martedì 8 settembre 2009

Razza umana

2 settembre 2009











Il treno si ferma ancora cigolando.  "Dove siamo?" mi chiede la compagna di viaggio svegliandosi di soprassalto. "Ah, Villa Literno. Non successe qualcosa qui, anni fa?" domanda ancora, quasi leggendo nella mia mente. Infatti ogni volta che si nomina questa località del casertano il pensiero corre sempre a ciò che accadde molti anni fa.


Esistono zone che si sono ormai impresse nell'immaginario collettivo come luoghi della memoria, più o meno condivisa, più o meno degna di essere mantenuta: da Vermicino a Cogne, da Erba a Garlasco, dal Circeo fino a Villa Literno. Poco oltre si trova Casal di Principe, poi Aversa, Giugliano, Villaricca e sul litorale tirrenico corre la Via Domitiana con il Villaggio Coppola e tutte le altre brutture di una larga zona infettata da liquami umani e discariche tossiche. Da brivido.


Rispondo affermativamente alla mia occasionale interlocutrice, affronto con piacere l'argomento, perfino sorpreso perchè ormai di Villa Literno e di ciò che avvenne non si parla più. Rimozione. Blocco. Tabù.


La memoria aggancia un nome, quello di Jerry Masslo, prima sfruttato e poi assassinato. Uno dei primi migranti vittime del razzismo che stava metastatizzando la società. Stavamo diventando xenofobi e razzisti e non ce ne accorgevamo.


Perché si comincia sempre così: a minimizzare, a precisare, a rassicurare che la maggior parte del paese è sana. Che si tratta di minoranze o meglio (peggio?) di bravate, di cani sciolti (e rognosi si potrebbe aggiungere). 


"Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere nè pregiudizi. Invece sono deluso..." Così Jerry Masslo, profugo politico sudafricano che, giusto 20 anni fa, nella notte tra il 24 e 25 agosto, venne ucciso da un branco di balordi per essersi ribellato ad un tentativo di rapina. Assassini non certo peggiori dei caporali che reclutavano le braccia di questi disperati e dei padroncini che sfruttavano i primi migranti, i quali per sopravvivere erano costretti a raccogliere cassette di pomodori per poche lire. Neri che lavoravano in nero (e non fa neppure ridere), privi di tutela e dignità, come accade nelle zone dove lo Stato è soppiantato dalle mafie. Oggi come allora, del resto, perché nella sostanza nulla è cambiato. E il martirio di Jerry Masslo fu solo l’inizio.


 




2 commenti:

  1. ancora un po e ci lascia le penne, mica è immortale

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  2. phederpher, ??? A chi o cosa ti riferisci?

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