Ho fatto colazione con Barack Obama. Caffè nero bollente, occhi lucidi, una lacrimuccia dall’occhio sfuggita, il brivido della consapevolezza di vivere la Storia che accadeva davanti a me.
Poterlo raccontare, un giorno, di esserci stato - anche se fisicamente lontanissimo - con il pensiero e con il cuore, incessantemente, come per una passione d’amore.
Da brivido vedere il 44° presidente degli Stati Uniti d’America, un afroamericano, parlare nella sua nuova veste, affascinare con il suo eloquio che è amore verso la sua nazione. Al centro del mondo. Un compito imponente, una responsabilità gigantesca. Un Paese in festa. L’alba di un Nuovo mondo (per autocitarmi).
Che risveglio! Che soddisfazione, tale da oscurare i ragli dei politicastri del pianerottolo, piduisti in calore, fascisti vil razza dannata, subito distintisi per affermazioni spericolate e indegne.
Intanto sulla tovaglia restavano le briciole di cinque “krumiri”, quattro “rigoli”, tre amaretti, due “colussi” e ad ammonirmi le implacabili lancette dell’orologio. Al lavoro, al lavoro, accompagnato dal buon sapore di quel caffè che aveva il corposo retrogusto della vittoria.
Poterlo raccontare, un giorno, di esserci stato - anche se fisicamente lontanissimo - con il pensiero e con il cuore, incessantemente, come per una passione d’amore.
Da brivido vedere il 44° presidente degli Stati Uniti d’America, un afroamericano, parlare nella sua nuova veste, affascinare con il suo eloquio che è amore verso la sua nazione. Al centro del mondo. Un compito imponente, una responsabilità gigantesca. Un Paese in festa. L’alba di un Nuovo mondo (per autocitarmi).
Che risveglio! Che soddisfazione, tale da oscurare i ragli dei politicastri del pianerottolo, piduisti in calore, fascisti vil razza dannata, subito distintisi per affermazioni spericolate e indegne.
Intanto sulla tovaglia restavano le briciole di cinque “krumiri”, quattro “rigoli”, tre amaretti, due “colussi” e ad ammonirmi le implacabili lancette dell’orologio. Al lavoro, al lavoro, accompagnato dal buon sapore di quel caffè che aveva il corposo retrogusto della vittoria.
sai che c'è? sono davvero contenta. e anche emozionata.
RispondiEliminaiosempreio, non sei l'unica ad essere emozionata. Quelle immagini viste al risveglio, un brivido lungo la schiena, la gioia e la commozione provata in una mescolanza di sentimenti. E non sono ancora stanco di vedere i volti felici di tante persone, neri in particolare.
RispondiEliminaUna bella giornata anche per noi.
:-)