mercoledì 22 novembre 2006

Al calar del sole


Turbato da recenti lutti che hanno colpito persone che intorno al cuore mi stanno, seppure per diversi motivi, assisto – impotente - al declino fisico di mio padre. Lo devastano l’artrosi ormai irreversibile, un tumore alla prostata ancora silente e, notizia di questa mattina, un cuore che sta affaticandosi in misura crescente, con segnali di ischemia, preallarmi di infarto. Il fatto che continui a fumare certo non lo aiuta. Escluso l’intervento a causa dell’età (82 anni il prossimo maggio), si procederà con un ricovero in data da definire per procedere, forse, all’installazione di un pacemaker. E, se quest’ultima notizia in sé non sarebbe allarmante, lo diventa considerando la vecchiaia e il logorio di una vita disseminata sì di gioie, ma pure funestata da perdite squassanti e premature, a cominciare da quella della sua compagna di vita, avvenuta in anni ormai lontani e, ancora vicina nel ricordo per la voragine spalancata, dalla morte della figlia.


Lo assisto come posso, all’inizio – due anni fa – persino irritato per la malasorte e le prospettive incertissime. Poi il quadro diagnostico, mai reso esattamente chiaro e l’evolversi in positivo della malattia avevano un po’ risollevato le sorti. Ma, ormai, da alcuni mesi il decadimento e la stanchezza stanno prendendo il sopravvento, erodendo le sue capacità di resistenza. Semiautonomo, dipende però da me per vestirsi e spogliarsi, a tratti offre il medesimo spaesamento di un bambino quando patisce la lontananza materna. Impacciato nei movimenti più elementari, sopraffatto dall’evidenza dei fatti, dai limiti chiarissimi della sua mobilità.


Ci sono giornate e quella di oggi è una di queste, dove avverte deflagrante la prossimità del periodo invernale e di tutti i cupi pensieri che si trascina dietro. Questo avvicinarsi alla stagione fredda e non alla primavera – come ha esclamato nel pomeriggio - lo disorienta e avvilisce, mettendo a nudo in modo impudico i suoi limiti che fingo di non vedere e commentare. Atteggiamento che significa non soffermarsi su di essi e procedere in avanti, distraendolo e spostando altrove il discorso, minimizzando e, in ultima analisi, mentendo. Come faccio, in misura differente, appunto da più di due anni.


Confesso che non è sempre facile dissimulare i sentimenti che si provano, attenuare la triste consapevolezza, accorgersi che non potrebbe alzarsi dalla poltrona se non gli tendessi la mano sorreggendolo. E riecheggia così quella frase, che da bambino mi ripeteva, sul ruolo assegnato nel suo tramonto: essere il bastone della vecchiaia. All’epoca non capivo bene e, comunque, mi sembrava tutto facile: era talmente lontano quel periodo che non me curavo affatto. Chissà, forse ci scherzavo anche.


Ora, invece, capisco, quando lui chiede l’aiuto, quando cerca la mia mano per potersi aggrappare. Una notte sono stato svegliato da un tonfo e poi il mio nome gridato: si era alzato dal letto, il bastone non afferrato bene gli era caduto e lui lo aveva seguito. Ho dovuto far ricorso a tutte le mie forze per risollevarlo dal pavimento. Lui che non è un fuscello.


Adesso sento il volume della tv accesa e, chissà perché, mi sembra una garanzia anche se è verosimile che si sia addormentato davanti al video. Come sempre. E, infatti, alle 21:30 già insonnolito spegnerà tutto e andrà a dormire. Un classico.  Sento l’incedere del bastone, mi vado ad accertare della situazione, gli auguro la buonanotte. Lascio la porta della camera aperta.


Ogni giorno passato è un giorno in meno. Non vado tanto oltre con il pensiero, credo che sia una visione limitata. Mi chiedo spesso quando arriverà “quel” giorno e dove mi troverò io. Perché ci sono giornate, come quella di oggi appunto, in cui questo interrogativo scava nell’animo, lo lacera in mille pezzi, pone dilemmi, genera inquietudini, prospetta un futuro assolutamente indefinibile.


