lunedì 14 settembre 2009

La mattanza scolastica



Quel viaggio in treno forse non ci sarà più, ma Olga (la chiamerò così) si è alzata tutte le mattine alle 6, nello scorso anno, per andare a scuola.


Incontro casuale, come tutti quelli che avvengono durante un viaggio, tragitto di confidenze amare e rassegnate. Della sveglia ho detto, un saluto rapido e silenzioso ai figli di 11 e 17 anni, alla figlia più grande (22 anni) che l’avrebbe sostituita nelle mansioni domestiche, occupandosi poi dei fratelli minori e sognando soltanto quello che avrebbe voluto fare da grande. Poi, rapida, verso la stazione di partenza: Salerno, per prendere l’Eurostar diretto a Roma. Abbonamento mensile: 340 euro che intaccavano pesantemente lo stipendio di insegnante, precaria nel posto sia a scuola che in treno, dove si siedeva solo se c’era posto. Arrivo a Termini due ore e un quarto più tardi e subito alla rincorsa dell’autobus che l’avrebbe condotta in un istituto di periferia. La giornata lavorativa che iniziava così, sarebbe terminata alle 21:00, con il ritorno a casa. A 43 anni ancora in grado di reggere questi ritmi.


Non so ovviamente quest’anno, magari la levataccia le sarà stata risparmiata e più brutalmente sarà stata una delle tante vittime della coppia degli orrori Gelmini-Tremonti.


Attenti a questi due: si stanno macchiando di crimini contro il futuro di intere generazioni e mettono a repentaglio la stabilità sociale.


La mattanza scolastica a cui hanno dato inizio dovrà chiamarli sul banco degli imputati di un ipotetico tribunale di Norimberga, perché stanno decapitando le speranze e pregiudicando concretamente l’esistenza di migliaia di persone. L’avvio del più grande licenziamento di massa non potrà restare senza conseguenze.


Buon anno alle amiche blogger, con l’invito a resistere, resistere, resistere. I ragli della somara unica non saranno per sempre e verrà pure un giorno in cui ne risponderà davanti ai cittadini onesti. Io sempre solidale con le lavoratrici della scuola.


 


Antonella, Vincenzo, Daniela: improvvisamente niente posto, un baratro davanti


«Così tagliano la nostra vita»


di Francesca Pilla – NAPOLI


I precari della scuola raccontano il dramma della perdita del lavoro. Antonella Vaccaro ha la voce roca e a stento riesce a parlare. Sono quattro giorni che si sgola, prima davanti all'ufficio del provveditorato poi fino a piazza Plebiscito, davanti la prefettura. Per lei non ci sono alternative alla protesta, ha 38 anni e dopo 17 passati a insegnare ai bimbi ora lo stato le dice di cambiare mestiere. Colpa dei tagli della Gelmini, del maestro unico, e a Napoli ci si è trovati con circa 150 insegnanti primarie e di ruolo in esubero, per i precari solo porte in faccia. «L'anno prossimo sarà anche peggio» spiega, a un passo dalla disperazione, solo che per ora le serve la forza di lottare. Un affitto da pagare, un compagno che non lavora e ora il nulla, il baratro dell'indigenza, dopo gli ultimi anni di supplenze annuali, che sebbene precarie, davano fiato: «Ci hanno detto di cambiare lavoro, ma io cosa ci scrivo sul curriculum per un supermercato o per un'azienda: che per 17 anni ho solo insegnato? E' assurdo nessuno mi assumerebbe». L'amarezza di Antonella è per aver dato tanto ai suoi bimbi e ora dover ricominciare.


Ieri insieme ad altri precari è stata ricevuta dal prefetto Alessandro Pansa, si sono detti soddisfatti del colloquio e degli impegni presi, anche se sarà difficile modificare la situazione, ci si aggrappa a spiragli. «Voglio però sia chiaro - conclude Antonella - che noi non siamo zavorra o ammortizzatori sociali, non è solo una questione occupazionale, qui per togliere di mezzo 6 mila lavoratori, hanno accorpato classi che ora contano più di trenta alunni. Quale offerta formativa offriamo ai nostri figli così? E quale sicurezza in edifici non idonei e sovraffollati?». Antonella Giuliano annuisce, era anche lei da Pansa e questa storia di dover elemosinare per lavorare non riesce a mandarla giù, le si ferma in gola: «Ho servito lo stato e sono servita allo stato per 20 anni, ne ho 50, due figlie di 28 e 24 anni, la più grande è laureata in giurisprudenza e con questa storia le hanno tolto le speranze in questo paese». La Giuliano ha, infatti, iniziato nel lontano '89 con le supplenze saltuarie, 3-4 volte al mese e poi una strada in salita fatta di concorsi, riabilitazioni, fino ad arrivare agli agognati incarichi annuali: «Al di là del posto di lavoro, questo governo deve capire che siamo di fronte a un'emergenza sociale. Non si può giocare con la vita della gente, io faccio parte delle 50mila immissioni in ruolo di Fioroni. E anche questa una legge dello stato o no?».

