mercoledì 2 settembre 2009

I fascisti verdi






Sulla Lega, sull’ignoranza dei legaioli mescolata con la cattiveria è fin troppo facile scrivere. O meglio la facilità è data dall’abbondanza di argomenti, perché immediata sale la nausea, ondate di ribrezzo travolgono e la sana incazzatura esplode dal coacervo di tante idiozie in libertà. Così la tastiera si troverebbe sottoposta a pressioni inadeguate, magari salterebbe pure qualche tasto. Non riuscirei ad intingere la penna (come si usava scrivere una volta) nel sarcasmo e nell’ironia, accompagnando tutto con leggerezza. Mi affido perciò ad alcuni pezzi che hanno caratterizzato la stampa d’agosto. Umberto Eco e Roberto Cotroneo le firme scelte. Certamente altro ci sarà, ma l’impegno della ricerca non sarebbe compatibile con i miei tempi.


 


LA BUSTINA DI MINERVA


Ma va pensiero...


di Umberto Eco


 


Ecco come si arrivò al decreto che al posto dell'inno nazionale istituì tanti inni dialettali per le venti regioni. Da "El purtava el scarp del tennis" a "Funiculì Funiculà" fino a "Ciuri ciuri"


 


Quando Bossi entrò in possesso di un filmato in cui si vedeva Berlusconi, vestito da Renato Zero anni sessanta, che si faceva fustigare da una escort travestita da Maschera di Ferro Ovvero il Segreto della Bastiglia, il presidente del consiglio era ormai nelle sue mani. E infatti la Lega ottenne subito un decreto legge che aboliva "Fratelli d'Italia" come inno nazionale e lo sostituiva con "Va pensiero". L'universo leghista entrava tuttavia in crisi quando Calderoli, informato da un collega dentista melomane, si rendeva conto che "Va pensiero" non solo era il canto di alcuni esuli ebrei, ma esprimeva il dolore di chi non celebrava una regione conquistata bensì anelava a un patria perduta - e in ogni caso, come aveva osservato Raffaele Lombardo con meridionale intuizione, quella geremiade menava gramo. Inoltre Fini, con sorrisini sarcastici, aveva cominciato a dire che gli andava benissimo un inno scritto da un grande patriota come Verdi, che esprimeva a puntino lo stato d'animo risorgimentale e il sogno di una nuova Alleanza Nazionale.


A questo punto le Lega intera si era ribellata a Bossi che era stato costretto a chiedere a Berlusconi un nuovo decreto legge, facendo leva su un altro filmato (entrato fortunosamente in suo possesso) che mostrava il presidente del consiglio che, toltesi le scarpe, si era travestito da Brunetta, e si faceva fustigare da Letta che, messe le scarpe del presidente, si era travestito da Ciccio Ingrassia.


Il nuovo decreto istituiva al posto dell'inno nazionale tanti inni dialettali quante erano le venti regioni, e ordinava che nelle occasioni ufficiali dovesse essere eseguito solo l'inno regionale.


Per certe regioni la scelta era stata facile: la Liguria aveva subito adottato "Cibben che son piccinn-a - ghe l'ho comme mæ moæ: - a pâ ?na barca a veja - con tûtti i sò mainæ!", mentre in


Piemonte ai sostenitori de "La bella Gigogin" si opponevano coloro che lo ritenevano troppo risorgimentale e proponevano in alternativa "Ricordi quelle sere passate al Valentino"; accorgendosi però all'ultimo momento che non era in dialetto torinese, e ripiegando su "Maria Gioana a l'era an sl'uss - a l'era an sl'uss ch'a la filava oh! (bis) Trullalalà!". La Lombardia, ispirandosi anche al Capo leghista, aveva scelto "El purtava el scarp del tennis", il Trentino Alto Adige optava decisamente per la Marcia di Radetsky, il Veneto si attestava su "La biondina in gondoleta - l'altra sera gò menà" e il Friuli Venezia Giulia, scartati "Le campane di San Giusto" e "Vola Colomba bianca vola", troppo nazional- irredentisti, ripiegava su "Ciribiribin, paghè 'na bira, Ciribiribin, no go moneda, Ciribiribin, doman de sera, Ciribiribin, la pagherò!".


