mercoledì 9 febbraio 2005

Le conseguenze dell'amore

Quando si è innamorati si vive una condizione di pienezza. E di armonia con tutto e tutti. Esiste una sola stagione: quella del sole. Esiste un solo nome: il suo, bellissimo. Esiste una sola prospettiva che il trascorrere delle giornate accompagna e favorisce: quella di rivederla.

Un mese dopo averla conosciuta, siamo dunque nel mese di giugno di quattro anni fa, mi dovetti sottoporre ad un piccolo intervento chirurgico. In condizioni normali, avrei vissuto la fase di avvicinamento al ricovero con parecchia apprensione, anche per le ridotte esperienze ospedaliere in qualità di paziente. Ho avuto una grande fortuna in questo. La memoria delle mie due degenze mi porta molto indietro nel tempo: 1969 e 1976. Non solo. Ma non ero mai stato operato prima di allora, grazie all’assistenza di un destino, almeno con me, benevolo.

Perciò, per quanto banale potesse essere l’operazione e breve il ricovero previsto (tre giorni) si trattava pur sempre di andare sotto i ferri ed essere sottoposto ad anestesia. Insomma, tante prime volte (o quasi). Eppure, proprio in virtù di quella straordinaria propulsione che lo stato di amore nascente produce, mi accostai a quell’esperienza con una tale carica vitale da contagiare i compagni di avventura. Tranquillità e sicurezza, sotto la sua ala protettiva.

Mi ero portato un libro (“L’incendiaria” di King), ma non mi fu possibile terminarlo, perché sempre impegnato in svariate conversazioni. Avevo troppo da esprimere. da raccontare, soprattutto cercavo conferme, consigli, perché uno in più non fa mai male, su come gestire la delicata situazione di una donna che avrei voluto incontrare più spesso, ma essendo ancora sposata non avevo la possibilità di concretizzare i miei (e suoi) desideri. E poi la presenza e il ruolo del marito, cosa sapeva, quali rischi si correvano (in passato, al massimo, ero incappato in qualche fidanzato poco socievole, per adoperare un eufemismo).

Evidentemente, quando si è innamorati lo sanno pure le stelle che diventano più luccicanti, perché nel reparto di chirurgia lavorava un infermiere che si era separato da poco e con il quale si stabilì, ovviamente un immediato affiatamento. Perfino al mio compagno di stanza, un signore anziano, trovai modo di raccontare la complessa situazione e questi, lungi dallo scandalizzarsi, non solo mi incoraggiò ad andare avanti, ma mi confidò che anche lui, da sposato, qualche peccatuccio l’aveva commesso. Mi riuscì perfino di scherzare con l’infermiera che doveva eseguirmi la cardiografia: il cuore stava funzionando perfettamente.  

Il giorno dopo, quello fissato per l’operazione, mi vide depositario di una calma olimpica e quindi, esauritosi l’effetto dell’anestesia parziale, strinsi i denti, ma non accettai nessun farmaco per poter dormire durante la notte. Per contrastare il dolore disponevo di altre risorse.

Trascorse 48 ore di degenza le dimissioni, il ritorno a casa e la convalescenza (anche il medico che mi aveva operato era stato reso edotto, poiché gli avevo chiesto quando avrei potuto affrontare un viaggio). Amene prospettive, nel dopo ospedale, alimentate non solo dal riposo forzato, ma naturalmente dalla possibilità di poter riprendere a parlare con Lei, senza l’assillo del cellulare che si scarica, sebbene le volte in cui potevo chiamarla sul fisso non fossero numerose, almeno all’inizio. Quando però accadeva e il display si illuminava con il suo nome seguito da “casa”, era come se gli abitanti piumati di un’intera foresta si fossero messi a cinguettare all’unisono, era un arcobaleno luminescente di dieci, ma che dico: cento, ma neppure. Mille colori almeno.

Quando si è innamorati si è forti, più forti di sciagure, catastrofi, apocalisse terrene. E coraggiosi, impavidi, senza timore degli uomini e, oserei aggiungere, pure di Dio.

