche vero che intraprendere in Italia è impresa per pazzi, con la burocrazia che ci ritroviamo.

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  7. Ho lertto con angoscia crescente e voglia di rompere l'incubo urlando. Poi ho letto la tua scelta. Non ho nessun criterio per prendere posizione, ma concordo con la slot machine di Massimo. Come siamo arrivati a tutto questo dopo aver conquistato diritti umani? E' durata pochissimo la stagione dei diritti e la cosa peggiore è che la causa è la schiavizzazione di altre popolazioni. Ti faccio tanti auguri, sempre che servano a qualcosa. Comunque sei forte e non può che andare bene.

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  8. Carovecchio, non posso che unirmi ai tuoi auguri e alle avvedute e sagge considerazioni, amare ma reali. Il sostantivo che hai adoperato (incubo) è tale nella sua immanenza, capace di provocare autentici stravolgimenti nel pensare e nell’agire. Non so ancora (ma ragionevolmente credo di sì) se sono uscito da questa slot machine (come fratel Masso ha adeguatamente definito la situazione). Di certo non sono io ad agire sulla maniglia, se non in minima parte e questo interstizio ho sfruttato per rilanciare sulle 25 ore settimanali (miserevole contrattazione vedi da te). Mi dicono che ho agito bene e forse sarà anche vero, se solo penso al tormentato fine settimana che trascorreranno quei colleghi sospesi nel limbo dell’incertezza. Grazie per la tua affettuosa presenza.

    harmonia, molto cara. Ecco che la casualità mette uno dietro l'altro i commenti di due tra le persone che più mi sono care all'interno della blogosfera. Lo prendo come un segnale di buon auspicio. Ho appena scritto con rabbia un post che riflette naturalmente il mio stato d'animo, messo a disagio - te lo garantisco - da queste vicissitudini (e non solo).

    Mi porgi riflessioni assennate sulla breve stagione dei diritti e sull'assurdità di riconquistare aspetti elementari di convivenza, aspetti che erano ormai scontati. Gli auguri testimoniano la vicinanza e la condivisione, nonché irrobustiscono quella forza d'animo di cui mi fai depositario e che percepisco tremolante.

    Un caro abbraccio.

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  9. Nulla da aggiungere... Solo una nota riguardo all'ultima frase... Perché per combinazione ho consigliato l'altro ieri ad un giovane amico di vedere questo vecchissimo film di Pollack _ Non si uccidono così anche i cavalli? - che pochi conoscono e che secondo me è di un'attualità incredibile...

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  10. biancac, la coincidenza è davvero singolare, ma forse è l'attualità ad essere molto comune.

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