Per la Toscana era sembrato quasi naturale scegliere "La porti un bacione a Firenze", ma si erano opposte Lucca, Pisa e Livorno, iniziando una faida dagli esiti incerti. Pisa voleva, benché in italiano, "Evviva la torre di Pisa", per Livorno "Il Vernacoliere" aveva preparato un inedito "La topa c'è", e i lucchesi, per orgoglio pucciniano, dialetto a parte, volevano "Un bel di' vedremo levarsi un fil di fumo", dove l'atteso fil di fumo avrebbe dovuto evidentemente provenire da Pisa in fiamme. Per conto proprio, Prato aveva scelto un inno cinese.


La Lega aveva provocatoriamente suggerito per la Capitale "Roma non far la stupida stasera" (o almeno "Arrivederci Roma") ma i romani avevano opposto "È mejo er vino de li castelli che questa zozza società". Più dura la faccenda a Napoli dove si scontravano i sostenitori di "O sole mio" con quelli di "A Marechiare" e infine tra i due litiganti godeva il terzo e veniva scelto "Funiculì Funiculà". Trascuriamo per ragioni di spazio le scelte di altre regioni, ricordando al massimo l'Abruzzo con "E vola vola vola vola e vola lu pavone", e la Sicilia con "Ciuri ciuri ciuri di tuttu l'annu, l'amuri ca mi dasti ti lu tornu...".


I problemi erano sorti in campo sportivo. Una tesi radicale voleva che non esistesse più una squadra nazionale degli azzurri ma che nei campionati internazionali si misurassero, che so, il Chievo con l'Argentina o la Sampdoria con l'Inghilterra. Non avendo la federazione internazionale accettato una simile complicazione degli accoppiamenti, si era accettato che giocasse per l'Italia una squadra detta degli Arlecchini, con maglia a losanghe multicolori, e si cantasse all'inizio un pout pourri di tutti gli inni regionali. Il delicato collage melodico veniva affidato ad Apicella ma il risultato sembrava piuttosto una composizione di Sylvano Bussotti, dallo spartito illeggibile, che i calciatori facevano molta fatica a memorizzare e cantare. Per cui si era ripiegato sul coro a bocca chiusa dalla "Butterfly" che, essendo roba giapponese, non evocava nessun risorgimento.


L’espresso (27 agosto 2009)


 


 


Undicietrenta


di Roberto Cotroneo


Il gioco del clandestino annegato


 


E adesso c'è pure il giochino su Facebook. Il figlio di Umberto Bossi, Renzo, che con l'amico Fabio Bietti, gestisce il profilo della Lega ha messo online un'applicazione che si chiama: "Rimbalza il clandestino". Vinci se riesci a rimandare indietro, buttandoli a mare, più clandestini possibile. Se non ci riesci abbastanza un "game over" ti dice di riprovare perché vuol dire che non sei ancora abbastanza leghista. Tutti gli utenti di Facebook si sono mobilitati e il gioco è stato cancellato. Ma è molto interessante quello che dice Fabio Bietti. Bietti ha dichiarato a un giornale di Varese: "ci rivolgiamo a un target giovane, ed è quindi inevitabile dover utilizzare un linguaggio semplificato e uno strumento, il gioco, in grado di attirare l'attenzione".


La frase è stupefacente. Il target giovane e il linguaggio semplificato. Quale sarebbe il linguaggio semplificato? L'idea di abbattere le zattere con i clandestini è un linguaggio semplificato? Semplificato da cosa? Se Bietti non si fosse rivolto a un target giovane che linguaggio si sarebbe usato? E in che senso si deve attirare l'attenzione con un gioco?


