mercoledì 26 settembre 2007

Il buio a mezzogiorno


Oggi è stato licenziato il mio collega. Anzi no, è stato collocato eufemisticamente in mobilità, con la risoluzione del contratto di lavoro. Nella lettera gli viene “intimato” di non rientrare in azienda per prestare la sua opera.


Voglio e devo esser più preciso. Non era solo il mio collega la persona con la quale ho diviso l’ufficio per dieci anni. Si trattava soprattutto, perchè tale lo consideravo, di un amico e confessore. Sempre presente, pronto all’ascolto nei miei momenti di disagio (i lunghi e disperati giorni dell’abbandono da parte della donna amata), in quei passaggi a vuoto che contrassegnano il percorso di settimane o di mesi. Le tragedie mortali.


Questi rapporti umani e di colleganza funzionano secondo una precisa conformazione. Se ti viene affiancata una persona con questa potrai stringere amicizia oppure considerarla insopportabile, un tormento quotidiano che si dovrà sopportare per la causa comune, per limitare stress e insofferenza (quieto vivere) che peraltro alligneranno ugualmente. In altri termini: accettare la convivenza, confidando di uscirne con meno danni possibili e bramando la separazione non appena si dovesse profilare la possibilità. Un martirio che magari potrà consegnare in anticipo un posto nel regno dei cieli oppure una citazione sul calendario, accanto al consolante panta rei. Se, al contrario, la relazione funziona, si capovolgono i termini della vexata quaestio. La condivisione comincia a dosi omeopatiche per poi crescere in sintonia ed armonia di pensiero. La nascita del primo figlio, il secondo dopo qualche anno. E, in entrambi i casi, si vive anche il periodo della gravidanza percorso da quei tremori che ogni genitore ben conosce. Poi seguono i primi passi, le prime conquiste, le assenze per la visita pediatrica o l’immancabile influenza. Il primo giorno di scuola materna, l’ingresso nella scuola primaria. Le pagelle, i rapporti con le insegnanti, le feste di fine anno scolastico. Le foto che contrappuntano i momenti più belli, accanto alla constatazione che: “quanto sono cresciuti dall’ultima volta che li ho visti”.


Tutto questo e tanto altro ancora è stato cancellato oggi. Non esisterà più da domani. Sarò da solo. La solitudine, una cifra che ormai mi sta accompagnando da alcuni mesi. Sembra il mio destino. Sarò solo anche con gli inevitabili momenti di disagio e quei passaggi a vuoto di cui parlavo prima. Perchè non ci sarà più lui ad ascoltarmi, a confortarmi con la presenza silente, a scuotermi quando è stato necessario, a capire che ogni tipo di sofferenza, da quella per amore a quella per la perdita di persone care, richiede elaborazione, dunque tempo, dunque pazienza. E lui ne aveva.


C’era un momento che per me diventava stimolante e rassicurante. Accadeva che generalmente lo precedessi al lavoro. Aprivo la porta che poi chiudevo alle mie spalle. Questione di poco e poi sarebbe arrivato. E quando sentivo nuovamente la porta spalancarsi già sapevo che era lui. A quel punto si poteva cominciare, giudicando anche dalla sua espressione se la giornata sarebbe iniziata positivamente oppure no. Si generano codici segreti sviluppati dall’empatia tra due persone e come io sapevo esattamente quando l’eventuale malumore sarebbe scomparso, analogamente accadeva per lui. Se poi si restava muti, non era silenzio.


Oggi è stata una giornata triste per me. È come se mi avessero amputato una parte. So che da domani inizierà una nuova fase, più cupa, meno rilassata, meno divertente, meno leggera, laddove per leggerezza s’intende la capacità di non drammatizzare, esasperandola, nessuna situazione.


E lui? Dovrà inventarsi una nuova storia da raccontare al terzo figlio in arrivo. L’ha saputo ieri, me l’ha comunicato oggi in una mattinata radiosa fino a mezzogiorno, quando il sole si è oscurato. E tutto è finito.


 

8 commenti:

  1. Non ho parole.



    Un abbraccio.



    -S-

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  2. Ci sono passato.

    So cosa significa, purtroppo.

    L'età ancor giovane, e una pur piccola ma significativa esperienza lavorativa, hanno poi fatto in modo che dopo cinque anni ritrovassi finalmente un altro impiego.

    Auguro lo stesso al tuo sfortunato collega, ovviamente in tempi molto ma molto più rapidi dei miei.



    Ben ritrovato, Frank.

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  3. Dovesei, infatti cos'altro si potrebbe aggiungere, visto che il disgusto c'è tutto? Sogno pure io un personale V-day, ma al momento giusto, chiaro.

    Un caro abbraccio

    Archimede63, carissimo, bentrovato anche a te!

    Mi auguro davvero che siano tempi molto più brevi per lui e che chi è rimasto,come me, abbia la fortuna di poter reggere ancora. Ma stare là fuori, di questi tempi, sarà molto dura. Spero resista.

    Un abbraccio

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  4. "Con il terzo bambino in arrivo..." come si può essere tanto criminali da non tener conto di questo? C'è la dignità della persona, il diritto al lavoro... non ci posso credere, ogni storia come quella del tuo collega che sento mi lascia senza parole.

    Eppure ne avrei tante di parole!



    Un saluto, AnnA

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  5. Pensavo di chiamarti, per chiederti notizie.

    Beh, adesso le ho.

    Stai su. Ti abbraccio.

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  6. AnnA, "dignità, rispetto, diritti", sembrano ormai essere diventate parole obsolete, bruciate sul moderno altare del businness, del mercato, delle opportunità economiche. Le altre, di parole, mancano oppure rivelano la loro inutilità. Forse è meglio: se pronunciate sarebbero di fuoco.

    Un caro saluto

    Ziby, infatti dovevo scriverti anche per l'aggiornamento, ma non solo. Lo farò e proverò a seguire il consiglio di non abbattermi. Grazie.

    Un abbraccio

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  7. ilvecchiodellamontagnasettembre 27, 2007

    Mobilità, ristrutturazione dell'azienda, taglio dei costi....

    Qualche economista cominci a distinguere tra la dura legge del mercato e la spietata legge del profitto. Dietro i diagrammi ci sono vite e uomini...

    Domani, una maglietta rossa ( o una sciarpa, o una cravatta...) per l'eroica Birmania. Un abbraccio!

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  8. vecchio,grazie, ma sarà dura trovare economisti (e imprenditori) che mettano al centro l'uomo e defilato il profitto ad ogni costo. Le vite, per loro, sono a perdere.

    Per il resto già fatto (post) e farò (maglietta rossa domani).

    Un abbraccio

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