Il blog (questo, grazie alla vostra partecipazione, ha da pochissimo girato attorno alla boa del primo mese) è diventato, nel tempo di Internet, quasi l’equivalente virtuale del diario cartaceo.
Iniziai a scrivere il mio primo quaderno nel 1969 e l’esigenza nacque contemporaneamente all’apparizione del primo amore, quello che non si scorda mai e all’arrivo, nella mia classe di media inferiore, di una ragazzina accompagnata da Cupido. Anzi N. la trovai in aula, nel primo giorno di scuola di prima media, per un personale ’68 sentimentale.
Proveniva da un’altra località, timidissima e sempre accanto all’inseparabile compagna di banco. Era molto graziosa, poco loquace e assai impegnata nello studio, tra le prime della classe. Io, ancora più imbarazzato di lei e alla ricerca, ogni giorno, di qualche artificio per suscitare la sua attenzione, con risultati mediocri assai. Non si accorgeva di me, non facevo effetto insomma e, mentre Cupido mi tormentava, dovevo sfogarmi con qualcuno. Scrivere un diario mi parve perciò la cosa migliore.
Potevo raccontarmi, immaginare situazioni, definire strategie, anche se il termine era certamente eccessivo. Ma quel primo anno scolastico si chiuse senza risultati significativi. Poiché però l’ormone dell’adolescente stava germogliando, l’estate ne accelerò la maturazione. E così trovai nuova materia per i miei resoconti serali che solo io, naturalmente, leggevo e rileggevo. Nessuno sapeva che custodivo i miei segreti in un quaderno.
Fu in quel periodo che apparve A. una ragazzina, anche lei timida, ma già in grado di attirare l’attenzione dei ragazzi più grandi. Dalla mia godevo del vantaggio di avere una cugina che faceva parte del suo gruppo e così, estasiato da film e da letture fatte, decisi di compiere un passo compromettente e audace: le feci pervenire uno “smack”, con tanto di labbra disegnate su un bigliettino, tramite questa cugina. E attesi la risposta assieme al mio diario. Più che risposta si trattò di una domanda, vale a dire se il bacio fosse da intendersi sulle labbra o sulla guancia. Inconsapevole e poco addentro a come lo preferissero le ragazze, optai per la guancia. Il nuovo messaggio fu recapitato e la risposta si concretizzò, sotto forma di un altro bigliettino, che riproponeva lo stesso “smack”, ma più colorato e le stesse labbra con tanto di punto esclamativo.
Il diario s’incendiò, anche se quell’estate non fu torrida, così dai bigliettini senza parole, passai alle prime incerte frasi, brevi, essenziali, che suscitarono un favorevole riscontro. Ma essendo A. più piccola di me, con l’inizio di un nuovo anno scolastico tornò a prendere il sopravvento N, e la gestione della situazione amorosa divenne singolare. Al mattino la compagna di scuola timidissima, ma ancora più carina, davvero amabilissima, mentre nel pomeriggio e nei fine settimana, proseguiva la tenera corrispondenza a distanza, molta distanza e per interposta persona, con A.
Per effetto della duplice attrazione lievitò anche il numero dei quaderni. Riempivo pagine su pagine, in vari momenti della giornata, segnando i successi (pochi) e gli insuccessi (frequenti). Custodivo tutti quei diari, un carico di segreti ingombrante, in un cassetto della scrivania che aveva, però, l’imperdonabile difetto di non avere una chiave e così i quaderni avevano trovato un loro rifugio proprio in fondo al cassetto da cui, poi, li recuperavo quotidianamente. E proprio lì andò a trovarli la cugina, piombata in camera in mia assenza e A. lesse per la prima volta ciò che provavo per lei. Al ritorno trovai fra le pagine un pupazzetto di lana gialla. Il cuore mi faceva provare emozioni inedite e perfino paralizzanti.
