mercoledì 8 novembre 2006

La fusione calda. Anzi fondente.


Lui entra, come gli è consueto evidentemente, in una cioccolateria e saluta, tradendo un certo impaccio, la giovane titolare, la quale si volta al suono della voce amica e fa anche peggio, imporporandosi e abbassando gli occhi. Lui si avvicina timidamente al banco, nota il prodotto in vendita e non trova di meglio, per spezzare l’imbarazzato silenzio, che chiedere se il cioccolato è buono. La ragazza, che dev’essere più innamorata del suo corteggiatore (perchè non prova insofferenza per la banale domanda), ha gli occhi illuminati di luce sfolgorante e, con un sorriso che allude anche ad altro, gli offre il vassoio, proponendogli: “Bisogna provare!”.


Nella scena successiva vediamo lo stesso giovane in cordiale colloquio con una funzionaria di banca (non credo che ne esistano di così carine e allegre) tutta sorrisi e ammiccamenti. Il clima da testosterone illumina finalmente il ragazzo, che ormai ha capito tutto e, ispirato dal cioccolato in precedenza assaggiato, si fa trovare all’orario di chiusura davanti al negozio. Stavolta ha pronta lui una proposta: l’invito a cena. E, reso audace, aggiunge, per abbattere la fragile incertezza di lei: “Bisogna provare!”.


Diavolo di uno spot. Non pubblicizza un nuovo tipo di cioccolato, bensì le convenienze e i vantaggi di un conto bancario. Ma intanto lo spettatore, sapientemente messo di buon umore dai cioccolatini di ogni dimensione che occhieggiavano in vetrina e dalla probabile liaison tra i due, è stato ben disposto anche a sorbirsi un prodotto così indigesto e poco appetibile come quello offerto dall’istituto di credito (che non cito per non fargli ulteriore pubblicità).


In seguito, nel secondo episodio, Lucia e Paolo, passano a progetti pratici, ma quando lui si fa avanti (non in “quel” senso, però) interviene l’occhiuta madre di lei a tutelare la virtù – si suppone intatta - della figlia, recandosi insieme dalla stessa funzionaria sempre più gaudente, mentre s’immagina che lui resti in solinga attesa, ma ormai demotivato. Così, quando la sposina in pectore ritorna e trova la porta della casa da ristrutturare chiusa e Paolo triste e scoraggiato là davanti, lo provoca: “Ma non bisognava provare?”.Palpitante attesa per l’ulteriore sviluppo.


La location è la piazza di Orta San Giulio, ritenuta la piazza ideale d’Italia e un borgo, a giudicare dalle foto e dalla collocazione geografica, semplicemente incantevole.


 

5 commenti:

  1. Hai ragione, è proprio un bel borgo! Di posti simili in Italia ne abbiamo più di qualcuno e se la pubblicità serve a farceli conoscere, ben venga!

    L'importante è non farsi lusingare troppo.



    Sergio

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  2. Bello il borgo. La pubblicità mescola genuinità di tempi passati con genuinità di sentimenti, credo, lanciandomi in un'analisi puramente campata in aria, per voler ammiccare a quello che quell'istituto dovrebbe ispirarsi... ma cosa c'entra un amore che nasce con un conto bancario??!?! ... purtroppo c'entra!



    Anna :)

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  3. Frank, mi ero persa la I parte, quella del cioccolato.

    Ma sai che hai scannerizzato alla perfezione lo spot?

    Il clima da testosterone illumina finalmente il ragazzo,

    Bravo!

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  4. Sì, pubblicità rasserenante, in tempi che non lo sono e non per nulla pubblicizza prodotti bancari. Loro mi piacciono, si possono confondere tra la folla, tanto sono comuni, ma belli, puliti, semplici e delicati. Lei ha la dolcezza di ciò che vende ( e ricorda un'atmosfera da "Chocolat"), lui ha l'aria del bravo ragazzo. Bella la casa vecchia da ristrutturare con un gesto d'amore per un futuro d'amore ( su cui la mamma vigila). Persone semplici, solide, "d'una volta", per una banca solida, chiara, utile e buona come una mamma. Una banca dei bei tempi antichi, quando gli interessi erano a credito e non a debito come ora. Allucinante menzogna, per sognatori retrò. Non sapevo che il borgo fosse Orta. Poetica, bella. Peccato che il lago, alcuni anni fa fosse ...morto. Chissà se almeno quello è tornato in vita.

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  5. mi piacerebbe visitare il posto....



    Sermau

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