venerdì 16 giugno 2006

Lo scialo


La Truffa di Katrina. Gli aiuti sperperati in porno e champagne.


Un’indagine ha scoperto 7 mila casi di frode per 1,4 miliardi di dollari. Gli sfollati hanno trasformato l’uragano in un affare spendendo i soldi dello Stato. di Maurizio Molinari "la Stampa" del 15 giugno 2006



Crociere ai Caraibi, hotel di lusso alle Hawaii, video porno in Texas, alcol a volontà, biglietti per andare allo stadio, le spese legali per un divorzio e perfino un’operazione chirurgica per poter cambiare sesso: i fondi destinati dal Congresso ad aiutare le vittime dell’uragano Katrina sono divenuti oggetto di almeno 7000 episodi di frode per un totale di almeno 1,4 miliardi di dollari pari al 16 per cento dell’ammontare degli aiuti.


A svelare le dimensioni ed i dettagli delle truffe avvenute a scapito dei contribuenti è stata un’indagine del «Government Accountability Office» - il braccio investigativo del Congresso - i cui ispettori hanno testimoniato a Washington di fronte ad una commissione della Camera dei Rappresentanti incaricata di appurare chi e come ha fatto uso illecito del denaro pubblico, rintracciando ogni singola transazione finanziaria. Tutte le truffe hanno una genesi simile ovvero l’uso illegale delle carte di credito e degli assegni bancari che la protezione civile americana (Fema) consegnò alle vittime degli uragani Katrina e Rita che la scorsa estate devastarono il sud-est degli Stati Uniti causando l’allagamento di New Orleans. In almeno 7000 casi i titolari di queste carte «Fema» hanno usato il denaro per fini molto personali che assai poco avevano a che vedere con la necessità di pagare un affitto o consentire ai figli di iscriversi ad una nuova scuola. In un ufficio legale di Houston con una carta «Fema» venne saldato un conto da mille dollari relativo ad una causa di separazione, mentre in Louisiana vennero acquistati blocchetti di biglietti per le partite della squadra di football dei New Orleans Saint sufficienti ad entrare negli stadi per cinque stagioni di seguito.


Sempre in Texas, dove la maggioranza dei rifugiati trovò riparo dopo gli uragani, le indagini hanno portato a scoprire che furono i soldi dei contribuenti a pagare l’intero costo di una settimana di soggiorno nel resort di Punta Cana nella Repubblica Domenicana come anche crociere caraibiche ed un conto di 8000 dollari per far soggiornare un’unica persona per 70 notti di seguito nello stesso hotel di lusso delle isole Hawaii, al costo di 100 dollari a notte. A Santa Monica, in California, alcuni titolari della carte «Fema» fecero invece incetta di video porno, tradendo un particolare interesse per le cassette hard «Girls Gone Wild» (Ragazze divenute selvagge), mentre a San Antonio, Texas, scontrini per migliaia di dollari certificano l’avvenuto acquisto di fiumi di alcol ma soprattutto di bottiglie di champagne Dom Perignon.


Se in questi casi gli investigatori hanno accertato che si è trattato di truffe da parte di singoli cittadini, sono venuti alla luce anche episodi che tradiscono la gestione illecita delle carte «Fema» da parte di vere e proprie bande criminali: è questo il caso dell’intestazione delle carte a 1000 persone, con relativi nomi e numeri previdenziali, che in realtà altri non erano che detenuti in penitenziari di Louisiana, Texas, Alabama, Mississippi, Georgia e Florida. E ancora: una singola persona ha adoperato 13 differenti nominativi ed indirizzi - incluso il suo - per riscuotere altrettante quote di indennizzo per un totale di 139 mila dollari.


Se la risposta agli uragani aveva già gravemente indebolito la credibilità della «Fema» adesso le rivelazioni sulle truffe sembrano preannunciare il suo definitivo smantellamento, anche perché in molti casi proprio gli errori di gestione dei fondi del Congresso hanno reso possibili le truffe, come ad esempio nel caso dei regolamenti che consentivano di mandare per posta i fondi agli indirizzi delle case classificate come «danneggiate» dagli uragani: dei 5,3 milioni di dollari spediti in questa maniera non è rimasto praticamente nulla, inclusi 2748 dollari ottenuti da un truffatore che aveva fatto registrare come «edificio lesionato» l’ufficio delle poste.


Terminata la relazione degli investigatori del «Gao», il presidente della commissione di indagine della Camera Michael McCaul - un repubblicano del Texas - ha riassunto il significato della documentazione raccolta nella seguente espressione: «E' stato un assalto alle tasse dei contribuenti americani».


 


 



2 commenti:

  1. gravissimo reato quello dell'assalto alle tasse dei contribuenti americani. Mi demolisce leggere certe cose...



    Black

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  2. BlackLace, benvenuta. Sarebbe stato grave anche se si fosse trattato di un assalto alle tasse italiane o ivoriane.

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