Ma la notizia di quella visita aveva suscitato scalpore tra le altre amiche del gruppo e quei messaggi, quelle letture e le troppe confidenze sparpagliate in giro, arrivarono pure alle orecchie dei genitori di A. i quali stabilirono che si stavano oltrepassando i limiti e imposero lo stop, credo interpretabile già da allora come senza “se” e senza “ma”.
Il diario registrò, in quella circostanza, la data fatidica, anche se non ricordo particolari traumi, perché a scuola restava l’imprendibile e silente N. Il terzo e conclusivo anno scolastico, poteva rivelarsi determinante e non c’era tempo da perdere. Di progressi, sul piano della comunicazione, ne erano stati fatti. Piccoli passi, intendiamoci, certo non tali da permettere una dichiarazione a cuore aperto, quel cuore all’inizio degli anni ’70.
In compenso era il diario, ormai arrivato all’ottava edizione intesa come numero di quaderni, a raccogliere tutti i miei desideri e confortare, assecondandola, la mia fantasia che, sulla carta, scorreva fluidamente. Era poi al contatto con la realtà che perdeva ogni contorno, diventando evanescente e facendomi perdere l’attimo fuggente. Non servirà aggiungere che si concluse anche il terzo anno di scuola media, senza che ulteriori ed apprezzabili progressi fossero stati fatti: mancava il salto di qualità. Di fronte alle ragazzine che mi piacevano, mostravo preoccupanti incertezze che poi tradivano il mio stato d’animo e così restavo fregato.
L’ultima immagine di N. è racchiusa in un delizioso cameo. Il giorno degli esami indossò un abito che confermava la mia scelta (virtuale): un completo color sabbia, con una mini che suscitò unanimi consensi tra i maschietti. Infatti, abituati a vedere le ragazze nell’austero grembiule nero, N. fu una rivelazione per tutti.
Terminato l’esame, la nuova estate segnò anche la fine definitiva dell’infanzia e il passaggio verso l’adolescenza con l’iscrizione all’istituto superiore. Invano confidai che N. proseguisse gli studi, ma non seppi altro. Mentre quei quaderni cominciavano a pesare nel cassetto, ingombranti con il loro carico di confidenze e per la facilità con cui potevano essere carpite.
La cugina di era defilata, A. pareva irreperibile, continuare a scrivere un diario mi sembrava troppo infantile e sterile. Perciò, i quaderni rimasero al loro posto per qualche anno, poi al compimento della maggiore età, posseduto da una furia iconoclasta li bruciai e rimasi ad osservare quei pensieri, quelle emozioni, quelle tante prime volte, quella lieta adolescenza vissuta che si accartocciavano anneriti, fino a diventare cenere. Solo allora sollevai la mia bocca dal fiero pasto.
Ho sempre rimpianto, a posteriori, quel gesto dissennato e imperdonabile.
A. mantenne tutte le promesse diventando una splendida donna: alta, slanciata, capelli lunghi biondi. In seguito, più volte l’ho incontrata, non nascondendo un certo tremore, spesso chiedendomi se anche in lei fossero rimasti vivi e palpitanti quei primi battiti del cuore, ma non l’ho mai coinvolta in queste rimembranze. Da anni si è trasferita, con il marito e i figli, in un’altra città.
N. l’ho rivista, invece, pochi anni fa, in occasione di una tradizionale rimpatriata (la prima del genere) tra compagni di scuola, a distanza di quasi trent’anni. Sposata e con tre figlie. L’emozione di ritrovare una donna carinissima è piacevole da rievocare oggi. Al termine di quella cena di gruppo ci congedammo intrecciando promesse di arrivederci. Tornato a casa, nel cuore della notte, mi misi a scrivere di getto inondando i fogli (non avevo ancora il pc) di tutte le infinite suggestioni assaporate in quella serata (dove, per la cronaca, non toccai quasi cibo, io che cerco di onorare ogni tavola imbandita), troppo grandi per poter essere compresse nella mente. Mi rispose, gradevolmente impressionata e confermata nei positivi ricordi che aveva di me, credo anche le goffaggini. Non mancò di confidarmi un tenero dettaglio, vale a dire che se avesse risposto ad un mio messaggio e ad una poesia che le avevo inviato (particolari inediti che non ricordavo proprio) chissà... Avrebbe potuto essere la ripresa, dopo tantissimi anni, di emozioni sospese in aria, pronte per poter essere afferrate e anche gustate, ma un tragico evento che mi coinvolse spezzò quel timido sogno, riportando N. nella pinacoteca dei ricordi di un’adolescenza lieta e remota.