In fondo, si muore non perché ammalati, ma ci si ammala perché si deve morire.


 

16 commenti:

  1. Come ti capisco..

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  2. OcchiDelNilonovembre 22, 2006

    mi dispiace fatti forza,fai sentire che ci sei, e basterà! spero...

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  3. DianaLove, benvenuta. Tasto delicato, patimenti comuni, immagino.

    OcchiDelNilo, benvenuta. Grazie per il pensiero: tutto aiuta.

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  4. Beh, la prima cosa che mi viene da dire è che è un buon padre se sa ispirare al figlio uno sguardo così tenero.

    La seconda, imparata dal lavoro che faccio, è quanto la natura ci prepari, quasi ci predisponga, alla conclusione del ciclo.

    Chi non è preparato è il familiare vicino. Spesso schiacciato tra i doveri di cura e i sentimenti ispirati dall'incombenza dell'ineluttabile.

    Parlagli e fallo parlare, raccontati e fallo raccontare. Per esperienza personale, la mancanza più grossa che ora sento, è tutto quello che avevo ancora da dire a mia madre e non ho detto.

    Fatti aiutare il più possibile nelle cose pratiche per goderti tuo padre il più possibile. Anche se, comunque, resteranno tante cose da dire. Ma mi pare di ricordare che questo tu lo sai già.

    Un abbraccio :)

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  5. astime, sono interventi come i tuoi che fanno ringraziare la tecnologia prima e la fortuna poi dell’incontro casuale, per considerare infine che i blog contengono tanti valori aggiunti. Rileggerò con maggiore calma le tue serene considerazioni di cui ti ringrazio. Aggiungo, che non sono da solo per gli aspetti meramente pratici e già questo vuol dire parecchio. Poi, accerchiato dalla precaria situazione lavorativa (però qualcosa all’esterno accenna a muoversi) e da queste esigenze, magari così fosche oggi (e domani sarà diverso...) spero che ogni pezzetto di questa fase della mia vita s’incastri nel posto giusto al momento giusto.

    Un caro abbraccio :-)))))))))

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  6. Caro Frank,

    non posso dirti altro se non che comprendo ogni tua parola, persino ogni tua virgola, perché ho vissuto esperienze molto simili. So cosa si prova.

    Ti stai comportando benissimo, stai facendo tutto quello puoi e che ti è consentito, visti i ritmi di vita cui si è costretti in questa società.

    Vorremmo avere molto più tempo da dedicare alle persone che amiamo; inoltre non è facile dire le cose giuste al momento giusto, non è facile "dissimulare" in simili circostanze. Però questo stesso tentativo, anche se imperfetto, è un atto d'amore.

    Alla fine, sono proprio le intenzioni, oltre ai fatti, a dare spessore alle nostre azioni. E le tue intenzioni sono ottime.

    Ti sono vicina

    Romina

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  7. Purtroppo comuni..

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  8. Romina, grazie per ciò che la tua partecipazione emotiva ha espresso. Nobili parole di una nobile persona.

    Un caro saluto

    DianaLove, come temevo, purtroppo.

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  9. Fratello, la sola cosa che posso dirti è che un grande, forse irripetibile motivo di conforto che nasce dentro, in certi momenti, è la consapevolezza di avere certamente dei rimpianti (chè quelli non li cancelli, soprattutto quando lo vedi spegnersi giorno dopo giorno, quando l'apparente disperazione di un anno prima diventerebbe, al momento, quasi una utopia), ma anche la sapida baldanza di non avere rimorsi, quando sai di esserti speso anche al di sopra delle tue stesse forze, attinte da una riserva di energie che non sapevi di avere dentro te, e che il calore umano di persone vicine o amiche ha saputo alimentare.

    Ed allora alzi la testa, le spalle dritte, e cammini con l'orgoglio di sapere che tutto quello che hai potuto dare è il riflesso di cio' che hai potuto ricevere.

    Ti abbraccio forte, come puoi immaginare.