L’11 settembre capitò proprio nella settimana al termine della quale sarei andato a trovarla, come in precedenza concordato. Era un martedì e i giorni seguenti vennero vissuti nel segno dell’incredulità, dello smarrimento e di innumerevoli dubbi, annichiliti da quanto era accaduto. Mai però, per un solo istante, pensai che forse sarebbe stato meglio rinviare, perché mettersi in viaggio poteva anche equivalere ad esporsi a qualche rischio, magari imprecisato, magari indefinito (surreale l’idea di incrociare Bin Laden in coda alla biglietteria).

Così, venerdì 14, la partenza secondo i piani stabiliti. Ricordo l’atmosfera insolita, di fermento attorno alle edicole principali, giornali spalancati in quantità industriali, copertine di settimanali che “strillavano” edizioni straordinarie. Ma resta indimenticabile, soprattutto e significativamente, anche quell’incontro con Lei così spaventata e smarrita. Lei che, generalmente, non era molto coinvolta da avvenimenti esterni, m’inondò di interrogativi sullo stato del  mondo, di domande ansiogene, di riflessioni maturate improntate alla preoccupazione per il futuro della figlia, ancora così piccola.

“Ci sarà la guerra?” mi chiesero i suoi occhi extraterrestri, mentre si stringeva ancora di più a me. Ed io, guardandola come temo non sarò più in grado di guardare un’altra donna, le risposi che se il mondo fosse stato percorso da almeno un decimo di quello che era (in quel momento) il nostro amore, quel rischio non si sarebbe mai corso.

Forse, proprio per il clima di pervasiva inquietudine, lo ricordo come uno dei fine settimana più calorosamente trascorsi, limitatamente a quella fase che precedeva la sua separazione. Successivamente sarei salito in paradiso, giusto il tempo di uscire a rivedere le stelle e poi il rovinoso e catastrofico precipitare nell’inferno dei sentimenti, senza neppure la consolazione di un Virgilio accanto a farmi da guida.

15 commenti:

  1. Caro Frank, che si può dire ad un uomo, ancora, così innamorato come te?....Sinceramente non trovo parole e resto qui a leggerti.....ponendomi mille interrogativi!



    Un abbraccio Laura

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  2. LAURA, i ricordi degli ultimi anni sono indissolubilmente legati a questa donna in un modo o nell'altro. Ogni circostanza mi conduce a Lei sia con percorsi lineari, già riferiti seppure molto parzialmente, sia nei modi qui rammentati dove perfino la memoria dell'11 settembre è occupata dalla sua figura, adesso ingombrante e pure imbarazzante nelle ripercussioni. Ma non posso fingere di essere ciò che non sono.

    Dei tuoi interrogativi che, mi sembra, adombrino in realtà perplessità, ne potremo parlare in privato, nell'ormai strapromessa lettera che ancora non riesco a scrivere.

    Un abbraccio

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  3. No, Frank, le mie perplessità sono solo legate al dispiacere di vederti soffrire per una persona, che - secondo me- non lo merita.



    Già ti ho espresso il mio parere che ribadisco: si può soffrire per amore, ma alla fine bisogna provare a darci un taglio e ricominciare a vivere.



    Naturalmente è solo la mia opinione, che non fa assolutamente testo.



    Mi auguro, sul serio, che prima o poi tu riesca a renderti conto che stai gettando degli anni della tua vita e che tu possa ricominciare a respirare.



    Te lo auguro di cuore



    Laura



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  4. federica_aurorafebbraio 09, 2005

    Frank...

    tu non ci crederai ma sto vivendo i posteri di una storia similissima...solo che lui ha 30 anni piu di me...e ci sono di mezzo cosi tanti intrecci...



    il cuore è una spugna...assorbe tanto dolore... ma le spugne prima o poi si saturano... ho paura di quel momento.





    ti abbraccio virtualmente.





    feau

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  5. Si è bloccato tutto pure qui ;( mi spiace...

    Ora vado a nanna,ti scrivo domani appena posso e vedo di rispondere alla tua mail.

    Buonanotte,un abbraccio

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  6. LAURA, grazie e ci metto dentro tutto. Sei molto cara. Un abbraccio.



    FEAU ci credo ci credo, perché sto imparando che tanti fili sottili percorrono la blogsfera e fanno intrecciare, cioè incontrare le persone.