Dietro queste parole non c'è una boutade, o una ragazzata che potrebbe costare un rinvio a giudizio per istigazione all'odio razziale, ma c'è molto di più. C'è, e sto leggendo assai bene quelle parole, un progetto culturale e politico di stampo razzista. Una vera e propria educazione all'intolleranza, all'odio, al cinismo, all'esclusione del diverso. Per farlo si utilizza anche un giochino banale e sempliciotto, perché il giochino banale e sempliciotto attira, come dice Bietti, i giovani, o meglio, il target giovane. Il linguaggio semplificato vuole dire che l'idea di buttare a mare i clandestini ha, all'interno dela Lega, argomentazioni complesse e attente, che quasi sicuramente si ricollegano alla xenofobia e al razzismo di estrema destra europea. E il fatto che il gioco sia un veicolo per l'educazione all'odio razzista è il punto terminale di tutta questa vicenda.


Fossi nel ministro dell'Interno Roberto Maroni farei caso, con molta attenzione, alle parole di questo giovanotto che possono essere indicate come eversive, e lasciano intravedere scenari inediti piuttosto inquietanti. Ma questo giovanotto non appartiene allo stesso movimento e partito del ministro dell'Interno, assieme al figlio del fondatore della Lega Umberto Bossi? Già, la domanda vera è proprio questa...


l’Unità (24 agosto 2009)


 





Undicietrenta


di Roberto Cotroneo


Padana ignoranza


 


La tendenza è prenderli in giro. Stabilito che ormai, ogni giorno che passa, la Lega si inventa una scemenza nuova, c'è la tentazione di buttarla sul ridere. L'ultima viene dal ministro leghista Luca Zaia, che vuole gli stemmi delle regioni e dei comuni sulle magliette delle squadre di calcio italiano. Per valorizzare il territorio. Eccerto. E poi vuole anche un'altra cosa: il tg regionale condotto in dialetto del luogo e non in italiano. Molto interessante. Uno si chiede: perché? Ma soprattutto: come gli viene in mente? Gli viene in mente perché la Lega è un partito arcaico e lontano dalla modernità. Un partito fatto da gente che ha paura, e ha paura perché non capisce, perché non ha strumenti per evolversi, perché sono ignoranti, perché hanno diffidenza verso il diverso, il diverso da loro, e quindi lo vogliono espellere dalla comunità. Il leghismo è una forma di razzismo imploso. Non è il razzismo di chi pensa di essere superiore agli altri, ma è il razzismo di chi ha paura che ti portano via quello che è tuo, è il razzismo del chiudiamoci nel paesello e difendiamoci da tutti. E rimaniamo immobili e non facciamoci notare.


La patria del leghista, lungi dall'essere l'Italia, non è neppure la padania, come sostengono loro. Il leghista ha una patria che alle volte non supera i duemila metri quadri della frazione in cui vive. Il leghista diffida di meridionali e stranieri perché in realtà diffida già di quelli del paese accanto, a un chilometro di distanza, e anche quelli sono diversi, perché parlano un dialetto che non assomiglia al proprio, e soprattutto perché sono quelli del paese accanto. Il leghista si unisce con il paesano del paese accanto solo se trova i Tartari fuori dalle mura. Solo se si inventa un nemico più grande, perché quelli che hanno una mentalità del genere diffidano di tutti. Persino delle loro famiglie. Il leghista che vuole film e ora telegiornali in dialetto per la verità non sa cosa sia il dialetto. Sa cosa è il suo dialetto, ma non immagina, o finge di non sapere, che il suo dialetto ha una portata territoriale di qualche chilometro, forse qualche decina di chilometri, perché poi il dialetto cambia, e alle volte da un paese all'altro neanche ci si capisce. Il leghista non vuole il federalismo, vuole la piccola patria, non è contro l'unità d'Italia, è contro i meridionali, innanzi tutto. Vuole l'autonomia e la valorizzazione regionale non per una missione culturale, ma perché può tirare su un muero altissimo e convivere con la propria ignoranza. E poi lo stemma comunale sulle maglie dei calciatori. Come se il calcio avesse bisogno di appartenenze, come se non si sapesse che a Torino la Juventus è seguita certo, ma che ci sono più juventini al sud piuttosto che al nord. Altro che stemma comunale. Le squadre sono il cuore dei tifosi, non l'appartenenza a una città. Padana ignoranza...