Benvenuti nel reality show dei precari, vita reale delle persone, che non sono numeri da cancellare con la gomma per far quadrare i bilanci, bensì individui con le loro storie, in un mondo che spesso si sgretola. Come per Vincenzo Terracino, 50 anni, con due figlie adolescenti, e una moglie, insegnante anche lei, che (fortunatamente) di ruolo si è trovata a dover mandare avanti tutta la famiglia con 1.200 euro al mese. «È' incredibile - spiega Vincenzo - la mia prima supplenza risale all'89, ho vinto un concorso per essere ordinario di cattedra nel '92, e mi trovo in mezzo a una strada». Lui insegnante alle superiori di elettronica, fisica e fisica nucleare ne ha passate di tutte i colori, ha lavorato per quasi 10 anni in un'azienda, la Ipm di Arzano, è stato a Milano per un anno, lasciando le figlie adolescenti e la moglie a Napoli, ha aspettato una vita per un po' di sicurezza e invece anche a lui chiedono di cambiare lavoro: «A 50 anni? - sbotta - e ci dicono di essere ammortizzatori sociali? La verità è che ci hanno usato da ammortizzatori, visto che annualmente costiamo 8mila euro in meno rispetto ai 'regolari'». Ma per la famiglia Terracino le sorprese non sono finite qui e si è aggiunta anche la beffa di uno stato pronto solo a prendere: «Sono arrivate le tasse dell'università di mia figlia, iscritta a medicina, e secondo il governo il nostro reddito è quello dell'anno scorso per cui o paghiamo o paghiamo».


La storia degli ammortizzatori non è andata giù nemmeno a Daniela Basile, una delle pasionarie che da 6 giorni dorme sul tetto dell'ex- provveditorato di Benevento: «Siamo stati usati - ci dice al telefono - non abbiamo mica preso i soldi per stare a casa. Ho 13 anni di servizio e ho sempre lavorato». Daniela ha 42 anni, due figli di 16 e 12 anni, separata, si trova sul lastrico, un mutuo di 400 euro, un finanziamento sulla macchina, un prestito sui lavori della casa: «Mi sento un fallimento come genitore - dice - arrivo a 40 anni e non riesco a garantire nulla alla mia famiglia». Ieri Daniela d'accordo con le altre donne «del tetto» è scesa solo un momento per incontrare il ministro Sacconi alla festa Udeur di Telese. Gli ha detto che il governo ha risolto il problema del precariato con i licenziamenti. Il ministro ha dato rassicurazioni su possibili aperture, ma la verità è che non hanno intenzione di fare marcia indietro e l'anno prossimo potrebbe essere peggio.


il manifesto (4 settembre 2009)


 


Scuola, al via l'anno horribilis dell'istruzione


di Maristella Iervasi


Le pagelle magari saranno pure on line e le assenze dei figli verranno comunicate ai genitori via sms. Uno specchietto per le allodole visto come la ministra unica dell’Istruzione ha ridotto la scuola che riapre oggi i portoni. Sempre più studenti appiccicati uno all’altro, stretti in classe fino a trentatrè ragazzi adolescenti e magari con al fianco diversi alunni con disabilità. Meno ore di lezione e nuove materie come quella che debutta alle medie: un’ora di “approfondimento in materia letteraria”, che non si sa a chi spetta. E insegnanti ridotto all’osso, al punto che i presidi non sanno come fronteggiare gli esoneri alla religione cattolica.


Ma non finisce qui. Le scuole riaprono più povere di prima in tutto, e non solo per la carta igienica e il sapone che sarà sempre a carico dei genitori: alla sonora sforbiciata di cattedre e risorse si aggiunge la questione della sicurezza. Non solo per l’edilizia scolastica che cade a pezzi: la scure di Tremonti è stata usata con vigore anche sui bidelli e il personale di segreteria. La sorveglianza dei bambini e dei ragazzi è demandata al fai-da-te.


Ecco la scuola del rigore e del merito decantata dall’avvocato-ministro Mariastella Gelmini. Ore 8: scatta l’era Gelmini. Zaini in spalla, si ricomincia. E’ il primo giorno di scuola per oltre 6 milioni e mezzo di bambini e ragazzi che vivono in dodici regioni. Ancora qualche giorno di vacanza per altri studenti: in Emilia Romagna e nel Friuli Venezia Giulia tornano nei banchi martedì, nelle Marche e in Basilicata mercoledì, il 17 sarà la volta della Sardegna e il 18 di Puglia e Sicilia. E anche nel terremotato Abruzzo riprenderanno e lezioni interrotte dal devastante sisma: tra il 21 settembre e il 3 ottobre scatta il tutti in classe.