Bellissima e toccante descrizione, che mi ha fatto tornare indietro di tanti anni.
RispondiEliminaHo sempre riempito le mie agende di tutti i miei pensieri....le ho conservate ed ogni tanto vado a leggere per riconoscermi :-)))
Anche oggi, che sono sempre sul pc e che ho un mio blog...continuo a riempire pagine di agende....un modo come un altro per ritrovare su carta i propri pensieri...la propria essenza.
....Beh che dire?...Mi hai fatto commuovere....complimenti sul serio.
Un bacio Laura
lascio un saluto al sapore di aforismo:
RispondiElimina"Il mio modo di scherzare è dire la verità. E' il miglior scherzo del mondo." George Bernard Shaw
notte,
feau
Fratello, questo toccante racconto, scritto in punta di dita per paura, quasi, che i fogli rievocati possano polverizzarsi sotto il loro contatto, mi ha fatto pensare che c'è chi nasce in pianura e chi, invece, come te, abita sul cucuzzolo di una montagna raggiungibile solo attraverso stretti tornanti. In quest'ottica, per quanto riguarda il sottoscritto, la mia casa era in spiaggia: più facile buttarmi a mare...
RispondiEliminaAbbraccio squamato.
Buongiorno Frank,
RispondiEliminasono sempre troppo carini i tuoi racconti,pieni di tenerezza.
Penso che molte persone abbiano trscorso momenti analoghi nella propria infanzia;come al solito mi sono sentita coinvolta dalle tue emozioni anche se a dire il vero da ragazzina nn mi sono mai innamorata,neppure una piccola cotta.Il mio primo amore è stato a 19 anni.
Anch'io ho riempito pagine e pagine,ho una pila di diari ed agende tempestate di parole e pensieri,ora invece il mio diario è diventato questo e cerco di scriverci tutto nel bene e nel male,altrimenti nn avrebbe senso tenerlo.
Un abbraccio,buona giornata
Credo che la gente si possa classificare in due grandi categorie: quelli che scrivono (o hanno scritto) un diario, e quelli che non l'hanno mai fatto. C'è una grande differenza, secondo me, nella sensibilità.
RispondiEliminaLAURA, sempre gentilissima tanto da imbarazzarmi. Grazie. Fai certamente bene a riempire pagine di agende per ritrovare, appunto, i tuoi pensieri. Cosa che si potrebbe anche fare con il pc, c’è pure il blocco note, quindi... Però con il foglio di carta il contatto è più intimo, riflessivo e non serve un click per ritrovare un’annotazione laddove è sufficiente sfogliare le pagine, annusarle e ritrovare nella grafia, per esempio, ciò che l’inconscio aveva suggerito in quel momento. Ma naturalmente fai bene anche a conservare le agende, soprattutto, proprio per andare a ritrovarti, a capirti oppure scoprirti, a riandare nel passato come caldo rifugio quando il presente incombe e inquieta.
RispondiEliminaUn bacio
FEAU, un tratto comune a molte di voi è questa attenzione per le parole siano esse citazioni, aforismi oppure poesie che diventano un modo per esprimere lo stato d’animo del momento. E i commenti diventano, così, perle da custodire nello scrigno del cuore. Grazie per il saluto e quel tipo di scherzo sarebbe interessante divenisse contagioso.