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  10. Fratello, me lo tengo stretto stretto il tuo abbraccio, perchè so da chi viene e da cosa deriva. Hai affermato, giustamente, che il confronto tra un anno e l'altro è l'aspetto più sconfortante e purtroppo l'amara constatazione la devi assimilare fino in fondo.

    Forse, anche dalla consapevolezza che esistono persone come quelle che qui si sono espresse e quelle altrettanto care nella realtà, che potrò aspirare energie e risorse, soprattutto mentali, attrezzandomi per un lungo inverno: il terzo, ormai.

    Ti abbraccio

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  11. ciao frank. capisco molto bene ciò che ti succede, perchè quest'estate è toccato a mio padre, di avere grossi problemi (ischemia al braccio sinistro, infarto...). Adesso s'è ripreso, fortunatamente. Ma è stata un'estate terribile; mia madre fuori di testa, lui che sentiva l'avvicinarsi del momento fatale, io che cercavo di assisterlo nel migliore dei modi. Ci sono stati dei giorni in cui ho rivisto davanti gli occhi tutta la vita con lui....

    I contraccolpi, ovviamente, anche nella mia famiglia sono stati grandi....

    Bisogna rendersi conto, ed è una presa di coscienza dolorosa, che anche loro se ne andranno, ci mancheranno, e forse con ciò, ci daranno un ulteriore scossone per andare avanti, perchè anche queste cose fan parte del nostro personale percorso di vita.

    Per questo dobbiamo renderci conto dell'importanza della vita, anche quando è vissuta male. Mi sembra che Astime abbia colto nel segno quando dice di parlare e raccontare il più possibile, nel migliore dei modi, perchè bisogna "lasciarsi" bene....

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  12. Silenzioindionovembre 25, 2006

    Frank ogni giorno che passa la consapevolezza di perderli ci disorienta ma è anche un giorno in più che ci viene donato, per una “presenza” insostituibile che plasma con prudenza e discrezione il nostro esistere

    la delicatezza di un silenzio che a gesti chiede la "com-passione" dell'affetto nel cercare il contatto della mano di un figlio continua a forgiare inconsciamente il nostro cuore per prepararlo ad accogliere nei solchi del dolore i germogli eterni dell’amore di un padre.

    Conosco bene le emozioni che scuotono e affliggono nei momenti in cui sentiamo vacillare “le nostre radici”

    Ma i ruoli imprevedibilmente si invertono

    e ritroviamo in loro la tenerezza e lo smarrimento della fragilità che prima era nostra...

    Sono momenti emotivamente molto forti in cui si vorrebbe fermare il tempo … ma sono anche attimi preziosi che rafforzano un legame indistruttibile

    un amore che non ha misura nel dare e nel ricevere

    che non ha spazio e non ha tempo





    un pensiero affettuoso

    Sil



    Ti ringrazio di essere passato dal blog

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  13. Sì, il declino è doloroso per chi lo vive e chi lo vede. Io sono stata messa duramente alla prova ed in un'età in cui non è comune perdere i genitori. Matura, sì , a sufficienza, ma catapultata all'improvviso tra chi non ha più la possibilità, di tanto in tanto, di crogiolarsi nel sentirsi figlio. Perdere i genitori ( non soltanto attraverso la morte, ma di giorno in giorno) è perdere il ruolo di figlio, di realtà dipendente da una guida amata o contestata che sia o sia stata. E' assistere al proprio crepuscolo degli Dei, perché da bambini...i genitori son stati il Tutto che sa dar risposte a tutto. E' un tramonto che non ha eguali. Ti espone nudo alla continuità della vita. Perlomeno...per me è stato così.

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  14. coraggio Frank, immagino sia terribile. Io non riesco neanche ad immaginare di non dover affrontare situazioni come questa. Eppure prma o poi arriverà. Credo non si sia mai pronti. Un abbraccio. E grazie delle tue parole.

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  15. Questa tua dedizione è un atto d'amore toccante. Non è da tutti rimanere al proprio posto in momenti difficili, è l'essere lì.... che ci conferisce fierezza e dignità.





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  16. Ho letto soltanto ora il tuo post,sto lentamente scomparendo.

    Ti abbraccio forte,

    Angela

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