Al pettine tutti i “guasti”, il gran caos e le mistificazioni del ministero. Per la scuola, un anno “horribilis”. Presidi e dirigenti lasciati soli a garantire la didattica e l’ordinaria amministrazione. Ma la Gelmini nel primo giorno di scuola si è assicurata il suo spazio a Mediaset. Solo dopo andrà a Napoli per inaugurare l’anno scolastico all’istituto penale per minorenni di Nisida. I docenti precari scalzati dagli ammortizzatori sociali promessi dal governo l’aspettano al varco.


Elementari E’ il giorno del ritorno del maestro unico prevalente nelle classi prime, ma l’imposizione della Gelmini ha fatto un sonoro flop, nonostante i numeri sulla scelta delle famiglie che il Miur ha “girato” a proprio tornaconto. L’Onda anti-Gelmini almeno in questo è riuscita a contrastare la ministra-avvocato: ha tenuto testa al maestro “tuttologo”. Pochissime le classi a 24 ore, aumentano quelle a 27-30 e 40 ore con il tempo pieno. Abolite tutte le compresenze, che vuol dire abolire i laboratori come quello di informatica, impossibili da gestire da una sola maestra con 27 alunni. A rischio anche le uscite didattiche e le attività di recupero. Si prevedono disagi per i bidelli ridotti all’osso.


Medie Un tempo scuola di 30 ore settimanali. Cattedre a 18 ore, aumento del numero degli alunni per classe, fino a 30. Gli insegnanti di Lettere faranno solo lezioni frontali e non potranno più svolgere potenziamento, recupero e progetti. Anche qui laboratori a rischio per la cancellazione delle compresenze.


Superiori Un taglio di insegnanti di 11mila unità da subito. Classi-pollaio come non mai: da un minimo di 27 fino a 33 alunni. E non finisce qui. Dal prossimo anno scatta il riordino di Licei, Tecnici e Professionali. Per ora la riforma della scuola superiore non è legge. Spariranno tutte le sperimentazioni. Ai licei un tempo scuola più corto che alle medie: 27 ore al biennio e 30 al triennio (31 al Classico). Negli istituti si costituiranno dipartimenti e comitati scientifici. Come le aziende.


L'Onda Mobilitazioni, siti-in, occupazioni degli Uffici scolastici regionali e insegnanti precari in sciopero della fame. Dal Piemonte alla Sardegna riparte l'onda anti-Gelmini. Volantinaggi sotto le scuole del Paese: "Io non ci sto", mentre dilaga la protesta sindacale. Oggi presidio della Flc-Cgil contro la soluzione dei contratti di disponibilità in viale Trastevere. E anche la Gilda degli Insegnanti chiede provvedimenti più incisivi che diano risposte a tutti i precari. Anche i Cobas di Piero Bernocchi in prima fila.  Il 9 ottobre lo sciopero dell'Unicobas.


www.unita.it (13 settembre 2009)


Tutti gli articoli di "Scuola"


* La prima pagina de “il manifesto” è del 6 settembre 2009.


 


3 commenti:

  1. Ciao, fratello. Che dire? E' la dimostrazione concreta di un governo fascista che emana leggi fasciste, anche in questo caso. A voler peccare di dietrologia, sorge il sospetto che il ministero dell’Istruzione (non l'avvocato gelmini, quella è solo l'assistente che distrae gli spettatori mentre il prestigiatore ti propina l'inganno) avesse due obiettivi: da un lato, soddisfare l’aspettativa del ministero dell’Economia di riduzione degli organici, intervento che ovviamente non era realizzabile a ordinamenti esistenti.

    Dall’altro, ribadire la continuità con la tradizione gentiliana di una scuola secondaria che ha nella sua "mission" la riproduzione della stratificazione sociale. Quella che portò il presidente del milan, nel memorabile duello-tv con Prodi, a dire questa emerita stronzata(scusa il francesismo...)

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  2. Abbiamo iniziato nel caos più completo.

    Mancano gli insegnanti di sostegno e i supplenti sulle maternità.

    Dovremo sostituire noi presenti, utilizzando le residue compresenze...a scapito della classe: niente laboratori, niente recuperi, nulla di nulla.

    E non sapremo fino a quando.

    E il ministro oggi minaccia presidi e insegnanti, farebe bene a spiegare a noi e alle famiglie come vorrà far fronte al caos.



    Noi continueremo a fare ciò in cui crediamo.



    Mi duole moltissimo la situazione dei precari, ne conoscomolti in situazioni simili a quelle che leggo qui.



    Viviamo tempi molto cupi.



    Grazie per questo post.





    Blue

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  3. Silenzioindiosettembre 18, 2009

    la società troverà mai un suo equilibrio perchè l'essere umano ricominci ad "essere umano"?

    ogni giorno una nuova pagina di storia dolorosa da vivere

    nuovi sacrifici da affrontare

    ovunque c'è il caos sopratutto nelle coscienze di chi si confronta con una quotidianità di abusi sprechi interessi privilegi..e continua a credere nel valore di comportamenti ispirati dall'etica e orientati nella ricerca del bene comune.

    Grazie Frank per il tuo saluto,mi ha dato gioia.



    un saluto caro anche per te

    Sil

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