    Anch'io ho paura di quel momento,anche perchè la saturazione impedisce pure alla gioia di entrare ed essere percepita. Di godere di piccole cose e riconoscere la felicità... Temo di essere entrato nella fase dell'apatia, dove non si prova neppure la piccola gioia... Spero di sbagliarmi.

    Abbraccio virtuale super ricambiato.

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  7. Fratello, grossi problemi di server mi hanno impedito di svolazzare qua e là, e non ti nascondo che la cosa mi ha creato non poca rabbia...cosa posso aggiungere a quello che tu scrivi, se non che tutti abbiamo un 11 settembre, un 11 marzo, un 11, questo numero fatto di una coppia di numeri, e di eventi, che segnano questa coppia fino quasi all'identificarla con tristezza, dolori, pianti. Sentimenti simili alla fine di un amore, di una storia, di quella paura di chiedersi "cosa ci sarà dopo?" per paura di non riuscire a darsi una risposta, ma con la consapevolezza che nulla sarà mai come prima.

    Abbraccio a te, Stammata alla malinconia...

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  8. Frank e' un racconto bellissimo..un misto di emozioni, di ansie.. commovente, ironia della sorte come ha detto Massimo, io ho avuto un 11 dicembre.. oggi ho fatto un post sull'amore.. mi piacerebbe se avessi tempo, che lo leggessi... a presto e in gamba... come sempre d'altronde

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  9. FRATELLO, il prezzo alla modernità che paghiamo è quello di non poter fare ciò che vogliamo poprio quando dobbiamo. Talvolta capita e comprendo il tuo malumore (eufemismo). L'assenza si è notata, comunque. La presenza incide ancora di più, per fortuna.

    Credo che, in talune circostanze, neppure una difesa superblindata riuscirebbe ad intercettare la malinconia che si insinua tra le maglie dei sentimenti e li avvolge come le spire di un boa. Il ricordo di quell'11 settembre a questo mi porta, inevitabilmente a Lei, come le circostanze del mio ultimo periodo di vita. Nella fase, peraltro, dove ancora non mi rendevo perfettamente conto del sogno (reale) che stavo vivendo e, soprattutto, non si era ancora affacciato il terrore del risveglio.

    Un abbraccio con gli interessi maturati durante la tua assenza.

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  10. TIGRISSIMA, da "l'amore quello dentro" fino a "tuttissimo" sono le "stessissime" cose che avrei potuto scrivere io. Identiche le sensazioni, gli stati d'animo, le emozioni. Tutto fortunatamente provato, vissuto, assaporato e gustato. Ma del desiderio di Lei, così come lo hai espresso tu per l'uomo amato, non mi sarei mai stancato. Quante volte restavo senza fiato, quante volte solo guardandola la amavo e anche Lei, perché gli occhi bellissimi (la prima cosa di Lei che mi aveva colpito: innamorato degli occhi potrei affermare)riflettevano la sua anima. Purtroppo negli ultimi tempi la mia vista deve aver lasciato a desiderare...

    Bello e suggestivo il tuo post in cui mi sono identificato, come si sarà capito e per questo desidero anche ringraziarti.

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  11. Grazie a te... peccato quel giallone!!

    Quella grafica mi e' stata regalata dal marito di una amica, sai in cromoterapia il giallo esprime la gioia della vita, dovrebbe dare il buonumore!

    Sono d'accordo con te, gli occhi sono lo specchio della propria anima. Posso rubarti un po' di spazio (tanto lo faccio lo stesso). C'e' chi ha la dote di avere gli occhi belli esteticamente. Ma sono belli solo gli occhi limpidi che puoi leggere! Anche occhi bellissimi possono essere brutti poiche' torbidi e viceversa. L'amore e' una delle poche cose per cui vale la pena vivere e te ne auguro tantissimo!

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  12. federica_aurorafebbraio 10, 2005

    Ciao Frank57,

    hai scritto una frase ùche mi ha colpito per quanto mi ci sono rivista ,ossia :"la saturazione impedisce pure alla gioia di entrare ed essere percepita "...

    non solo anche io mi sento cosi apatica...vuota...priva di ogni capacità di provare emozioni...paradossalmente sono diventat al'opposto di quello che ero : sono diventata cinica e fredda.



    Credo sia un autodifesa... ma non mi piace...lotterò per riavere indietro la mia identità.