l’Unità (25 agosto 2009)


 


15 commenti:

  1. Grazie, Eco mi era sfuggito, e ne valeva la pena. :))



    ciao

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  2. astime, prego. il blog, molto spesso, svolge anche una funzione di servizio. Perciò mi fa piacere che ti sia stato utile il post.

    Un Eco godibilissimo, davvero.

    Ciao :-)

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  3. sottoscrivo, parola per parola, il secondo pezzo di Cotroneo.

    In un commento ad un post precedente ti chiedevi come si vive in un territorio all'80% leghista. Male, si vive male. Un po' da clandestina, da carbonara. Mi sono resa conto che, inconsciamente o no, misuro le parole, freno i giudizi, soprattutto quando non ho ben chiaro chi mi trovo davanti.

    Ma la cosa più preoccupante è l'indifferenza generale e la totale apatia con cui determinati modi di pensare vengano accolti dalla gente comune, da quelli cresciuti democristiani (la mia zona è stata un feudo bianco per l'intero dopoguerra, prima di trasformarsi in un impero leghista), che ora accettano come per osmosi i nuovi dettami di questi mètre a penser cresciuti a polenta e tg4.

    Mi sta cambiando la società che mi circonda e non mi piace per niente.

    Marina



    P.s. io vivo in un paesello da 31 anni. prima abitavo in un paesello a 5 km di distanza. bene, qui sono ancora considerata una "furesta" (traduzione: forestiera, proveniente da un altro luogo...)

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  4. marina5, ti ringrazio moltissimo per la testimonianza. È quella che, in un certo senso, sollecitavo amabilmente. Perché mi chiedevo e, dunque, ti chiedevo. Il pezzo di Cotroneo, il secondo segnatamente, che pure io incornicerei con il commento di Curzio Maltese, postato alcuni giorni fa segna un raggelante punto di non ritorno. Me lo indicano la tua vita “un po' da clandestina, da carbonara” nei luoghi che si frequentano da anni e che non bastano ancora, gli anni, per essere ritenuta doc, un’immigrata sui generis, insomma.

    Ma è eloquente, soprattutto, l’osservazione sulla società attorno, il piccolo mondo rappresentato da un paesello, che sta cambiando nel tessuto costitutivo di una comunità, nei suoi principi fondamentali di convivenza basilare. E avvertire, non come percepita, bensì reale tale mutazione, credo sia la cosa che faccia stare più male.

    Un’ondata impetuosa destinata a sommergerci.

    Anche a me non piace per niente ed è tristissimo leggere considerazioni come la tua, straniera in patria.

    Coraggio, sfrutta il valore sociale della Rete. Sola non sei tra le osterie della “Padania”.

    Un caro saluto

    Frank57

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  5. Sono grata anch'io a Marina perche' era una curiosita' che avevo anch'io dalla rossa (un po' sbiadita forse) Toscana. Qui sembra che nessuno l'abbia votato questo governo. E invece gli elettori di centrodestra ci sono ma se ne stanno ben zitti, sanno di essere in minoranza. Non che certi esponenti di centrosinistra siano gran che' meglio (per esempio stiamo tenendo gli occhi puntati sul nuovo sindaco di Firenze).

    Quindi ogni tanto mi chiedo come si debba vivere sentendosi minoranza. Coraggio Marina!

