sabato 22 settembre 2007

La cosca predona


Guarda guarda cosa ti combinano i padroni, ops i “virtuosi imprenditori”, quelli che vorrebbero avere mano libera nei licenziamenti e, non essendo ancora accontentati, si rifanno convertendo la flessibilità in precariato, attingendo alla sciagurata legge Maroni (arbitrariamente accostata a Marco Biagi, assassinato dalle Brigate Rosse fiancheggiate dal ministero dell’Interno che, al giuslavorista aveva revocato la scorta, insultandolo poi  [Scajola dixit] da morto). Quelli che spremono fino all’usura i propri dipendenti e collezionano un numero impressionante di morti sul lavoro nelle loro aziende, perché la sicurezza è un costo che non immette alcuna ricchezza nei corposi conti bancari (spesso all’estero in maniera illegale e immorale). Quelli che pretendono dallo Stato riduzioni continue di tasse, contribuzioni, oneri e nulla danno in più ai lavoratori che pure contribuiscono ai profitti sempre in crescita. E si irrigidiscono ad ogni accenno di richiesta di aumenti o rinnovi contrattuali, pur dovuti. Per minacciare il trasferimento nei paesi dove ancora (per poco si spera) possono sfruttare in grande stile donne e uomini dell’immenso Sud del pianeta che, prima o poi, si solleverà contro le indegne accumulazioni di ricchezza e le vergognose condizioni di varia disumanità provocate dal vero male del mondo che è il capitalismo.   


Nel 2006 hanno investito quasi il triplo nel settore delle costruzioni (in valore assoluto 218,9 miliardi di €) rispetto a quelli realizzati in macchinari e attrezzature varie (79,6 miliardi di €). Tra il 2000 e il 2006 i primi sono aumentati del 88,1% i secondi sono addirittura scesi del 7,2%, mentre l’inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata del + 15,1%. Stiamo parlando degli investimenti delle grandi imprese o meglio dei finanziamenti richiesti dalle grandi aziende alle banche secondo la destinazione economica dell’investimento.


Insomma, secondo la denuncia della CGIA di Mestre (che risale a un paio di settimane fa n.d.r.), si è privilegiato, in larga misura, l’investimento di natura “speculativa”, trascurando, invece, di impiegarli all’interno delle aziende per migliorare la competitività e divenire quindi più concorrenziali sui mercati internazionali. Sempre nella nota della CGIA di Mestre si sottolinea come l’andamento degli investimenti in immobili di questi ultimi 5 anni sia stato decisamente condizionato dalle agevolazioni innescate con la cosiddetta Tremonti bis.


“E’ indubbio – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – che in vista della riduzione del cuneo fiscale, ad esempio, il Governo non avrebbe dovuto premiare indistintamente tutte le imprese. Si avrebbe dovuto tener  presente di chi ha diversificato i propri investimenti in settori maturi per fare solo ed esclusivamente profitti e chi, invece, ha riimmesso tutto nella propria azienda per renderla più virtuosa e più concorrenziale con l’obbiettivo di aumentare l’occupazione. Certo – conclude Giuseppe Bortolussi - generalizzare è sempre sbagliato ma questa nostra analisi dimostra come, in questo ultimo quinquennio di difficoltà economica, le grandi aziende italiane siano state più attente alle speculazioni  invece di riassestarsi organizzativamente”.

2 commenti:

  1. " ... la sicurezza è un costo che non immette alcuna ricchezza nei corposi conti bancari (spesso all’estero in maniera illegale e immorale). ..."

    E nel Veneto, nel ricco e "leghista" (o "padano") Veneto, dall'inizio dell'anno al 20 u.s. vi sono stati 61 incidenti mortali sul lavoro e, quasi tutti, erano lavoratori precari!!!

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  2. SergioYYY, tocchi un altro argomento a cui sono molto sensibile. Un tragico argomento che non fa del nostro un Paese civile. L'ultima conta (che mi risulta) è di qualche giorno fa, in provincia di Treviso: una giovane che non aveva lavoro (essendo precaria) è morta a causa del lavoro. Nel Veneto, che ha dimenticato le origini di terra contadina, l'egoismo è smodato, come centri di ricchezza e vedi da te come il territorio sia stato devastato dai capannoni dei "padroncini".

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