Un caro saluto
FRATELLO, come sempre con una puntualità impeccabile riesci a pennellare in poche righe un quadro che va perfino oltre le mie modeste capacità. Ma ormai per te, custode delle chiavi, è la norma.
Efficace anche la tua metafora, toccante per la sensibilità che ne scaturisce. So che su quegli stretti tornanti ti sei inerpicato e mi hai raggiunto, merito non solo di volontà.
E’ stato piacevole immergermi nei fondali dolci e confortanti dell’inizio adolescenza, attingendo a ricordi purtroppo non più supportati anche da un sussidio prezioso come potevano essere quei quaderni e che, altro, avrebbero aggiunto. Ci sono però immagini, un po’ ingiallite magari, che si stagliano però con assoluta nitidezza e quelle ho proposto.
L’abbraccio è ininterrotto.
BLUE_ANGEL, il ritardo nel mio approccio al blog fa sì che al tuo auspicio di buona giornata, che leggo però in tempo utile, si contrapponga quello di una notte serena. Come se fossimo agli antipodi.
Ti ringrazio per le gentili parole e mi fa piacere che possa riconoscerti nelle mie emozioni, anche perché il linguaggio degli affetti e, nella fattispecie, del primo e tenero amore, è universale. Peccato che non ci sia stata neppure una piccola cotta nella tua infanzia e che, il primo amore, sia arrivato “tardi”, perché la delusione seguita alla fine del legame, è talmente impalpabile da bambini, mentre sale l’intensità dei rimpianti man mano che si cresce, fino a devastare l’anima quando l’età è matura e le delusioni si rimarginano (se accadrà) con una lentezza esasperante e drammatica.
Non ripetere il mio colossale errore con i diari, essi rappresenteranno nel tempo la testimonianza più bella del tuo passaggio terreno. Mentre l’interpretazione del diario elettronico che dai è la più fedele a quello tradizionale. Hai ragione, non avrebbe senso tenerlo se ad esso non si affidassero il positivo e il negativo che ritmano le proprie giornate.
Un caro abbraccio.
VITAROSA, hai toccato un aspetto importante. Infatti è giusta la tua ripartizione e il risultato di tutto ciò è che, quella differenza, emerge in modo macroscopico nella lettura di vari blog, dove si riversano personalità interessanti e sorprendenti, capacità insospettabili di raccontarsi e mettere a nudo i proprio sentimenti. Il bello, poi, di tutto questo dinamismo, solo apparentemente virtuale, è la facilità con cui queste persone animate non solo da un idem sentire, ma anche da delicate sensibilità si ritrovano, prima o poi, sugli stessi lidi e il blog si trasforma, allora, in un gigantesco magnete. Naturalmente anche tu scrivi un diario personale.
Sei sempre uno stimolo per le mie reflections about myself, volo vorrei avere più tempo per scrivere ...un sorriso
RispondiEliminaCiao Frank, grazie per averci trasportato nel passato. Nel leggerti ho avuto una strana sensazione, vedere te e immaginare la situazione e vedere in un secondo schermo me a quel tempo, in parallelo. Hai notato come il rivedersi ti porti al ridimensionamento.. e' l'unica cosa bella del crescere, diventare grandi.. Ah scusa, mi hai letto da qualche altra parte e ora sono tornata.. a presto!!
RispondiEliminaAllora secondo Vitarosa io sarei un insensibile ..... (?)
RispondiEliminaMagari fosse così
Vitarosa dimentica che c'è chi, come me, in adolescenza non aveva nulla di interessante da scriverci, in un diario ....
Pienamente concorde con te, pensieroincerto, non esistono categorie di persone, ma solo storie individuali.
RispondiEliminaSi può essere più sensibili di altri senza aver mai scritto un diario perchè non è questo il parametro per definire i sentimenti altrui.
Anzi, non esistono parametri per tale definizione.....sarebbe errato pensare di poterlo fare.