    Artemisia



    PS ma ci conosciamo gia'? La foto mi suggerisce un'altra blogger... botanica. :-)

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  6. Come Marina che mi ha preceduta, sottoscrivo il secondo di Cotroneo.



    Vivo in un paesino della "brianza velenosa" cantata dall'amato Lucio, dove esiste una sorta di lotta intestina con un comune confinante.

    tutti chiusi dentro leloro case, arroccati nelle loro idee.



    Io mi sento una voce diversa, fuori dal coro.

    Sono nata qui, da genitori che più brianzoli non si può.

    Eppure non ho nulla che somigli a loro.



    Vivo gomito a gomito con gente che ha fatto della Lega il suo baluardo, che iscrive i figli alla scuola cattolicissima di CL "perchè voi a scuola avete troppi extracomunitari che rallentano il programma!".



    Leggo Repubblica quotidianamente e penso di essere stata classificata come comunista :)



    Mia figlia poi fa parte della lista di minoranza che si ispira al PD.

    Immagina come posso stare...ma vado avanti per lamia strada e non abbasso la guardia (non mi stupirei che qualche genitore cambi scuola al figlio per non avermi come insegnante).



    Don Capitani in questo video:





    http://www.youtube.com/watch?v=UC_gBvOsrP0&feature=related





    racconta perfettamente le persone di cui parlo e ti assicuro che ascoltarlo mi ha fatto rabbrividire perchè è esattamente così che sono.



    ciao Frank, come vedi pure io sono stata prolissa :)





    Blue

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  7. Concordo in pieno con l'articolo di Cotroneo sulla padana ignoranza, articolo che peraltro già conoscevo. Finalmente un giornalista che ha scritto la verità sugli elettori leghisti.



    Siccome hai esposto le domande di "Repubblica", mi permetto una riflessione che vuole essere anche un piccolo sfogo.

    Sono molto delusa nel constatare che ben pochi sembrano aver capito il senso dell'operazione di "Repubblica" e l'estrema gravità della condotta del premier, vergognosa oltre ogni limite.

    Mi chiedo se tanti leggano prima di criticare. Mi rispondo da sola: no. Se avessero letto, se si fossero informati, se avessero guardato anche la stampa estera, compresa quella conservatrice, forse si sarebbero accorti della superficialità delle loro idee. O forse no: non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.

    Comincio a essere pessimista. Temo che non ci sia più speranza.



    Saluti

    Romina



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  8. Fascisti ... leghisti, con l'aggiunta di una qualità chiamata ... ignoranza!!!

    Nella mia città, Venezia, assediata dai verdi, l'unico consigliere leghista, Mazzonetto è sempre sul giornale (Il Gazzettino) con le sue str...anezze!

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  9. Piena solidarieta' e vicinanza ai commentatori che ci hanno raccontato la loro quotidianita' in minoranza. Ragazzi, non siete soli. Raccontateci ancora.

    Ho l'impressione che l'astro del berlusconismo sia al tramonto ma altrettanto non si puo' dire putroppo dei fasci-leghisti, forse ancora piu' pericolosi.

    Ci vuole uno scatto di orgoglio morale. Restiamo in contatto.

    Grazie!

    Artemisia

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  10. Artemisia, e fate bene a tenerlo d'occhio il vostro sindaco. Non credo sia certo come quello di Novellara (visto ieri sera a "Presa diretta") che mi è parso un gigante. Eppure è di centrosinistra, di questo, ma evidentemente le persone contano assai più, per fortuna degli schieramenti.

    Già, incoraggiamola Marina, perchè non dev'essere un bel vivere. Eppure qualche uomo o donna di buona volontà ci sarà pure da quelle parti. Mi auguro.

    I servi del Papi si annidano ovunque, però non lo manifestano. C'è poco da vantarsi.

    Saluti cari.