    Ti sono vicina..

    feAu

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  13. E' bello leggere dell'amore, hai proprio ragione ... quando siamo innamorati siamo sulle nuvole ....

    e come finisce l'amore (sempre unilaterlmente) si cade all'inferno ....

    un abbraccio

    bimba

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  14. Ripassavo per un saluto... al prossimo post, lo aspetto!!

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  15. TIGRISSIMA, mi spiace che tu sia passata sperando in un nuovo post e non abbia trovato nulla. Come avrai già visto ho provveduto, sebbene l’argomento sia molto diverso. Ti ringrazio, comunque, per l’apprezzamento.

    Quel giallo, che per la cromoterapia esprime gioia, crea qualche fastidio per la lettura, soprattutto se deve necessariamente essere attenta visto l’argomento.

    Puoi prendere sempre tutto lo spazio che vuoi per esprimerti, perché si tratta di un blog molto aperto e disponibile (e poi lo hai fatto lo stesso). Anche perché hai scritto frasi belle e intelligenti. E’ vero che dietro occhi fantastici può celarsi un animo poco chiaro e che gli occhi belli sono quelli che limpidamente si possono leggere. Verissimo, ma non si tratta del suo caso, almeno fino a quando mi è stato possibile scrutare dentro i suoi occhi e dunque nella sua anima.

    Non solo l’amore è una delle pochissime cose per cui valga la pena vivere, ma occorre ritenersi fortunati se si è potuto incontrare il grande amore ed io, pur nella malinconica consapevolezza che vivo adesso, continuo a considerarmi fortunato. E credo che proprio per questo motivo si stia ancora più male.

    Ti ringrazio per gli auguri, spero di essere ancora in grado di dare e ricevere amore, pena l’incompletezza. A presto.



    FEAU, grazie per la vicinanza. In effetti ricevere il conforto di chi si ritrova in frasi scritte o situazioni raccontate, aiuta più di quanto si possa immaginare. Non restituisce, è ovvio, ciò che si è perduto, ma attenua il senso di vuoto e solitudine che si prova.

    Se penso che un anno fa una telefonata angosciosa e drammatica, divisa in tre parti, aveva sancito la fine (pur senza addio) di una storia straordinariamente incantevole, gettandomi nell’inconsolabile disperazione, sto meglio adesso e magari tra dodici mesi la condizione sarà ancora diversa e, forse, migliore. Ma è del “durante” che devo preoccuparmi e, se già si è creato un “passato”, è altrettanto vero che mi aggancio, anche sconsideratamente, ad ogni remota eventualità o pretesto. La data del suo compleanno, per esempio (mancano dieci giorni) che si avvicina e resta da decidere cosa fare e come comportarmi.

    Ritengo pure io che la radicale modifica di atteggiamento, passato all’opposto di quello che si era e si veniva apprezzati, scaturisca da una forma di autodifesa che, anche inconsciamente, si determina, analogamente all’elaborazione del lutto. Anche in questo caso si tratta della perdita di una persona e, dunque, di un vuoto che si è determinato. In effetti, non ci si può piacere quando s’incarna una persona che non siamo, si adotta un’identità che non ci appartiene, ma che per adesso si indossa come una seconda pelle.

    Encomiabile il tuo proposito. Pure io dovrei reagire, ma per adesso non si può che assecondare il pensiero corrente. Magari le piccole gioie della vita torneranno ad insinuarsi poco alla volta e, senza accorgercene, ci troveremo diversi e sperabilmente ancora vitali. Ma per ora con se stessi non si può davvero fingere. Come sempre è stato nel confronto con l’Io più nascosto.

    Restiamo vicini.



    BIMBAFELICE, benvenuta. Peccato che non mi sia possibile passare per una visita ed un saluto: credo che tu abbia blindato il blog, perché non accetta il mio login.

    Sono contento che ciò che hai letto ti sia piaciuto. A me non è sfuggito quell’avverbio che adoperi, unilateralmente, per specificare la fine di un amore. E’ infatti ben difficile che ci possa essere una separazione consensuale, ma sempre per colpa di uno o dell’altra, spesso per l’inserimento di una terza persona (come nel mio caso, anche se non è solo questo) che finisce tutto e si precipita.

    Abbraccio ricambiato.

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