Buona serata Laura
MARDOU, felice di rileggerti: un’assenza che pesava. Ti ringrazio per ciò che scrivi e mi fa piacere che il mio passato sia un utile strumento. Quanto al tempo non basta mai ed è un dato in comune. Vorrei averne io, ad esempio, per dilungarmi nella lettura di blog, per tuffarmi nelle situazioni e, di conseguenza, tessere una trama fatta di annotazioni brevi o lunghe che siano, ma sempre vitali e sincere, nella massima libertà. Serve tutto, a maggior ragione un sorriso. Grazie, lo ricambio volentieri.
RispondiEliminaTIGRISSIMA, benvenuta. Non ricordo se e dove ti ho letto, ma verrò a trovarti per lasciare una traccia del mio passaggio. In ogni caso, mi fa piacere che tu sia tornata e, lo sai, la “porta” è sempre aperta.
La rievocazione del passato adolescenziale che, tra l’altro, ha messo in moto una girandola di pensieri, mi ha rilassato per quei teneri ricordi. Giustamente osservi come intervenga un notevole ridimensionamento di stati d’animo e di tutto, in definitiva, quando ci si rivede, Ci si muove con disinvoltura e leggerezza tra quelle storie quasi aggirandosi, ormai adulti, su un palcoscenico dove la rappresentazione della vita si sia cristallizzata e, allora, si possono osservare da vicino i protagonisti, soffermandosi persino sui dettagli, senza timore di venire risucchiati dalla nostalgia. Che, semmai, emerge nella consapevolezza dell’età matura. E hai ragione sul fatto che uno degli aspetti belli (pochi? Molti?) del divenire grandi, sia proprio questa visione più serena e tranquillizzata.
Immagino che tu fossi, nel rivederti, la ragazzina alle prese con la prima cotta. Torna quando potrai e vorrai, ti leggerò con piacere.
PENSIEROINCERTO, LAURA, sarà Vitarosa, se lo riterrà opportuno, a precisare il suo pensiero. Io mi limito ad osservare che non mi pare abbia voluto collocare tra i mediocri coloro che non hanno mai scritto un diario, semmai sottolineare come sia differente il grado di sensibilità, senza apparire categorica nella sua distinzione. Personalmente credo che aver tenuto un diario in età giovanile, mantenendo in seguito questa consuetudine, faciliti la continuazione nella blogsfera della versione virtuale dello stesso e ciò si manifesti, nella persona, come quella prerogativa di essere maggiormente riflessivi e attenti alle esigenze della mente, senza per questo essere migliori o peggiori di altri. Buona domenica e entrambi.
Caro Frank, nessun intento di polemica da parte mia, ma permettimi di ribadire che non ci può essere nessuna distinzione di sensibilità circa l'avere o no tenuto un diario.
RispondiEliminaPer quanto concerne i blog, sono la libera espressione sia del pensiero come dei sentimenti dell'autore, ma non è detto che i più interessanti e toccanti appartengano a coloro, che prima scrivevano un diario.
Essere riflessivi ed attenti alle esigenze della mente sono prerogative che appartentono a chiunque abbia - nella propria vita- applicato la norma che solo la conoscenza può farti scavare a fondo sia nel microcosmo come nel macrocosmo; tale norma è insita nella psiche umana a prescindere dallo scrivere o meno un diario.
Buona domenica Laura
LAURA, nessuna polemica certo e ci mancherebbe, posto che la distinzione non nasce da me e può essere discussa come tutte le opinioni che, altrettanto legittimamente, vengono espresse.
RispondiEliminaQueste tue ultime considerazioni mi trovano concorde e, d'altra parte, una divisione così manichea presta il fianco a mille sfumature, frutto soprattutto delle differenti esperienze.
Scusami, piuttosto per il ritardo con cui rispondo e così il mio augurio è rivolto ad un buon inizio di settimana.