    Blue, mi piace quando sei prolissa. Persevera, se puoi, mentre registro un'altra testimonianza da territori che sembrano non essere più italiani, ma requisiti dalla sovrana ignoranza.

    Ieri sera nella bella inchiesta di Riccardo Iacona, "Presa diretta", mi ha colpito come Novellara abbia un sindaco così lungimirante che si trova a dover amministrare il 15% di suoi concittadini che hanno affidato il proprio cervello ai legaioli. Un esempio, questa cittadina del reggiano, di integrazione diffusa e sostenuta.

    Sai che io sono con le insegnanti, a prescindere e poi di insegnanti così illuminate come te ce n'è proprio bisogno, così come di madri in gamba.

    Grazie per il prezioso video.

    Ciao Blue e buon anno scolastico. Perchè sarà tremendamenet difficile e i prossimi peggio.

    Romina, un pezzo da incorniciare. A futura memoria.

    Accolgo il tuo sfogo che condivido. E' in corso una massiccia operazione deformante e sviante dei fatti che sono accaduti negli ultimi mesi, fatti che riguardano Papi. Fatti di inaudità gravità e violenza delle coscienze oneste.

    Io pessimista lo sono da tempo. Non scorgo alternative. E staremo sempre peggio. Che non si spengano le intelligenze.

    Ciao.

    SergioYYY, bentornato intanto, ti ritrovo con piacere.

    Dovunque sono questi "fascisti verdi" devastano ciò che calpestano.

    Artemisia, sottoscrivo, soprattutto sul tramonto del berlusconismo, ma saranno (se lo saranno) ultimi giorni terribili.

    Poi non lo so, ma è bene che la Rete diventi strumento per non far sentire minoranza o "stranieri" chi si trova assediato da questi figuri. E i blog possano costituire un punto di scambio e di riferimento.

    Questo spazio è disponibile a raccogliere sfoghi e testimonianze preziose come quelle lette.

    Restiamo umani, insomma.

    Ciao Artemisia :-)

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  11. Ciao Frank. Presa diretta l'ho registrato ma ancora non ho avuto tempo di vederlo.

    Grazie di avvertirmi dei tuoi controcommenti perche' su Splinder non riesco ad attivare nessun meccanismo che mi avverta.

    Un caro saluto anche a te.

    Artemisia

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  12. Artemisia, questa piattaforma presenta alcune carenze rispetto ad altre che mi sembrano più affidabili. Pazienza, ti avvertirò io.

    Ti segnalo, da "Presa diretta" il blog "Fortezza Europa", di grande impegno civile nei confronti dei migranti. Un ottimo reportage complessivamente.

    Cari saluti.

    Frank57

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  13. Artemisia, questa piattaforma presenta varie carenze rispetto ad altre più attendibili. Pazienza, ti avvertirò io.

    Da "Presa diretta" ti segnalo l'ottimo blog "Fortezza Europa" di grande impegno civile nei confronti dei migranti.

    Un reportage di eccellente livello quello di Iacona, come sempre.

    Cari saluti

    Frank57

    P.S. Ho dovuto riscrivere il commento, perchè non lo visualizzavo. Magari lo troverai in doppia copia. :-)

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  14. Grazie Frank. Ieri sera ho cominciato a vedere presa diretta (non ce l'ho fatta a vederlo tutto). Grande Iacona, come sempre! Alcune cose le sapevo gia' avendo visto "Come un uomo sulla terra" (tra l'altro c'era lo stesso ragazzo intervistato). Pero' Iacona e' ancora piu' diretto nel puntare il dito su Gheddaffi e il suo "amichetto".

    Vado subito a vedere il blog "Fortezza europa".

    Ciao,

    Artemisia

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  15. Artemisia, sì, mi piace moltissimo Iacona, proprio perchè è diretto nelle domande, senza infiocchettarle troppo. Giornalista di razza da preservare.

    Cari saluti. :-)

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